“A DIO SI ASCENDE AMANDO CON CUORE PURO” -Il Santo desiderio di Dio ci prepara a riceverLo- Sant’Agostino

A DIO SI ASCENDE AMANDO CON CUORE PURO

Quando l’amore impuro infiamma un cuore, lo sollecita a desiderare le cose della terra e a cercare ciò che, destinato a perire, conduce l’anima alla stessa rovina: la precipita in basso, la sommerge nelle profondità dell’abisso. Analogamente è dell’amore santo. Eleva alle cose del cielo, infiamma per i beni eterni, desta l’anima a bramare le cose immutabili e immortali, solleva l’uomo dalle profondità dell’inferno alle sommità del cielo. In una parola, ogni amore è dotato di una sua forza e, quand’è in un cuore innamorato, non può restarsene inoperoso: deve per forza spingere all’azione.

Vuoi vedere come sia il tuo amore? Osserva a che cosa ti spinge. Non vi esortiamo, quindi, a non amare, ma a non amare il mondo, affinché possiate amare con libertà colui che ha creato il mondo. Un’anima irretita dall’amore terreno è come se avesse del vischio nelle penne: non può volare. Quando invece è pura da quegli affetti luridi che l’attaccano al mondo, può – per così dire – volare con ambedue le ali spiegate: le sue ali sono libere da ogni impedimento, dove per “ali” intendo i due comandamenti dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo.

E dove [volerà] se non verso Dio? Sì, è verso di Lui che volando ascenderà, poiché in effetti amando ascende. Prima però di potersi elevare e mentre ne sente in cuore il desiderio, geme per essere ancora sulla terra e dice: Chi mi darà le ali, come di colomba, e volerò e mi riposerò? Per dove spiccherà il suo volo se non per un luogo lontano dagli scandali in mezzo ai quali gemeva la persona che pronuncia le parole or ora ricordate? Vuol volare lontano dagli scandali; lontano dai cattivi ai quali è mescolato; vuol separarsi dalla paglia in mezzo alla quale si trova il buon grano. Giunto alla meta, non dovrà più soffrire per la mescolanza e la compagnia di alcun malvagio ma potrà vivere nella santa società degli angeli, cittadini dell’eterna Gerusalemme.

(Sant’Agostino)

-Il Santo desiderio di Dio ci prepara a riceverLo-

La vita di un buon cristiano è tutta un santo desiderio. Ma se una cosa è oggetto di desiderio, ancora non la si vede, e tuttavia tu, attraverso il desiderio, ti dilati, cosicché potrai essere riempito quando giungerai alla visione.

In questo consiste la nostra vita: esercitarci col desiderio. Saremo tanto più vivificati da questo desiderio santo, quanto più allontaneremo i nostri desideri dall’amore del mondo. Già l’abbiamo detto più volte: il recipiente da riempire deve essere svuotato. Tu devi essere riempito di bene: liberati dunque dal male.

Supponi che Dio ti voglia riempire di miele: se sei pieno di aceto, dove metterai il miele? Bisogna gettar via il contenuto del vaso, anzi bisogna addirittura pulire il vaso, pulirlo faticosamente coi detersivi, perché si presenti atto ad accogliere questa realtà misteriosa. La chiameremo impropriamente oro, la chiameremo vino. Qualunque cosa diciamo intorno a questa realtà inesprimibile, qualunque cosa ci sforziamo di dire, è racchiuso in questo nome: Dio.

(Sant’Agostino)

“LA NASCITA DEL NOSTRO SALVATORE GESÙ CRISTO È LA SOLA CHE SIA MAI STATA PREANNUNCIATA” Beato Fulton J. Sheen

LA NASCITA DEL NOSTRO SALVATORE GESÙ CRISTO È LA SOLA CHE SIA MAI STATA PREANNUNCIATA

La storia è piena di uomini che hanno asserito di venire da Dio, o di essere Dio, o di recare il messaggio di Dio: Budda, Maometto, Confucio, Lao-Tse, e tanti e tanti altri(…)

La ragione ci suggerisce che, se qualcuno di tali uomini venisse realmente da Dio, Dio ne avrebbe perlomeno preannunciato l’avvento al fine di convalidarne l’affermazione (…) La ragione, inoltre, ci induce a credere che se Dio non agisse in questo modo, nulla potrebbe impedire a un qualunque impostore d’introdursi nella storia dicendo: “Provengo da Dio”, oppure: “Un angelo mi è apparso nel deserto e mi ha consegnato questo messaggio”(…)

Nessuno predisse la nascita di Socrate; nessuno preannunciò Budda e il di lui messaggio; di Confucio non ci sono stati tramandati né il nome della madre né il luogo di nascita. Quanto a Cristo, il discorso è diverso: date le profezie dell’Antico Testamento, la Sua venuta non era inaspettata. Perché, se mancò qualsiasi predizione relativa a Budda, a Confucio, a Maometto, o a chiunque altro, non mancarono per contro le predizioni relative alla venuta di Cristo.

Gli altri vennero e dissero: “Eccomi, credete in me”. Erano, quindi, solo uomini fra gli uomini, non erano divini fra gli umani. Unica eccezione fu Cristo, in quanto disse: “Ricercate fra gli scritti del popolo Ebraico e i riferimenti storici dei Babilonesi, dei Persiani, dei Greci e dei Romani”. Le profezie dell’Antico Testamento possono venir comprese nella loro pienezza alla luce del loro compimento (…)

In chi, se non in Cristo, queste profezie hanno trovato il loro compimento? Da un punto di vista meramente storico, si verifica qui una unicità che distingue Cristo da tutti gli altri fondatori di religioni terrene (…)

La seconda distinzione consiste nel fatto che Cristo, una volta apparso, con tanta violenza Egli percosse la storia da dividerla in due periodi: anteriore alla Sua venuta il primo, posteriore il secondo. Perfino coloro che negano l’esistenza di Dio devono così datare gli attacchi che conducono contro di Lui: l’anno tale Dopo Cristo (D.C.) oppure l’anno tale Avanti Cristo (A.C.).

