-LA PRESENZA DIVINA NELLA NOSTRA ANIMA- IL VERO RAPPORTO CON DIO, CHE LUI VUOLE AVERE CON NOI QUI ED ORA- Beato Fulton J. Sheen

Così dice Gesù nel Vangelo di San Giovanni: “Se qualcuno mi ama, osserverà la mia parola, e Mio Padre lo amerà e Noi verremo a lui e in lui faremo la nostra abitazione” e San Giovanni nella sua prima lettera: “Dio è carità e chi abita nella carità, abita in Dio e Dio abita in lui”.

Come Adamo nel Paradiso terrestre, noi camminiamo in compagnia di Dio. Se voi siete nello stato di Grazia -in Grazia di Dio- Dio è più vicino a voi che non l’aria che respirate e gli amici che vedete. Questa presenza non è psicologica, cioè non consiste nell’immaginare che Egli sia con voi e neppure consiste in un ricordo vivo delle scene della vita del Signore Gesù; neppure è una materiale presenza, come sarebbe di un pugno di sale in una scatola. Non è neppure come la presenza universale di Dio che si trova in tutto il mondo con il suo atto creativo. Se così fosse, non vi sarebbe differenza fra un’anima in Grazia e un’anima in peccato mortale.

Mentre Dio è in ogni luogo con la sua potenza creativa, non è in ogni luogo con la Sua Grazia. Un falegname si trova nell’opera che costruisce con la sua forza, con l’idea e il suo scopo; ma nel proprio figliuolo, quel falegname, è in una maniera molto più intima. In maniera simile, con la Grazia, Dio abita nella nostra anima più intimamente di quello che Egli sia in ogni cosa, mediante la creazione.

Dio è presente con la creazione nelle stelle, nei fiori, nel tramonto del sole, senza che da parte di queste cose vi sia una risposta, perché esse non hanno la coscienza della sua presenza. Mediante la Grazia, invece, Dio si fa presente in noi in una maniera nuova. Non è presente con la Potenza, ma è presente con l’Amore. Per la Grazia, Dio è presente in modo più intimo che non sia la tavola pitagorica nella nostra mente o l’amore di nostra madre nel nostro cuore.

Una nuova cosciente relazione viene stabilita, non come di Creatore a creatura, ma come di sposo a sposa, come di marito a moglie. La vostra anima, quando è in Grazia, guarda a Dio non come all’Essere che vi creò e a cui voi siete unito per giustizia, ma come all’Amore che vi redense e a cui voi siete uniti con reciproci atti d’amore. Potete dire di possedere una cosa, soltanto quando potete liberamente usarne e goderne. Con la Grazia, Dio è nella vostra anima.

Esso non è come un recipiente passivo che contenga la potenza, l’amore e la verità di Dio, come il marmo conserva i segni dello scalpello. L’anima può reagire abitualmente e liberamente col possederLo in modo permanente…

Per la Grazia il vostro corpo diventa Tempio di Dio. Ecco la ragione fondamentale per cui un Cristiano deve essere puro nei pensieri e nelle azioni. Perché sa che il suo corpo è Tempio di Dio non deve mai macchiarlo con il peccato. Il fatto dell’inabitazione di Dio nella vostra anima è il fondamento di ciò che si chiama vita interiore.

Uno dei motivi per cui raramente avvertiamo la Presenza Divina nelle nostre anime attraverso la Grazia è il fatto di essere troppo assorbiti dalle creature. Ecco perché la vita cristiana viene chiamata una guerra, un combattimento e richiede la mortificazione. Come la vita fisica è la somma delle forze che resistono alla morte, così la Vita Spirituale è in certo modo la somma delle forze che resistono al peccato.

(Beato Fulton J. Sheen da “Vi presento La Religione”)

-IL TESORO DEL CUORE- (Beati coloro il cui tesoro è Dio) Beato Fulton J. Sheen

-IL TESORO DEL CUORE-
(Beati coloro il cui tesoro è Dio)

Fu questa la sana norma “psichiatrica” che diede Nostro Signore quando disse: “Dov’è il tuo tesoro, là c’è anche il tuo cuore”. Lasciate che un uomo guardi nello specchio del proprio cuore e conoscerà la causa dei propri disordini. La pietra di paragone è ciò che la mente considera un tesoro. Per tesoro s’intende ciò che ogni uomo crede che sia il meglio, ovvero il supremo valore della vita; ciò che ogni uomo si sforza col massimo ardore di conseguire e il cui mancato conseguimento lo scoraggia al massimo grado…

Venite a conoscenza di ciò che un uomo ambisce nel suo cuore, scoprite la fonte della sua massima gioia quando ne è in possesso, e del suo massimo scontento quando ne è privo, e conoscete il dio dell’uomo: il suo tesoro.

