IL DONO DEL TIMOR DI DIO IN DON BOSCO. Diceva don Bosco: “Occorre far digiunare il demonio col non commettere peccati!”

1. Introduzione

Con il dono del “timor di Dio” viene vissuto in profondità il mistero per il quale Dio è Dio e noi siamo le sue creature; lui è grande e noi siamo piccoli; lui è l’adorabile, l’immenso, l’imperscrutabile Signore e noi siamo miserabili creature. Si prende coscienza dell’abisso che c’è tra noi e Dio. Ma tale coscienza, nello stesso tempo, è colmata dal dono della pietà, che è intimamente legato al dono del timor di Dio.

Il dono del timor di Dio ci rende consapevoli della sua grandezza, della sua dignità, della sua sovranità. Dio è buono, ma è anche forte e potente. Riconoscere tutto questo è frutto del dono del timor di Dio. Tutte le volte che manchiamo di rispetto a Dio dimostriamo di non “temere” chi è la somma e il fondamento dei valori stessi: Dio, che è il Giusto, il Buono, il Vero, l’Amore …

Don Bosco educava i suoi giovani a questo santo timore. Diceva: “Ricordatevi, o giovani, che noi siamo creati per amare e servire Dio nostro creatore e che nulla ci gioverebbe tutta la scienza e tutte le ricchezza del mondo, senza timor di Dio. Da questo santo timore dipende ogni nostro bene temporale ed eterno”.

2. Il dono del timor di Dio nella vita cristiana

Nella Bibbia, soprattutto nei salmi, sovente si ripete l’invocazione: “Beato l’uomo che teme il Signore” (Sal 111). Interessante però è il fatto che questo sentimento è sempre legato ad un altro concetto tipicamente biblico: la gloria del Signore. Dio è glorioso quando manifesta la sua maestà, la sua potenza, nei suoi fatti miracolosi. Vedendo questi grandi segni, gli uomini temono Dio.

Quando appare la gloria di Dio, il popolo si rende conto che bisogna dare una grande importanza all’esistenza di Dio, alle sue parole, a ciò che esige. Quando uno acquista questa ferma convinzione, vive nel timore di Dio. Perciò il timore di Dio ci libera dai timori inutili, ci insegna a non temere gli uomini, gli elementi, perchè Dio è il Dio forte, potente e misericordioso, accanto, cioè, con il suo cuore, ad ogni “misero”, ad ogni “povero”.
In Gesù risplende il “timore” nei confronti di Dio, che è obbedienza assoluta alla volontà del Padre e lo spinge a prostrarsi nell’orto degli Ulivi pregando così: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22,42).

Gesù insegna così che il timore di Dio è innanzitutto adesione piena e fiduciosa alla volontà del Padre.
Nel Vangelo di Luca, dopo le beatitudini, Gesù scaglia una serie di “guai” ai ricchi, ai sazi, alla gente di successo, che non accolgono la Buona notizia, che non accolgono l’iniziativa d’amore di Dio. (Lc 6, 24-26). Anche le città di Corazin, Betsaida e Cafarnao sono oggetto di lamentazione da parte di Gesù: egli sottolinea che non hanno ascoltato la Parola, la grazia del vangelo, l’invito alla conversione che lui è venuto a portare (Lc 10, 13-15).
Di fronte a Gerusalemme Gesù piange. Il peccato della città è di non aver voluto riconoscere il tempo della visita del Figlio di Dio, il Messia. (Lc 19, 41-44)

Anche nei confronti dei farisei e degli scribi ipocriti, Gesù non condanna la loro incoerenza, ma la resistenza all’azione salvifica di Gesù, di chiusura di fronte alla sua parola. (Mt, 23,13-32)
Possiamo dire, in definitiva, che Gesù evidenzia con le sue condanne (i “guai”), l’unico grande imperdonabile peccato: quello contro lo Spirito Santo, il chiudere gli occhi e gli orecchi alle manifestazioni della grazia, all’offerta di perdono e di salvezza.
Il dono del timor di Dio è in sostanza questa capacità di riconoscere la potenza e la grandezza di Dio e delle sue continue “visite”.

3. Don Bosco e il dono del “timor di Dio”

Il dono del timor di Dio ci fa sempre parlare di Dio con sobrietà, rispetto, con molta umiltà … talora si sente dire con troppa superficialità: Dio è così, vuole questo, vuole quello… Come puoi saperlo se è al di là di ogni comprensione umana?
Dovremmo quindi parlare di Dio in sordina, con timore, con umiltà. Per questo sarebbe importante, prima di ogni momento di preghiera, sostare nel domandarci: Chi sto per incontrare? Che cosa mi accingo a fare?

