San Francesco di Sales : “Nessuno vedrà Dio se non è casto, nessuno abiterà nella sua santa tenda se non è puro di cuore”

 

Dalla FILOTEA di San Francesco di Sales

LA NECESSITA’ DELLA CASTITA’

La castità è il giglio delle virtù; rende gli uomini simili agli Angeli. Niente è bello se non è puro, e la purezza degli uomini è la castità. Alla castità si dà il nome di onestà, e alla sua conservazione, onore, Viene anche chiamata integrità e il contrario corruzione. Gode di gloria tutta speciale perché è la bella e splendida virtù dell’anima e del corpo.

Non è mai permesso prendere piaceri impudichi dai nostri corpi, poco importa in che modo. Li legittima soltanto il matrimonio che, con la sua santità, compensa il discredito insito nel piacere. Anche nel matrimonio bisogna avere cura che l’intenzione sia onesta, perché se ci dovesse essere qualche sconvenienza nel piacere che si prende, ci sia sempre l’onestà nell’intenzione che lo ha cercato.

Il cuore casto è come la madreperla, che può ricevere soltanto le gocce d’acqua che scendono dal cielo, giacché può accogliere soltanto i piaceri del matrimonio, che viene dal cielo. Fuori da ciò non deve nemmeno tollerare il pensiero voluttuoso, volontario e prolungato.

Come primo grado in questa virtù, Filotea, guarda di non accogliere in te alcun genere di piacere inammissibile e proibito, quali sono tutti quelli che si prendono fuori del matrimonio, o anche nel matrimonio, se si prendono contro le regole del matrimonio.

Come secondo grado, taglia, per quanto ti sarà possibile, anche i piaceri inutili e superflui, benché permessi e leciti.

Per il terzo, non legare il tuo affetto ai piaceri e alle soddisfazioni che sono comandate e prescritte; è vero che bisogna prendere i piaceri necessari, ossia quelli che sono legati al fine e alla natura stessa del santo matrimonio, ma non per questo devi impegnare in essi il cuore e lo spirito.

Del resto, tutti hanno molto bisogno di questa virtù. Coloro che vivono nella vedovanza devono avere una castità coraggiosa, che non soltanto disprezza le occasioni presenti e le future, ma resiste alle fantasie che i piaceri leciti provati nel matrimonio possono suscitare nel loro spirito, che per questo sono più sensibili alle suggestioni poco oneste.

E’ questa la ragione per cui S. Agostino ammira la purezza del suo caro Alipio, che aveva completamente dimenticato e non teneva in alcun conto i piaceri carnali, che aveva conosciuto, almeno in parte, nella sua giovinezza. Prendi a paragone i frutti: un frutto sano e intero può essere conservato o nella paglia o nella sabbia o nelle proprie foglie; ma una volta intaccato, è impossibile conservarlo se non facendone marmellata con l’aggiunta di miele o di zucchero; così avviene per la castità non ancora ferita e contaminata: sono tanti i modi per conservarla, ma una volta intaccata, può conservarla soltanto una devozione eccellente che, come ho detto spesso, è l’autentico miele e lo zucchero delle anime.

Le vergini hanno bisogno di una devozione semplice e delicata, per bandire dal loro cuore ogni genere di pensieri curiosi ed eliminare con un disprezzo totale ogni genere di piacere immondo che, a essere sinceri, non meritano nemmeno di essere considerato dagli uomini, visto che i somari e i porci li superano in questo campo.

Quelle anime pure stiamo bene attente; senza alcun dubbio dovranno sempre avere per certo che la castità è incomparabilmente molto meglio di tutto ciò che le è contrario; il nemico, infatti, dice S. Girolamo, spinge fortemente le vergini al desiderio di provare il piacere. A tal fine lo rappresenta loro molto più attraente e delizioso di quanto non sia; questo le turba molto, dice quel Padre, perché pensano che quello che non conoscono sia più dolce.

