Sant’Alberto Magno: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22, 19). “Anzitutto l’Eucaristia é utile per la remissione dei peccati per chi é spiritualmente morto, utilissima poi all’aumento della grazia per chi é spiritualmente vivo”

 

«Fate questo in memoria di me» (Lc 22, 19). L’eucaristia

 

«Fate questo in memoria di me» (Lc 22, 19). Qui sono da sottolineare due cose. La prima é il comando di usare di questo sacramento, quando dice: «Fate questo». La seconda poi é che esso sia il memoriale del Signore che va alla morte per noi. Dice dunque: «Fate questo». Non si poteva infatti comandare nulla di più, nulla di più dolce, nulla di più salutare, nulla di più amabile, nulla di più somigliante alla vita eterna. Cerchiamo di considerare una per una tutte queste qualità.

Anzitutto l’Eucaristia é utile per la remissione dei peccati per chi é spiritualmente morto, utilissima poi all’aumento della grazia per chi é spiritualmente vivo. Il salvatore delle nostre anime ci istruisce su ciò che é utile per ricevere la sua santificazione.

Ora la sua santificazione consiste nel suo sacrificio, in quanto nell’oblazione sacramentale si offre per noi al Padre, e si offre a noi in comunione. «Per loro io consacro me stesso» (Gv 17, 19). Cristo, che per mezzo dello Spirito Santo offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte, per servire il Dio vivente (cfr. Eb 9, 14). Niente noi possiamo fare di più dolce. Che cosa infatti vi potrebbe essere di più delizioso del sacramento che contiene tutte le delizie divine? «Dal cielo hai offerto loro un pane pronto senza fatica, pieno di ogni delizia e gradito a ogni gusto. Questo tuo alimento manifestava la tua dolcezza verso i tuoi figli; si adattava al guisto di chi ne mangiava, si trasformava in ciò che ognuno desiderava» (Sap 16, 20-21). Niente poteva essere comandato di più salutare.

Questo sacramento infatti é il frutto del legno della vita. Se qualcuno lo riceve con devozione e fede sincera, non gusterà la morte in eterno. «E’ un albero di vita per chi ad essa di attiene, e chi ad essa si stringe é beato» (Pro 3, 18); «Colui che mangia di me, vivrà per me» (Gv 6, 57). Niente ci poté essere comandato di più amabile. Questo infatti é il sacramento che crea l’amore e l’unione. E’ segno del massimo amore dare se stesso in cibo. «Non diceva forse la gente della mia tenda: A chi non ha dato delle sue carni per saziarsi?» (Gb 31, 31); quasi avesse detto: tanto ho amato loro ed essi me, che io volevo trovarmi dentro di loro ed essi ricevermi in sé, di modo che, incorporati a me, diventassero mie membra. Non potevano infatti unirsi più intimamente e più naturalmente a me, né io a loro.

Niente infine ci poteva essere comandato di più connaturale alla vita eterna. Infatti la vita eterna esiste e dura perché Dio si comunica con tutta la sua felicità ai santi che vivono nella condizione di beati.

 

Dal «Commento sul vangelo di Luca» di Sant’Alberto Magno, vescovo

Sant’Antonio Maria Claret: «L’amore di Cristo ci spinge»

 

«L’amore di Cristo ci spinge» (2 Cor 5, 14).

 

La carità di Cristo ci sprona, ci spinge a correre e a volare, portati sulle ali di un santo zelo. Chi ama davvero, ama Dio e il prossimo. Chi é davvero zelante é anche amante, ma in un grado più alto, secondo il grado dell’amore; di modo che quanto più arde d’amore, tanto più é spinto dallo zelo. Se qualcuno non ha zelo, questo sta a testimoniare che nel suo cuore l’amore e la carità sono spenti. Chi é zelante, brama e compie cose sublimi e lavora perché Dio sia sempre più conosciuto, amato e servito in questa e nell’altra vita.

Questo santo amore, infatti non ha fine. La stessa cosa fa con il prossimo. Desidera e procura sollecitamente che tutti siano contenti su questa terra e felici e beati nella patria celeste; che tutti si salvino, che nessuno si perda per l’eternità, né offenda Dio e resti, sia pure un istante, nel peccato. Così fecero i santi apostoli e tutti quelli che furono mossi da spirito apostolico.

Io dico a me stesso: Il figlio del Cuore immacolato di Maria é una persona che arde di carità e dovunque passa brucia. Desidera effettivamente e si dà da fare con tutte le forze per infiammare gli uomini con il fuoco dell’amor divino. Non si lascia distogliere da nulla, gode delle privazioni, affronta le fatiche, abbraccia i travagli, si rallegra delle calunnie, é felice nei tormenti. A null’altro pensa se non come seguire Gesù Cristo e imitarlo nella preghiera, nella fatica, nella sopportazione e nel cercare sempre e solo la gloria di Dio e la salvezza delle anime.

