La masturbazione impedisce di essere in grazia di Dio perché è un peccato grave, mortale!
Dal Catechismo della Chiesa cattolica:
490. Quali sono i mezzi che aiutano a vivere la castità?
2340-2347
Sono numerosi i mezzi a disposizione: la grazia di Dio, l’aiuto dei sacramenti, la preghiera, la conoscenza di sé, la pratica di un’ascesi adatta alle varie situazioni, l’esercizio delle virtù morali, in particolare della virtù della temperanza, che mira a far guidare le passioni dalla ragione.
491. In quale modo tutti sono chiamati a vivere la castità?
2348-2350; 2394
Tutti, seguendo Cristo modello di castità, sono chiamati a condurre una vita casta secondo il proprio stato: gli uni vivendo nella verginità o nel celibato consacrato, un modo eminente di dedicarsi più facilmente a Dio con cuore indiviso; gli altri, se sposati, attuando la castità coniugale; se non sposati, vivendo la castità nella continenza.
492. Quali sono i principali peccati contro la castità?
2351-2359; 2396
Sono peccati gravemente contrari alla castità, ognuno secondo la natura del proprio oggetto: l’adulterio, la masturbazione, la fornicazione, la pornografia, la prostituzione, lo stupro, gli atti omosessuali. Questi peccati sono espressione del vizio della lussuria. Commessi su minori, tali atti sono un attentato ancora più grave contro la loro integrità fisica e morale.
2351 La lussuria è un desiderio disordinato o una fruizione sregolata del piacere venereo. Il piacere sessuale è moralmente disordinato quando è ricercato per se stesso, al di fuori delle finalità di procreazione e di unione.
2352 Per masturbazione si deve intendere l’eccitazione volontaria degli organi genitali, al fine di trarne un piacere venereo. « Sia il Magistero della Chiesa – nella linea di una tradizione costante – sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato ». « Qualunque ne sia il motivo, l’uso deliberato della facoltà sessuale al di fuori dei rapporti coniugali normali contraddice essenzialmente la sua finalità ». Il godimento sessuale vi è ricercato al di fuori della « relazione sessuale richiesta dall’ordine morale, quella che realizza, in un contesto di vero amore, l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana ». 236
Al fine di formulare un equo giudizio sulla responsabilità morale dei soggetti e per orientare l’azione pastorale, si terrà conto dell’immaturità affettiva, della forza delle abitudini contratte, dello stato d’angoscia o degli altri fattori psichici o sociali che possono attenuare, se non addirittura ridurre al minimo, la colpevolezza morale.
1856 Il peccato mortale, in quanto colpisce in noi il principio vitale che è la carità, richiede una nuova iniziativa della misericordia di Dio e una conversione del cuore, che normalmente si realizza nel sacramento della Riconciliazione:
« Quando la volontà si orienta verso una cosa di per sé contraria alla carità, dalla quale siamo ordinati al fine ultimo, il peccato, per il suo stesso oggetto, ha di che essere mortale […] tanto se è contro l’amore di Dio, come la bestemmia, lo spergiuro, ecc., quanto se è contro l’amore del prossimo, come l’omicidio, l’adulterio, ecc. […] Invece, quando la volontà del peccatore si volge a una cosa che ha in sé un disordine, ma tuttavia non va contro l’amore di Dio e del prossimo — è il caso di parole oziose, di riso inopportuno, ecc. —, tali peccati sono veniali ». 115
1857 Perché un peccato sia mortale si richiede che concorrano tre condizioni: « È peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso ». 116
1858 La materia grave è precisata dai dieci comandamenti, secondo la risposta di Gesù al giovane ricco: « Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre » (Mc 10,19). La gravità dei peccati è più o meno grande: un omicidio è più grave di un furto. Si deve tenere conto anche della qualità delle persone lese: la violenza esercitata contro i genitori è di per sé più grave di quella fatta ad un estraneo.
1859 Perché il peccato sia mortale deve anche essere commesso con piena consapevolezza e pieno consenso. Presuppone la conoscenza del carattere peccaminoso dell’atto, della sua opposizione alla Legge di Dio. Implica inoltre un consenso sufficientemente libero perché sia una scelta personale. L’ignoranza simulata e la durezza del cuore 117 non diminuiscono il carattere volontario del peccato ma, anzi, lo accrescono.
1860 L’ignoranza involontaria può attenuare se non annullare l’imputabilità di una colpa grave. Si presume però che nessuno ignori i principi della legge morale che sono iscritti nella coscienza di ogni uomo. Gli impulsi della sensibilità, le passioni possono ugualmente attenuare il carattere volontario e libero della colpa; come pure le pressioni esterne o le turbe patologiche. Il peccato commesso con malizia, per una scelta deliberata del male, è il più grave.
1861 Il peccato mortale è una possibilità radicale della libertà umana, come lo stesso amore. Ha come conseguenza la perdita della carità e la privazione della grazia santificante, cioè dello stato di grazia. Se non è riscattato dal pentimento e dal perdono di Dio, provoca l’esclusione dal regno di Cristo e la morte eterna dell’inferno; infatti la nostra libertà ha il potere di fare scelte definitive, irreversibili. Tuttavia, anche se possiamo giudicare che un atto è in sé una colpa grave, dobbiamo però lasciare il giudizio sulle persone alla giustizia e alla misericordia di Dio.
(Catechismo della Chiesa cattolica)
1. La masturbazione impedisce di essere in grazia di Dio perché è un peccato grave, mortale.
Il Magistero della Chiesa lo ha ribadito molte volte.
Tra le più recenti la dichiarazione Persona Humana, del 29.12. 1975 nella quale si legge: “sia il Magistero della Chiesa – nella linea di una tradizione costante – sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato” (PH 9).
Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica annovera questo peccato tra quelli che “sono gravemente contrari alla castità” (n. 492).
Mi permetto di sottolineare l’affermazione secondo cui “il senso morale dei fedeli” afferma “senza esitazione” che la masturbazione è u peccato grave e fa perdere la grazia.
Ciò che prova una persona quando si lascia andare all’impurità è proprio questa: la perdita della presenza personale di Dio dentro sé, la perdita della grazia, il venir meno di tutti quei principi spirituali (grazia, virtù teologali e doni dello Spirito Santo) che fanno abitare Dio dentro di noi come in un tempio santo.