La piccola farfalla ci è maestra: vedendo la fiamma così bella vuol provare se non sia altrettanto dolce; e, spinta da questo desiderio, non si arrende finché, alla prima prova, ci rimane. I giovani agiscono allo stesso modo: si lasciano talmente affascinare dal falso e vuoto luccichio delle fiamme del piacere che, dopo averci girato intorno con mille pensieri curiosi, finiscono per cadere e perdersi. In questo sono più sciocchi delle farfalle, perché quelle, in una certa misura, hanno motivo di pensare che il fuoco sia anche buono perché è veramente bello; mentre questi sanno bene che quello che vogliono è disonesto, ma non per questo tagliano la stima folle ed esagerata che hanno del piacere.

Per gli sposati dico che è sicuro, anche se la gente comune non riesce a pensarlo, che la castità è loro molto necessaria; per essi non consiste nell’astenersi in modo totale dai piaceri carnali, ma nel sapersi moderare. Ora, a mio parere, il comando: Adiratevi e non peccate, è più difficile di quest’altro: Non adiratevi affatto. Riesce più facile evitare la collera che controllarla. Lo stesso si può dire dei piaceri carnali: è più facile astenersene completamente che essere moderati.

E’ vero che la grazia del sacramento del matrimonio dà una forza particolare per attenuare il fuoco della concupiscenza, ma la debolezza di coloro che ne usufruiscono passa facilmente alla permissività, poi alla dissoluzione, dall’uso all’abuso.

Molti ricchi sono ladri, non per bisogno, ma per avarizia. Così molta gente sposata ruba piaceri disordinati solo per mancanza di padronanza e lussuria, benché abbiano un campo legittimo sufficientemente ampio nel quale muoversi; la loro concupiscenza assomiglia a un fuoco fatuo, che balla qua e là senza fermarsi in alcun luogo.

E’ sempre pericoloso prendere medicine troppo forti, perché qualora se ne prenda più della giusta dose, o anche se la medicina non è stata ben preparata, ce ne viene del danno: il matrimonio è stato istituito, in parte, anche quale rimedio della concupiscenza; senz’altro è un rimedio di ottima efficacia, ma , attenzione, perché è molto forte, di conseguenza può essere molto pericoloso se non è usato con discrezione.

Aggiungo che i casi della vita, oltre alle lunghe malattie, spesso separano i mariti dalle mogli. Ecco perché gli sposati hanno bisogno di due generi di castità: la prima, per essere capaci di vivere in astinenza assoluta quando sono separati, nelle occasioni cui ho appena accennato; la seconda, per essere capaci di moderarsi, quando vivono insieme.

S. Caterina da Siena vide tra i dannati dell’inferno molti che erano tormentati con supplizi particolarmente atroci per avere profanato la santità del matrimonio: e questo era loro capitato, diceva, non per la gravità del peccato in sé, perché gli omicidi e le bestemmie sono più gravi, ma perché coloro che li avevano commessi vi avevano preso l’abitudine senza più farci caso, e così avevano persistito negli stessi per lungo tempo.

Vedi dunque che la castità è necessaria a tutti. Procura di essere in pace con tutti, dice l’Apostolo, e di possedere la santità senza di cui nessuno vedrà Dio. Ora, per santità, secondo S. Girolamo e S. Giovanni Crisostomo, intende la castità.

Filotea, è proprio vero, nessuno vedrà Dio se non è casto, nessuno abiterà nella sua santa tenda se non è puro di cuore; e, come dice il Salvatore stesso: I cani e i peccatori di sensualità ne saranno esclusi, e beati i puri di cuore perché vedranno Dio.

San Francesco di Sales : “Dio è il Dio del cuore umano” “Dio è Dio perché ci ama”

 

Se l’uomo pensa con un po’ di attenzione alla divinità, immediatamente sente una qual dolce emozione al cuore, il che prova che Dio è il Dio del cuore umano.

Non è possibile che un uomo che pensa intensamente a Dio, anche soltanto per riflessione naturale, non provi uno slancio d’ amore, per segreta inclinazione della nostra natura, presente in fondo al cuore.

È verissimo che questo fondo del cuore è riservato a Dio solo e solo lui può penetrarlo.

La volontà ha una tale convenienza con il bene, che appena lo scorge si volge dalla sua parte per compiacersi in lui.

