Jacques Fesch, l’assassino (presto?) Santo: “Dio mi ha concesso dei segni tangibili, reali, che mi dimostrano la Sua infinita bontà e la Sua presenza. E’ quell’evento che dà origine alla “conversione del cuore” .”

Jacques Fesch nasce a Parigi il 6 aprile 1930. Nel 1951 sposa Pierrette Poack, e dalla loro unione nasce Veronique. Il 25 febbraio 1954, dopo un tentativo di rapina, spara e uccide un poliziotto. Processato, è condannato a morte il 6 aprile 1957. Respinto il ricorso di grazia, è ghigliottinato il 1 ottobre 1957. Ora è in corso il processo di Canonizzazione.

ALCUNI PEZZI DEI SUOI SCRITTI

Ho ricevuto un regalo dal “cielo”. Dopo tanti anni d’attesa, di prediche ascoltate con l’orecchio teso al massimo per cogliere la “parola chiave” (quella che per qualcuno è parte di discorsi triti e ritriti); d’incognite pesanti come montagne su Dio e la Sua vicinanza Invisibile. dopo tanti anni d’errori (ora so che è stato un vero “peccato” averli commessi).

Dio mi ha concesso dei segni tangibili, reali, che mi dimostrano la Sua infinita bontà e la Sua presenza. E’ quell’evento che dà origine alla “conversione del cuore” .

E’ come se bussassimo per anni ad una porta ed all’improvviso questa si aprisse. Al di là il Padrone di casa ti accoglierebbe a braccia aperte dicendoti: “Finalmente hai bussato forte, ti ho sentito bene questa volta, sei il benvenuto! Ecco ciò che volevi sapere della tua vita…”.

Bussare forte, capisci? Non si tratta di credere o non credere, ma di credere con grinta.

Chi bussa forte avrà le prove concrete dell’esistenza di Dio!

E’ accaduto a me. Ad un certo punto della mia vita ho desiderato con forza avvicinarmi al mistero di Gesù, attraverso Maria, perché nonostante la mia esistenza fosse “completa” (nel senso sociale del termine), in me “dominavano” ancora delle ombre. Queste m’impedivano d’essere felice e per tenermi nell’oscurità si nutrivano di “impegni inutili” e “materialismo”. Una volta consumati questi “alimenti” ; il vuoto, dentro, era ancor più sconcertante.

Condividevo quel modello di vita con altri coetanei. Eravamo, nel complesso dei bravi ragazzi, sicuramente non davamo pensieri ai nostri genitori, studenti impegnati, lavoratori onesti, preoccupati però solo di “divertirsi”, spesso in modo insulso. Quanti atteggiamenti, parole, azioni inutili!

Una vita vuota. Qualcuno invece direbbe, “una vita in piena libertà”, ma è un controsenso, anche se anch ‘io ho provato un senso di libertà vivendo in modo insignificante.

La vita si misura solo con un parametro, la “pienezza”. La pienezza si misura secondo quanto amore abbiamo elargito nella vita.

Dal Diario di Jacques Fesch:

Arrestato, prima di essere condannato a morte, passai tre anni in carcere. Là Gesù mi attendeva. Una sera, mentre soffrivo terribilmente per alcune questioni di famiglia, un grido mi scaturì dal petto, un appello al soccorso: mio Dio! E d’un tratto lo Spirito del Signore mi prese alla gola, con una forza e una dolcezza indescrivibili. Da allora la Fede non mi ha più abbandonato. La misericordia di Dio, la certezza che l’intera mia vita con le sue contraddizioni era accolta e custodita nel cuore di Gesù, preziosa ai suoi occhi, ha fatto di me una persona nuova, amata. In forza di questo Amore ricevuto, la prigione è diventata il luogo in cui ho potuto incontrare Dio nella preghiera e farLo conoscere ai miei compagni di reclusione. La mia condanna a morte, pronunciata per dare un esempio alla società, è divenuta la libera offerta della mia vita al Signore per chi ancora Lo stava cercando, come avevo fatto io per tanti anni.

«In me non c’era nessuna vita e una buona dose di sofferenza. Mi ero creato la convinzione dell’inesistenza di Dio. Lo ignoravo del tutto. Quando mi si parlava di Dio rispondevo: “È una graziosa leggenda!”. Non facevo nulla con trasporto: nessuna passione, un vero robot! Ed ero infelice; lo sapevo e cercavo ad ogni costo di trovare la felicità in questa infelicità. Ora ho veramente la certezza di cominciare a vivere per la prima volta. Ho la pace e ho dato un senso alla mia vita» (Lettera dell’8 giugno 1955).

“Per la prima volta io piango lacrime di gioia, nella certezza che Dio mi ha perdonato e che ora Cristo vive in me, nella mia sofferenza, nel mio amore. Poi è venuta la lotta, silenziosamente tragica, tra ciò che sono stato e ciò che sono divenuto… bisogna che io abbatta, adatti, ricostruisca, e non posso essere in pace che accettando questa guerra” (A Thomas, 14.5.55).

“A due riprese Dio mi ha detto: ‘Tu ricevi le grazie della tua morte!’. Dio si è impadronito della mia anima. Un velo si è squarciato, e se continuassi a vivere, non potrei mai rimanere sulle vette che ho raggiunto. È meglio che io muoia” (All’avvocato, che tenta di fargli ottenere la grazia).