La terza realtà che Lo differenzia da tutti gli altri è questa: chiunque altro sia mai venuto al mondo è venuto per vivere; Gesù Cristo è venuto per morire. Per Socrate, la morte fu una pietra d’inciampo, in quanto ne troncò l’insegnamento; mentre per Cristo fu la meta e il compimento della vita, la ricchezza che Egli ambiva. Delle Sue parole ed azioni, poche sono intelligibili ove non si stabilisca un riferimento con la Sua Croce, giacché Egli si manifestò come un Salvatore invece che come un semplice maestro. A nulla infatti sarebbe valso che Egli avesse insegnato agli uomini il modo d’esser buoni se non gli avesse anche concesso la facoltà d’esser buoni, dopo averli riscattati dall’amarezza della colpa.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Vita di Cristo”)

“MARIA IMMACOLATA È IL PARADISO DELL’INCARNAZIONE” Beato Fulton J. Sheen

MARIA IMMACOLATA È IL PARADISO DELL’INCARNAZIONE

Prima di fare l’uomo, Dio formò l’Eden, un giardino di delizie bello come solo Egli sa farlo. In quel Paradiso della Creazione si celebrarono le prime nozze dell’uomo e della donna. Ma l’uomo non volle altre benedizioni che quelle corrispondenti alla sua più bassa natura. Non soltanto perdette la sua Felicità, ma ferì persino la sua stessa mente e volontà. Allora Dio progettò la ricreazione o redenzione dell’uomo.

Ma prima, volle fare un altro Giardino. Questo nuovo Giardino non sarebbe stato di terra, ma di carne; sarebbe stato un Giardino sul cui ingresso non sarebbe mai stata scritta la parola “peccato”, un Giardino in cui non sarebbero cresciute le erbacce della ribellione per soffocare i fiori della Grazia; un Giardino dal quale sarebbero sgorgati i quattro fiumi della Redenzione per i quattro angoli della terra, un Giardino così Puro che il Padre Celeste non si sarebbe vergognato di mandarvi il Figlio Suo, e questo “Paradiso recinto di carne che doveva essere coltivato da Cristo Nuovo Adamo” era Maria, la Nostra Madre Benedetta.

Come l’Eden fu il Paradiso della Creazione così Maria è il Paradiso dell’Incarnazione. In Lei come in un Giardino vennero celebrate le prime nozze tra Dio e l’uomo.

Quanto più ci si avvicina al fuoco, tanto più se ne sente il calore: quanto più ci si avvicina a Dio, tanto maggiore è la purezza. Ma siccome nessuno fu più vicino a Dio della Donna i cui portali umani Egli valicò per venire su questa terra, nessuno poteva essere più puro di Maria. Questa sua Speciale Purezza la chiamiamo “Immacolata Concezione”.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Il Primo Amore del mondo, la commovente storia della Madonna”)

La perfezione della vera maternità è Maria Madre di Gesù, perché in tutto il mondo Ella è l’unica Madre “espressamente creata” dal suo Divino Figliuolo. Nessuna creatura può creare la propria madre.(…) Egli creò Sua Madre in modo particolare. La pensò prima che Ella nascesse, come il poeta pensa il suo poema prima che esso sia scritto. Egli la concepì nella Sua Mente Eterna prima che Ella fosse concepita nel grembo di sua madre Sant’Anna. In un certo senso, quando Ella fu concepita eternamente nella Pura Mente di Dio, fu quella la sua prima “Immacolata Concezione”.(…) Ma Dio non si limitò a “pensare” Maria. Ne creò effettivamente l’anima e l’infuse in un corpo, alla cui creazione cooperarono i genitori di lei. Fu attraverso i portali di Lei come attraverso la Porta del Cielo, che Egli volle venire al mondo. Dio, che aveva impiegato sei giorni a preparare un Paradiso per l’uomo, volle impiegare più tempo a preparare un Paradiso per il Suo Divino Figliuolo. Come nell’Eden non crescevano erbacce, così non doveva esistere peccato in Maria, Paradiso dell’Incarnazione, poiché sarebbe stato quanto mai disdicevole, per il Dio senza peccato, essere partorito da una donna macchiata dal peccato. Dio nella Sua Misericordia rimette il peccato originale dopo la nostra nascita nel Sacramento del Battesimo, ma ben s’intende come Egli dovesse concedere uno speciale privilegio a Sua Madre e rimetterle il peccato originale prima che Ella nascesse. Questo è il significato dell’Immacolata Concezione: ossia che, per speciale Grazia e privilegio di Dio Onnipotente e in virtù dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore della specie umana, la Beata Vergine Maria fu preservata da ogni macchia di peccato originale fin dalla sua concezione. Ella fu in un certo senso, “concepita Immacolata” nella Mente di Dio fin dall’Eternità. Ma in parole proprie, Ella fu concepita Immacolata entro il seno di sua madre Sant’Anna nel tempo. Maria, quindi, non è un pensiero sopraggiunto nella Mente di Dio. Come l’Eden fu il Paradiso della perfetta delizia per l’uomo, così Maria divenne l’Eden dell’innocenza per il Figlio dell’Uomo. Per la semplice ragione che il Figlio di Dio la scelse come Sua Madre tra tutte le donne, Ella è tra tutte le donne la Madre modello del mondo. Nessuna madre fu mai celebre al mondo se non per virtù dei suoi figli. Nessuno ha mai sentito parlare della madre di Giuda, ma tutti conoscono Maria attraverso Gesù.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Tre per sposarsi”)

-CONTRO IL TOTALITARISMO-“Solo quelli che riconoscono la moralità personale sono liberi” Beato Fulton J. Sheen

L’educazione moderna, dal darwinismo al freudismo, è legata alla negazione di questa realtà: che l’uomo ha dei peccati da confessare.

