“CRISTO VIVE ORA!” “Ed Egli insegna, governa e santifica ora! Quale felicità essere Cattolici!” Beato Fulton J. Sheen

“CRISTO VIVE ORA!”
“Ed Egli insegna, governa e santifica ora! Quale felicità essere Cattolici!”

Il Corpo Mistico di Cristo non si erge tra Cristo e me più di quanto il Suo Corpo Fisico non si ergesse tra Maria Maddalena e il Suo Perdono, o la Sua Mano tra i pargoli e la Sua Benedizione.

Attraverso il Suo Corpo Umano, Egli venne tra gli uomini nella Sua Vita individuale, attraverso il Suo Corpo Mistico, Egli viene a noi nella Sua Mistica Vita di comunione.

Cristo vive ora! Ed Egli insegna, governa e santifica ora! Ha i Suoi momenti di gloria in altre Domeniche delle Palme; i Suoi momenti di scandalo quando altri Giuda lo tradiscono; e i suoi momenti dolorosi.

Se mi domandate che cosa significhi per me, il Corpo di Cristo, vi direi: “Io credo che sia il Tempio dell’Amore, di cui io sono una pietra viva, e la cui pietra angolare è Cristo; è l’Albero della Vita Eterna di cui io sono una fronda; è il Corpo di Cristo sulla terra dopo la Sua Ascensione in Cielo ed io sono una delle cellule che lo compongono”.

Il Corpo di Cristo è quindi più di quanto io sia per me stesso; la Vita di Essa – userò il femminile d’ora in poi per significare il Corpo di Cristo, poiché la Bibbia lo chiama “Sua Sposa” – la Vita di Essa dicevo è più ricca della mia, poiché io vivo nella sua unione e senza di Essa non ho che una vita fisica. I Suoi Affetti sono i miei affetti; le Sue Verità, le mie verità; il Suo Pensiero, il mio pensiero. La più grande benedizione che Dio Onnipotente mi abbia dato è di esserle unito. La mia più grande pena è di non servirLa al meglio.

Senza di Essa sono un ramo sradicato, una colonna isolata tra morte e dimenticate rovine. Con Essa io credo nell’Eternità e non ne sono atterrito. Dai Suoi Tabernacoli traggo il Pane di Vita, dalle Mani dei Suoi Vescovi l’olio che fortifica, benedice e consacra; dalla lampada del Suo Santuario la sicurezza che Cristo non ci ha lasciato orfani.

Abbandono la mia testa fra le Sue Mani come tra quelle di una Madre; trovo in Lei le dolci tranquillità dell’Amore come in una Sposa; corro a rifugiarmi da Lei nelle tempeste del sangue e dell’odio che spazzano la terra nelle guerre; come ad una Roccia affondata nell’Eternità. Amo la Sua Volontà quando tutti gli amori terreni sono finiti.

Per mezzo del Suo Corpo, sento ancora l’Eterna Sapienza parlare con l’Infallibile Verità. Nel Suo Corpo, ascolto il Potere e l’Autorità di Cristo ed obbedisco e sono liberato. Dal Suo Corpo, ricevo la Vita di Cristo nell’Eucaristia e il Suo Perdono nel confessionale.

Ti ringrazio, o Cristo, che mi hai fatto un membro del Tuo Corpo!

Dimenticavo quasi di dirvi che la Bibbia ci dice: “Il Suo Corpo è la Chiesa”. Quale felicità essere Cattolici!

(Beato Fulton J. Sheen, da “Ancore sull’abisso – Radiomessaggio del 15 Gennaio 1950”)

“Sacratissimo e amorevolissimo Cuore di Gesù, sei nascosto nella Santa Eucaristia e batti ancora per noi”Beato cardinale John Henry Newman

Sacratissimo e amorevolissimo Cuore di Gesù,
sei nascosto nella Santa Eucaristia e batti ancora per noi.
Ora come allora dici: “Con desiderio ho desiderato”.
Ti adoro con tutto il mio amore e il mio stupore,
con affetto fervente,
con la mia volontà più sottomessa e più decisa.

Prendi per un po’ la tua dimora in me.
Fa’ battere il mio cuore con il Tuo!
Purificalo da tutto ciò che è terreno,
da tutto ciò che è orgoglioso e sensuale,
da ogni perversità, da ogni disordine,
da tutto ciò che è insensibile.

Reimpilo di Te, perché né gli eventi della giornata né le circostanze del momento
possano avere il potere di incrinarlo,
ma nel Tuo Amore e nel timore di Te il mio cuore possa avere la pace.
Amen.

(Preghiera del Beato cardinale John Henry Newman, che verrà canonizzato il 13 ottobre, riconosce la presenza di Gesù nell’Eucaristia. Richiede un’unione tale a Nostro Signore che nessun evento della giornata dovrebbe avere il potere di “incrinare” il cuore.)