Chi si lascia andare all’impurità si sente un tempio profanato, un tempio diroccato. Sente di non essere più un tempio santo e che ha bisogno di purificazione e di una santificazione. E questo avviene nel sacramento della Confessione.
2. La preghiera di chi è in peccato mortale non perde il suo valore di impetrazione.
San Tommaso dice che: “Il merito si fonda sulla giustizia, mentre l’impetrazione si fonda sulla misericordia” (Somma teologica, II-II, 83, 16, ad 2).
E proprio per questo afferma che “Dio ascolta la preghiera di chi non è in grazia… purché siano rispettate le quattro condizioni: e cioè che chieda per sé, cose necessarie alla salvezza, con pietà e con perseveranza” (Somma teologica, II-II, 83, 16).
Quando san Tommaso tra le varie condizioni vi mette anche che uno chieda per sé, non intende escludere la preghiera per gli altri. Vuol dire solo questo: che la preghiera fatta per gli altri (cosa sempre ben fatta e lodevole) potrebbe trovare in essi resistenza oppure ostacoli a ricevere le grazie e le misericordie del Signore.
Ma se questi impedimenti non vi sono e se quanto chiesto è conforme alla divina volontà dobbiamo ritenere che Dio ascolti almeno in virtù della sua misericordia.
PERSONA HUMANA
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
ALCUNE QUESTIONI DI ETICA SESSUALE
29 dicembre 1975(1)
Difficoltà incontrate dai pastori ed educatori
2. La chiesa non può restare indifferente dinanzi a tale confusione degli spiriti e a tale rilassamento dei costumi. Si tratta, infatti, di una questione importantissima per la vita personale dei cristiani e per la vita sociale del nostro tempo.(2)
Ogni giorno i vescovi sono indotti a costatare le crescenti difficoltà che incontrano i fedeli nel prendere coscienza della sana dottrina morale, specialmente in materia sessuale, e i pastori nell’esporla con efficacia. Essi si sentono chiamati, in forza del loro ufficio pastorale, a rispondere su questo punto così grave ai bisogni dei fedeli ad essi affidati; e già importanti documenti sono stati pubblicati circa questa materia da alcuni di loro, o da alcune conferenze episcopali. Tuttavia, poiché le opinioni erronee e le deviazioni che ne risultano continuano a diffondersi dappertutto, la congregazione per la dottrina della fede, in virtù della sua funzione nei confronti della chiesa universale(3) e per mandato del sommo pontefice, ha ritenuto necessario pubblicare la presente dichiarazione.
3. Gli uomini del nostro tempo sono sempre più persuasi che la dignità e la vocazione della persona umana richiedono che, alla luce della loro ragione, essi scoprano i valori inscritti nella loro natura, che li sviluppino incessantemente e li realizzino nella loro vita, in vista di un sempre maggiore progresso.
Ma, in materia morale, l’uomo non può emettere giudizi di valore secondo il suo personale arbitrio: «Nell’intimo del propria coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a dati e alla quale deve obbedire… Egli ha una legge scritta da Dio dentro il suo cuore, obbedire alla quale è la dignità stessa del l’uomo e secondo la quale egli sarà giudicato».(4)
Inoltre, a noi cristiani, Dio mediante la sua rivelazione ha fatto conoscere il suo disegno di salvezza e ha proposto il Cristo, salvatore e santificatore, nella sua dottrina e nel suo esempio, come la norma suprema e immutabile della vita, lui, il quale ha detto: «Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12).
Non può, dunque, esserci vera promozione della dignità dell’uomo se non nel rispetto dell’ordine essenziale della sua natura. Certo, nella storia della civiltà, molte condizioni concrete ed esigenze della vita umana sono mutate e muteranno ancora; ma ogni evoluzione dei costumi e ogni genere di vita devono essere contenuti nei limiti imposti dai principi immutabili, fondati sugli elementi costitutivi e le relazioni essenziali di ogni persona umana: elementi e relazioni che trascendono le contingenze storiche.
Questi principi fondamentali, che la ragione può cogliere, sono contenuti nella «legge divina, eterna, oggettiva e universale, per mezzo della quale Dio, nel suo disegno di sapienza e di amore, ordina, dirige e governa l’universo e le vie della società umana. Dio rende partecipe l’uomo di questa sua legge, cosicché l’uomo, sotto la sua guida soavemente provvida, possa sempre meglio conoscere l’immutabile verità».(5) Questa legge è accessibile alla nostra conoscenza.
Rapporti prematrimoniali
6. La presente dichiarazione non intende trattare di tutti gli abusi della facoltà sessuale né di tutto ciò che implica la pratica della castità; essa si propone di richiamare la dottrina della chiesa intorno ad alcuni punti particolari, considerata l’urgente necessità di opporsi a gravi errori e a comportamenti aberranti e largamente diffusi.
7. Molti oggi rivendicano il diritto all’unione sessuale prima del matrimonio, almeno quando una ferma volontà di sposarsi e un affetto, in qualche modo già coniugale nella psicologia dei soggetti, richiedono questo completamento, che essi stimano connaturale; ciò soprattutto quando la celebrazione del matrimonio è impedita dalle circostanze esterne, o se questa intima relazione sembra necessaria perché sia conservato l’amore.
Questa opinione è in contrasto con la dottrina cristiana. secondo la quale ogni atto genitale umano deve svolgersi nel quadro del matrimonio. Infatti, per quanto sia fermo il proposito di coloro che si impegnano in tali rapporti prematuri, resta vero, però, che questi non consentono di assicurare, nella sua sincerità e fedeltà, la relazione interpersonale di un uomo e di una donna e, specialmente di proteggerla dalle fantasie e dai capricci. Ora, è un’unione stabile quella che Gesù ha voluto e che ha restituito alla sua condizione originale, fondata sulla differenza del sesso. «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non separi» (cf. Mt 19,4-6). San Paolo è ancora più esplicito quando insegna che, se celibi e vedovi non possono vivere in continenza non hanno altra scelta che la stabile unione del matrimonio: È meglio sposarsi che ardere» (1 Cor 7,9). Col matrimonio, infatti, l’amore dei coniugi è assunto nell’amore irrevocabile che Cristo ha per la chiesa (cf. Ef 5,25-32), mentre l’unione dei corpi nell’impudicizia(12) contamina il tempio dello Spirito santo, quale è divenuto il cristiano. L’unione carnale, dunque, non è legittima se tra l’uomo e la donna non si è instaurata una definitiva comunità di vita.
