Il Cattolicesimo modernista, il mondo e il Demonio vogliono distruggere il fatto salvifico, il sacrificio della CROCE di Cristo e quindi cancellare la coscienza del peccato rendendo vana la redenzione e l'opera di salvezza di Gesù, il nostro Salvatore.
Ma noi veri cristiani AMIAMO e ADORIAMO la croce!
LEON BLOY: ”La semplice verità cattolica consiste nel bisogno assoluto di soffrire per essere salvati" ”Allora ha inizio una lotta terribile tra il cuore dell’uomo che vuole fuggire per mezzo della sua libertà ed il cuore di Dio che vuole farsi padrone, con la Sua potenza, del cuore dell’uomo"
“Verranno giorni in cui nella cristianità si tenterà di risolvere il fatto salvifico in una mera serie di valori”, (Vladimir Soloviev, I tre dialoghi e il racconto dell’anticristo.)
GEORGE BERNANOS: “Dio non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale” “Voi la vostra fede non l’avete vissuta e allora essa è diventata astratta, è come disincarnata. Forse è in questa disincarnazione del Verbo la sorgente delle nostre disgrazie."
“Una cristianità non si nutre di marmellata più di quanto se ne nutra un uomo. Il buon Dio non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale. Ora, il nostro povero mondo rassomiglia al vecchio padre Giobbe, pieno di piaghe e di ulcere, sul suo letame. Il sale, su una pelle a vivo, è una cosa che brucia. Ma le impedisce anche di marcire.”( George Bernanos, Il diario di un curato di campagna )
PREGHIERA AL CRISTO SOFFERENTE:
Cado alle tue ginocchia ,Signore, per adorarti;
ti rendo grazie, Dio di bontà; t'imploro, Dio di santità.
Davanti a te, piego le ginocchia.
Tu ami gli uomini e io ti glorifico, o Cristo, Figlio
unico e Signore di tutte le cose, che solo sei senza
peccato: hai voluto subire, per me peccatore e indegno,
la morte, e la morte di croce.
In tal modo hai liberato le anime dai lacci del male.
Che cosa ti darò in cambio, Signore, per tanta bontà?
Gloria a te, o amico degli uomini!
Gloria a te, misericordioso!
Gloria a te, longanime!
Gloria a te, che assolvi i peccati!
Gloria a te, che sei venuto per salvare le nostre anime!
Gloria a te, che ti sei fatto carne nel seno della Vergine!
Gloria a te, che fosti legato!
Gloria a te, che fosti flagellato!
Gloria a te, che fosti schernito!
Gloria a te, che fosti inchiodato alla croce!
Gloria a te, che fosti seppellito e sei resuscitato!
Gloria a te, che fosti predicato agli uomini, e in te essi hanno creduto!
Gloria a te, che sei salito al cielo!
Gloria a te, che sei seduto alla destra del padre:
ritornerai con la maestà del Padre e con i santi angeli,
per giudicare in quell'ora spaventosa e terribile
tutte le anime che hanno disprezzato la tua santa Passione.
Le potenze del cielo saranno scosse; tutti gli Angeli,
gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini appariranno
con timore e tremore davanti alla tua gloria:
le fondamenta della terra vacilleranno e tutto ciò che
ha un'anima fremerà davanti alla tua maestà sovrana.
In quell'ora, la tua mano mi ripari sotto le tue ai:
per salvare l'anima mia dal fuoco terribile, dallo stridore
di denti, dalle tenebre esteriori e dalle lacrime eterne.
Che io possa glorificarti cantando:
Gloria a colui che si è degnato di salvare il peccatore
con la sua misericordia bontà.
"Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo. Ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo pota affinché ne dia di più. Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunciata. Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla. Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, così sarete miei discepoli Come il Padre mi ha amato, così anch'io ho amato voi; dimorate nel mio amore. Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore; come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore. Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa."