(L’Egoismo vinto, Roma 1869, 60).L’amore di Cristo ci spinge.

Dalle «Opere» di Sant’Antonio Maria Claret, vescovo

Perle Spirituali di Santi e Beati

 

…Nessuno può’ conoscere Dio se prima non conosce se stesso.

Tutte le creature sono un puro nulla. Non dico che valgano poco o che siano qualcosa: sono un puro nulla. Quel che non ha essere è nulla. Le creature non hanno essere, perché il loro essere dipende dalla presenza di Dio: se Dio si allontanasse un istante, le creature sarebbero annientate.

Non si deve pensare tanto a ciò che si fa, quanto invece a ciò che si è. Se tu sei giusto, anche le tue opere sono giuste.

Non pensare che la santità si fondi sulle opere; la santità si deve fondare sull’essere, perché non sono le opere che ci santificano, ma siamo noi che dobbiamo santificare le opere.

Meister Eckhart

 

L’amore è la vita del nostro cuore e come il contrappeso muove tutti i pezzi mobili di un  orologio, così l’amore dà all’anima tutti i movimenti che lei ha. Tutti i nostri affetti seguono il nostro amore e secondo questo noi desideriamo, ci dilettiamo, speriamo, ci disperiamo, temiamo, ci incoraggiamo, odiamo, fuggiamo, ci rattristiamo, andiamo in collera, trionfiamo.

…Quando dunque il divino amore regna nei nostri cuori egli sottomette realmente tutti gli altri amori della volontà e quindi tutti gli affetti di questa che naturalmente seguono gli amori; poi doma l’amore sensuale e riducendolo alla sua obbedienza trae appresso a questo tutte le passioni  sensuali. Insomma questa sacra dilezione è l’acqua salutare della quale Nostro Signore diceva: Chi berrà l’acqua che gli darò non avrà mai sete. No, veramente, Teotimo, chi avrà l’amor di Dio un po’ abbondantemente non avrà più né desiderio, né timore, né speranza, né coraggio, né gioia se non  per Dio, e tutti i suoi movimenti saranno racchiusi in questo solo amore celeste.

San Francesco di Sales, Trattato dell’amor di Dio, XI, 20

 

“Chi non vuole abbandonare il peccato, non è degno della grazia dello Spirito Santo”

“l’uomo, perciò, deve lodarmi, ringraziarmi e onorarmi per tutti i beni di cui l’ho colmato, e non vivere e abusarne secondo i desideri della carne”

«Ho dato all’uomo il libero arbitrio, affinché abbandonasse la propria volontà per amore mio, che sono il suo Dio e p…er questo avesse più merito. Ho dato all’uomo il cuore, perché io, Dio, che sono ovunque e incomprensibile, possa essere contenuto per amore nel suo cuore e l’uomo, pensando di essere in me, ne ricavi piaceri indicibili». Libro V, 1, Interrogazione 3

«Chiunque goda del libero arbitrio, deve temere e capire veramente che nulla conduce più facilmente alla dannazione eterna di una volontà priva di guida. Per questo chi abbandona la propria volontà e l’affida a me, che sono il suo Dio, entrerà in cielo senza fatica». Libro V, 1, Interrogazione 4

La Santa Vergine Maria dice: «Sei abituata a dare qualcosa a chi viene a te con una borsa pura e pulita, e a giudicare indegno di ricevere qualcosa da te chi non vuole aprire né pulire la sua borsa piena di fango e di sporcizia. Lo stesso succede nella vita spirituale: quando la volontà non intende abbandonare le sue offese, la giustizia non vuole che goda dell’influenza dello Spirito Santo; e quando una persona è priva della volontà di correggere la propria vita, non merita il cibo dello Spirito Santo, che si tratti di un re, di un imperatore, di un sacerdote, di un povero o di un ricco».

Rivelazioni di Gesù Cristo a Santa Brigida

 

 

IL LIBERO ARBITRIO DELL’UOMO

Quella pia vergine vide un giorno il Signor Gesù e in faccia a Lui un uomo in piedi. Nel divin Cuore scorse pure una ruota che girava senza posa e una corda lunga che si dirigeva verso il cuore di quell’uomo nel quale era pure una ruota in movimento.

Questo uomo raffigurava tutti i mortali e la ruota significava che Dio agli uomini ha fatto parte del suo libero arbitrio, dando loro la libera volontà di volgersi al bene o al male.