Ecco ciò che ha sempre inteso e insegnato la chiesa,(13) trovando, peraltro, nella riflessione degli uomini e nelle lezioni della storia un accordo profondo con la sua dottrina.
L’esperienza ci insegna che, affinché l’unione sessuale possa rispondere veramente alle esigenze della finalità, che le è propria dell’umana dignità, l’amore deve trovare la sua salvaguardia nella stabilità del matrimonio. Queste esigenze richiedono un contratto matrimoniale sancito e garantito dalla società, tale da instaurare uno stato di vita di capitale importanza, sia per l’unione esclusiva dell’uomo e della donna, sia anche per il bene della loro famiglia e della comunità umana. Il più delle volte, infatti, accade che le relazioni prematrimoniali escludono la prospettiva della prole. Ciò che viene presentato come un amore coniugale non potrà, come dovrebbe essere, espandersi in un amore paterno e materno; oppure, se questo avviene, risulterà a detrimento della prole, che sarà privata dell’ambiente stabile, nel quale dovrebbe svilupparsi per poter in esso trovare la via e i mezzi per il suo inserimento nell’insieme della società.
Il consenso che si scambiano le persone, che vogliono unirsi in matrimonio, deve, perciò, essere esternamente manifestato e in modo che lo renda valido dinanzi alla società. Quanto ai fedeli, è secondo le leggi della chiesa che essi devono esprimere il loro consenso all’instaurazione di una comunità di vita coniugale, consenso che farà del loro matrimonio un sacramento di Cristo.
Masturbazione
9. Spesso, oggi, si mette in dubbio o si nega espressamente la dottrina tradizionale cattolica, secondo la quale la masturbazione costituisce un grave disordine morale. La psicologia e la sociologia, si dice, dimostrano che, soprattutto tra gli adolescenti, essa è un fenomeno normale dell’evoluzione della sessualità. Non ci sarebbe colpa reale e grave, se non nella misura in cui il soggetto cedesse deliberatamente ad un’auto soddisfazione chiusa in se stessa («ipsazione»), perché in tal caso l’atto sarebbe radicalmente contrario a quella comunione amorosa tra persone di diverso sesso, che secondo certuni sarebbe quel che principalmente si cerca nell’uso della facoltà sessuale.
Questa opinione è contraria alla dottrina e alla pratica pastorale della chiesa cattolica. Quale che sia il valore di certi argomenti d’ordine biologico o filosofico, di cui talvolta si sono serviti i teologi, di fatto sia il magistero della chiesa – nella linea di una tradizione costante -, sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato.(15) La ragione principale è che, qualunque ne sia il motivo, l’uso deliberato della facoltà sessuale, al di fuori dei rapporti coniugali normali, contraddice essenzialmente la sua finalità. A tale uso manca, infatti, la relazione sessuale richiesta dall’ordine morale, quella che realizza, «in un contesto di vero amore, l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana».(16) Soltanto a questa relazione regolare dev’essere riservato ogni esercizio deliberato sulla sessualità. Anche se non si può stabilire con certezza che la Scrittura riprova questo peccato con una distinta denominazione, la tradizione della chiesa ha giustamente inteso che esso veniva condannato nel nuovo testamento, quando questo parla di «impurità», di «impudicizia», o di altri vizi, contrari alla castità e alla continenza.
Le inchieste sociologiche possono indicare la frequenza questo disordine secondo i luoghi, la popolazione o le circostanze prese in considerazione; si rilevano così dei fatti. Ma i fatti non costituiscono un criterio che permette di giudicare del valore morale degli atti umani.(17) La frequenza del fenomeno in questione è, certo, da mettere in rapporto con l’innata debolezza dell’uomo in conseguenza del peccato originale, ma anche con la perdita del senso di Dio, la depravazione dei costumi, generata dalla commercializzazione del vizio, la sfrenata licenza di tanti spettacoli e di pubblicazioni, come anche con l’oblio del pudore, custode della castità.
La psicologia moderna offre, in materia di masturbazione, parecchi dati validi e utili, per formulare un giudizio più equo sulla responsabilità morale e per orientare l’azione pastorale. Essa aiuta a vedere come l’immaturità dell’adolescenza, che può talvolta prolungarsi oltre questa età, lo squilibrio psichico, o l’abitudine contratta possano influire sul comportamento, attenuando il carattere deliberato dell’atto, e far sì che, soggettivamente, non ci sia sempre colpa grave. Tuttavia, in generale, l’assenza di grave responsabilità non deve essere presunta; ciò significherebbe misconoscere la capacità morale delle persone.
Nel ministero pastorale, per formarsi un giudizio adeguato nei casi concreti, sarà preso in considerazione, nella sua totalità, il comportamento abituale delle persone, non soltanto per ciò che riguarda la pratica della carità e della giustizia, ma anche circa la preoccupazione di osservare il precetto particolare della castità. Si vedrà, specialmente, se si fa ricorso ai mezzi necessari, naturali e soprannaturali, che l’ascesi cristiana, nella sua esperienza di sempre, raccomanda per dominare le passioni e far progredire la virtù.
Secondo la dottrina della chiesa, il peccato mortale che si oppone a Dio non consiste soltanto nel rifiuto formale e diretto del comandamento della carità; esso è ugualmente in questa opposizione all’autentico amore, inclusa in ogni trasgressione deliberata, in materia grave, di ciascuna delle leggi morali.
Cristo stesso ha indicato il duplice comandamento dell’amore quale fondamento della vita morale; ma da questo comandamento «dipende tutta la legge e i profeti» (Mt 22,40): esso dunque comprende gli altri precetti particolari. Di fatto, al giovane che gli domandava: «Che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». Gesù rispose: «Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti:… non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso» (Mt 19,16-19).
L’uomo pecca, dunque, mortalmente non soltanto quando il suo atto procede dal disprezzo diretto di Dio e del prossimo, ma anche quando coscientemente e liberamente, per un qualsiasi motivo, egli compie una scelta il cui oggetto è gravemente disordinato. In questa scelta, infatti, come è stato detto sopra, è già incluso il disprezzo del comandamento divino: l’uomo si allontana da Dio e perde la carità. Ora, secondo la tradizione cristiana e la dottrina della chiesa, e come riconosce anche la retta ragione, l’ordine morale della sessualità comporta per la vita umana valori così alti, che ogni violazione diretta di quest’ordine è oggettivamente grave.(18)
È vero che nelle colpe di ordine sessuale, visto il loro genere e le loro cause, avviene più facilmente che non sia pienamente dato un libero consenso, e questo suggerisce di esser prudenti e cauti nel dare un giudizio circa la responsabilità del soggetto. Qui, in particolare, è il caso di richiamare le parole della Scrittura: «L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore» (1 Sam 16,7). Tuttavia, raccomandare una tale prudenza di giudizio circa la gravità soggettiva di un atto peccaminoso particolare non significa affatto che si debba ritenere che, nel campo sessuale, non si commettano peccati mortali.