(Giovanni 15,1-12)
Uno dei più bei momenti della storia fu quando una donna gravida si incontrò con un’altra donna gravida, quando due donne incinte divennero i primi araldi del Re dei re. Tutte le religioni pagane cominciano con gli insegnamenti di adulti: il cristianesimo comincia con la nascita di un bambino. Da quel giorno fino a oggi i cristiani sono stati sempre i difensori della famiglia e dell’amore della prole. Se mai ci fossimo messi a scrivere ciò che ci aspettavamo da Dio, certamente l’ultima cosa che ci saremmo aspettata sarebbe stata di vederlo imprigionato per nove mesi in un ciborio di carne, e la penultima che “il più grande tra i nati di donna”, mentre era ancora nel seno di sua madre, salutasse il Dio-uomo ancora nella sua prigione. Ma questo è proprio quanto accadde durante la Visitazione.
All’Annunciazione l’angelo disse a Maria che sua cugina Elisabetta stava per divenire madre…
L’atto più sublime nella storia di Cristo è stata la sua morte. La morte è sempre importante, poiché sancisce un destino. Ogni uomo che muore cattura l’attenzione. Ogni scena di morte è un luogo sacro. È la ragione per cui la grande letteratura del passato che ha toccato le emozioni che circondano la morte, non è mai passata di moda. Ma di tutte le morti a memoria d’uomo, nessuna è stata più significativa della morte di Cristo. Chiunque altro sia venuto al mondo, è venuto per vivere; Nostro Signore è venuto a morire. La morte ha costituito un ostacolo nella vita di Socrate, ma il coronamento della vita di Cristo. Egli stesso ha detto di essere venuto «per dare la propria vita in riscatto per molti»; che nessuno gli avrebbe tolto la vita, ma Egli stesso la offriva da sé (Mt 20,28; Gv 10,18). Se allora la morte è stata…
Quanto spesso sentiamo delle anime lamentarsi di essere così distanti dalla Galilea e lontane da Gesù. Il mondo è pieno di uomini e donne che pensano a Nostro Signore solo ed esclusivamente secondo ciò che i loro occhi possono vedere e le loro mani possono toccare. Quanti sono coloro che, a partire dalla verità del fatto che Egli è stato un grande Maestro dalla straordinaria influenza, che ha camminato su questa terra duemila anni fa, ricostruiscono il panorama del lago e delle colline della Galilea e si servono al meglio della propria immaginazione per descrivere le esatte circostanze della sua vita terrena; ma si fermano qui nell’apprezzarne la vita. Hanno imparato a pensare abitualmente a lui come a un personaggio della storia umana, come Cesare, Washington o Maometto; pensano a lui come qualcuno che è vissuto sulla terra e…
IL VIDEO DELLA STRAORDINARIA CATECHESI DI FULTON SHEEN CON I SOTTOTITOLI IN ITALIANO… DA NON PERDERE! BUONA VISIONE!
Per il testo della traduzione cliccare qui: ://amicidifultonsheen.wordpress.com/2021/03/23/la-catechesi-profetica-di-fulton-sheen-lanticristo-lazione-del-diavolo-nella-chiesa-e-sulle-anime-il-concilio-vaticano-le-divisioni-allinterno-della-chiesa/
Molti hanno desiderato che Nostro Signore fosse rimasto sulla terra, per poter sentire la Sua voce, vedere i Suoi occhi compassionevoli e portare i nostri figli a essere benedetti dalle Sue mani. Ma Egli disse: “È bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò”.
Se Nostro Signore fosse rimasto sulla terra, sarebbe stato solo un esempio da copiare, non una “Vita” da vivere. Ritornando al suo Padre celeste, Egli poteva allora inviare sia dal Padre che da se stesso lo Spirito Santo che lo avrebbe fatto vivere sulla terra nel suo nuovo corpo, che è la Chiesa. Il corpo umano è composto da milioni di cellule, eppure è uno solo perché vivificato da una sola anima, presieduto da una testa visibile e…
Le parole di Nostro Signore sull’invio dello Spirito di verità che amplierà la nostra conoscenza di lui, prova che l’intera verità non può rientrare in parole scritte. La Pentecoste non è stata la discesa di un libro, ma di vive lingue di fuoco. Il sacramento della Confermazione smentisce quanti dicono che «il discorso della montagna era sufficiente per loro». L’insegnamento di Nostro Signore registrato nei Vangeli, fu implementato, completato e rivelato nel suo senso più profondo dallo spirito di verità che egli ha donato alla sua Chiesa. Certamente conosciamo Cristo leggendo i Vangeli, ma scopriamo il significato più autentico delle sue parole e conosciamo Cristo più pienamente quando abbiamo il suo Spirito.