“Il matrimonio fondato esclusivamente sulla passione sessuale dura unicamente quanto la passione animale” Beato Fulton J. Sheen

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https://www.fedecultura.com/Tre-per-sposarsi-p12227162

-Dal Capitolo 1° di “Tre per sposarsi” opera fondamentale di mons. Fulton J. Sheen sul Sacramento del Matrimonio-

L’amore consiste principalmente nella volontà, non nelle emozioni o nelle ghiandole. La volontà è come la voce; le emozioni sono l’eco. Il piacere associato all’amore, vale a dire ciò che oggi viene chiamato “sesso”, è la vaniglia del dolce: la sua funzione è di farci amare il dolce, non di farcelo ignorare. La più grande illusione degli amanti è di credere che l’intensità della loro attrazione sessuale sia la garanzia della perpetuità del loro amore.

È a causa di questa incapacità di distinguere tra il ghiandolare e lo spirituale – ovvero tra il sesso, che abbiamo in comune con gli animali, e l’amore, che abbiamo in comune con Dio – che i matrimoni sono così illusori. Ciò che molti amano non è una persona, bensì l’esperienza di essere innamorati. La prima cosa è insostituibile; la seconda non lo è. Non appena le ghiandole cessano di reagire con il loro originario vigore, i coniugi che hanno identificato l’emotività con l’amore asseriscono di non essere più innamorati l’uno dell’altro. In tal caso, essi non hanno mai veramente amato l’altra persona: hanno amato soltanto di essere amati, il che rappresenta la forma più alta di egoismo.

Il matrimonio fondato esclusivamente sulla passione sessuale dura unicamente quanto la passione animale. Entro un paio d’anni l’attrazione animale verso l’altra persona può morire, e quando ciò avviene, la legge corre in suo soccorso giustificando il divorzio con termini privi di senso come “incompatibilità” o “crudeltà mentale”. Gli animali non ricorrono mai ai tribunali, perché non hanno la volontà di amare; ma l’uomo, essendo provvisto di ragione, sente il bisogno, quando ha torto, di giustificare l’irrazionalità della sua condotta.

In una civiltà decadente, due sono le ragioni della supremazia del sesso sull’amore. Una il declino della ragione. Gli umani, quando rinunziano alla ragione, ricorrono all’immaginazione.

Ecco perché il cinematografo e i periodici illustrati godono di una così grande popolarità. Col venir meno della ragionevolezza, i desideri, non più, frenati, si manifestano. Poiché di tutti i desideri quelli fisici ed erotici sono i più facili a stabilirsi in noi, in quanto non richiedono alcuno sforzo e sono potentemente aiutati dalle passioni del corpo, il sesso comincia ad assumere la massima importanza. Non è già per un semplice accidente storico che un’era antintellettualistica e irrazionale come la nostra è anche un’era di licenza carnale.

La seconda ragione è l’egoismo. Quanto più si nega la fede nel Giudizio Divino, in una vita futura, nel paradiso e nell’inferno, nonché in un ordine morale, tanto più saldamente l’ego si afferma sovrano come la fonte della propria moralità. Ogni persona si erge a giudice di se stessa. Aumentando questo egoismo, le pretese di autosoddisfazione diventano sempre più imperiose, e gli interessi della comunità e i diritti altrui suscitano sempre minore rispetto.

Il peccato è sempre egocentrico, mentre l’amore è altruismo e parentela. Il peccato è l’infedeltà dell’uomo secondo l’immagine di ciò che egli dovrebbe essere nella sua eterna vocazione di figlio adottivo di Dio: l’immagine che Dio vede in se stesso quando contempla il suo Verbo.

Trattando dell’amore coniugale, due sono gli estremi da evitare: uno è il rifiuto di riconoscere l’amore sessuale, l’altro sta nel dare troppa importanza all’attrazione sessuale. Il primo errore fu vittoriano; il secondo è freudiano. Per il Cristiano, il sesso è inseparabile dalla persona, e voler ridurre la persona a sesso è tanto stolto quanto voler ridurre la personalità a polmoni o a torace. Alcuni vittoriani, per la loro stessa educazione, negarono praticamente il sesso come una funzione della personalità; alcuni sessuofili dei tempi moderni negano la personalità e divinizzano il sesso.

L’animale maschio è attratto verso l’animale femmina, ma una personalità umana è attratta verso un’altra personalità umana. L’attrazione della bestia verso la bestia è fisiologica; l’attrazione dell’essere umano verso un altro essere umano è fisiologia, psicologica e spirituale. Lo spirito umano ha una sete d’infinito che il quadrupede non ha. Quest’infinito è, in realtà, Dio. Ma l’uomo può pervertire tale sete, mentre l’animale non può perché non ha il concetto dell’infinito. L’infedeltà, nella vita coniugale è in sostanza la sostituzione di un infinito con una successione di esperienze carnali finite. La falsa infinità di tale successione si sostituisce all’Infinità del Destino, che è Dio. La bestia è promiscua per una ragione del tutto differente da quella per cui è promiscuo l’uomo. Il falso piacere dato da nuove conquiste nel regno del sesso è il surrogato della conquista dello Spirito nel Sacramento del Matrimonio! Il senso di vuoto, di malinconia e di umiliazione è una conseguenza dell’incapacità di trovare soddisfazione infinita in ciò che è carnale e limitato. La disperazione è edonismo deluso. Gli spiriti più depressi sono quelli che cercano Dio in un falso dio!