I pastori devono, dunque, dar prova di pazienza e di bontà; ma non è loro permesso né di rendere vani i comandamenti di Dio, né di ridurre oltre misura la responsabilità delle persone. «Non sminuire in nulla la salutare dottrina di Cristo è eminente forma di carità verso le anime. Ma ciò deve sempre accompagnarsi con la pazienza e la bontà di cui il Signore stesso ha dato l’esempio nel trattare con gli uomini. Venuto non per giudicare ma per salvare, Egli fu certo intransigente con il male, ma misericordioso verso le persone».(19)
Il Catechismo Maggiore di San Pio X – CATECHISMO MAGGIORE
COMPENDIO DELLA DOTTRINA CRISTIANA PRESCRITTO DA SUA SANTITÀ PAPA PIO X ALLE DIOCESI DELLA PROVINCIA DI ROMA, ROMA, TIPOGR.VATICANA, 1905 PARTE TERZA – DEI COMANDAMENTI DI DIO E DELLA CHIESA
1 – Del sesto e del nono comandamento.
423. Che cosa ci proibisce il sesto comandamento: Non fornicare?
Il sesto comandamento: Non fornicare, ci proibisce ogni atto, ogni sguardo, ogni discorso contrario alla castità, e l’infedeltà nel matrimonio.
424. Che cosa proibisce il nono comandamento?
Il nono comandamento proibisce espressamente ogni desiderio contrario alla fedeltà che i coniugi si sono giurata nel contrarre matrimonio: e proibisce pure ogni colpevole pensiero o desiderio di azione vietata dal sesto comandamento.
425. É un gran peccato l’impurità?
È un peccato gravissimo ed abominevole innanzi a Dio ed agli uomini; avvilisce l’uomo alla condizione dei bruti, lo trascina a molti altri peccati e vizi, e provoca i più terribili castighi in questa vita e nell’altra.
426. Sono peccati tutti i pensieri che ci vengono in mente contro la purità?
I pensieri che ci vengono in mente contro la purità, per se stessi non sono peccati, ma piuttosto tentazioni e incentivi al peccato.
427. Quando è che sono peccati i pensieri cattivi?
I pensieri cattivi, ancorché siano inefficaci, sono peccati quando colpevolmente diamo loro motivo, o vi acconsentiamo, o ci esponiamo al pericolo prossimo di acconsentirvi.
428. Che cosa ci ordinano il sesto e nono comandamento?
Il sesto comandamento ci ordina di essere casti e modesti negli atti, negli sguardi, nel portamento e nelle parole. Il nono comandamento ci ordina di essere casti e puri anche nell’interno, cioè nella mente e nel cuore.
429. Che cosa ci convien fare per osservare il sesto e il nono comandamento?
Per ben osservare il sesto e il nono comandamento, dobbiamo pregare spesso e di cuore Iddio, essere divoti di Maria Vergine Madre della purità, ricordarci che Dio ci vede, pensare alla morte, ai divini castighi, alla passione di Gesù Cristo, custodire i nostri sensi, praticare la mortificazione cristiana e frequentare colle dovute disposizioni i sacramenti.
430. Che cosa dobbiamo fuggire per mantenerci casti?
Per mantenerci casti conviene fuggire l’ozio, i cattivi compagni, la lettura dei libri e dei giornali cattivi, l’intemperanza, il guardare le immagini indecenti, gli spettacoli licenziosi, le conversazioni pericolose, e tutte le altre occasioni di peccato.
Un sacerdote risponde
Considerazioni sulla masturbazione
Quesito
Caro Padre Angelo, mi piacerebbe porgerle alcune domande riguardanti la morale cattolica. 1) Il Catechismo della Chiesa Cattolica ritiene, in perfetto accordo col Decalogo biblico, che la masturbazione è un peccato grave. E’ esso veniale o mortale? 2) La psicanalisi ha da tempo capito che la masturbazione è un atto naturale e comune a tutti gli uomini, che favorisce la produzione degli ormoni androgini. Gli impulsi sessuali, che se non erro la Chiesa non considera peccaminosi (dopotutto non vedrei perchè debbano essere considerati tali visto che sono, per così dire, involontari e insiti alla natura stessa dell’uomo), sono all’origine della masturbazione stessa. Nella fase adolescenziale, durante la pubertà, è in corso la formazione fisico-psicologica dell’individuo che porta a dei momentanei squilibri ormonali. Questo porta il ragazzo a conoscere il proprio corpo, a provare le prime attrazioni verso il sesso opposto, a compiere masturbazione che, vista in quest’ottica scientifica, diviene un modo per “formare” la propria natura sessuale. Molti adolescenti cattolici praticanti, come me, sono spesso assaliti da forti sensi di colpa e tristezza dopo l’atto, ma è anche vero che tutti i ragazzi si masturbano, allora mi chiedo: è possibile che Dio, creatore dell’uomo, misericordia infinita, attribuisca ad un adolescente la masturbazione come peccato quando essa è funzionale allo sviluppo ormonale e sessuale dell’individuo? E’ anche vero che non si può prescindere in maniera totale dalla masturbazione, e prima o poi si finisce per “cadere”. La prova è la polluzione notturna, emissione di sperma che il proprio inconscio provoca durante il sonno in maniera autonoma, sempre per la produzione di ormoni androgini. 3) Non è più verosimile che la masturbazione sia considerata peccato grave da Dio soltanto quando diventa una abitudine rovinosa per i rapporti di coppia o un qualcosa a cui è difficile rinunciare? Un po’ come la droga, il fumo, la lussuria, le dipendenze? Grazie, aspetto con ansia una vostra risposta, possibilmente in maniera fedele sia al Magistero Ecclesiastico che alle nozioni psicanalitiche che ho precedentemente illustrato. Dopotutto esse fanno parte della natura umana e la natura è il creato di Dio. Ricordatevi di me nelle vostre preghiere quotidiane, Gaetano
Risposta del sacerdote
Caro Gaetano, riprendo puntualmente tutte le tue affermazioni.