Ogni irresponsabilità implica il desiderio di essere posseduti: dalla musica afrodisiaca, dall’alcool o dalla droga, dai sonniferi o dal frastuono, insomma da tutto ciò che contribuisce all’evasione dalle responsabilità della coscienza.

Una volta che gli uomini ammettono di essere determinati dal di fuori da influenze estranee alla legge morale che è scritta nei loro cuori, diventano materia prima per una propaganda di ripetizione che li sommerge nel potere divinizzato dell’anonimo.

Come la responsabilità implica religione, così l’irresponsabilità implica anti-religione, poiché il nuovo collettivismo dà agli uomini spersonalizzati un oggetto di adorazione al posto di Dio. Il totalitarismo cresce in ragione diretta del declino della responsabilità nell’individuo.

Questa perdita di moralità personale viene compensata da un’intensa dedizione alla moralità sociale. La coscienza sociale sostituisce la coscienza individuale. Ecco perché i seguaci del nuovo misticismo demoniaco pensano che incolpando gli altri si scaricano del fardello della colpa: liquidando certe persone colpevoli di ingiustizia, si dispensano dalla colpa delle proprie ingiustizie personali. Ecco perché in qualsiasi forma di totalitarismo una grande passione per la riforma sociale si accoppia sempre con un completo disinteresse per l’urgenza della riforma individuale.

Togliendo la pagliuzza dagli occhi del loro vicino, i seguaci del totalitarismo non avvertono la necessità di preoccuparsi della trave nei propri occhi. La politica diventa allora la nuova teologia. L’accettazione di un’ideologia diventa la misura della Buona vita piuttosto che l’amorosa comunione con la Vita, con la Verità, con l’Amore, cioè con Dio.

La negazione della moralità allarga necessariamente l’area del male, e ogni aumento del male impone un potere repressivo da parte del dittatore.

Più raffinata e sensibile è la coscienza, meno necessario è il potere coercitivo. Solo quelli che riconoscono la moralità personale sono liberi. L’antiquata e disprezzata insistenza sulla santità individuale come una condizione dell’apostolato sociale produsse un ordine sociale di gran lunga migliore di quello attuale che è basato sulle ideologie idealistiche e sui fattori anti-morali nelle ideologie.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Comunismo e Coscienza dell’Occidente. 1948”)

-Dialogo tra Santa Caterina da Siena e il Signore Gesù- “Signore mio, dov’eri quando il mio cuore era tribolato da tante tentazioni?”

-Dialogo tra Santa Caterina da Siena e il Signore Gesù-

Signore mio, dov’eri quando il mio cuore era tribolato da tante tentazioni?

E il Signore: «Stavo nel tuo cuore».

E lei: «Sia salva sempre la tua verità, o Signore, e ogni riverenza verso la tua Maestà; ma come posso credere che tu abitassi nel mio cuore, mentre era ripieno di immondi e brutti pensieri?». E il Signore: «Quei pensieri e quelle tentazioni causavano al tuo cuore contento o dolore? diletto o dispiacere?».

E lei: «Dolore grande e gran dispiacere!».

E il Signore: «Chi era che ti faceva provare il dispiacere se non io, che stavo nascosto nel centro del tuo cuore? Se io non fossi stato lì presente, quei pensieri sarebbero penetrati nel tuo cuore e ne avresti sentito piacere ma la presenza mia nel tuo cuore era causa di dispiacere e mentre così tentavi inutilmente di cacciarli via, perchè ti affiggevano, ti rattristavi e soffrivi. Ma io che difendevo il tuo cuore dai nemici standovi nascosto, e permettevo che di fuori tu fossi travagliata, non lasciavo di fare quanto era necessario alla tua salute. Trascorso poi il tempo stabilito da me per il combattimento, mandai fuori la mia luce, e sul momento fuggirono e si dissiparono le tenebre infernali, perché esse non possono stare con quella. Ora, chi t’ha insegnato se non la mia luce, che quelle pene ti erano giovevoli per acquistare la fortezza, e che dovevi portarle volentieri quanto piaceva a me? E poiché ti sei offerta a sopportarle con tutto il cuore, appena rivelai la mia presenza, subito furono allontanate da te. Il mio godimento non sta nelle pene, ma nella volontà di chi fortemente le sostiene»

(Beato Raimondo da Capua, Vita di Santa Caterina da Siena, n. 110).

Alcuni pensieri del Beato Fulton J. Sheen

La persona allegra vede sempre in ogni male presente qualche futuro bene; nel dolore vede una croce da cui nascerà una risurrezione; nella prova, trova correzione e disciplina e un’opportunità per crescere nella saggezza; nel dolore, raccoglie pazienza e rassegnazione alla Volontà di Dio.

(Beato Fulton J. Sheen)

Come una goccia di sangue può vivere nel corpo, ma la goccia di sangue non può vivere separata dal corpo, così nessuno di noi può vivere la pienezza della Vita di Cristo se non nel Suo Corpo Mistico, che è la Chiesa.

(Beato Fulton J. Sheen)

Dio non disapprova la tua lamentela. Sua Madre al Tempio non chiese: “Figlio, perché ci hai fatto questo?”. E Cristo sulla Croce non si lamentava: “Mio Dio, perché mi hai abbandonato?”

Se il Figlio ha chiesto al Padre e la Madre al Figlio, perché non dovresti farlo tu? Ma i tuoi gemiti siano a Dio e non all’uomo.

E alla fine della vostra dolce preghiera lamentosa, direte: “Padre nelle Tue Mani affido il mio spirito”.

Coloro che si lamentano con gli altri non vedono mai i propositi di Dio. Coloro che si lamentano con Dio scoprono che la loro passione, come quella di Cristo, si trasforma in compassione.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Ispirazioni per Quaresima e Pasqua”)

Ogni istinto e passione dell’uomo è amorale; è solo l’abuso di queste passioni che le rende sbagliate, immorali, peccaminose.