Se l’amore non si eleva, precipita. Se, come la fiamma, non arde verso il sole, brucia alla base, distruggendosi. Se il sesso non ascende al paradiso, discende nell’inferno. Il corpo non può donarsi se l’anima non si dona. Coloro che ritengono di poter essere reciprocamente fedeli nell’anima ma infedeli nel corpo, dimenticano che queste due condizioni sono inseparabili. Il sesso isolato dalla personalità non esiste! Un braccio vivo e gesticolante staccato da un organismo vivente è un assurdo. L’uomo non ha funzioni organiche isolate dall’anima. La sua personalità forma un tutto unico. Non v’è nulla di più psicosomatico dell’unione di due esseri in una carne sola; nulla migliora o peggiora tanto una mente, una volontà. La separazione dell’anima dal corpo è la morte. Coloro che separano il sesso dallo spirito prefigurano la morte. Godere della personalità altrui attraverso la propria personalità, questo è amore. Il piacere della funzione animale attraverso la funzione animale di un altro è sesso separato dall’amore.

Il sesso è uno dei mezzi istituiti da Dio per l’arricchimento della personalità. È un principio fondamentale di filosofia che nella mente non v’è nulla che non sia stato prima avvertito dai sensi. Qualsiasi nostra conoscenza ci viene dal corpo. Come ci dice San Tommaso, noi abbiamo un corpo perché il nostro intelletto è debole. Come la mente si arricchisce mediante il corpo e i suoi sensi, così l’amore si arricchisce mediante il corpo e il suo sesso. Come in una lacrima su una guancia si può vedere riflesso un universo, così nel sesso si può vedere riflesso il ben più vasto mondo dell’amore. L’amore nel matrimonio monogamo implica il sesso; ma il sesso, nella sua accezione attuale, non significa né matrimonio né monogamia.

Ogni donna intende istintivamente la differenza tra sesso e amore, mentre l’uomo giunge a comprenderla più lentamente attraverso il ragionamento e la preghiera.

L’uomo è spinto dal piacere; la donna dal significato del piacere. Ella vede il piacere piuttosto come un mezzo, ossia come il prolungamento dell’amore e in lei stessa e nel suo bimbo. Come Maria all’Annunciazione, ella accetta l’amore che le viene presentato da un altro. A Maria, l’amore giunse direttamente da Dio per mezzo di un angelo; nel matrimonio, l’amore giunge indirettamente da Dio per mezzo di un uomo. Ma in ambedue i casi v’è un’accettazione, una sottomissione, un “fiat”: «Si faccia di me secondo la Tua parola» (Lc 1, 38). La donna pagana che non ha pensato consciamente a Dio è in realtà metà donna e metà sogno; la donna che considera l’amore un riflesso della Trinità è metà donna e metà Spirito e ha cura dell’opera creativa di Dio che avviene nel suo corpo. La pazienza viene in tal modo a unirsi all’accettazione. La donna accetta le esigenze dell’amore, come l’agricoltore accetta le esigenze della natura e attende, dopo la semina, il raccolto autunnale. Ma quando il sesso è divorziato dall’amore si ha l’impressione di essere stati fermati nell’anticamera del castello dell’amore e che al cuore sia stato negato l’ingresso nella cittadella dopo che ha oltrepassato il ponte. La tristezza e la malinconia sono il risultato di una così avversa sorte, poiché è proprio della natura dell’uomo l’essere triste quando è avulso da se stesso, o esteriorizzato senza aver potuto raggiungere nessuna delle sue mete più vicine. Vi è una correlazione molto più stretta di quanto molti non sospettino tra l’instabilità mentale e la visione animale del sesso. La felicità consiste nell’interiorità dello spirito, ossia nello sviluppo della personalità in intimo collegamento con un destino celeste. Chi nella vita non ha scopi è infelice; chi esteriorizza la propria vita ed è dominato, o soggiogato, da ciò che è al di fuori di lui, o estrinseca la propria energia senza comprenderne il mistero, è infelice fino alla malinconia. Si ha la sensazione di aver fame pur dopo aver mangiato, o di essere disgustati del cibo, perché questo non ha nutrito il corpo, nel caso di un individuo, o un altro corpo, nel caso del matrimonio.

Nella donna, questa tristezza è dovuta all’umiliazione di comprendere che là dove il matrimonio è soltanto sesso, il suo compito potrebbe essere assolto da qualsiasi altra donna; non v’è nulla di personale, nulla d’incomunicabile, e quindi nulla di dignitoso. Chiamata dalla natura che Dio ha radicata in lei a essere iniziata ai misteri della vita che hanno la loro origine in Dio, ella è condannata a rimanere sulla soglia come un semplice arnese o un semplice strumento di piacere, e non come una compagna d’amore. Due bicchieri vuoti non possono riempirsi l’un l’altro. Dev’esservi una fonte d’acqua oltre ai bicchieri perché questi possano comunicare tra loro. Bisogna essere in tre per poter realizzare l’amore.

Ciascuno è ciò che ama. L’amore si tramuta a somiglianza di ciò che ama. Se ama il paradiso, diventa celestiale; se ama il carnale fino a divinizzarlo, diventa corruttibile.