1. “Il Catechismo della Chiesa Cattolica ritiene, in perfetto accordo col Decalogo biblico, che la masturbazione è un peccato grave. E’ esso veniale o mortale?”. Sei onesto nel riconoscere che tanto il Magistero della Chiesa quanto la Divina Rivelazione considerino la masturbazione un peccato grave. Ma a tua volta chiedi: questo peccato grave come va considerato: mortale o veniale? Giovanni Paolo II, in Reconciliatio et Poenitentia, ha affermato che “il peccato grave si identifica praticamente, nella dottrina e nell’azione pastorale della Chiesa, col peccato mortale” (RP 17). A questo punto bisogna dire con Sant’Agostino: Roma locuta, causa finita (il Magistero ha parlato, la discussione è finita). Pertanto la masturbazione è oggettivamente un peccato mortale.
2. “La psicanalisi ha da tempo capito che la masturbazione è un atto naturale e comune a tutti gli uomini, che favorisce la produzione degli ormoni androgini”. Intanto sulla psicanalisi: non è una scienza esatta come la matematica, secondo la quale due più due fanno quattro, e fanno quattro per tutti e per sempre. Quante scuole vi sono nella psicanalisi! Ognuno dice la sua. E non può esser diversamente essendo in se stessa una scienza empirica, che parte dalle vicende umane e cerca di conoscere determinati meccanismi di carattere psicologico alla luce di alcune costanti. Ma questi meccanismi non sono interpretati univocamente. Inoltre la psicanalisi non dice che la masturbazione è comune a tutti gli uomini. Compirebbe un errore grossolano se dicesse questo, perché vi sono state e vi sono molte persone, di sesso maschile e soprattutto di sesso femminile, che non l’hanno mai conosciuta. Ancora: quand’anche tutti passassero per questa strada, non si può costituire un dato comportamentale come un criterio veritativo. Tutti, questo sì (almeno più o meno) hanno detto bugie, soprattutto da piccoli. Ma con questo la bugia non diventa criterio verità. Rimane bugia, falsificazione della realtà.
3. “Gli impulsi sessuali, che se non erro la Chiesa non considera peccaminosi (dopotutto non vedrei perchè debbano essere considerati tali visto che sono, per così dire, involontari e insiti alla natura stessa dell’uomo), sono all’origine della masturbazione stessa”. Sono d’accordo, ma questi impulsi non sono costrittivi. La masturbazione parte infine da un atto della volontà. Come ti ho detto, in alcuni questo ulteriore passaggio non c’è e stanno meglio di chi si masturba, stante il disagio interiore provato da tutti quelli che passano attraverso questo fenomeno.
4. “Nella fase adolescenziale, durante la pubertà, è in corso la formazione fisico-psicologica dell’individuo che porta a dei momentanei squilibri ormonali. Questo porta il ragazzo a conoscere il proprio corpo, a provare le prime attrazioni verso il sesso opposto, a compiere masturbazione che, vista in quest’ottica scientifica, diviene un modo per “formare” la propria natura sessuale”. Come ti ho detto, diverse persone cadono in questo peccato. Alcuni si rialzano subito o quasi, altri se lo portano dietro per anni e altri ancora per tutta la vita, pur essendo sposati. Il Signore, che indubbiamente ne sa più di tutti, ha detto: “In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato” (Gv 8,34). Caro Gaetano, io sono anche confessore. So per certo che tutti o quasi non avrebbero mai desiderato cominciare con questo vizio, che ormai li rende schiavi della concupiscenza e li fa star male perché sentono che è una vittoria dell’egoismo e della sensualità nella loro vita. Altro che aiuto ad aprirsi all’altro sesso! Semmai, la masturbazione aiuta ad aprirsi all’altro sesso in maniera sbagliata, considerandolo come oggetto di passione e di libidine. Senza dire che chi compie questo peccato avverte di perdere la presenza personale di Dio dentro di sé, e cioè sente – anche tangibilmente – di perdere la grazia, che è il tesoro più grande che una persona può possedere sulla terra.
5. “Molti adolescenti cattolici praticanti, come me, sono spesso assaliti da forti sensi di colpa e tristezza dopo l’atto”. Vedi che mi dai ragione sul senso di colpa e di tristezza. In confessione non ne trovo uno che sia contento di questo peccato. Ti ripeto, non ne trovo neanche uno. Tutti vorrebbero essere liberati.
6. “ma è anche vero che tutti i ragazzi si masturbano, allora mi chiedo”. È sbagliata la premessa. È un dato di fatto, rilevato anche statisticamente che non è come dici tu. Te lo garantisco.
7. “è possibile che Dio, creatore dell’uomo, misericordia infinita, attribuisca ad un adolescente la masturbazione come peccato quando essa è funzionale allo sviluppo ormonale e sessuale dell’individuo?” Come si fa a dire che è funzionale allo sviluppo! E invece è funzionale al contrario del vero sviluppo, tant’è vero che come tu stesso rilevi la masturbazione causa sensi di colpa e tristezza. L’autentico sviluppo di una persona causa sensi di colpa e tristezza? Dio non proibisce il male per gusti personali! Piuttosto, proibendo, avverte l’uomo che con quel peccato si danneggia.
8. “E’ anche vero che non si può prescindere in maniera totale dalla masturbazione, e prima o poi si finisce per “cadere”. La prova è la polluzione notturna, emissione di sperma che il proprio inconscio provoca durante il sonno in maniera autonoma, sempre per la produzione di ormoni androgini”. Ripeto: non è vero che prima o poi si finisce per cadere. Inoltre proprio l’espulsione autonoma nel sonno del surplus sta ad evidenziare che non è affatto necessario passare attraverso la strada indicata da te.
9. “Non è più verosimile che la masturbazione sia considerata peccato grave da Dio soltanto quando diventa una abitudine rovinosa per i rapporti di coppia o un qualcosa a cui è difficile rinunciare? Un po’ come la droga, il fumo, la lussuria, le dipendenze?” Ma l’abitudine rovinosa da che cosa è causata? Evidentemente da un atto che le è proporzionato. Se gli atti sono lievi, non causano dipendenze gravi. Al massimo causano dipendenze lievi. Solo gli atti gravi causano dipendenze gravi. Come è peccato grave l’assunzione della droga e non solo la dipendenza, così avviene anche nel nostro caso.