La corda è la volontà di Dio che attira sempre al bene; essa dal Cuore di Dio va al cuore dell’uomo, e quanto più la ruota gira rapidamente, tanto più l’uomo si avvicina a Dio. Ma se la creatura sceglie il male, la ruota tosto si mette a girare in senso contrario e l’uomo si allontana da Dio. Se poi persevera nel male sino alla morte, la corda si spezza e l’uomo cade nell’eterna dannazione. Se si rialza con la penitenza, Dio, sempre pronto a perdonare, di nuovo lo accoglie nella sua grazia; la ruota allora gira nel medesimo senso di prima e l’uomo ritorna ad avvicinarsi a Dio.

“Rivelazioni di Gesù Cristo a Santa Metilde di Hackeborn” DA ”IL LIBRO DELLA GRAZIA SPECIALE”

 

Vivere di amore, è dare senza misura

Senza esigere il compenso quaggiù.

Ah! Senza contare io dono, essendo sicura

Che chi ama non conta!

Al Cuore divino, traboccante di tenerezza,

ho dato tutto… leggera corro

non ho più nulla se non la mia sola ricchezza:

Vivere di amore.

 

Vivere di amore, è bandire ogni paura,

ogni ricordo delle colpe passate.

Dei miei peccati non vedo alcun’impronta,

In un istante l’amore ha bruciato tutto!

Fiamma divina, o dolcissima fornace,

nel tuo fuoco ho stabilito la mia dimora.

Nelle tue fiamme io canto a mio agio (cf Dn 3,51):

«Vivo di amore!»…

 

«Vivere di amore, che strana follia!»

Mi dice il mondo. «Ah! Smetti di cantare,

Non perdere i tuoi profumi, la tua vita:

Sappi usarli utilmente»

Amarti, Gesù, che perdita feconda!

Tutti i miei profumi sono tuoi, per sempre,

Voglio cantare quando uscirò da questo mondo:

«Muoio di amore!»

 

Amare, è dare tutto e dare se stesso.

 Santa Teresa del Bambin Gesù

 

«Beati i puri di cuore perché vedranno Dio» (Mt 5, 8).

«Il regno di Dio è dentro di voi» (Lc 17, 21).

Il Signore dice che la felicità non consiste nel conoscere qualche verità su Dio, ma nell’avere Dio in se stessi: «Beati, infatti, i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5, 8). Mi pare proprio che Dio voglia mostrarsi a faccia a faccia a colui che ha l’occhio dell’anima ben purificato, ma però secondo quanto dice Cristo: «Il regno di Dio è dentro di voi» (Lc 17, 21). Chi ha purificato il suo cuore può contemplare l’immagine della divina natura nella bellezza della sua stessa anima. Se dunque laverai le brutture che hanno coperto il tuo cuore, risplenderà in te la divina bellezza.

Quindi chi vede se stesso, contempla ciò che desidera in se stesso. In tal modo diviene beato chi ha il cuore puro, perché mentre guarda la sua purità, scorge, attraverso questa immagine, la sua prima e principale forma. Coloro che vedono il sole in uno specchio, benché non fissino i loro occhi in cielo, vedono il sole non meno bene di quelli che guardano direttamente l’astro luminoso. Così anche voi benché le vostre forze non siano sufficienti per scorgere e contemplare la luce inaccessibile, se ritornerete alla grazia originaria troverete in voi ciò che cercate. La divinità infatti è purezza, è assenza di vizi e di passioni, è lontananza da ogni male. Se dunque queste realtà sono in te, Dio è senz’altro in te.

Dalle «Omelie» di San Gregorio di Nissa, vescovo.

 

Riconoscere Cristo davanti agli uomini

Ogni giorno tu sei testimone di Cristo. Sei stato tentato dallo spirito di impurità, ma… hai conservato la castità dell’anima e del corpo: sei martire, cioè testimone, di Cristo…

Sei stato tentato dallo spirito di superbia, ma, vedendo il misero e il povero, ne hai sentito profonda pietà e hai amato l’umiltà più che l’arroganza: sei testimone di Cristo. E, quel che è più, hai reso testimonianza non soltanto a parole, ma anche con le opere.

 Sant’Ambrogio, Commento sul salmo 118

 

SORGENTE, PRINCIPIO, AUTORE DELLA GIOIA

 Te invoco, o Dio Verità, sorgente, principio, autore della verità di tutto ciò che è vero; Dio Sapienza, sorgente, principio, autore della sapienza di tutto ciò che è sapiente; Dio che sei la vera, la suprema Vita, sorgente, principio, autore della vita di tutto ciò che vive veramente e sovranamente; Dio-Beatitudine, sorgente, principio, autore della gioia di tutto ciò che è felice; Dio del bene e del bello in tutto ciò che è buono e bello; Dio-Luce intelligibile, sorgente, principio, autore della luce intelligibile in tutto ciò che brilla di questa luce; Dio il cui regno è questo universo che i sensi ignorano; Dio il cui regno traccia la legge ai regni di questo mondo;

Dio dal quale allontanarsi è cadere, al quale ritornare è risorgere, nel quale rimanere è costruirsi solidamente.