Non c’è nulla di sbagliato nella fame, ma c’è qualcosa di sbagliato nella gola; non c’è peccato nel bere, ma c’è peccato nell’ubriachezza; non c’è niente di sbagliato in un uomo che cerca sicurezza economica, ma c’è qualcosa di sbagliato in un uomo avaro; non c’è nulla da disprezzare nella conoscenza, ma c’è qualcosa da condannare nella superbia; non c’è niente di sbagliato nella carne, ma c’è qualcosa di peccaminoso nell’abuso della carne.

Il sesso ha il suo posto in quella zona di vita progettata per la sua funzione, ma l’abuso di esso, al di fuori del Matrimonio, al di fuori di quel legame naturale e soprannaturale, è sbagliato e quindi peccaminoso.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Tre per sposarsi”)

Se un uomo pensa di sapere tutto, allora pensa che non gli sia rimasto nulla da sapere, nemmeno ciò che Dio potrebbe dirgli. Se l’anima è piena fino all’orlo del suo ego, non c’è più posto per Dio.

(Beato Fulton J. Sheen, da “I sette peccati capitali”)

COME DISTINGUERE CRISTO DALL’ ANTICRISTO?

Scriveva Fulton Sheen:

“Gesù Nostro Signore disse che alla fine dei tempi quando Satana sarà assiso sul suo trono (Apoc.2,13), apparirà tanto simile a Lui sì da ingannare, se fosse possibile anche gli eletti (Mt 24,24 ). Ma se Satana opera prodigi, se pone delicatamente le mani sul capo dei bambini, se appare benigno e benevolo con il povero, come faremo a distinguerlo dal Cristo? Ebbene Satana non porterà le stigmate sulle mani o sui piedi o sul costato. Egli apparirà come sacerdote, ma non come Vittima”.

“Accade che Satana appaia, variamente camuffato, simile a Cristo; e, alla fine del mondo, apparirà come un benefattore, un filantropo: ma con le stimmate non è mai apparso, e non apparirà mai. Perché solamente l’Amore Celeste può mostrare le cicatrici del supremo dono d’amore fatto in una notte ormai per sempre trascorsa.”

(Beato Fulton J. Sheen, da “La vita di Cristo”)

“La scienza sorse e poté sorgere solo in una Civiltà Cristiana”

Il Cristianesimo, enfatizzando la disciplina, la ragione e il valore della natura in quanto tale, divenne la roccia su cui si fonda la scienza empirica. La scienza sorse e poté sorgere solo in una civiltà Cristiana. L’Oriente, privo di questo fondamento, non divenne mai scientifico.

La scienza non è nemica di una civiltà Cristiana, perché è fiorita solo in una civiltà Cristiana. Non è fiorita in una civiltà buddista, né tra i Maomettani, per la ragione che una civiltà panteista che confonde Dio e il mondo non può mai entrare in possesso del mondo solo per studiarlo scientificamente.

La concezione Cristiana, al contrario, rende Dio e il mondo distinti, e quindi permette all’uomo di studiare l’universo come universo. Facendo questo, l’uomo segue l’ordine del Creatore, che ha comandato all’uomo di governare la terra e di sottometterla.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Verità e menzogne”)

Tanto Pietro quanto Giuda, quando rinnegarono Gesù Nostro Signore, si ribellarono contro la Vita; entrambi erano stati messi in guardia contro questa ribellione; entrambi erano stati chiamati “demoni” a cagione del loro peccato; ed entrambi si pentirono.

Ma Giuda “si pentì in se stesso” e nella futile agonia della sua disperazione rivolse il proprio ego contro sé medesimo. Pietro, invece, pentendosi verso il suo Signore, mediante l’umiltà si liberò dal peccato e riconquistò la gioia.

Soltanto la sottomissione dell’ego a qualcosa di superiore al proprio ego può guarire dalla disperazione, perché tale umiltà svuota l’anima tanto dell’orgoglio quanto del giudizio di sé, facendo posto all’influsso della Divina Verità, dell’Amore e della Misericordia.

“Chi si umilia sarà esaltato e chi si esalta sarà umiliato”…ma l’odio verso se stessi è un’esaltazione dell’ego in quanto giudice sommamente amaro e definitivo. Finché il cartello “Si Vende” resta affisso in un’anima colma della preoccupazione dell’ego, il Divino Occupante non può farvi il Suo ingresso.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Il Sentiero della Gioia”)

Quando ricevo la Santa Comunione io ricevo Cristo. Cristo discende in me per vivificarmi con la Sua Vita e per trasformare le mie attività in maniera che io amo ciò che Lui ama, odio ciò che Lui odia, desidero ciò che Lui desidera. I Suoi interessi, i Suoi affetti e i Suoi desideri divengono i miei. In tal senso, posso esclamare con San Paolo: “Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me”. Nel profondo della mia anima, è avvenuto un meraviglioso mutamento: mi son dato a Cristo. “Cristo vive in me!”.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Biologia Soprannaturale”)

Quando entreremo in Paradiso li vedremo, molti di loro verranno verso di noi e ci ringrazieranno. Chiederemo chi sono, e diranno: “una povera anima del Purgatorio per la quale hai pregato”

(Beato Fulton J. Sheen)

La morte è sempre importante perché sigilla un destino. Ogni uomo morente è una scena. Ogni scena morente è un luogo sacro. Ecco perché la grande letteratura del passato, che ha toccato le emozioni che circondano la morte, non è mai superata.

Ma di tutte le morti dell’uomo, nessuna era più importante della morte di Cristo Nostro Salvatore. Tutti gli altri che sono mai nati nel mondo, sono venuti per vivere; Gesù Nostro Signore è venuto in esso per morire.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Il Calvario e la Messa”)

I Santi, che si misurano con l’infinità di Dio, sono assolutamente convinti del loro nulla.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Vale la pena di vivere”)

Il Paradiso è come una città su una collina, per cui non possiamo addentrarci in essa; dobbiamo arrampicarci. Coloro che sono troppo pigri per arrampicare possono perdere la sua cattura.