Il genere della nostra immortalità dipende dal genere dei nostri amori. Per dirla negativamente, chi vi dice ciò che egli non ama, vi dice anche ciò che egli è. Amor pondus meum: «L’amore è la mia gravitazione», disse Sant’Agostino. Questa lenta conversione di un soggetto in un oggetto, di un amante nel beneamato, del misero nel suo oro, del santo nel suo Dio, rivela l’importanza di amare le cose legittime. Quanto più nobili sono i nostri amori, tanto più nobile è il nostro carattere. Amare ciò che è inferiore all’umano è degradazione; amare l’umano per l’umano, è mediocrità; amare l’umano per il Divino, è arricchimento di sé; amare il Divino per ciò che è, è santità.

L’amore è trinità; il sesso è dualismo. Ma tra sesso e amore esistono molte altre differenze. Il sesso razionalizza; l’amore no. Il sesso deve giustificarsi con le statistiche o le inchieste tipo Kinsey Reports, con i «Ma Freud ci ha detto», oppure «Oggi nessuno ci crede più»; l’amore non ha bisogno di ragioni. Il sesso chiede alla scienza di difenderlo; l’amore non chiede mai: «Perché?». L’amore dice: «Ti amo». L’amore è la sua stessa ragione. «Dio è amore». Satana domandò un «Perché?» dell’amore di Dio nel Giardino del Paradiso. Qualsiasi razionalizzazione è artificiosa e non rivela mai la vera ragione.

Colui che infrange la Legge Divina e commettendo bigamia si trova fuori dal Corpo Mistico di Cristo, si giustificherà spesso dicendo: «Io non potevo accettare la Dottrina della Transustanziazione». Con ciò egli intende dire che non poteva più a lungo osservare il Sesto Comandamento. Milton scrisse un trattato astratto e apparentemente filosofico sulla Dottrina e Disciplina del Divorzio, nel quale giustificava il divorzio sul piano dell’incompatibilità. Ma la vera ragione non era quella da lui esposta nel suo libro; essa andava ritrovata nel fatto che egli desiderava passare a seconde nozze mentre era ancora viva sua moglie. L’importante non è ciò che dice la gente, ma perché lo dice. Troppi ritengono che sia solo per ignoranza che la gente non si avvicina a Dio; nella generalità dei casi è più giusto dire che la gente non si avvicina a Dio a causa della propria condotta. Nostro Signore disse: «il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odiala luce» (Gv 3,19-20.) Non è sempre il dubbio che va debellato, ma le cattive abitudini.

Da un altro punto di vista, il sesso persegue la parte; l’amore, la totalità. Il sesso è biologico e fisiologico e ha zone di appagamento ben definite. L’amore, al contrario, include tutte queste zone ma mira alla totalità della persona amata, vista cioè come una creatura composta di corpo e di anima e fatta a immagine e somiglianza di Dio. L’amore segue l’orologio e il suo scopo; il sesso si concentra sulla molla e trascura la vera missione dell’orologio. Il sesso elimina dalla persona amata tutto quanto non possa adattarsi alla sua libido carnale. Coloro che danno la supremazia al sesso sono quindi anti-religiosi.

L’amore, tuttavia, non si concentra su una funzione, ma sulla personalità. Un organo non include la personalità, ma la personalità include l’organo, il che è una variazione del tema: l’amore include il sesso, ma il sesso non include l’amore.

L’amore si concentra sul fine; il sesso sul secondario. L’amore si volge verso qualcun’altro per il conseguimento della perfezione altrui; il sesso si volge verso se stesso per il conseguimento dell’autosoddisfazione. Il sesso adula l’oggetto non perché questo sia elogiabile in se stesso, bensì per sollecitarlo: sa come accattivarsi amicizie e influenzare le persone. Le menti più sane rifuggono dall’adulazione perché scorgono l’egotismo dietro lo schermo dell’altruismo. Nel sesso, l’ego sostiene di amare l’altro ego, ma ciò che esso veramente ama è la possibilità del proprio piacere nell’altro ego. L’altra persona è necessaria perché l’egotista ritorni su se stesso.

L’egotista si trova costantemente circondato dal non-essere, dalla mancanza di scopo e di significato; ha la sensazione di essere sfruttato. Rifiutando di associarsi a una qualsiasi altra cosa, ben presto si accorge che nulla gli appartiene: il mondo intero è contro di lui! Invece l’amore, che mette in risalto l’oggetto, finisce per allargare sempre di più la cerchia delle sue parentele. L’amore è così forte da trascendere la meschinità con la devozione e con la negligenza di sé. Nella storia, le sole cause che muoiono sono quelle per le quali gli uomini rifiutano di morire.

Quanto più l’amore cresce, tanto più i suoi occhi si aprono ai bisogni degli altri, all’infelicità degli uomini e alla compassione.

Il rimedio per tutte le sofferenze della mente moderna sta nell’ingrandire il cuore per mezzo dell’amore, il quale si trascura in quanto soggetto e comincia ad amare il prossimo in quanto fine. Ma chi vive per se stesso scoprirà a un certo momento che i suoi simili, la natura, e Dio sono tutti contro di lui. Il cosiddetto «complesso di persecuzione» è il risultato dell’egotismo. Il mondo appare ostile a chi vuole tutto per sé.