«Io rimetto nelle mani del Signore la condotta del mio destino…Io ho la certezza che Dio attendeva questo momento per darmi nella sua Misericordia le grazie necessarie al mio stato…Tutto è chiaro e limpido, e io ho la certezza che ciò che sta avvenendo proviene dalla Misericordia divina…Questi due mesi che mi sono stati dati non lo sono stati se non al fine di fare della mia morte un’offerta degna d’essere ricevuta all’altare dell’Altissimo, e un’opera redentrice utile a tutti quelli che hanno bisogno di farsi perdonare…»

«Non resta che una cosa da fare: ignorare tutto quest’odio, poi cercare in sé e attorno a sé Colui che instancabilmente attende l’anima percossa e disperata per darle un tesoro che rifiuta al mondo. Ritrovare il Cristo che, nella solitudine di una cella, vi parla forse più distintamente che altrove. Allora, alla luce della fede, accettare la croce che a poco a poco diventerà così leggera che neanche la si sentirà più. Poi offrire la propria sofferenza, le ingiustizie di cui si è vittima, amare coloro che ci percuotono, e un giorno si udrà, come un buon ladrone crocifisso: ‘In verità ti dico, oggi stesso tu sarai in paradiso!» (Al Cappellano, 19.5.57)

Il giorno prima dell’esecuzione:

«Ultimo giorno di lotta; domani a quest’ ora sarò in Cielo! Il mio avvocato è appena venuto ad avvertirmi che l’esecuzione avrà luogo domani verso le 4 del mattino. Che la volontà del Signore sia fatta in ogni …cosa! Confido nell’amore di Gesù e so che Egli comanderà ai suoi angeli di portarmi sulle loro mani (cf Sal 90). Che io muoia come vuole il Signore, tuttavia sono sicuro che nella sua bontà Gesù mi donerà una morte da cristiano, affinché sino alla fine io possa rendere testimonianza. Bisogna che io glorifichi il Suo santo Nome, e so che lo glorificherò. Per il momento, restiamo calmi e facciamo ogni cosa con dolcezza e soave. Gesù si fa sempre più vicino a me, ma nella pace e nel riposo dell’anima.Felice colui che ripone la sua fiducia nel Signore. Non sarà mai confuso!».

La Croce che sbarra la porta

La vita è un cammino stretto che fa capo a una porta piccola che si apre sulla vita vera. Per passare, bisogna prima lasciarsi crocifiggere sulla croce che sbarra l’entrata. Se la sofferenza e la paura ti fanno indietreggiare, non entrerai. (Jacques Fesch, Giornale intimo, Lettera alla suocera, 3/8/57).

Di seguito, la lettera scritta da Jacques cinque ore prima dell’esecuzione capitale, ovvero cinque ore prima della sua partenza per il cielo. Aveva 27 anni:

“Ultimo giorno di lotta: domani a quest’ora sarò in Cielo. Il mio avvocato è appena venuto ad avvertirmi che l’esecuzione avrà luogo domani verso le 4 del mattino. Che la volontà del Signore sia fatta in ogni cosa! Confido nell’amore di Gesù e so che Egli comanderà ai suoi angeli di portarmi sulle loro mani. Che io muoia come vuole il Signore che io muoia. Sono sicuro che nella sua bontà Gesù mi donerà una morte da cristiano, affinché sino alla fine io possa rendergli testimonianza. Bisogna che io glorifichi il suo Nome, e so che io lo glorificherò. Devo fortificarmi la volontà; e perciò penso alla processione dei decapitati che onorarono la Chiesa. Sarei più debole di loro? Dio me ne guardi! Non mi si uccide per ciò che ho fatto, ma per servire di esempio e per ragione di stato! Ad imitazione di Gesù devo implorare il cielo che nessun peccato venga imputato a chi sia per causa mia. Or ora mi sembra che, qualunque cosa io faccia, mai il Paradiso sarebbe per me! È Satana che m’ispira questo; vuole scoraggiarmi. Mi sono gettato ai piedi di Maria e ora va un po’ meglio. Strana veglia di morte, però!

Ecco, ho recitato la mia Messa di Nozze, unendomi con tutta l’anima a Pierrette, che ora è mia moglie in Dio. Reciterò il mio rosario e delle preghiere per i moribondi, poi affiderò la mia anima a Dio. Buon Gesù, aiutami!… Ho recitato le mie preghiere e sono inondato di pace e di forza’ Nel suo amore infinito Gesù ha ascoltato la mia preghiera e mi ha esaudito. Gesù, io ti amo!… Sono più tranquillo di un momento fa, perché Gesù mi ha promesso di portarmi subito in Paradiso, e che io morirò da cristiano. Che pace, che straordinaria lucidità di spirito! Mi sento leggero leggero e per il momento ogni timore è scartato. Non sono solo, ma il Padre mio è con me. Solo più cinque ore da vivere! Fra cinque ore vedrò Gesù! Quanto è buono nostro Signore. Non attende nemmeno l’eternità per ricompensare i suoi eletti. Mi attira con tutta dolcezza a Sé, donandomi questa pace che non è di questo mondo. Felice colui che ripone la sua fiducia nel Signore. Non sarà mai confuso!…

La pace è svanita per dar posto all’angoscia! È orribile! Ho il cuore che salta nel petto. Santa Vergine, abbi pietà di me!…Santa Vergine, a me! Addio a tutti e che il Signore vi benedica! “