8. Ti ricordo molto volentieri nelle mie preghiere soprattutto perché tu giunga a presentarmi la prossima volta non già l’apologia della masturbazione, ma l’apologia della purezza. Questa, sì, favorisce il vero sviluppo, rende lieti, interiormente liberi, soprattutto pone le premesse per volare in alto e stare uniti a Dio cuore a cuore. Te lo auguro di cuore.
Ti saluto e ti benedico. Padre Angelo
Un sacerdote risponde
Chiedo una chiarificazione sulla gravità della masturbazione
Quesito
Caro Padre Angelo, è la prima volta che le scrivo, e colgo l’occasione per ringraziarla di cuore per la sua disponibilità. Mi chiamo A., ho 29 anni e vivo un’esistenza “normale”, tipica dei trentenni di oggi, incentrata sulla ricerca di un lavoro (sono avvocato ma sto svolgendo altri concorsi, in particolare quello per diventare magistrato), sulla condivisione dei momenti più belli con amici cari, sullo sport… Una componente essenziale della mia esistenza è data dalla fede, e dalla sua pratica in ambito parrocchiale. Vivo la Grazia di un legame estremamente solido e sincero col Parroco e con un bel gruppo di amici che frequentano la mia Parrocchia, con i quali condivido periodicamente e sistematicamente esperienze forti di preghiera, di approfondimento culturale e di carità. Credo, e sono contento di testimoniare la mia fede laddove se ne presenti l’occasione. Però, fin dall’adolescenza mi accompagna un “punto debole”: si tratta – riprendendo la definizione di una e-mail che le è già stata inviata – del “vizio solitario”. Io so che si tratta di un comportamento disordinato e da evitarsi, ma – soprattutto in particolari periodi di “vulnerabilità” – vivo il confronto come una lotta impari e spesso ne esco sconfitto. Ho letto il prezioso consiglio che lei ha già dato ad un altro fedele, e cercherò di farne tesoro. Ma la domanda che vorrei porle ha un’angolatura leggermente diversa. Si potrebbe riassumere così: questo tipo di peccato rientra nel novero dei peccati “mortali”? O invece può essere considerato un peccato “veniale”? Non si tratta di un quesito che nasca da una mia “pigrizia” nel confessarmi. Accedo al sacramento della Riconciliazione con una certa regolarità. Piuttosto, il mio dubbio è “sostanziale”: davvero un unico gesto disordinato può interrompere integralmente il rapporto con Dio e con il Suo Amore? E se io dovessi “ritardare” nel confessarlo, rischio di precludermi la salvezza eterna in caso di morte? Nella mia esperienza, avverto distintamente il carattere peccaminoso dell’atto, ma al tempo stesso non avverto un’interruzione nel mio rapporto con Dio e nelle mie attenzioni al prossimo che da tale rapporto prendono vita. E’ un “sintomo” del carattere veniale del peccato, o solo una mia falsa percezione? La ringrazio fin da ora per l’attenzione che vorrà concedermi, e le assicuro la mia povera preghiera quale sostegno alla sua preziosa attività pastorale.
A.
Risposta del sacerdote
Caro A., 1. ti ringrazio anzitutto per la bella testimonianza di vita cristiana che ci hai dato: la vita di grazia anzitutto, poi la vita nella comunità parrocchiale, la testimonianza e la condivisione di fede con i tuoi amici, la frequentazione del sacerdote che per te, da quanto arguisco, è anche un padre spirituale. La vita cristiana va vissuta così: in profondità, all’interno della comunità, nel rapporto con colui che il Signore ha messo a pascere il suo gregge. Sono contento anche del tuo desiderio di affermarti sempre di più nella vita sociale, così da mettere a disposizione di tutti e al meglio i talenti che il Signore ti ha dato. È importante anche la tua condivisione dell’attività sportiva con gli amici. Lo sport non è soltanto un hobby. È una necessità ed è anche un momento particolare per vivere la fraternità nella distensione e nell’agonismo. L’amicizia e la vita cristiana hanno bisogno di questi momenti. Penso a Pier Giorgio Frassati e alla sua passione per la montagna…
2. Ti ringrazio anche per la sincerità nell’esporre una fragilità, che oggi purtroppo è comune a molti. Sottolineo oggi, perché “non si può tacere che la masturbazione non è nota in tutte le culture, non essendo presente in ambienti dove esistono forti stimoli all’integrazione precoce dell’io e all’assunzione di responsabilità sociali e familiari; per cui non si può affermare che la masturbazione sia una fase obbligatoria della vita” (achille dedé, Gesti e parole espressivi dell’io, educazione alla maturità sessuale, pp. 120-121). Ma non è di questo che tu vuoi parlare, perché sei profondamente convinto che si tratta di un disordine. Mi poni invece il quesito sul piano dottrinale: se si tratti sempre di un peccato mortale, dal momento che tu poi vivi ugualmente la tua relazione con Dio e di carità verso il prossimo.
3. Ed ecco la risposta. Sul piano oggettivo “sia il Magistero della Chiesa – nella linea di una tradizione costante – sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato” (Dichiarazione Persona humana, 9). Il termine masturbazione non si trova nella Sacra Scrittura, ma “la tradizione della Chiesa ha giustamente inteso che questo peccato veniva condannato nel Nuovo Testamento quando parla di impurità, di impudicizia, o di altri vizi, contrari alla castità e alla continenza” (Dichiarazione Persona humana, 9). Inoltre è interessante il riferimento al senso morale dei fedeli che viene fatto dalla Dichiarazione citata. Per quanto oggi si cerchi di banalizzare il gesto, tuttavia il soggetto che lo compie avverte che si tratta di un disordine che lo lascia per terra. Giovanni Paolo II diceva che la sessualità tocca l’intimo nucleo della persona. E per questo uno si disorienta nel fondo di se stesso.
4. Ma anche su questo tu sei d’accordo. E mi chiedi se di fatto sia un peccato grave quando uno sente che la relazione con Dio e con il prossimo non è integralmente interrotta. Ebbene, caro Antonio, il peccato grave interrompe la relazione con Dio per quanto riguarda la carità, e cioè l’essere all’unisono col Signore, con la sua volontà. Ma non interrompe la relazione con Dio per quanto concerne la fede e la speranza, perché anche col peccato mortale uno continua a credere in Dio, a relazionarsi con Lui domandandogli perdono e chiedendogli aiuto. Non viene distrutta neanche l’opzione fondamentale per Dio, che può coesistere col peccato grave. Quando San Pietro ha rinnegato ripetutamente il Signore, non aveva smesso di stimarlo e, in qualche modo, anche di amarlo. Ma il suo rinnegamento è stato un peccato grave e ne pianse amaramente. Il peccato grave dunque è quel peccato che distrugge la carità, vale a dire l’amicizia col Signore, l’essere con lui una sola cosa, possederlo nel proprio cuore e godere della sua presenza. Ora la masturbazione è un peccato di questo tipo. Si continua a credere, ad avere una relazione con Dio. Ma questa relazione è bene diversa da quando ci si trova in grazia.