Soltanto mediante lo Spirito riconosciamo che egli è il divino Figlio di Dio e il Redentore dell’umanità: «Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne…
Nel corso della storica carriera dell’arcivescovo Fulton Sheen, migliaia di persone si sono avvicinate a lui con una semplice richiesta: “Insegnaci a pregare”. Ora, per la prima volta in assoluto, i suoi saggi insegnamenti sulla preghiera sono stati raccolti in un unico volume per aiutarvi a perfezionare le vostre preghiere e renderle ciò che devono diventare: una santa abitudine quotidiana.
Per prima cosa ci sono le profonde riflessioni del Vescovo Sheen sulla preghiera del “Padre Nostro” e la sua indispensabile connessione con le Sette Ultime Parole di Cristo dalla Croce. Poi il vescovo Sheen svela le ricchezze, spesso trascurate, di altre preghiere cattoliche quotidiane, trasformandole da semplici recitazioni in potenti momenti di comunione con Dio.
Con il suo aiuto, poi viaggerai attraverso il Santo Sacrificio della Messa, con l’opera “Il Calvario e la Messa”, imparando a portare pace alla tua anima e ad essere più aperto e disponibile alla grazia…
«Se tu non mangi la carne del Figlio dell’uomo e non bevi il suo sangue, non avrai la vita in te»
L’uomo ha un’anima così come ha un corpo. La sua parte spirituale richiede un cibo che è al di sopra di quello materiale, fisico e biologico. (…) L’anima umana, essendo spirituale, richiede un cibo spirituale. Nell’ordine della grazia, questo cibo divino è l’Eucaristia, o la comunione dell’uomo con Cristo e di Cristo con l’uomo.
Non si tratta di qualcosa di contrario alla legge naturale, poiché se gli elementi chimici potessero parlare, direbbero alle piante: «Se non mi mangerai, non avrai la vita in te». Se la pianta potesse parlare, direbbe all’animale: «Se non mi mangerai, non avrai la vita in te». Se l’animale, la pianta e l’aria potessero parlare, direbbero all’uomo: «Se non mi mangerai, non avrai la vita in te».
Possiamo dire che Cristo, nel Suo corpo umano insegnò, governò e santificò, e continua a operare allo stesso modo nel Suo corpo mistico, e gli insegnamenti della Chiesa sono gli insegnamenti infallibili di Cristo; i suoi ordini sono ordini divini di Cristo; e la sua vita sacramentale è la Vita Divina di Cristo. La Chiesa, dunque, è la continuazione dell’Incarnazione di Cristo. Non è un istituto, come una banca, nè una organizzazione, come un club, ma una vita e un organismo; non qualcosa di orizzontale che si dirama dagli Apostoli in quanto uomini a noi, uomini al pari di loro, ma qualcosa di verticale in cui la Vita Divina discende prima da Dio a Cristo, e poi a noi nella Chiesa.
II Vangelo rivive perciò nella presenza di Cristo nel Suo nuovo corpo che è la Chiesa. Proprio come il Suo corpo umano fu soggetto alle debolezze fisiche, si sentì…
Gli uomini antidiluviani furono colpiti per l’impurità, ma i Sodomiti erano come l’emblema stesso dell’impurità più degradante, perchè contraria alle leggi della vita, e perciò Dio li colpì col fuoco. Il Signore è inesorabile con l’impurità, perché questo è il peccato che più direttamente contrasta il suo Amore. Egli ci ama immensamente e ci ha fatti liberi per avere il nostro amore. L’amore suo vuol riversarsi in noi e l’amor nostro deve rifondersi in Lui. Egli ci lascia liberi, ma è geloso di questo amore perchè è proprio l’amor suo che vuol renderci sommamente felici nella sua eterna felicità.