Nessuno pensi di poter essere totalmente indifferente a Dio in questa vita e sviluppare improvvisamente una capacità per Lui al momento della morte.

Da dove verrà la capacità del Paradiso se l’abbiamo trascurato sulla terra?

(Beato Fulton J. Sheen, da “I sette peccati capitali”)

Un uomo che conduceva una vita malvagia si vantava sempre del fatto che non doveva mai preoccuparsi per la salvezza della sua anima fino al momento della morte, quando il suo tempo sarebbe finito, perché tanto poteva salvarla con tre parole che disse in latino: “Miserere mei Deus” [Dio abbia pietà di me].

Aveva ragione a dire tre parole al momento della sua morte, ma non erano le parole che si aspettava di dire, perché la sua vita non era stata vissuta per pronunciarle con il suo cuore. Mentre il suo cavallo lo gettava giù dalla scogliera disse: “Capiat Omnia diabolus,” che significa, “Io sarò dannato.”

(Beato Fulton J. Sheen, da “On Being Human”)

Se c’è un argomento che offende il sentimentalismo moderno, questo è l’inferno. La nostra generazione chiede a gran voce un “decano morbido”, che non parli mai dell’inferno alle orecchie educate, e la nostra epoca vuole un Cristianesimo annaffiato per rendere il Vangelo di Cristo nient’altro che una gentile dottrina di buona volontà, un programma sociale di miglioramento economico, e uno schema mite di idealismo progressista.

(Beato Fulton J. Sheen)

Non deridere Dio e i Vangeli dicendo che non c’è Satana. Il male è troppo reale nel mondo per dirlo. Satana non guadagna mai così tante anime come quando, nella sua astuzia, diffonde la voce che è morto da tempo e che non esiste.

Non respingere il Vangelo, perché dice che Gesù Nostro Salvatore è stato tentato. Satana tenta sempre i puri, gli altri sono già suoi. Satana colloca più diavoli e demoni sulle mura di un monastero che nei covi di iniquità, perché questi ultimi non fanno nessuna resistenza.

Non dire che è assurdo che Satana appaia a Gesù Nostro Signore, perché Satana deve sempre avvicinarsi ai devoti e ai forti mentre gli altri soccombono da lontano.

(Beato Fulton J. Sheen)

Se Egli è quello che afferma di essere, cioè un Salvatore, un Redentore, abbiamo allora un Cristo virile, un condottiero degno di esser seguito in questi tempi terribili; Colui che agevolmente farà breccia nella morte, distruggendo il peccato, la tristezza e la disperazione; un Capo cui possiamo far totale sacrificio di noi stessi senza peraltro perdere la libertà, sebbene conquistandola, e che possiamo amare sino al giorno della nostra morte.

Oggi abbiamo bisogno di un Cristo che, composto con funi un flagello, scacci dai nostri nuovi templi coloro che lì attendono a comprare e a vendere; di un Cristo che biasimi gli alberi di fichi sterili; di un Cristo che parli di croci e di sacrifici e la cui voce somigli alla voce del mare in tempesta, e che, tuttavia, non ci permetta di piluccare e scegliere fra le Sue parole, scartandone le difficili e accettando soltanto quelle che compiacciono alla nostra fantasia.

Abbiamo bisogno di un Cristo che ristabilisca lo sdegno morale, che ci induca a odiare ardentemente il male e ad amare il bene al punto da poter bere la morte come l’acqua.

(Beato Fulton J. Sheen, da “La Vita di Cristo”)

La chiave per il miglioramento sociale si rinviene sempre nel miglioramento individuale: rifate l’uomo e rifarete il mondo!

La società può essere salvata soltanto se l’uomo è salvato dai suoi conflitti intollerabili, e l’uomo può esserne liberato soltanto se è salvata la sua anima.

(Beato Fulton J. Sheen, dalla prefazione di “Il Sentiero della Gioia”)

I Santi amano i peccatori, non perché abbiano in comune con essi il vizio, ma perché amano quella possibilità di virtù che ancora esiste nel peccatore. Gesù Nostro Signore, il Figlio di Dio, divenne il Figlio dell’Uomo perché amava l’uomo.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Tre per sposarsi”)

La tolleranza si applica soltanto alle persone, e non mai ai principi, l’intolleranza vale per i principi e mai per le persone. Noi dobbiamo essere tolleranti verso le persone perché esse sono umane; dobbiamo essere intolleranti verso i principi perché sono divini. Dobbiamo essere tolleranti verso gli erranti, perché può essere stata l’ignoranza a farli traviare. Ma dobbiamo essere intolleranti verso l’errore perché la Verità non è opera nostra, ma di Dio.
È bene ricordarlo: l’unico vero motivo per cui Cristo fu condannato a morte fu precisamente l’intolleranza con cui Egli proclamò la Sua Divinità.

(Beato Fulton J. Sheen)

Se ogni mattina noi portassimo le nostre piccole croci alla Santa Messa e le piantassimo a fianco della Grande Croce di Gesù sul Calvario, e al momento della Consacrazione dicessimo con Lui: “Questo è il Mio corpo, questo è il Mio sangue” noi scorderemmo i nostri mali nell’estasi del nostro Amore per Gesù Crocifisso.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Ancore sull’abisso – Radiomessaggio del 5 Febbraio 1950”)

Non c’è anima alla cui porta Dio non abbia bussato migliaia di volte.
La Sua Voce può anche identificarsi nella nausea che segue il peccato, nel disprezzo di noi stessi, nello scontento della vita, nella delusione e nella sofferenza.
Se in simili circostanze, piuttosto che lamentarsi, recriminare e ribellarsi, l’anima aprisse la sua porta alla Grazia di Dio, troverebbe la pace e la felicità che preludono al Paradiso.

(Beato Fulton J. Sheen, da “La Felicità del Cuore”)

“Colui che andò in Paradiso con una Croce intendeva che tu dovessi andarci peccando?”