5. Tuttavia devo dirti ancora una cosa. Lo stato di grazia non si riacquista solo con la confessione. Lo si può raggiungere ben prima, attraverso un atto di sincero pentimento e anche attraverso atti di carità, fatti per amore di Dio e del prossimo e in espiazione dei propri peccati. Allora sebbene il peccato del vizio solitario sia grave, tuttavia può succedere che la comunione con Dio si riallacci prima della confessione, ma non senza il suo desiderio almeno implicito. E penso che sia proprio questo che capita a te sicché spontaneamente ti domandi se sia peccato grave o peccato veniale. È dunque peccato grave, ma non di rado la comunione con Dio viene riacquistata prima della confessione. Questo tuttavia non dà la possibilità di fare la santa Comunione, perché manca ancora la piena riconciliazione con Dio e con la Chiesa. Manca ancora l’espiazione del peccato, e questa viene attuata mediante il Sangue di Cristo che il Sacerdote versa sulla tua anima per purificarla, toglierle ogni macchia e santificarla. Pertanto qualora di capitasse di cadervi ancora, accostati con umile perseveranza alla Confessione. La tua Comunione sacramentale sarà vera Comunione, ben diversa da quella preceduta solo dal pentimento, per quanto sincero.
Ti ringrazio per la domanda. E penso che ti ringrazieranno molti nostri visitatori che attraverso la risposta possono ricevere maggiore chiarificazione su una questione delicata della nostra vita cristiana. Ti saluto, ti accompagno con la preghiera e ti benedico. Padre Angelo
Dal catechismo della Chiesa Cattolica:
492. Quali sono i principali peccati contro la castità?
2351-2359; 2396
Sono peccati gravemente contrari alla castità, ognuno secondo la natura del proprio oggetto: l’adulterio, la masturbazione, la fornicazione, la pornografia, la prostituzione, lo stupro, gli atti omosessuali. Questi peccati sono espressione del vizio della lussuria. Commessi su minori, tali atti sono un attentato ancora più grave contro la loro integrità fisica e morale.
2351 La lussuria è un desiderio disordinato o una fruizione sregolata del piacere venereo. Il piacere sessuale è moralmente disordinato quando è ricercato per se stesso, al di fuori delle finalità di procreazione e di unione.
2352 Per masturbazione si deve intendere l’eccitazione volontaria degli organi genitali, al fine di trarne un piacere venereo. « Sia il Magistero della Chiesa – nella linea di una tradizione costante – sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato ». « Qualunque ne sia il motivo, l’uso deliberato della facoltà sessuale al di fuori dei rapporti coniugali normali contraddice essenzialmente la sua finalità ». Il godimento sessuale vi è ricercato al di fuori della « relazione sessuale richiesta dall’ordine morale, quella che realizza, in un contesto di vero amore, l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana ». 236
Al fine di formulare un equo giudizio sulla responsabilità morale dei soggetti e per orientare l’azione pastorale, si terrà conto dell’immaturità affettiva, della forza delle abitudini contratte, dello stato d’angoscia o degli altri fattori psichici o sociali che possono attenuare, se non addirittura ridurre al minimo, la colpevolezza morale.
1856 Il peccato mortale, in quanto colpisce in noi il principio vitale che è la carità, richiede una nuova iniziativa della misericordia di Dio e una conversione del cuore, che normalmente si realizza nel sacramento della Riconciliazione:
« Quando la volontà si orienta verso una cosa di per sé contraria alla carità, dalla quale siamo ordinati al fine ultimo, il peccato, per il suo stesso oggetto, ha di che essere mortale […] tanto se è contro l’amore di Dio, come la bestemmia, lo spergiuro, ecc., quanto se è contro l’amore del prossimo, come l’omicidio, l’adulterio, ecc. […] Invece, quando la volontà del peccatore si volge a una cosa che ha in sé un disordine, ma tuttavia non va contro l’amore di Dio e del prossimo — è il caso di parole oziose, di riso inopportuno, ecc. —, tali peccati sono veniali ». 115
1857 Perché un peccato sia mortale si richiede che concorrano tre condizioni: « È peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso ». 116
1858 La materia grave è precisata dai dieci comandamenti, secondo la risposta di Gesù al giovane ricco: « Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre » (Mc 10,19). La gravità dei peccati è più o meno grande: un omicidio è più grave di un furto. Si deve tenere conto anche della qualità delle persone lese: la violenza esercitata contro i genitori è di per sé più grave di quella fatta ad un estraneo.
1859 Perché il peccato sia mortale deve anche essere commesso con piena consapevolezza e pieno consenso. Presuppone la conoscenza del carattere peccaminoso dell’atto, della sua opposizione alla Legge di Dio. Implica inoltre un consenso sufficientemente libero perché sia una scelta personale. L’ignoranza simulata e la durezza del cuore 117 non diminuiscono il carattere volontario del peccato ma, anzi, lo accrescono.
1860 L’ignoranza involontaria può attenuare se non annullare l’imputabilità di una colpa grave. Si presume però che nessuno ignori i principi della legge morale che sono iscritti nella coscienza di ogni uomo. Gli impulsi della sensibilità, le passioni possono ugualmente attenuare il carattere volontario e libero della colpa; come pure le pressioni esterne o le turbe patologiche. Il peccato commesso con malizia, per una scelta deliberata del male, è il più grave.
1861 Il peccato mortale è una possibilità radicale della libertà umana, come lo stesso amore. Ha come conseguenza la perdita della carità e la privazione della grazia santificante, cioè dello stato di grazia. Se non è riscattato dal pentimento e dal perdono di Dio, provoca l’esclusione dal regno di Cristo e la morte eterna dell’inferno; infatti la nostra libertà ha il potere di fare scelte definitive, irreversibili. Tuttavia, anche se possiamo giudicare che un atto è in sé una colpa grave, dobbiamo però lasciare il giudizio sulle persone alla giustizia e alla misericordia di Dio.