Fondamentalmente i cuori tendono verso tre tesori: l’egotismo, ovvero l’affermazione dell’autonomia della volontà; la lussuria, ovvero l’amore sregolato del sesso; l’avarizia, ovvero l’amore sregolato del denaro e del lusso. La maggior parte dei disordini da cui è affetta la gente dipende dall’aver essa il cuore in queste cose che non danno pace. Un uomo normale non ha bisogno di alcun aiuto esteriore per scoprire dov’è il suo cuore: nove volte su dieci, scoprirà che esso non sta dove dovrebbe stare.

Beati coloro il cui tesoro è Dio, che desiderano in tutti i modi che si compia la Sua Volontà, che pensano a Lui con tutti i loro pensieri. Allora, qualunque cosa accada al cuore umano in questa epoca atomica, esso sarà immortale come il suo tesoro…

Come può un estraneo il cui cuore non è in pace dar consigli a un altro cuore? Va forse lo psicanalista da un altro psicanalista? Nessuno può dare ciò che non ha. Se la psicanalisi è il modo di ottenere una qual certa pace, perché ci sono psicanalisti infelici?

Comunque sia, Gesù, il Nostro Buon Signore, oltre ad averci dato il segreto per vivere felici, ha anche offerto a gente più o meno normale la possibilità di risparmiare un mucchio di quattrini psicanalizzandosi da sé: ossia scoprendo semplicemente il tesoro del proprio cuore. Se costoro sono anormali e pieni di contraddizioni, allora faranno meglio a recarsi da uno psichiatra, ma i più non sono così pazzi come credono di essere: è che dove sono i loro falsi tesori, là hanno anche i loro cuori.

Non che Dio sia difficile da trovare: solo che per trovarLo bisogna essere severi con il proprio egotismo e il proprio orgoglio. Ma una volta che questi siano stati schiacciati, la ricompensa è indescrivibilmente bella.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Pensieri per la vita di ogni giorno”)

LA MISSIONE DEL DOLORE E DELL’ ANGOSCIA (Noi siamo stati creati per l’Infinito!) Beato Fulton J. Sheen

LA MISSIONE DEL DOLORE E DELL’ ANGOSCIA
(Noi siamo stati creati per l’Infinito!)

Questo mondo, Dio l’ha creato troppo piccolo per noi! I nostri desideri sono più grandi delle nostre realizzazioni. Abbiamo un oceano di desideri, ma solo una tazza con cui attingere all’immensa distesa. Sbattiamo ogni momento contro le mura dell’universo e ci scortichiamo gli stinchi contro le sue barriere. È questa la causa principale di qualsiasi turbamento e sofferenza. Noi siamo stati creati per l’Infinito!

La nostra anima è provvista di ali, che però urtano contro la gabbia del nostro corpo e contro la banalità delle nostre città…Se già, nella nostra anima, sentissimo il bisogno di amare quel Dio per Cui siamo stati creati, il dolore non sarebbe necessario.

Il dolore supplisce in un certo senso alle mancanze del nostro amore. Dal fatto di esserci bruciati le dita, noi impariamo spesso ad amare la legge che le dita non dovrebbero tenersi vicino al fuoco. Pur essendo stati creati per la Divinità, ci seppelliamo fra i ninnoli terreni come se fossimo stati creati per essi. Ci costruiamo il nido in terra, sperando di potervi trovare contentezza, e tuttavia sopraggiunge a incendiarlo, come un tizzone, il dolore. Man mano che i piaceri saziano, che i nostri corpi si nutrono di brividi, che gli amici ci trascurano, e che il potere ci rende inquieti, andiamo sempre più dicendo nell’intimo dei nostri cuori: “È dunque vero, o Signore, che tutto passa a eccezione di Te?”.

La missione del dolore non è soltanto di rammentarci che questa terra non è tutto, ma anche di aiutarci ad espiare i nostri peccati. Il dolore è posto vicino al male per aiutare la redenzione dell’anima. Sicché il dolore non è necessariamente sempre esterno, come una malattia o un accidente; può bensì essere, e così è il più delle volte, interno: uno stato di disagio, uno scontento, un rodersi della coscienza, un avvertire che qualcosa non va, un senso di vuoto e di solitudine. È quest’ultima specie di dolore che, oggi, risospinge verso Dio molti cuori, molte anime.