Il sesso è mosso dal desiderio di colmare un momento tra l’avere e il non avere. È un’esperienza come guardare un tramonto, o far girare i propri pollici per passare il tempo. Dopo ogni esperienza, il sesso si riposa, perché per il momento è sazio, e aspetta quindi la riapparizione di una nuova brama o passione da soddisfare su un oggetto totalmente diverso. L’amore è contrario a questo atteggiamento, poiché non vi scorge che l’uccisione degli oggetti amati al fine dell’autosoddisfazione. Il sesso vuol far volare gli uccelli, ma senza dar loro un nido; procurare le emozioni del cuore, ma non un focolare; trasformare tutti in naviganti, ma in naviganti senza porti. Invece di perseguire un Infinito che è fisso, sostituisce la falsa infinità di non trovare mai soddisfazione.

L’infinito diventa allora non già il possesso dell’amore ma la ricerca infruttuosa dell’amore, che è la base di tante psicosi e neurosi. L’infinito diventa allora inquietudine, una giostra del cuore che gira solamente per girare ancora. Il vero amore, al contrario, ammette la necessità, la sete, la passione, la brama, ma ammette anche una costante soddisfazione adesiva a un valore che trascende il tempo e lo spazio. L’amore si unisce all’essere e in tal modo diventa perfetto; il sesso si unisce al non-essere e si trasforma così in irritazione e ansietà. Nell’amore, la povertà s’integra nella ricchezza; il bisogno nel compimento; il desiderio nella gioia; la caccia nella cattura. Ma il sesso è privo della gioia dell’offerta. Il lupo non offre nulla quando ammazza l’agnello. Manca la gioia dell’oblazione, poiché per sua natura l’egotista persegue l’inflazione. L’amore dà per ricevere. Il sesso riceve per non dare. L’amore è il contatto dell’anima con un’altra per il conseguimento della perfezione; il sesso è il contatto del corpo con un altro per il conseguimento della sublimazione.

Un corpo può esaurirsi, ma non può nutrirsi. Se l’uomo avesse solamente bisogno di nutrirsi, potrebbe divorare l’amore come divora il cibo. Ma avendo uno Spirito che ha bisogno dell’Amore Divino come forza unificatrice, non può mai soddisfarsi divorando l’amore di un’altra persona. Una patata ha una natura; un uomo è una persona. La prima può essere distrutta in quanto è un mezzo per un fine; l’essere umano no. Il sesso trasforma l’uomo in un vegetale e riduce una persona in un animale. Il sesso stimola l’appetito là dove più sazia, poiché la persona ha bisogno della persona, e una persona è una persona solamente quando è considerata a immagine di Dio.

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“Avete mai osservato che i santi temono l’inferno; ma non lo negano mai; mentre i grandi peccatori negano l’inferno; ma non lo temono mai?” Beato Fulton J. Sheen

Avete mai osservato che i santi temono l’inferno; ma non lo negano mai; mentre i grandi peccatori negano l’inferno; ma non lo temono mai?

PERCHÉ I MODERNI NEGANO L’INFERNO?

Perché i moderni negano il peccato. Se negate la colpevolezza umana, voi dovete negare anche il diritto d’uno stato a giudicare un criminale, e inoltre il diritto di condannarlo alla prigione. Una volta che voi negate la sovranità della legge, dovete necessariamente negare la punizione. Una volta negata la sovranità di Dio, si deve negare anche l’inferno. […]

La ragione basilare per la quale i moderni non credono nell’inferno consiste nel fatto che essi realmente non credono nella libertà del volere e nella responsabilità. Credere nell’inferno è affermare che non sono indifferenti le conseguenze delle buone e delle cattive azioni. […] È tanto difficile costruire una nazione libera,senza giudici e senza prigioni, quanto è difficile costruire un mondo libero, senza giudizio e senza inferno.

Uno stato non può esistere sulla base di un cristianesimo liberale che nega il contenuto di quelle parole che dirà Cristo nel giudizio finale: “Via da me, voi maledetti, nel fuoco eterno, che fu preparato per il demonio e i suoi seguaci” (S. Matteo, 25, 41). […]

I moderni negano l’inferno anche perché hanno timore della propria coscienza. Avete mai osservato che i santi temono l’inferno; ma non lo negano mai; mentre i grandi peccatori negano l’inferno; ma non lo temono mai?

I moderni si costruiscono un credo secondo il modo con cui vivono; piuttosto che costruirsi un modo secondo cui vivere. Il demonio non è mai tanto forte come quando riesce a indurre i materialisti e gli scettici a dipingerlo con le vesti rosse, una coda attorcigliata e un lungo forcone in mano, è come se avesse fatto dimenticare per sempre la verità profonda e tremenda che egli è un angelo decaduto.

I moderni che non vivono in accordo con la propria coscienza, hanno bisogno d’una religione che abbia questi caratteri: una religione senza Croce, un Cristo senza Calvario, un regno senza Giustizia, una comunità con un “gentile ecclesiastico che non nomina mai l’inferno, per non urtare le orecchie delicate”.