Uscire da te è morire, ritornare in te è rivivere, abitare in te è vivere. Nessuno ti perde se non viene ingannato, nessuno ti cerca se non è chiamato, nessuno ti trova se non è purificato. Abbandonarti è perdersi, cercarti è amare, vederti è possederti. Verso di te là fede ci spinge, la speranza ci guida, la carità a te ci unisce. Dio per mezzo del quale noi trionfiamo del nemico, a te rivolgo la mia preghiera!

 Sant’Agostino (Soliloquia I, 3a)

 

Cristo fu tentato dal diavolo, ma in Cristo eri tentato anche tu. Perché Cristo prese da te la sua carne, ma da sé la tua salvezza, da te la morte, da sé la tua vita, da te l’umiliazione, da sé la tua gloria, dunque prese da te la sua tentazione, da sé la tua vittoria.

Se siamo stati tentati in lui, sarà proprio in lui che vinceremo il diavolo. Tu fermi la tua attenzione al fatto che Cristo fu tentato; perché non consideri che egli ha anche vinto? Fosti tu ad essere tentato in lui, ma riconosci anche che in lui tu sei vincitore. Egli avrebbe potuto tener lontano da sé il diavolo; ma, se non si fosse lasciato tentare, non ti avrebbe insegnato a vincere, quando sei tentato.

Sant’Agostino

 

Accettiamo tutto per amore del Verbo; imitiamo con i nostri patimenti la sua passione. Rendiamo gloria al suo sangue con il nostro sangue. Saliamo coraggiosamente sulla croce: dolci sono quei chiodi, anche se fanno molto male. Meglio soffrire con Cristo e per Cristo che vivere con altri nei piaceri.

San Gregorio Nazianzeno

 

-Rivelazioni di Dio Padre a Santa Ildegarda- IL CENTUPLO

“Chiunque avrà lasciato la casa, i fratelli e le sorelle, il padre e la madre, la moglie e i figli e i campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e possiederà la vita eterna.(Matteo 19:29)”

Si interpreti così: Ogni fedele che lascerà la casa, cioè la propria volontà, e i fratelli, cioè i desideri della carne, e le sorelle, cioè il gusto dei peccati, e il padre, cioè il piacere carnale, e la madre, cioè l’amplesso dei vizi, e la moglie cioè l’avidità, e i figli, cioè la rapina e il furto, e i campi, cioè la superbia, per la gloria del mio nome, volgendosi a me che sono il figlio di Dio e il salvatore degli uomini, riceverà cento volte tanto nella pace della mente e del corpo, poichè avrà allontanato da sè tutte le preoccupazioni mondane e sarà venuto al mio seguito.

Ma quando i fedeli rigettano da sè tutto questo, ricevono in grande abbondanza qualcosa di migliore, come si è detto, e possiedono la vita eterna nella beatitudine inesauribile, perchè per amore di Dio scelgono di non appartenere più al mondo (uccidendo la loro sensualità e l’amor proprio) e aspirano alle cose celesti. E chi per Dio abbandona se stesso e la sua stirpe e i suoi figli, come fece Abramo, per ogni cosa che i suoi occhi vedono e a cui tende il suo cuore riceve un premio centuplicato; come si dice a proposito di Maria Maddalena: Le sono stati rimessi molti peccati, perchè ha molto amato.

“Nella casa del padre mio vi sono molte dimore.(Giovanni 14,1)”

Si interpreti così: Il figlio di Dio, promettendo la vita eterna a quelli che hanno fede in Lui, disse: “ Nella casa celeste, che appartiene al padre mio, vi sono molte stanze a seconda del merito degli uomini, sicchè chiunque può stabilirvi la propria dimora, IN BASE A COME NELLA VITA AMA E RICERCA DIO”.

Infatti DIO molto si compiace in chi RINNEGA SE STESSO agendo come se non fosse un uomo, e anche se non riesce del tutto a liberarsi dal gusto dei peccati nel vaso del proprio corpo, tuttavia riporta la vittoria sui desideri corporali per amore di Cristo e per la speranza che dà la vera fede nella sua passione; infatti COSTUI DA’ IL SUO ASSENSO ALLO SPIRITO PIU’ CHE ALLA CARNE. La sua dimora è adorna di innumerevoli decorazioni per l’impegno con cui lotta con se stesso per riporteare la vittoria; per ognuna di queste lotte riceverà un premio e trarrà godimento dalle cetre viventi, perchè Dio non dimentica nessuna di queste imprese FATICOSE ma SPLENDIDE.