 

Dio è Dio perché ci ama

Vedi, mia cara Filotea, è certo che il cuore del nostro caro Gesù vedeva il tuo, dall’albero della  croce, e l’amava e con quest’amore gli otteneva tutti i beni che tu avrai e tra gli altri, le nostre risoluzioni. Si, cara Filotea, noi possiamo tutti dire come Geremia: O Signore, prima che io fossi, tu mi guardavi e mi chiamavi per nome, poiché veramente la sua divina bontà preparò nel suo amore e nella sua misericordia tutti i mezzi generali e particolari, della nostra salvezza, e di  conseguenza le nostre risoluzioni. Si, senza dubbio: come una donna incinta prepara le fasce e la biancheria e anche una nutrice per il bimbo che spera di fare, anche se ancora non è venuto al  mondo, così Nostro Signore avendo la sua bontà gonfia e incinta di te, pretendendo di partorirti alla salvezza e di renderti sua figlia, preparò sull’albero della croce tutto ciò che occorreva per te: la tua  culla spirituale, la tua biancheria e le tue fasce, la tua nutrice e tutto ciò che era conveniente alla tua felicità. Sono tutti i mezzi, le attrazioni, le grazie con le quali egli conduce la tua anima e la vuol trarre alla sua perfezione. 

Ah, mio Dio! Come dobbiamo profondamente custodire tutto ciò nella memoria: è possibile che io sia stata amata e tanto dolcemente amata dal mio Salvatore, che stava pensando a me in particolare e in tutte le piccole circostanze con le quali mi ha attratta a lui? E quanto dunque dobbiamo amare, aver caro e ben usare tutto questo per la nostra utilità! Ciò è ben dolce: quest’amorevole cuore del mio Dio pensava a Filotea, l’amava e le procurava mille mezzi di salvezza, come se non avesse avuto altra anima al mondo cui pensare, proprio come il sole che illuminando un luogo della terra non lo illumina meno di un altro, come se illuminasse quello solo; infatti, Nostro Signore pensava e si curava di tutti i suoi cari figli, in modo che pensava ad ognuno di noi come se non avesse dovuto pensare a tutto il resto. Egli mi ha amato, dice san Paolo, e si è donato per me (Gal.2, 20), come se dicesse: per me solo, come se non avesse fatto niente per il resto. Ciò, Filotea, deve essere impresso nella tua anima, per avere ben caro e nutrire il tuo proposito che è costato così caro al cuore del Salvatore.

Considera l’amore eterno che Dio ti ha portato, perché già prima che Nostro Signore Gesù in quanto uomo soffrì in Croce per te, la sua divina Maestà aveva te in progetto nella sua sovrana bontà e ti amava estremamente. Ma quando cominciò ad amarti? Cominciò quando cominciò a essere Dio. E quando cominciò a essere Dio? Mai perché lo è stato sempre senza inizio e senza fine e così egli ti ha amato fin dall’eternità; per questo ti preparava le grazie e i favori che ti ha fatto.

San Francesco di Sales, Introduzione alla Vita devota, V, 13-14

 

L’amore è la vita del nostro cuore e come il contrappeso muove tutti i pezzi mobili di un  orologio, così l’amore dà all’anima tutti i movimenti che lei ha. Tutti i nostri affetti seguono il nostro amore e secondo questo noi desideriamo, ci dilettiamo, speriamo, ci disperiamo, temiamo, ci incoraggiamo, odiamo, fuggiamo, ci rattristiamo, andiamo in collera, trionfiamo.

…Quando dunque il divino amore regna nei nostri cuori egli sottomette realmente tutti gli altri amori della volontà e quindi tutti gli affetti di questa che naturalmente seguono gli amori; poi doma l’amore sensuale e riducendolo alla sua obbedienza trae appresso a questo tutte le passioni  sensuali. Insomma questa sacra dilezione è l’acqua salutare della quale Nostro Signore diceva: Chi berrà l’acqua che gli darò non avrà mai sete. No, veramente, Teotimo, chi avrà l’amor di Dio un po’ abbondantemente non avrà più né desiderio, né timore, né speranza, né coraggio, né gioia se non  per Dio, e tutti i suoi movimenti saranno racchiusi in questo solo amore celeste.

San Francesco di Sales, Trattato dell’amor di Dio, XI, 20