Ora, che cosa contrasta di più l’amore di Dio quanto l’impurità? Quando il nostro cuore s’infanga, quando si riempie di un amore estraneo al Signore, quando si concentra nelle creature o peggio in se stesso, senza dare adito al Creatore, allora è stretto da ogni parte da tribolazioni, che sono le voci dell’Amore che picchia alle sue porte per entrare. L’amore umano dev’essere dominato da Dio, poiché questo è diritto dell’Eterno Amore. Il Signore ci ha dato la legge della carità, perchè noi lo amassimo nel prossimo, ed ha santificato il Matrimonio rendendolo Sacramento, perchè la funzione dell’amore umano si mutasse in funzione del divino amore.
Egli così non ha menomato la nostra libertà, ma nello stesso tempo ha salvaguardato i diritti del suo amore, che sono imprescrittibili. Egli, può dirsi, ci lascia liberi in tutto e sembra quasi assente da noi, fuorché nell’amore, perchè ci ama e vuole essere amato. L’amore Suo si fa sentire appena è offeso, reagisce, c’insegue, ci percuote, ci ricaccia nelle più tormentose angustie ma non cede. L’impurità lo contrasta in questo amore, ed Egli l’insegue e la combatte fino alla distruzione. Egli è vigilante amore anche quando le creature si uniscono santamente; le tribolazioni della carne, proprie dei coniugi, delle quali parla S. Paolo (I Corint. VII, 28), sono l’amor vigilante di Dio che impedisce il pieno riversarsi di una creatura nell’altra, che le costringe a ricercarlo fuori dei diletti della carne o delle effimere armonie della vita.
Non lo vediamo noi che l’amore troppo vivo ed ardente fra due creature è troncato presto dal Signore, e che persino l’amore materno o paterno troppo concentrato nel figliuolo è spezzato dalla morte? Se Dio fa questo con l’amore benedetto da Lui, che cosa non farà con l’amore che gli é estraneo, o peggio con quello che si concentra in se stesso?
Chi ama illecitamente una creatura nei limiti della legge naturale, conserva ancora un barlume di amore, perchè ama la creatura di Dio, ed in certo modo esce ancora fuori di sè, pur fermandosi sull’umana nullità; ma chi si riversa in se stesso, o ama per se stesso il turpe diletto che lo soddisfa, s’allontana così completamente dall’Amore, che si trova per necessità di fronte ai fulmini dell’Amore contrastato e profanato. Un peccato contro natura non conserva più neppure il più piccolo vestigio di amore, è turpe concentramento in se stesso, è orrore che Dio abomina e colpisce senza misericordia.
È un fatto che nessun peccato è colpito più severamente da Dio quanto quello dell’impurità; i più spaventosi flagelli che l’umanità ricorda, sono dovuti a questo peccato, le più gravi angustie della vita hanno questa triste radice. Le calamità del mondo, la rovina di tante città, i terremoti, le pestilenze, le guerre, la fame, hanno origine dall’impurità. Anche quando sono castighi dell’irreligione e della miscredenza hanno la radice nell’impurità, perchè l’irreligione è l’impurità dello spirito che infallibilmente, presto o tardi, diventa impurità della carne, come l’impurità della carne porta con sè quella dello spirito ed allontana da Dio.
Tu, piccolo verme umano, inutilmente tenti persuaderti che certi peccati sono frutto del tuo istinto o delle tue esigenze fisiologiche, inutilmente neghi Dio e la sua giustizia per essere più libero nelle tue degradazioni. L’Amore Eterno non ti dà tregua, ti insegue, e la lotta fra Lui e l’amore tuo recalcitrante è duello all’ultimo sangue. Egli ti castiga nel corpo e te ne fa sentire il peso, finchè tu non l’abomini e non ricacci da te la carne come oggetto indegno del tuo amore; Egli t’acceca la mente, t’indurisce il cuore, ti priva di ogni grazia, perchè tu nell’angoscia del tuo spirito lo cerchi come refrigerio. Egli a volte ti punisce con la stessa impurità, e permette che tu cada in abissi profondi di abominazione, che ti senta schiavo di abiti inveterati, e ti riconosca un orrore fin che non confessi il tuo male, e non ti emendi, dandoti vinto all’Amore che ti cerca e che solo può purificarti. Le tue vie sono tenebrose e piene di affanni, il tuo cuore è stretto da un torchio, l’anima tua cammina, come lo spirito immondo del quale parla l’Evangelo (Matt. XII, 43), per luoghi aridi, cercando riposo e non lo trova; cerca compagnie più cattive per tentare almeno così di gustificare il suo operato, ma è sempre angustiata finché non cede all’Amore Eterno che la insegue per amore!