Coloro che dicono di essere Cristiani, o che limitano il cristianesimo al discorso del monte, sono invitati a non dimenticare che Nostro Signore chiude quel discorso, che occupa i capi quinto, sesto e settimo del vangelo di Matteo, con queste parole: “Ogni albero che non fa buon frutto, è tagliato e gettato nel fuoco. Voi li conoscerete dunque dai frutti. Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno nel giorno del giudizio: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato in nome tuo e in nome tuo non abbiamo cacciato i demoni, e fatto in nome tuo molte opere potenti? E io allora dirò loro apertamente: Io non vi conobbi mai. Andatevene da me, voi tutti operatori d’iniquità” (7, 19-23).

Nel vangelo di San Marco poi si legge: “Se la tua mano ti fa cadere in peccato, mozzala; è meglio per te entrare monco nella vita, che avere due mani e andare nella Geenna, dove il verme (del rimorso) non muore e il fuoco non si spegne. E se il tuo piede ti fa cadere in peccato, mozzalo. È meglio per te entrare zoppo nella vita che avere due piedi ed essere gettato nella Geenna. E se il tuo occhio ti fa cadere in peccato, cavatelo. È meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che averne due ed essere gettato nella Geenna, dove il verme non muore e il fuoco non si estingue” (9, 42-48). […]

In ultima analisi, le anime vanno all’inferno per questa unica ragione: perché si rifiutano di amare. Se le anime vanno all’inferno perché trasgrediscono i comandamenti di Dio, in qual modo esse si rifiutano di amare? Dio non proibisce la menzogna, l’assassinio, l’impurità, l’adulterio per divertire se stesso. Questi non sono comandamenti arbitrari. Egli proibisce queste azioni, perché esse fan del male a noi: perché esse sono un segno del nostro anti-amore. […]

Come il Paradiso è l’eterna benedizione guadagnata da chi s’è spogliato del proprio egoismo e s’è rivestito di amore, così l’inferno è l’eterna maledizione, guadagnata da chi s’è fatto pienamente auto-centrista e detestabile. IL PARADISO È COMUNITÀ; L’INFERNO È SOLITUDINE.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Vi presento la religione”; titolo originale: A Preface to Religion, 1950; traduzione dall’inglese di Antonio Cojazzi, Torino, Borla Editore, 1952, pp. 133-136):

“La Croce stabilisce in noi una più grande somiglianza con Cristo” Beato Columba Marmion

-La Croce stabilisce in noi una più grande somiglianza con Cristo-

Non temiamo la tentazione; Dio ne fa scaturire il nostro profitto, quando vi resistiamo, poiché essa è l’occasione di una vittoria che ci consolida nell’amore di Dio. Né temiamo le prove; noi possiamo attraversare grandi difficoltà, subire gravi contraddizioni, sopportare profonde sofferenze, ma dal momento che ci mettiamo a servire Dio per amore, queste difficoltà, queste contraddizioni e queste sofferenze servono di alimento all’Amore. Quando si ama Dio, si può sentire la Croce; Dio stesso ce la fa sentire di più man mano che avanzeremo, perché la Croce stabilisce in noi una più grande somiglianza con Cristo. Ma si ama allora, se non la Croce in se stessa, almeno la Mano di Gesù che la pone sulle nostre spalle, poiché questa Mano ci dà pure l’unzione della Grazia per sopportare il nostro fardello. L’Amore è un’arma potente contro le tentazioni e una forza invincibile nelle avversità. Non ci lasciamo abbattere dalle nostre miserie, dalle imperfezioni che deploriamo. Esse non impediscono lo svolgersi della Grazia in noi, poiché “Dio conosce di che fango siamo formati” (Salmo 102,14). Esse costituiscono il retaggio della nostra natura umana e la feconda radice dell’umiltà. Portiamo pazienza con noi stessi in questa ricerca, tuttavia incessante, della perfezione.

(Beato Columba Marmion, da “Cristo Vita dell’Anima”.)

“LO SCANDALO DEL PAPA PECCATORE” Beato Fulton J. Sheen

-LO SCANDALO DEL PAPA PECCATORE-

E ora, per parlare di uno dei maggiori scandali nella Chiesa, lasciate che si chieda: “Come potè essere un uomo perverso, Papa Alessandro VI, il Vicario infallibile di Cristo e capo della Sua Chiesa?”

La soluzione è nel Vangelo. Il Signore cambiò il nome di Simone in Pietro e lo fece la Pietra, la Roccia, sulla quale avrebbe costruito ciò che Egli chiamò la Sua Chiesa. Fece, allora, una distinzione che ben pochi hanno mai notato: Egli distinse fra “infallibilità”, o immunità dall’errore, e “impeccabilità” o immunità dal peccato. L’infallibilità è l’impossibilità di insegnare il male; l’impeccabilità, è l’impossibilità di fare il male. Il Signore fece Pietro infallibile, ma non impeccabile.

Subito dopo aver confermato che Pietro aveva le chiavi del Cielo e autorità di legare o sciogliere, il Signore Gesù disse agli apostoli che: “Egli doveva andare a Gerusalemme ed essere ucciso” (Matteo 16-21). Il povero debole Pietro, così umano e orgoglioso della sua autorità appena ricevuta, si avvicina allora a Gesù e comincia a rimproverarlo: “Non sia mai vero, Signore; questo non ti accadrà mai”. E allora Gesù gli disse: “Vattene lontano da me Satana; tu mi sei di scandalo perché tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini” (Matteo 16-23). Poco prima, Pietro era stato chiamato “Roccia”, ora Satana!