E se tutte le armonie celesti ammirano Dio e lo lodano, anche l’uomo terreno, che viene dalla terra, grazie alla fede può far penetrare il suo sguardo fino a quell’altezza in cui Dio risiede.

Santa Ildegarda di Bingen, Dal libro delle opere divine (Liber divinorum operum) prima visione della seconda parte, capitolo XXXIX.

 

L’altro fuoco che è Dio stesso, consuma senza far male, arde con dolcezza, ci spoglia gradevolmente. È davvero brace distruttrice, ma esercita la sua forza incandescente contro i vizi colmando l’anima di dolcezza.

In questa potenza che ti trasforma e in questo amore che ti infiamma sappi riconoscere la presenza di Dio.

(San Bernardo di Chiaravalle, Sermo XXIV,2-3 De Diversis. Sermo LXXVII,7 in Cantica Canticorum)

 

L’Eucaristia

Questo rapporto di intima e reciproca «permanenza» ci consente di anticipare, in qualche modo, il cielo sulla terra. Non è forse questo l’anelito più grande dell’uomo? Non è questo ciò che Dio si è proposto, realizzando nella storia il suo disegno di salvezza? Egli ha messo nel cuore dell’uomo la «fame» della sua Parola (cfr Am 8,11), una fame che si appagherà solo nell’unione piena con Lui. La comunione eucaristica ci è data per «saziarci» di Dio su questa terra, in attesa dell’appagamento pieno del cielo.

(Giovanni Paolo II, Mane nobiscum Domine, 19)

 

IN CHE MODO GESU’ E’ PRESENTE? «Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono». “La mia parola resterà in eterno”

Il Signore ci dà e ci lascia la sua parola. La sua parola è un modo di presenza fra noi. Tale presenza ha due caratteristiche: essa dura, permane; e mentre la presenza fisica svanisce ed è soggetta alle vicende del tempo, la parola rimane. La mia parola resterà in eterno, leggiamo nella Sacra Scrittura.

In secondo luogo: l’altra presenza, quella di cui saremmo tanto avidi, invece d’essere esteriore, è interiore.

Come si fa presente Gesù nelle anime? Attraverso il veicolo, la comunicazione della parola – così normale, nei rapporti umani, ma che qui diventa sublime e misteriosa – passa il pensiero divino, passa il Verbo, il Figlio di Dio fatto Uomo. Si potrebbe asserire che il Signore si incarna dentro di noi, quando noi accettiamo che la sua parola venga a circolare nella nostra mente, nel nostro spirito; venga ad animare il nostro pensiero, a vivere dentro di noi.

Ci sono – è ben risaputo – altri modi con cui il Figlio di Dio ha voluto accentuare la sua presenza, a cominciare da quello sostanziale, sublime, della Santissima Eucaristia: la presenza sacramentale di Gesù tra noi.

OMELIA DI PAPA PAOLO VI Domenica terza di Quaresima, 26 febbraio 1967

 

 

 

 

San Giovanni della Croce: “Per giungere a gustare il tutto, non cercare il gusto in niente” “Chi non cerca la Croce di Cristo, non cerca la gloria di Cristo”

 

Per giungere a gustare il tutto, non cercare il gusto in niente.
Per giungere al possesso del tutto, non voler possedere niente.
Per giungere ad essere tutto, non voler essere niente.
Per giungere alla conoscenza del tutto, non cercare di sapere qualche cosa in niente.
Per venire a ciò che ora non godi, devi passare per dove non godi.
Per giungere a ciò che non sai, devi passare per dove non sai.
Per giungere al possesso di ciò che non hai, devi passare per dove ora niente hai.

 

Chi non cerca la Croce di Cristo, non cerca la gloria di Cristo

Il povero che è nudo sarà vestito; cosí l’anima la quale si spoglierà dei suoi appetiti, dei suoi affetti, del suo volere e disvolere, sarà rivestita da Dio della sua purezza, del suo gusto e della sua volontà.

Ci sono delle anime che, come alcuni animali, si rivoltano nel fango, ed altre che volano come gli uccelli i quali nell’aria si purificano e si puliscono

Pensa che molti sono i chiamati e pochi gli eletti e che se tu non prendi cura di te stesso, è piú certa la tua dannazione che la tua salvezza, specialmente perché il sentiero che guida alla vita eterna è tanto angusto.

SAN GIOVANNI DELLA CROCE

Sant’Agostino: “Se crediamo vediamo, se amiamo vediamo. Cosa vediamo? Dio. Dove è Dio? Interroga Giovanni. Dio è carità”

Se crediamo vediamo, se amiamo vediamo. Cosa vediamo? Dio. Dove è Dio? Interroga Giovanni. Dio è carità. Benediciamo il suo santo nome, e godiamo in Dio, se godiamo nella carità. Quando uno ha la carità, perché inviarlo lontano per fargli vedere Dio? Penetri nella sua coscienza e lì vedrà Dio. Se lì non alberga la carità, non vi abita nemmeno Dio; se invece vi alberga la carità, Dio certamente vi abita.