Il domenicano Padre Angelo, risponde
Perché la vita intima con Dio, è così strettamente legata alla purezza, e al vivere bene la propria sessualità?
Quesito
Caro Padre Angelo, un altro problema riguarda la sessualità Il “problema”, è che nell’esercizio sbagliato della propria sessualità non è visibile un danno tangibile a qualcuno, come può essere ad esempio un omicidio o un furto. Per cui si pensa “E ma non faccio male a nessuno”, per cui peccare contro il proprio corpo non è vista come una cosa sbagliata, tanto che una ragazza cattolica praticamente mi ha detto “E ma se due si amano e non sono sposati non si può chiamare disordinato l’atto sessuale che hanno” (e sinceramente a questa risposta ci sono rimasto amareggiato..). Cosa potrei rispondere? Considerando anche che non basta rispondere “c’è questa enciclica che dice” o “il Papa ha detto così..” perché purtroppo ho notato una certa sfiducia nei confronti del Magistero e relative Verità di fede. La domanda che più mi preme è questa però: perché la vita intima con Dio, è così strettamente legata alla purezza, e al vivere bene la propria sessualità? La ringrazio tantissimo per l’eventuale risposta! Francesco
Risposta del sacerdote
Caro Francesco, 1. neanche quando uno bestemmia è visibile il danno. E neanche quando si tralascia di santificare la festa. Ma il più delle volte non è visibile neanche quando si compie un adulterio… Allora identificare il peccato solo con i suoi effetti visibili è sbagliato. Forse solo nel caso dell’omicidio e del furto gli effetti sono visibili. Ma i comandamenti non sono due, bensì dieci.
2. Il peccato porta un disordine nel fondo di se stesso, nell’orientamento del proprio io. Il peccato, come lo definisce Sant’Agostino, consiste essenzialmente “nell’allontanarsi da Dio e nel rivolgersi in maniera disordinata alle creature”. Ecco il male. Le creature che Dio ci ha dato perché ci parlino di Lui, ci portino a Lui e ci uniscano a Lui, diventano il nostro Dio. Ma le creature non possono saziare il bisogno di felicità dell’uomo, perché questo bisogno è infinito, mentre le creature sono tutte finite, limitate. Con ragione Sant’Agostino diceva: “Tu Dio ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposi in te” (Confessioni, 1,1). Il male del peccato non è anzitutto un male materiale, ma di ordine morale. Consiste in un disorientamento di fondo della propria vita, un destinarsi all’infelicità nella vita presente e alla perdita irrevocabile di Dio in quella futura.
3. “E… ma se due si amano e non sono sposati non si può chiamare disordinato l’atto sessuale che hanno”. Sì, è disordinato perché quell’atto ha un duplice significato: di donarsi all’altro in totalità anche temporalmente. Ora fuori del matrimonio la totalità del dono non è ancora stata sancita, non è irrevocabile, ognuno può ancora tornare indietro, è libero, non appartiene per sempre ad un’altra persona. Inoltre la contraccezione manifesta ulteriormente un’alterazione del disegno divino sulla sessualità perché non si vuole che raggiunga il suo obiettivo intrinseco. Ti pare ordinato darsi a uno che non è ancora tuo, quando quel gesto significa invece proprio quello? Ti pare ordinato “usarsi” a vicenda e poi lasciarsi? Ti pare ordinato compiere un gesto che rimane sempre potenzialmente procreativo e talvolta lo è nonostante tutti gli artifizi? Il dare il proprio corpo anche nella dimensione genitale è proprio la stessa cosa che darsi la mano?
4. “Se due di amano”. Quest’espressione è soggetta ad ambiguità. Talvolta si tratta di vero amore. E allora se due persone si amano in maniera vera non falsificano un gesto che di suo ha degli obiettivi ben precisi: donazione totale di sé e apertura alla vita. Si amano e si rispettano in tutti i sensi. Talvolta invece per amore s’intende semplicemente l’attrazione erotica. Allora ci si può domandare se sia sufficiente l’attrazione erotica per giustificare l’atto sessuale? È ancora vero amore quello in cui ci si usa per un attimo e per sfogare la propria libidine e poi ci si lascia?
5. Certo, se svanisce Dio e il senso ultimo della nostra vita non ha più senso parlare di bene e di male. San Paolo dice: “Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo” (1 Cor 15,31). Stupisce che una ragazza che si dice cattolica abbia un modo di pensare che non solo non è cattolico, ma neanche da credenti in Dio. Comprendo la tua amarezza. Ma viene da ricordare quanto Benedetto XVI ha detto ai giornalisti mentre si recava a Fatima nel 2010: “Quando si parla di credenti si da per presupposto che ci sia la fede, ma spesso questa non c’è”. Se per fede s’intende sapere che Dio c’è, ebbene questa fede ce l’hanno anche i demoni. Aver fede invece significa orientare la propria vita a Dio e obbedire a Dio.
6. Infine mi chiedi: “perché la vita intima con Dio, è così strettamente legata alla purezza, e al vivere bene la propria sessualità?” Perché la sessualità, come rileva Giovanni Paolo II “non è affatto qualcosa di puramente biologico, ma riguarda l’intimo nucleo della persona umana come tale” (Familiaris consortio 11). Ne va di mezzo la disposizione di fondo di se stessi.
7. La santificazione è legata alla carità, e cioè alla maniera di amare di Dio. L’impurità è tutto il contrario: non porta ad amare col cuore di Dio, a desiderare e a donare all’altro quello che Dio gli vuole donare, ma porta a usare dell’altro. L’impurità non è vero amore e non è senza conseguenze perché “la carne ha desideri contrari allo spirito, e lo spirito ha desideri contrari alla carne” (Gal 5,16-17). L’impurità, in qualunque modo si esprima, spegne il gusto delle cose di Dio.
8. Sentirai nella seconda lettura di domenica prossima (2a del tempo ordinario b): “Il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore” 1 Cor 6,13) e ancora: “State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi”(1 Cor 6,18-19). Desidero ricordare anche quanto ha detto il Signore nel suo primo discorso, quello della montagna: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio” (Mt 5,8). Quando impera l’impurità, Dio non interessa più. Anzi si può giungere a quanto San Paolo diceva piangendo: “Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra” (Fil 3,19).
Non vado oltre perché non si finirebbe più. Ti saluto, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico. Padre Angelo