Il Signore gli aveva voluto dire: “Quale Pietra su cui edifico la Mia Chiesa, qualunque cosa tu dica, con l’aiuto di Dio, sarai come Roccia preservata dall’errore; ma come Simone, figlio di Giovanni, come uomo, tu sei tanto fragile nella carne e così pronto al peccato, che puoi divenire simile a Satana. Nel tuo ministero sei infallibile; ma come uomo, Simone sei peccatore. Pietro, il potere che detieni è mia fattura; Simone, la tua debolezza a peccare è tua fattura”.

È così difficile afferrare questa distinzione fra l’uomo e la sua funzione? Se un poliziotto mentre dirige il traffico, alza la mano per fermare, voi vi arrestate anche sapendo che egli, a casa, picchia sua moglie. Perché? Perché fate distinzione tra la sua funzione di rappresentante della legge e la sua stessa persona. Sono certo che il Signore permise la caduta di Pietro, subito dopo avergli concesso il dono del Supremo Potere, per ricordare a lui ed a tutti i suoi successori, che l’infallibilità avrebbe fatto parte della sua carica; ma la virtù avrebbe dovuto essere conquistata dal suo sforzo personale sorretto dalla Grazia di Dio. Sia dolce o monotona o suadente, anche se pronunciata con cattivo accento e con errori grammaticali, noi non guardiamo al tono della sua voce, ma al messaggio che ci annuncia: “Parla, o Signore, che il tuo servo ti ascolta” (1 Samuele 3, 9).

(Beato Fulton J. Sheen, da “Ancore sull’abisso – Radiomessaggio del 29 Gennaio 1950”)

“Gli scandali del Corpo Mistico di Cristo, della Chiesa, non possono distruggere la Sua Santità “sostanziale” più di quanto la Crocifissione non abbia distrutto l’integrità del Corpo Fisico di Cristo” Beato Fulton J. Sheen

-Gli scandali del Corpo Mistico di Cristo, della Chiesa, non possono distruggere la Sua Santità “sostanziale” più di quanto la Crocifissione non abbia distrutto l’integrità del Corpo Fisico di Cristo

“Beato è colui che non si sarà scandalizzato di Me” (Matteo 11;6)

Non si è mai potuto pretendere che il Corpo Mistico di Cristo, la Chiesa, potesse andare esente da scandali perché Gesù stesso ne fu il primo.

Fu scandalo enorme per coloro che lo sapevano Dio, vederlo crocifiggere e riportare un’apparente disfatta, nel momento in cui i suoi nemici lo sfidavano a provare la sua Divinità, scendendo dalla Croce. Così non può meravigliare che Egli dovesse esortare i suoi seguaci a non scandalizzarsi in Lui.

Se la natura umana del Signore poté sopportare una tale disfatta fisica sulla Croce fino ad essere ragione di scandalo, perché dobbiamo pensare che il Suo Corpo Mistico dovrebbe essere immune da scandali se esso è formato da noi poveri mortali? Egli permise che la fame, la sete, la morte potessero affliggere il Suo Corpo Fisico, perché non dovrebbe Egli permettere che debolezze mistiche e morali, come la perdita della fede, il peccato, le eresie, gli scismi e i sacrilegi potessero intaccare il Suo Corpo Mistico?

L’accadere di questi fatti non nega la natura intimamente Divina della Chiesa più di quanto la Crocifissione del Signore neghi che Egli sia Dio.

Se le nostre mani sono sporche, non vuol dire che tutto il nostro corpo sia contaminato. Gli scandali del Corpo Mistico di Cristo, della Chiesa, non possono distruggere la Sua Santità “sostanziale” più di quanto la Crocifissione non abbia distrutto l’integrità del Corpo Fisico di Cristo.

La profezia del Vecchio Testamento, avverata sul Calvario, diceva che non una delle sue ossa sarebbe stata spezzata. La Sua Carne sarebbe stata appesa alla Croce, quasi straccio di porpora ad avvolgerlo. Le ferite, quali mute bocche doloranti, avrebbero gridato la loro sofferenza col Sangue, le mani ed i piedi trafitti avrebbero lasciato scorrere torrenti di Vita e di Redenzione, ma la Sua “Sostanza”, le Sue ossa, sarebbero rimaste intatte. Così è per la Chiesa. Non una delle sue ossa sarà spezzata; la sostanza della Sua dottrina sarà sempre pura, nonostante la fragilità della carne di qualche suo dottore; la sostanza della Sua disciplina sarà sempre giusta, nonostante la ribellione di qualche discepolo; la sostanza della Sua fede sarà sempre Divina, nonostante la carnalità di alcuni suoi fedeli. Le sue ferite non saranno mai mortali, perché la Sua Anima è Santa ed immortale dell’immortalità dell’Amore Divino, che, in lingue di fuoco vivo, scese sul Suo Corpo nel giorno della Pentecoste.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Ancore sull’abisso – Radiomessaggio del 29 Gennaio 1950”)

“I nostri nemici, se ci deridono e ci tormentano è perché sanno che noi possediamo qualcosa che a loro manca, è perché la nostra Fede è un rimprovero al loro male” Beato Fulton J. Sheen

I nostri nemici, se ci deridono e ci tormentano è perché sanno che noi possediamo qualcosa che a loro manca, è perché la nostra Fede è un rimprovero al loro male. In fondo essi sospirano la nostra pace e vorrebbero cambiare i loro dubbi nella nostra fiducia in Dio. Essi ci invidiano perché vogliono ciò che noi abbiamo, ma al loro prezzo, non a quello di Gesù: vogliono la nostra Fede senza la Croce.