SANT’AGOSTINO, SUL SALMO 149

San Gregorio magno: “E il Padre mio amerà lui, e verremo e metteremo casa presso di lui” (Gv 14,23). “Colui cha ama veramente Dio, ne osserva i comandamenti, e Dio entra nel suo cuore e vi rimane, perché l’amor di Dio riempie talmente il suo cuore, che al tempo della tentazione, non si muove”

 

“E il Padre mio amerà lui, e verremo e metteremo casa presso di lui” (Gv 14,23).

 

«Lo Spirito Santo stesso è amore. Perciò Giovanni dice: “Dio è amore” (1Gv 4,8). Chi con tutto il cuore cerca Dio, ha già colui che ama. E nessuno potrebbe amare Dio, se non possedesse colui che ama. Ma, ecco, se a uno di voi si domandasse se egli ami Dio, egli fiduciosamente e con sicurezza risponderebbe di sì. Però a principio della lettura avete sentito che la Verità dice: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola” (Gv 14,23). La prova dell’amore è l’azione. Perciò Giovanni nella sua epistola dice: “Chi dice di amar Dio, ma non ne osserva i precetti, è bugiardo” (1Gv 4,20). Allora veramente amiamo Dio, quando restringiamo il nostro piacere a norma dei suoi comandamenti. Infatti chi corre ancora dietro a piaceri illeciti, non può dire d’amar Dio, alla cui volontà poi contraddice.

“E il Padre mio amerà lui, e verremo e metteremo casa presso di lui” (Gv 14,23). Pensate che festa, fratelli carissimi; avere in casa Dio! Certo, se venisse a casa vostra un ricco o un amico molto importante, voi vi affrettereste a pulir tutto, perché nulla ne turbi lo sguardo. Purifichi, dunque, le macchie delle opere, chi prepara a Dio la casa nella sua anima. Ma guardate meglio le parole: “Verremo e metteremo casa presso di lui”. In alcuni, cioè, Dio vi entra, ma non vi si ferma, perché questi, attraverso la compunzione, fanno posto a Dio, ma, al momento della tentazione, si dimenticano della loro compunzione, e tornano al peccato, come se non l’avessero mai detestato. Invece colui cha ama veramente Dio, ne osserva i comandamenti, e Dio entra nel suo cuore e vi rimane, perché l’amor di Dio riempie talmente il suo cuore, che al tempo della tentazione, non si muove. Questo, allora, ama davvero, poiché un piacere illecito non ne cambia la mente. Tanto più uno si allontana dall’amore celeste quanto più s’ingolfa nei piaceri terrestri. Perciò è detto ancora: “Chi non mi ama, non osserva i miei comandamenti (Gv 14,24). Rientrate in voi stessi, fratelli; esaminate se veramente amate Dio, ma non credete a voi stessi, se non avete la prova delle azioni. Guardate se con la lingua, col pensiero, con le azioni amate davvero il Creatore. L’amor di Dio non è mai ozioso. Se c’è, fa cose grandi; se non ci sono le opere, non c’è amore.

“E le parole che avete udito, non son mie, ma del Padre che mi ha mandato (Gv 14,24). Sapete, fratelli, che chi parla è il Verbo del Padre, perché il Figlio è Verbo del Padre.

“Lo Spirito Santo Paraclito, che il Padre manderà nel mio nome, v’insegnerà tutto e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto (Gv 14,26)”. Sapete quasi tutti che la parola greca Paraclito, significa avvocato o consolatore. E lo chiama avvocato, perché interviene presso il Padre in favore dei nostri delitti. Di questo stesso Spirito poi giustamente si dice: “V’insegnerà ogni cosa”, perché se lo Spirito non è vicino al cuore di chi ascolta, il discorso di chi insegna, non ha effetto.»

(da San Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli, 30,1)

Silvano del Monte Athos: “Il Signore è riconosciuto nello Spirito Santo e lo Spirito Santo agisce in tutto l’uomo: nello spirito, nell’anima e nel corpo” “Da quel preciso istante l’anima mia anela al Signore, e null’altro più mi rallegra sulla terra: la mia unica gioia è Dio. È lui la mia letizia, la mia forza, la mia speranza, il mio bene”

 

Dagli Scritti di Silvano del Monte Athos:

 

«[…] Dopo un po’ mi recai in chiesa per i vespri e, fissando lo sguardo sull’icona del Salvatore, esclamai: “Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me peccatore!”. A quelle parole vidi, al posto dell’icona, il Signore vivente, e la grazia dello Spirito santo mi riempì totalmente l’anima e il corpo. Così conobbi, nello Spirito santo, che Gesù Cristo è Dio, e… questa grazia divina fece sorgere in me il desiderio di soffrire per Cristo.  Da quel preciso istante l’anima mia anela al Signore, e null’altro più mi rallegra sulla terra: la mia unica gioia è Dio. È lui la mia letizia, la mia forza, la mia speranza, il mio bene».