Niente un cuore agogna così tanto di placare, quanto una sete ardente. Fu con il pretesto di tale analogia che il Salvatore Gesù convertì la donna Samaritana al pozzo. Ella aveva già avuto cinque mariti, e l’uomo col quale viveva non era suo marito. E tuttavia era assetata di Amore. È anche interessante notare che ella è la prima persona, nella Sacra Scrittura, ad applicare a Lui il nome di “Salvatore del mondo”. E ciò perché Gesù l’aveva salvata dal vuoto e dalla sete. Questo genere di sete potrebbe esser chiamato angoscia, meglio che dolore.

Tutti soffrono di angoscia, perfino i giovani in mezzo ai loro piaceri. L’angoscia è, in un certo modo, connessa alla speranza, cioè a questo sentire che l’universo non è vano e che l’aspirazione dell’anima dovrebbe, in qualche parte, venir soddisfatta. Il pessimismo guarda al passato, che esso crede incapace di redimersi, ma l’angoscia guarda al futuro, con la speranza che il passato possa essere annullato. L’angoscia non nasce dalla debolezza, bensì dalla forza e dalla possibilità, così come il dolore nasce dalle limitazioni.

L’uomo moderno, invece di ridursi alla disperazione, può cominciare a sperare, perché nell’angoscia Dio sollecita l’anima a un Amore che trascende qualsiasi amore, e a una “Bellezza che trascende qualsiasi altra bellezza”. È peculiare di questo secolo, il quale ha accumulato più ricchezza e potenza di qualsiasi altro secolo, l’essere anche il secolo della massima angoscia.

Coloro che considerano questo vuoto come quello di una valle scoscesa cadono nella disperazione e nell’oscurità; ma quanti vedono in esso il vuoto di un flauto possono eseguire le melodie dell’Infinito e diventare felici con il canto.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Pensieri per la vita di ogni giorno”.)

“LA TENTAZIONE DI SATANA: UN CRISTIANESIMO SOCIALE” “Desideriamo essere salvati, ma non dai nostri peccati” Beato Fulton J. Sheen

“LA TENTAZIONE DI SATANA: UN CRISTIANESIMO SOCIALE”

-Desideriamo essere salvati, ma non dai nostri peccati-

Molte anime temono che Nostro Signore voglia fare precisamente ciò che è implicito nel Suo nome “Gesù”, ossia “Colui che ci salva dai nostri peccati”. Desideriamo essere salvati dalla povertà, dalla guerra, dall’ignoranza, dalle malattie, dall’incertezza economica: salvezze, queste, che non investono le nostre passioni e concupiscenze individuali.

Ecco una delle ragioni della grande popolarità del cristianesimo “sociale”, ecco perché molti affermano che il Cristianesimo non dovrebbe fare altro che contribuire al ripulimento dei bassifondi o allo sviluppo delle relazioni internazionali. Questa specie di religione è, in verità, assai comoda, perché lascia tranquilla la coscienza individuale.

La prima tentazione di Satana sulla Montagna fu di cercare d’indurre Gesù Nostro Signore a rinunciare alla redenzione e salvezza delle anime per dedicarsi alla salvazione sociale trasformando le pietre in pani, in base al falso assunto che agli stomachi affamati e non già ai cuori corrotti si doveva l’umana infelicità.

Alcuni uomini, perché avvertono un maggior bisogno di religione, sono disposti ad associarsi ad una setta cristiana sempre che questa si dedichi alla “elevazione sociale” o alla eliminazione del dolore, senza investire la necessità individuale di espiare i peccati.

A tavola, generalmente, gli uomini non si oppongono a parlare di religione, purché la religione non abbia niente a che vedere con la redenzione dal peccato e dalla colpa. Così molte anime impaurite rimangono tremanti sulla soglia della Beatitudine e non osano entrare “per paura che avendo Lui non abbiano null’altro che Lui”.

(Beato Fulton J. Sheen, da “La Pace dell’Anima”)

“Perché l’uomo moderno trascura il Cristianesimo?” Beato Fulton J. Sheen

-Perché l’uomo moderno trascura il Cristianesimo?-

La gente, al giorno d’oggi, si distoglie dal Cristianesimo non già perché è troppo difficile, ma perché è troppo mite e facile; non già perché esige troppo, ma perché esige troppo poco.