Cerchiamo di capire la loro psicologia e di avere pazienza con loro. Le maggiori obbiezioni non provengono dalla loro ragione, ma dalla loro condotta o dal modo in cui vivono. Perlopiù essi protestano, discutono e deridono perché hanno un profondo desiderio di compiere qualche azione contro il principio che stanno combattendo. Probabilmente senza ancora aver amato il Divino, essi temono inconsciamente di innamorarsi di Gesù, perché in Lui tutto attrae.

Quando un malvagio odia un’anima innamorata di Gesù, dimostra di sapere che quell’amore è una sentenza negativa al male che lo tormenta.

Voglia Dio che non sia lontano il giorno in cui coloro che perseguitano, amino; perché l’odio altro non è che amore capovolto.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Ancore sull’abisso. Radiomessaggio del 1 Gennaio 1950”)

“Niente è più efficace contro la tentazione, del ricordo della Croce di Cristo” Beato Columba Marmion

La Grazia Divina è il soccorso che deve aiutarci a vincere la tentazione; ma noi dobbiamo domandarla nella preghiera.
Niente è più efficace contro la tentazione, del ricordo della Croce di Cristo…

Preghiamo dunque Cristo di essere il nostro sostegno nella lotta contro il demonio, contro il mondo, suo complice, contro la carne e la concupiscenza che è in noi.

Come gli apostoli sballottati sulla barca dalla tempesta, gridiamo verso di Lui: “Signore Gesù, aiutateci perché senza di Voi noi moriamo”. Stendendo la mano, Cristo ci salverà.

Un’anima, che cerca di restare unita a Cristo per mezzo della fede, è al disopra delle sue passioni, al disopra del mondo e dei demoni. Tutto può sollevarsi in lei, attorno a lei. Cristo la terrà, per mezzo della sua Forza Divina, al disopra di tutti gli assalti.

(Beato Columba Marmion, da “Cristo Vita dell’Anima”.)

 

“CON IL PECCATO MORTALE CROCIFIGGIAMO E UCCIDIAMO GESÙ” Beato Columba Marmion

-CON IL PECCATO MORTALE CROCIFIGGIAMO E UCCIDIAMO GESÙ-

Se vogliamo sapere ciò che Dio pensa del peccato, guardiamo Gesù nella sua passione.

Quando vediamo Dio colpire il Figlio suo che ama infinitamente con la morte sulla croce, noi possiamo comprendere che cosa sia il peccato agli occhi di Dio.

Oh! Se potessimo comprendere nell’orazione che per tre ore Gesù ha gridato a suo Padre: “Se è possibile, Padre, che questo calice si allontani da me” e che la risposta del Padre è stata: “No!”; se potessimo comprendere che Gesù ha dovuto pagare il debito fino all’ultima goccia del suo Sangue; se potessimo capire questo, noi avremmo un santo orrore del peccato. Come doveva essere necessariamente potente l’odio di Dio Padre per il peccato perché colpisse così il Figlio Gesù senza misura, perché lo schiacciasse sotto la sofferenza e l’ignominia.

L’anima che commette deliberatamente il peccato mortale, porta la sua parte ai dolori e agli oltraggi che piombano su Cristo. Ha versato la sua amarezza nel calice presentato a Gesù durante l’agonia. Era con Giuda per tradirlo; con i soldati per coprire di sputi la sua faccia Divina, per bendargli gli occhi e schiaffeggiarlo; con Pietro per rinnegarlo; con Erode per deriderlo; con la folla per reclamare furiosamente la sua morte; con Pilato per condannarlo vilmente con un giudizio iniquo. Era coi Farisei che coprivano Cristo spirante col veleno del loro odio insaziabile; coi Giudei per burlarsi di Lui e sopraffarlo di sarcasmi..

Questa è l’opera dell’anima che rifiuta di sottomettersi alla Legge Divina; essa cagiona la morte del Figlio Unico di Dio, di Gesù Cristo. Se un giorno noi abbiamo avuto la disgrazia di commettere volontariamente un solo peccato mortale, noi siamo stati come quell’anima. Noi possiamo dire: “La passione di Cristo è opera mia. O Gesù, inchiodato sulla croce, voi siete il pontefice santo, immacolato, la vittima innocente e senza macchia; ed io, sono peccatore!”

Il peccatore inoltre uccide nell’anima la Vita Divina, la Grazia, e spezza l’unione che Cristo vuole avere con noi.

(Beato Columba Marmion, da “Cristo Vita dell’Anima”.)