 «Improvvisamente l’anima vede il Signore e lo riconosce! Chi può descrivere questa gioia e questa consolazione? Il Signore è riconosciuto nello Spirito Santo e lo Spirito Santo agisce in tutto l’uomo: nello spirito, nell’anima e nel corpo. Così viene riconosciuto Dio, tanto in cielo come sopra la terra. Nella sua infinita bontà il Signore mi dette questa grazia, a me peccatore. […] L’anima per l’amore di Dio è come rapita; rimane nel silenzio e non vorrebbe parlare, guarda al mondo, assente e senza desiderio. Gli uomini non sanno che essa vede il Signore amato e ha lasciato dietro di sé e dimenticato il mondo, non trovandovi più alcuna dolcezza. Così colma d’amore divino è l’anima che ha gustato la dolcezza dello Spirito Santo. O Signore, dona questo amore a tutti noi, dallo al mondo intero. Spirito Santo, discendi nella nostra anima affinché lodiamo il Creatore in pieno consenso: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo!»

San Giovanni Eudes: “Dunque tu sei una sola cosa con questo stesso Gesù, come le membra sono una sola cosa con il loro capo. Perciò devi avere con lui uno stesso spirito, una stessa anima, una stessa vita, una stessa volontà, uno stesso sentimento, uno stesso cuore.”

Il mistero del Corpo di Cristo

 

«Pensa, ti prego, che Nostro Signore Gesù Cristo é il tuo vero capo, e che fai parte delle sue membra. Egli ti appartiene come il capo al corpo. Tutto ciò che é suo, é tuo: il suo Spirito, il suo cuore, il suo corpo, la sua anima, e tutte le sue facoltà. Tu ne devi usare come di cose tue per servire, lodare, amare e glorificare Dio. Tu gli appartieni come le membra al loro capo. Parimenti egli desidera usare, coma cosa che gli appartenga, tutto ciò che é tuo, per indirizzarlo al servizio e alla gloria del Padre suo. Non solamente egli ti appartiene, ma vuole essere in te, vivendo e dominando in te come il capo vive e regna nelle sue membra. Egli vuole che tutto ciò che é in lui viva e domini in te: il suo spirito nel tuo spirito, il suo cuore nel tuo cuore, tutte le facoltà della sua anima nelle facoltà della tua anima, perché anche in te si adempiano queste divine parole: «Glorificate Dio nel vostro corpo» (1 Cor 6, 20) e perché la vita di Gesù si manifesti in te.

 

E non basta che tu appartenga al Figlio di Dio, ma devi essere in lui, come le membra sono nel loro capo. Tutto ciò che é in te deve essere incorporato in lui e da lui ricevere vita e guida. Non c’é vera vita per se non in lui solo, che é la fonte esclusiva della vera vita. Fuori di lui per te non c’é che morte e perdizione. Egli deve essere il solo criterio delle tue iniziative, delle tue azioni, delle tue energie e della tua vita. Tu non devi vivere che di lui e per lui, seguendo queste divine parole: «Nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. Per questo infatti Cristo é morto ed é tornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi» (Rm 14, 7-9).

 

Dunque tu sei una sola cosa con questo stesso Gesù, come le membra sono una sola cosa con il loro capo. Perciò devi avere con lui uno stesso spirito, una stessa anima, una stessa vita, una stessa volontà, uno stesso sentimento, uno stesso cuore. E lui stesso deve essere il tuo spirito, il tuo cuore, il tuo amore, la tua vita e il tuo tutto. Ora queste grandi verità traggono origine nel cristiano dal battesimo, vengono accresciute e rafforzate dal sacramento della confermazione e dal buon uso delle altre grazie partecipate da Dio, e ricevono il loro supremo perfezionamento dalla santa Eucaristia.»

 

(da San Giovanni Eudes, L’ammirabile Cuore di Gesù,I,5)

Inno di Sant’Ambrogio: “Splendor paternae gloriae” (La Luce è venuta nel mondo)

 

Inno di Sant’Ambrogio:

“Splendor paternae gloriae” (La Luce è venuta nel mondo)

 

O Splendore della gloria del Padre

 che trai Luce dalla Luce,

 Luce della Luce e sorgente della luminosità,

 giorno che illumini il giorno,

 

Tu vero sole,

 che risplendi di eterno fulgore,

 vieni e infondi nei nostri cuori

 la luce radiosa dello Spirito Santo!