Quando si apre la vita di don Bosco, noi siamo presi subito da un profondo senso di umiltà e semplicità. È proprio il frutto del timor di Dio, questa capacità di umiltà di fronte alla grandezza di Dio. Una disciplina a cui don Bosco si abitua fin da piccolo alla scuola di Mamma Margherita. Una disciplina che educava al senso del peccato perché nessun figlio può sopportare l’offesa del Padre e come fa ogni sforzo per esprimere la sua devozione, così vuole che tutti gli altri si comportino allo stesso modo. Questa forza di combattimento ha la sua sorgente nel santo timor di Dio. Diceva don Bosco: “Occorre far digiunare il demonio con non commettere peccati!”.

Il timor di Dio si manifestava anche nel saper affrontare le situazioni più delicate con la tranquilla sicurezza di chi si sa al riparo da ogni male, perché portatore di Cristo.

È curioso l’episodio di Lanzo al tempo dell’inaugurazione della ferrovia, il 6 agosto 1876. Le autorità avevano chiesto e ottenuto che il rinfresco fosse servito nel Collegio Salesiano e don Bosco non si lasciò sfuggire l’occasione per essere presente. Dopo il pranzo, sedendo sotto i portici con vari chierici e sacerdoti, don Bosco diceva: “Credo che da molto tempo quei ministri e deputati non sentivano più tante prediche, quante ne hanno sentite a Lanzo!”. Poi continuò dicendo: “Per una parte sono anche povera gente, che non sentono mai una parola detta col cuore o una verità in modo da non inasprirli. Io li ho ricevuti cordialmente e ho detto loro col cuore alla mano, quanto l’occasione mi portava a dire, ed anche quelle verità che, senza offenderli, poteva dir loro, le ho dette tutte, nel modo più schietto”.

Un atteggiamento ispirato dal dono del timor di Dio: nessuna paura, rispetto sincero e leale per tutti, franchezza coraggiosa.
Un atteggiamento che rivela la grande umiltà di don Bosco. Temere Dio e ricordarsi dei suoi comandamenti appartiene alla radice dell’umiltà. In effetti chi descrive don Bosco, lo descrive come un uomo mite e umile: “L’impressione che egli mi faceva nel primo entrar in discorso, era si un uomo di non grande elevatura, ma semplice e buono. La sua parola era calma, istruttiva, edificante”.

Più volte fu sentito esclamare: “Don Bosco è povero, ma Iddio può tutto. Cercate solo di non far peccati, e chi provvede agli uccelli dell’aria, provvederà anche a noi”.

Il timor di Dio gli infondeva una fiducia illimitata in colui che se dà il più, dà anche il meno, quando si cerca anzitutto il suo regno e l’affermazione della sua giustizia. Quando il cuore è dilatato da questo sentimento di immensa fiducia, tutta l’anima è protesa verso l’esatto compimento del proprio dovere.

4. “Vieni padre dei poveri”

Il dono del timore di Dio lo cogliamo nella esortazione di Paolo ai Filippesi.

“Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore. È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni. Fate tutto senza mormorazioni e senza critiche, perché siate irreprensibili e semplici … in mezzo ad una generazione perversa e degenere, nella quale dovete splendere come astri nel mondo” (Fil 2, 12-16).
È l’immagine affascinante di una comunità evangelica, di quella comunità “alternativa”, una comunità che in una società competitiva, spesso litigiosa, pettegola, maldicente, accusatoria, è obbediente, semplice, serena, non impicciona, non pettegola.
Una comunità che, vivendo il dono del timore di Dio ha uno stile di signorilità, di buon gusto, di povertà reale e però non sciatta, uno stile di nobiltà di parole, di tatto di cortesia, di buona educazione.

I vizi opposti al timor di Dio, oltre al pettegolezzo, sono il cattivo gusto, le male parole che sfuggono nei momenti di nervosismo, la mancanza di umiltà, la spavalderia, la leggerezza e la tiepidezza.

Don Bosco ha creato delle comunità “alternative” perché ha saputo “splendere come astro nel mondo”. Ci ottenga dal Signore lo stesso “timore” che lo ha innalzato e illuminato, non di luce propria, ma di quella di Gesù Cristo e di Dio unico, a cui va onore, lode e gloria nei secoli dei secoli! Amen.

D. CARLO M. ZANOTTI SDB

http://www.donbosco-torino.it/ita/Maria/Novena/05/Festa_DBosco2005/6-Dono_Timor_di_Dio.html