Dio non rinunzia alle esigenze del suo amore, è l’unico diritto che vuol conservare pieno su di noi, perchè sa che solo l’amor suo ci sazia. L’affanno col quale l’impurità ci tormenta viene da Lui direttamente, Egli non si affida ad altri per punire l’amore infedele, e come per Sodoma e Gomorra è detto: “Il Signore piovve dal Signore sopra Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco dal cielo”, così per ogni anima il flagello che punisce l’impurità viene direttamente dal Signore. Non fu un’eruzione vulcanica l’inabissamento delle città peccatrici, fu l’impeto dell’Amore contrastato che arse di sdegno; non vengono dalle creature i castighi sugli uomini impuri, vengono da Dio, è “il Signore che piove dal Signore fuoco e zolfo” di angustie e di desolazione su di loro. (…)
Il Signore facendo dire a Lot di salvarsi sulla montagna, di non voltarsi indietro e di non rimanere nel distretto della città peccatrice, c’insegna come dobbiamo salvarci dall’impurità: dobbiamo salire sui monti della contemplazione e dell’amor divino, dobbiamo allontanarci dai luoghi dove può ardere la concupiscenza, dobbiamo fuggire la colpa senza mai guardare ciò che c’indusse al peccato. Chi si converte e poi si volge indietro ritornando nelle occasioni del peccato, volontariamente si espone ad ardere nel fuoco della concupiscenza e perisce miseramente.
Vinci dunque Tu, o Signore, in questa mia carne già macchiata, vincimi con un altro fuoco, mandami lo Spirito Santo perchè io sia pura e ami Te solo sopra tutte le cose! Non permettere che io bruci nella fiamma della concupiscenza, ma brucia Tu col fuoco del tuo Santo Spirito le mie reni ed il mio cuore, affinché io ti serva col corpo casto e ti piaccia col cuore mondo. Eccomi, io mi ti do interamente, e non voglio che in me ci sia nulla di estraneo al tuo amore. Che se io sentissi in me gl’involontari moti della mia miseria, siano essi come gemiti della carne inferma che sospira a Te; e se fossi tormentato dalle tentazioni di satana, siano esse come combattimenti trionfanti per darti una vittoria più gloriosa e più piena. Tu nella morte dissolverai questo mio corpo per cancellarvi persino le orme che vi lasciò quello che ti è estraneo; sarà l’ultimo colpo del tuo amore trionfante, che strapperà l’anima all’angustia della carne, la libererà dal laccio e le darà ali di colomba per volare a Te. Io accetto sin da ora la morte e la dissoluzione di questo mio corpo in espiazione delle infedeltà del mio amore, e ti supplico a purificare l’anima mia col tuo Sangue, affinché essa non sia toccata da altra fiamma e non bruci d’altro amore che in quello dell’infinito tuo Amore!
(Don Dolindo Ruotolo dal commento al libro della Genesi)
" Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità! " (1Corinzi 13,1-13)
I PECCATI DELLA CARNE, L’IMPURITÀ E LA LUSSURIA ATTIRANO I FLAGELLI DI DIO: “È un fatto che nessun peccato è colpito più severamente da Dio quanto quello dell’impurità; i più spaventosi flagelli che l’umanità ricorda, sono dovuti a questo peccato, le più gravi angustie della vita hanno questa triste radice. Le calamità del mondo, la rovina di tante città, i terremoti, le pestilenze, le guerre, la fame, hanno origine dall’impurità.” DON DOLINDO RUOTOLO
Gli uomini antidiluviani furono colpiti per l’impurità, ma i Sodomiti erano come l’emblema stesso dell’impurità più degradante, perchè contraria alle leggi della vita, e perciò Dio li colpì col fuoco. Il Signore è inesorabile con l’impurità, perché questo è il peccato che più direttamente contrasta il suo Amore. Egli ci ama immensamente e ci ha fatti liberi per avere il nostro amore. L’amore suo vuol riversarsi in noi e l’amor nostro deve rifondersi in Lui. Egli ci lascia liberi, ma è geloso di questo amore perchè è proprio l’amor suo che vuol renderci sommamente felici nella sua eterna felicità.