 

Supplichevoli invochiamo anche il Padre,

 Padre di perenne Gloria

 e di possente Grazia,

 perchè allontani la subdola colpa.

 

Susciti azioni valorose,

 respinga gli attacchi dell’invidia di Satana,

 ci sia propizio nelle avversità,

 ci doni la Grazia di agir bene.

 

La mente governi e regga

 in un corpo casto e fedele;

 la fede si infiammi di intenso fervore,

 e non conosca il veleno dell’inganno.

 

Cristo sia nostro cibo,

 sia nostra bevanda la fede,

 lieti attingiamo alla sobria

 ebbrezza dello Spirito.

 

Trascorra lieto questo giorno:

 il pudore sia come il chiarore dell’alba,

 la fede come il meriggio,

 l’animo non conosca il crepuscolo.

 

L’aurora procede nella sua corsa:

 si mostri tutto aurora,

 tutto il Figlio nel Padre

 e tutto il Padre nel Verbo.

 

 

Cristo è apparso nella carne: è lui nostra vita in tutto. La sua divinità è vita, la sua eternità è vita, la sua carne è vita, la sua passione è vita. La sua morte è vita, la sua ferita è vita, il suo sangue è vita, la sua sepoltura è vita, la sua resurrezione è vita di tutti.

E’ lui il chicco che si è dissolto, è morto nel suo corpo per noi, per produrre in noi una messe abbondante.

E così la sua morte è messe di vita. Quello dunque che è stato fatto in lui è vita. Carne è stata fatta in lui: è vita. Morte è stata fatta in lui: è vita. Remissione dei peccati è stata fatta in lui: è vita. Ferita è stata fatta in lui: è vita. Scherno è stato fatto in lui: è vita. Spartizione è stata fatta in lui: è vita. Sepoltura è stata fatta in lui: è vita. Risurrezione è stata fatta in lui: è vita. Guarda quante cose sono state fatte in lui! Da esse è stato prodotto il capovolgimento della nostra esistenza, che era rovinata e che ci è stata restituita.

Anche l’uomo, specificamente quello interiore, è stato fatto in lui, è stato crocifisso in lui, è stato rinnovato in lui, è stato sepolto in lui, sepolto insieme con lui, risuscitato con lui.

 (S. Ambrogio, Commento ai dodici salmi – salmo 36,36-37)

Sant’Agostino: “A Dio si ascende amando con un cuore puro”

 

A DIO SI ASCENDE AMANDO CON CUORE PURO

 

Quando l’amore impuro infiamma un cuore, lo sollecita a desiderare le cose della terra e a cercare ciò che, destinato a perire, conduce l’anima alla stessa rovina: la precipita in basso, la sommerge nelle profondità dell’abisso. Analogamente è dell’amore santo. Eleva alle cose del cielo, infiamma per i beni eterni, desta l’anima a bramare le cose immutabili e immortali, solleva l’uomo dalle profondità dell’inferno alle sommità del cielo. In una parola, ogni amore è dotato di una sua forza e, quand’è in un cuore innamorato, non può restarsene inoperoso: deve per forza spingere all’azione.

 

Vuoi vedere come sia il tuo amore? Osserva a che cosa ti spinge. Non vi esortiamo, quindi, a non amare, ma a non amare il mondo, affinché possiate amare con libertà colui che ha creato il mondo. Un’anima irretita dall’amore terreno è come se avesse del vischio nelle penne: non può volare. Quando invece è pura da quegli affetti luridi che l’attaccano al mondo, può – per così dire – volare con ambedue le ali spiegate: le sue ali sono libere da ogni impedimento, dove per “ali” intendo i due comandamenti dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo.

 

E dove [volerà] se non verso Dio? Sì, è verso di lui che volando ascenderà, poiché in effetti amando ascende. Prima però di potersi elevare e mentre ne sente in cuore il desiderio, geme per essere ancora sulla terra e dice: Chi mi darà le ali, come di colomba, e volerò e mi riposerò? Per dove spiccherà il suo volo se non per un luogo lontano dagli scandali in mezzo ai quali gemeva la persona che pronuncia le parole or ora ricordate? Vuol volare lontano dagli scandali; lontano dai cattivi ai quali è mescolato; vuol separarsi dalla paglia in mezzo alla quale si trova il buon grano. Giunto alla meta, non dovrà più soffrire per la mescolanza e la compagnia di alcun malvagio ma potrà vivere nella santa società degli angeli, cittadini dell’eterna Gerusalemme.

 

Sant’Agostino, Sul Salmo 121