Non possiamo amare il peccato durante la vita e iniziare ad amare la virtù alla morte. Le gioie del Paradiso sono la continuazione delle gioie di Cristo sulla terra. Non sviluppiamo una nuova serie di amori con il nostro ultimo respiro. Raccoglieremo nell’eternità solo ciò che abbiamo seminato sulla terra.

Quindi non lasciamo che i nostri presunti moderni, i quali accumulano peccato su peccato, pensino di poter insultare Dio finché la loro vita non si sia esaurita e quindi aspettarsi un contratto di vita eterna in una delle dimore del Padre.

Colui che andò in Paradiso con una Croce intendeva che tu dovessi andarci peccando?

(Beato Fulton J. Sheen, da “Le sette virtù”)

«Chi salverà la Chiesa? Non pensate ai sacerdoti, non pensate ai vescovi e ai religiosi. Sta a voi, laici. Sta a voi ricordare ai sacerdoti di essere sacerdoti, ai vescovi di essere vescovi e ai religiosi di essere religiosi».

(Beato Fulton J. Sheen, 28 Maggio 1972)

La grande tragedia della vita non è tanto ciò che gli uomini hanno sofferto, ma ciò che hanno perso. E quale tragedia maggiore c’è che perdere la pace del peccato perdonato? Non c’è un uomo vivente che, se lo desiderasse, non potrebbe godere del cibo e della bevanda spirituale che Dio serve a tutti coloro che lo chiedono.

(Beato Fulton J. Sheen)

Il comunismo è la tragedia della libertà. Un falso liberalismo, che consente a un uomo di scegliere qualsiasi cosa tranne il metro del giusto e dell’ingiusto, può produrre un caos che il comunismo provvede a organizzare.

Allora, nel linguaggio del fondatore del comunismo, abbiamo una nuova definizione della libertà: “Libertà significa necessità”. In altre parole, si è liberi fin quando si obbedisce al dittatore. Ciò che hanno fatto i comunisti è stato di prendere la Verità che appartiene a Dio e di identificarla con il loro regime.

Il mondo, lo sappia o non lo sappia, sta scegliendo attualmente tra la schiavitù a un sistema e l’Amore di Colui che ha detto: “Io Sono la Verità”, “La Verità vi renderà liberi”.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Pensieri per la vita di ogni giorno”)

In tutte le altre religioni naturali, l’uomo muove verso Dio ed è il primo di tutti i movimenti; nel Cristianesimo, Dio muove verso l’uomo, quindi l’uomo risponde a questo primo impulso.

L’uomo naturale o umano rimane naturale o umano, finché una Vita Divina al di fuori di lui non se ne impadronisca e lo elevi a una dignità che egli non può conseguire per suo merito e con le sue sole forze. È tutto qui il fine dell’Incarnazione di Cristo: “Io sono venuto perché abbiate la Vita”.

Perciò, attraverso la Sacra Scrittura, gli uomini si dividono in vivi e non vivi: “Voi vi chiamate vivi ma invece siete morti”. Il che significa che alcuni hanno una vita naturale: respirano e camminano, parlano e sentono al tatto ma, da un punto di vista Divino, sono privi di vita, perché mancano di quella Vita Soprannaturale secondo Dio, la Vita della Grazia, a paragone della quale qualsiasi altra vita è morte.

La morale del Cristianesimo non è, quindi, una mera cristallizzazione di norme psicologiche, emotive ed etiche; essa è bensì il possesso, nell’anima, di un fondamento di Vita Soprannaturale, di Vita Divina, che ha nome Carità, Amore Divino o Grazia.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Pensieri per la vita di ogni giorno”)

Sii cosciente che ogni tua parola, pensiero ed azione si svolgono dinanzi a un Uditorio Divino. Come non infrangeresti le norme della velocità, se stesse sopraggiungendo un poliziotto, così non infrangerai le Divine Leggi peccando, non per timore di Dio, ma piuttosto perché Lo ami.

(Beato Fulton J. Sheen)

Dico che per vivere in questi tempi problematici dobbiamo diventare santi. Santo è chi rende Cristo amabile. Questa è la definizione di un santo.

Voglio darvi solo questo insegnamento: non abbiamo bisogno di molto tempo per diventare santi, c’è solo bisogno di molto amore.

(Beato Fulton J. Sheen)

Il sesso quale è inteso nella maniera moderna è amore-Eros non ormeggiato alla responsabilità; è un desiderio senza obblighi. Perché è un desiderio illegittimo, quindi un desiderio senza Dio. Ecco perché l’erotismo e l’ateismo vanno sempre d’accordo.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Tre per sposarsi”)

La ricerca di ciò che è puramente temporale e secolare non può soddisfare questo desiderio, da parte dell’uomo, di un bene che è trascendente, al di fuori del tempo, e che soddisfa completamente le più sublimi aspirazioni della sua anima.

“L’obiettivo dell’uomo deve trascendere ciò che è possibile stringere in un pugno”.

Ciò cui egli tende, ne sia o no consapevole, è la Vita Perfetta, la Verità Totale e l’Amore Estatico: e tale è la definizione di Dio. Sicché, come dice Sant’Agostino: “I nostri cuori non avranno riposo finché non riposeranno in Te, o Signore”.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Pensieri per la vita di ogni giorno”).

Le conversioni non sono più difficili che in passato, ma l’approccio deve essere diverso. Oggi la gente cerca Dio, non per l’ordine che trova nell’universo, ma per il disordine che trova in se stessa. Oggi le persone arrivano a Dio attraverso un disgusto interiore.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Il Sacerdote non si appartiene”)

Il rifiuto di schierarsi su grandi questioni morali è di per sé una decisione. È una silenziosa arrendevolezza al male. La tragedia del nostro tempo è che coloro che ancora credono nell’onestà mancano di fuoco e convinzione, mentre coloro che credono nella disonestà sono pieni di convinzione appassionata.