Ora, che cosa contrasta di più l’amore di Dio quanto l’impurità? Quando il nostro cuore s’infanga, quando si riempie di un amore estraneo al Signore, quando si concentra nelle creature o peggio in se stesso, senza dare adito al Creatore, allora è stretto da ogni parte da tribolazioni, che sono le voci dell’Amore che picchia alle sue porte per entrare. L’amore umano dev’essere dominato da Dio, poiché questo è diritto dell’Eterno Amore. Il Signore ci ha dato la legge della carità, perchè noi lo amassimo nel prossimo, ed ha santificato il Matrimonio rendendolo Sacramento, perchè la funzione dell’amore umano si mutasse in funzione del divino amore.
Egli così non ha menomato la nostra libertà, ma nello stesso tempo ha salvaguardato i diritti del suo amore, che sono imprescrittibili. Egli, può dirsi, ci lascia liberi in tutto e sembra quasi assente da noi, fuorché nell’amore, perchè ci ama e vuole essere amato. L’amore Suo si fa sentire appena è offeso, reagisce, c’insegue, ci percuote, ci ricaccia nelle più tormentose angustie ma non cede. L’impurità lo contrasta in questo amore, ed Egli l’insegue e la combatte fino alla distruzione. Egli è vigilante amore anche quando le creature si uniscono santamente; le tribolazioni della carne, proprie dei coniugi, delle quali parla S. Paolo (I Corint. VII, 28), sono l’amor vigilante di Dio che impedisce il pieno riversarsi di una creatura nell’altra, che le costringe a ricercarlo fuori dei diletti della carne o delle effimere armonie della vita.
Non lo vediamo noi che l’amore troppo vivo ed ardente fra due creature è troncato presto dal Signore, e che persino l’amore materno o paterno troppo concentrato nel figliuolo è spezzato dalla morte? Se Dio fa questo con l’amore benedetto da Lui, che cosa non farà con l’amore che gli é estraneo, o peggio con quello che si concentra in se stesso?
Chi ama illecitamente una creatura nei limiti della legge naturale, conserva ancora un barlume di amore, perchè ama la creatura di Dio, ed in certo modo esce ancora fuori di sè, pur fermandosi sull’umana nullità; ma chi si riversa in se stesso, o ama per se stesso il turpe diletto che lo soddisfa, s’allontana così completamente dall’Amore, che si trova per necessità di fronte ai fulmini dell’Amore contrastato e profanato. Un peccato contro natura non conserva più neppure il più piccolo vestigio di amore, è turpe concentramento in se stesso, è orrore che Dio abomina e colpisce senza misericordia.
È un fatto che nessun peccato è colpito più severamente da Dio quanto quello dell’impurità; i più spaventosi flagelli che l’umanità ricorda, sono dovuti a questo peccato, le più gravi angustie della vita hanno questa triste radice. Le calamità del mondo, la rovina di tante città, i terremoti, le pestilenze, le guerre, la fame, hanno origine dall’impurità. Anche quando sono castighi dell’irreligione e della miscredenza hanno la radice nell’impurità, perchè l’irreligione è l’impurità dello spirito che infallibilmente, presto o tardi, diventa impurità della carne, come l’impurità della carne porta con sè quella dello spirito ed allontana da Dio.
Tu, piccolo verme umano, inutilmente tenti persuaderti che certi peccati sono frutto del tuo istinto o delle tue esigenze fisiologiche, inutilmente neghi Dio e la sua giustizia per essere più libero nelle tue degradazioni. L’Amore Eterno non ti dà tregua, ti insegue, e la lotta fra Lui e l’amore tuo recalcitrante è duello all’ultimo sangue. Egli ti castiga nel corpo e te ne fa sentire il peso, finchè tu non l’abomini e non ricacci da te la carne come oggetto indegno del tuo amore; Egli t’acceca la mente, t’indurisce il cuore, ti priva di ogni grazia, perchè tu nell’angoscia del tuo spirito lo cerchi come refrigerio. Egli a volte ti punisce con la stessa impurità, e permette che tu cada in abissi profondi di abominazione, che ti senta schiavo di abiti inveterati, e ti riconosca un orrore fin che non confessi il tuo male, e non ti emendi, dandoti vinto all’Amore che ti cerca e che solo può purificarti. Le tue vie sono tenebrose e piene di affanni, il tuo cuore è stretto da un torchio, l’anima tua cammina, come lo spirito immondo del quale parla l’Evangelo (Matt. XII, 43), per luoghi aridi, cercando riposo e non lo trova; cerca compagnie più cattive per tentare almeno così di gustificare il suo operato, ma è sempre angustiata finché non cede all’Amore Eterno che la insegue per amore!
Dio non rinunzia alle esigenze del suo amore, è l’unico diritto che vuol conservare pieno su di noi, perchè sa che solo l’amor suo ci sazia. L’affanno col quale l’impurità ci tormenta viene da Lui direttamente, Egli non si affida ad altri per punire l’amore infedele, e come per Sodoma e Gomorra è detto: “Il Signore piovve dal Signore sopra Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco dal cielo”, così per ogni anima il flagello che punisce l’impurità viene direttamente dal Signore. Non fu un’eruzione vulcanica l’inabissamento delle città peccatrici, fu l’impeto dell’Amore contrastato che arse di sdegno; non vengono dalle creature i castighi sugli uomini impuri, vengono da Dio, è “il Signore che piove dal Signore fuoco e zolfo” di angustie e di desolazione su di loro. (…)
Il Signore facendo dire a Lot di salvarsi sulla montagna, di non voltarsi indietro e di non rimanere nel distretto della città peccatrice, c’insegna come dobbiamo salvarci dall’impurità: dobbiamo salire sui monti della contemplazione e dell’amor divino, dobbiamo allontanarci dai luoghi dove può ardere la concupiscenza, dobbiamo fuggire la colpa senza mai guardare ciò che c’indusse al peccato. Chi si converte e poi si volge indietro ritornando nelle occasioni del peccato, volontariamente si espone ad ardere nel fuoco della concupiscenza e perisce miseramente.
Vinci dunque Tu, o Signore, in questa mia carne già macchiata, vincimi con un altro fuoco, mandami lo Spirito Santo perchè io sia pura e ami Te solo sopra tutte le cose! Non permettere che io bruci nella fiamma della concupiscenza, ma brucia Tu col fuoco del tuo Santo Spirito le mie reni ed il mio cuore, affinché io ti serva col corpo casto e ti piaccia col cuore mondo. Eccomi, io mi ti do interamente, e non voglio che in me ci sia nulla di estraneo al tuo amore. Che se io sentissi in me gl’involontari moti della mia miseria, siano essi come gemiti della carne inferma che sospira a Te; e se fossi tormentato dalle tentazioni di satana, siano esse come combattimenti trionfanti per darti una vittoria più gloriosa e più piena. Tu nella morte dissolverai questo mio corpo per cancellarvi persino le orme che vi lasciò quello che ti è estraneo; sarà l’ultimo colpo del tuo amore trionfante, che strapperà l’anima all’angustia della carne, la libererà dal laccio e le darà ali di colomba per volare a Te. Io accetto sin da ora la morte e la dissoluzione di questo mio corpo in espiazione delle infedeltà del mio amore, e ti supplico a purificare l’anima mia col tuo Sangue, affinché essa non sia toccata da altra fiamma e non bruci d’altro amore che in quello dell’infinito tuo Amore!
(Don Dolindo Ruotolo dal commento al libro della Genesi)
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Pubblicato da Amici di Fulton Sheen in Maggio 14, 2021
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