(Beato Fulton J. Sheen)

Niente che manchi di Passione per la Verità, niente che non sia abbastanza infiammato da farci chiamare sognatori, folli e fanatici dai nostri nemici, potrà mai salvare il mondo. Il comunismo è un futile tentativo di compensare psicologicamente la perdita della Fede. L’uomo non può vivere senza un Grande Amore, senza l’Amore Infinito, senza la Passione del Divino Amore…Solo l’uomo può sacrificare la sua libertà. La sacrificherà all’opinione pubblica, a un dittatore o a Dio.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Comunismo e Coscienza dell’Occidente”)

-LA SANTA MORTE DI FULTON J. SHEEN-

Il 20 settembre del 1979, celebra la Santa Messa per il suo 60.mo di sacerdozio e nell’omelia pronuncia queste parole:

“Non è che io non ami la vita, ma ora voglio vedere il Signore. Ho passato tante ore davanti a Lui nel Santissimo Sacramento, ho parlato a Lui nella preghiera e di Lui con chiunque mi volesse ascoltare. Ora voglio vederlo faccia a faccia”.

Mons. Fulton Sheen morì, due mesi dopo, il 9 dicembre 1979, mentre era in preghiera dinanzi al Santissimo Sacramento nella sua cappella privata, a New York.

“Se io non fossi cattolico – diceva nel 1957 – e volessi trovare quale sia oggi, nel mondo, la vera Chiesa, andrei in cerca dell’unica Chiesa che non va d’accordo con il mondo.” Beato Fulton J. Sheen

Se io non fossi cattolico – diceva nel 1957 – e volessi trovare quale sia oggi, nel mondo, la vera Chiesa, andrei in cerca dell’unica Chiesa che non va d’accordo con il mondo. Andrei in cerca della Chiesa che è odiata dal mondo. Infatti, se oggi nel mondo Cristo è in qualche Chiesa, Egli dev’essere tuttora odiato come quando viveva sulla terra. Se dunque oggi vuoi trovare Cristo, trova la Chiesa che non va d’accordo con il mondo… Cerca quella Chiesa che i mondani vogliono distruggere in nome di Dio come crocifissero Cristo. Cerca quella Chiesa che il mondo rifiuta, come gli uomini rifiutarono di accogliere Cristo.

(Beato Fulton J. Sheen)

“Dio, nella Sua Grande Misericordia, ha istituito il Sacramento mediante il quale i peccati commessi dopo il Battesimo possono essere rimessi” Beato Fulton J. Sheen

Dio, nella Sua Grande Misericordia, ha istituito il Sacramento mediante il quale i peccati commessi dopo il Battesimo possono essere rimessi. Nessun essere umano avrebbe mai pensato a questo Sacramento di Riconciliazione perché è qualcosa di simile a una Risurrezione; risorgiamo dopo che siamo morti. È un viaggio di ritorno verso Dio. Ci permette di sbarazzarci delle infezioni prima che diventino malattie croniche ed epidemie. Il Sacramento della Riconciliazione è l’afflusso della Misericordia di Dio, un’opportunità per l’aumento della Grazia del Calvario di Cristo. È una medicina per l’anima, la guarigione delle nostre ferite, un ritorno a casa, una disfatta del passato; un’opportunità per avere un nuovo inizio di vita, un altro bagno, una sorta di secondo Battesimo.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Discorso sul Peccato”)

“L’amore è alla base di ogni sacrificio. Così anche l’uomo che ama la vita perfetta in Cristo, morirà a se stesso; e questo morire a se stessi, questa sottomissione delle sue membra, domate come tante bestie selvagge, questo venir segnato con la Croce, è la mortificazione.” Beato Fulton J. Sheen

Se non moriamo al mondo non vivremo mai per Cristo; se non perdiamo la vita non la salveremo mai. È più facile trascinare l’intera croce che non metà. A nulla vale il camminare intorno alla croce, le cui braccia distese non lo permetteranno. Dobbiamo arrampicarci su di essa…e arrampicarsi sulla croce significa crocifissione.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Biologia Soprannaturale”)

L’ Amore ispira ogni sacrificio. L’amore, sia ben chiaro, non è il desiderio di avere e di possedere: questo è egoismo; l’amore è invece il desiderio di appartenere e di essere posseduti; è il sacrificarsi per gli altri. Il simbolo dell’amore, quale lo intende il mondo, è il circolo continuamente circoscritto da se stesso, che pensa sempre e solo a se stesso.

Il simbolo dell’amore, quale lo intende Cristo, è la Croce con le sue braccia tese nell’eternità, per contenere tutte le anime nel suo abbraccio. L’amore peccaminoso, come lo intende il mondo, è simbolizzato da Giuda la notte del tradimento: “Quanto mi darete perché lo consegni nelle vostre mani?”. L’ Amore nel suo vero significato, è simbolizzato da Cristo, poche ore più tardi quando, ricordandosi dei Suoi apostoli, dice agli “amici” di Giuda il traditore: “Se dunque cercate Me, lasciate andar via costoro”.

L’amore dunque significa abnegazione, e fin quando avremo un corpo e ci preoccuperemo per la nostra salvezza, l’amore sarà sempre sinonimo di sacrificio, nel significato cristiano della parola. L’amore si sacrifica spontaneamente, naturalmente, così come gli occhi vedono e le orecchie odono.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Biologia Soprannaturale”)

Il giorno in cui gli uomini dimenticheranno che l’amore è sinonimo di sacrificio, quel giorno, essi riterranno donna egoista e avida colei che richiede un omaggio di fiori o un anello d’oro massiccio; così come riterranno crudele Dio perché chiede ai mortali sacrificio e abnegazione.

Se penso che un giovane amante oserà tutto per colei che ama, allora capisco in che misura Dio deve amare il mondo per avervi inviato il Suo Unico Figlio. Se un padre offre la vita per il figlio, riuscirò a comprendere perché il Figlio di Dio debba offrire la Sua Vita per i suoi amici, “perché Amore maggiore di questo nessuno nutre”.

Eppure una siffatta analogia è imperfetta, perché Gesù Nostro Signore non si limitò a seguire una semplice legge di natura. Il Suo Amore fu così grande, la Sua Condiscendenza e il Suo Sacrificio così grandi, che qualsiasi tentativo di renderli comprensibili all’umana ragione non raggiungerà mai lo scopo.

Se tutti gli amanti aspirano a diventare simili a coloro che amano, non mi sorprenderà che vi siano delle creature che offrono la loro vita per il loro Divino Amante; che divengono tanto simili a Lui da ricevere sul loro corpo le Stimmate della Passione.

L’amore è alla base di ogni sacrificio. Così anche l’uomo che ama la vita perfetta in Cristo, morirà a se stesso; e questo morire a se stessi, questa sottomissione delle sue membra, domate come tante bestie selvagge, questo venir segnato con la Croce, è la mortificazione.

Cristo dunque non diede una nuova legge quando disse che dobbiamo cadere al suolo e morire. Egli ristabilì semplicemente una legge che la nostra esperienza verificò migliaia di volte ma che pure non ha ancora imparato ad applicare, particolarmente a noi stessi, che ne abbiamo tanto bisogno.

L’amore, appunto perché ispira mortificazione, è considerato dal mondo come follia. Nessuno ha mai compreso perfettamente gli amanti; essi vivono in un altro universo; respirano un’altra aria; costituiscono l’inatteso, l’irreale, l’irrazionale…ed anche la follia. È la legge dell’Amore.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Biologia Soprannaturale”)

“Noi siamo folli a causa di Cristo”

Se amore equivale a sacrificio e ogni sacrificio è dal mondo considerato follia, Cristo sulla Croce rappresenta la suprema follia. Agli occhi del mondo Egli fu il più grande fallimento della storia; dal libro mastro dell’inventario del mondo risulta che Egli subì la più grande sconfitta. “Follia!”, grida il mondo. Come demagogo avrebbe trionfato, come Dio fu crocifisso.

Per il mondo, la Croce è una follia e Cristo è un fallimento. Ne segue che ogni amante di Cristo deve condividere la follia di Colui che fu crocifisso. La legge è identica per il discepolo come per il Maestro.

Il mondo chiama folle colui che abbandona le sue ricchezze, i suoi amici, il suo vino e i suoi canti, per il monastero e la regola. Il mondo chiama folle colui che non restituisce il colpo quando è colpito e non diffama quando è diffamato. Il mondo chiama folle colui che segue le leggi della Chiesa, definite vecchie e antiquate, sulla santità del matrimonio e respinge le tesi moderne che glorificano l’immoralità e la sfrenatezza. Il mondo schernisce come folle colui che s’inchioda alla croce della mortificazione, quando potrebbe venirne giù a giocarsi ai dadi le vesti di Dio.

Sì, ma “la follia di Dio è più saggia degli uomini”, e “la saggezza del mondo è follia nei confronti di Dio”!

Soltanto agli occhi del mondo siamo folli come Nostro Signore lo fu alla corte di Erode. Per dirla con le sublimi parole di San Paolo: “Noi siamo folli a causa di Cristo”.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Biologia Soprannaturale”)

 

“La Grazia è la Vita di Cristo nell’anima” Beato Fulton J. Sheen

-La Grazia è la Vita: la Vita di Dio tra gli uomini-

Si è detto che la vita persiste finché un ordine superiore domina quello inferiore. Ma l’uomo oltre al corpo ha anche un’anima, ed essendo ogni cosa dotata di vita propria, la vita del corpo sarà l’anima, mentre la Vita dell’anima sarà Cristo. Fino a quando l’anima prevale sul corpo, fino a quando l’uomo segue i suggerimenti della ragione, egli vive naturalmente un’esistenza morale. Ma, oltre all’esperienza, anche la Rivelazione ci insegna che l’uomo non sa seguire la legge morale per più di un certo tempo senza cadere nel peccato. L’uomo perciò ha bisogno di un aiuto che la natura non può fornirgli, ma che gli può venire soltanto dall’alto; e questa Vita Superiore-Soprannaturale che dona la forza all’anima è la Grazia. Per mezzo di Essa noi partecipiamo alla Natura Divina, divenendo Figli di Dio ed eredi del Cielo. La Grazia è la Vita di Cristo nell’anima.

Abbiamo detto prima che l’uomo vive naturalmente finquando la vita dell’anima domina la vita del corpo: aggiungeremo qui che l’uomo vive soprannaturalmente fino a quando la Grazia, la Vita di Cristo, domina l’anima e, per mezzo di essa, l’intera natura. Grazie a questa partecipazione della Vita di Dio nell’anima, per mezzo della Grazia, anche il corpo assume una nuova dignità…

La Grazia non è affatto un’astrazione teologica priva di significato e di utilità. La Grazia è la Vita: la Vita di Dio tra gli uomini. Non è qualcosa che s’allontana dall’armonia dell’universo, ma piuttosto qualcosa che perfeziona l’universo in quella che è la sua più elevata espressione terrestre: l’uomo.

Un trattato sulla Grazia lo si potrebbe intitolare “Biologia Soprannaturale”, poiché le leggi della vita organica, della vita naturale, non sono altro che deboli riflessi delle leggi della Vita della Grazia, della Vita Soprannaturale…

La vita umana non può generare la Vita Divina, ma la Vita Divina deve essere un dono. Soltanto la vita può dare vita, e la Vita può soltanto derivare dalla Vita. “Omne vivum ex vivo”: è una verità della biogenesi soprannaturale come di quella naturale. La Vita Divina, cioè la Grazia, è un vero dono di Dio, verso il quale non abbiamo nessun diritto. Fu offerto all’uomo nel primo Adamo e rinnovato per i meriti del secondo Adamo: Gesù Cristo.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Biologia Soprannaturale”)