L’uomo moderno ha bisogno di consegnarsi e di dedicarsi a una causa. Poiché non ode, dai pulpiti, squillanti appelli all’eroismo e alla santità, ma sermoni in favore della tolleranza e della benevolenza o moralismi da dozzina, si rimette alla mente di Lenin invece che a Cristo; reca prigioniera a Marx, invece che al Salvatore, la propria volontà; si lascia assorbire, nell’anelito alla dittatura, dalla mentalità di massa, invece di trovare la gloriosa libertà dei Figli di Dio attraverso la mortificazione della carne e della sua concupiscenza.

Nelle deluse anime moderne c’è un potenziale maggiore di quanto non credano e sappiano i “condottieri” cristiani. Ma di codeste anime essi non avranno mai ragione fino a che non si rifaranno al Salvatore Crocifisso che invitava i suoi seguaci a prendere una croce e a seguirLo.

L’uomo moderno trascura il Cristianesimo perché è troppo facile. Ma il Cristianesimo non è facile. Chi crede che il Cristianesimo sia una scappatoia guardi al Crocifisso come alla condizione di una Risurrezione e di una unione assoluta col Padre Celeste. Quando ci si accorgerà che il Cristianesimo è difficile, allora lo si tenterà.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Pensieri per la vita di ogni giorno”)

“CHI PUÒ INCONTRARE E SCOPRIRE DIO?” Beato Fulton J. Sheen

Nostro Signore Gesù non è nato sotto l’ampia volta del cielo, dove gli uomini possono camminare a testa alta, ma in una grotta, in cui solo curvandosi e inchinandosi è possibile entrare. Questo abbassarsi è il gesto dell’umiltà.

Certe menti sono troppo orgogliose per sapersi abbassare, e così perdono la Gioia che li attende nella grotta.

I Pastori ed i Magi erano abbastanza umili per volersi inchinare, e dopo che si furono abbassati scoprirono di non essere affatto in una grotta, bensì in un mondo nuovo in cui si trovava una mirabilissima Donna, alla quale il sole incoronava la fronte e la luna faceva da sgabello ai piedi, che reggeva fra le braccia il Bambino le cui minuscole Dita sorreggono la terra intera che ci ospita.

Ed allorché i pastori ed i Magi si inginocchiarono per adorare, io mi domando se furono i sapienti ad invidiare i semplici, o i semplici ad invidiare i sapienti. Credo fossero i Magi ad invidiare i pastori, perché il cammino di questi era stato molto più breve e non avevano impiegato tanto tempo a scoprire quella Sapienza che è Dio.

Le anime semplici come quelle dei Pastori trovano Dio, perché sanno di non sapere nulla; le anime veramente sapienti come quelle dei Magi trovano Dio perché sanno di non sapere ogni cosa.

Le anime umili e semplici, abbastanza piccole per vedere la grandezza di Dio nella piccolezza del Bambino Gesù, sono le sole a poter comprendere la ragione della discesa di Lui sulla terra.

Egli venne in questo nostro mondo meschino per effettuare uno scambio; per dirci, come solo il Buon Dio ci avrebbe potuto dire:

“Date a Me la vostra umanità, ed Io vi darò la Mia Divinità; dateMi il vostro tempo, ed Io vi darò la Mia Eternità; dateMi il vostro corpo stanco, ed Io vi darò la Redenzione; dateMi il vostro cuore infranto, ed Io vi darò l’Amore; dateMi il vostro nulla, ed Io vi darò il Mio Tutto”

(Beato Fulton J. Sheen, da “L’ Eterno di Galilea”)

“Ah, Signore, quanto sarei andato più lontano da Voi, se la vostra infinita bontà non avesse arrestato il mio sfrenato corso con la tribolazione e con la Croce! ” Beato Gennaro Maria Sarnelli

Ah, Signore, quanto sarei andato più lontano da Voi, se la vostra infinita bontà non avesse arrestato il mio sfrenato corso con la tribolazione e con la Croce! Sarei giunto al precipizio eterno!

Vi ringrazio, o mio Dio, fu dono, non fu castigo il mio patire. Voi mi avete ferito, sanatemi Voi!

E sanatemi con lo stesso doloroso sangue delle mie piaghe, unito con il vostro prezioso e Divin Sangue d’infinito valore; sicché le ferite del mio cuore siano medicina, e salute dell’anima mia; e le saette delle tribolazioni, scoccate dalle vostre amorose mani, che mi hanno trafitto, facciano effetti tali, che uniscano il mio con il vostro Divin Cuore: in modo che non ami altri, se non Voi, e ciò che a Voi piace e Voi volete!

(Beato Gennaro Maria Sarnelli, Redentorista e amico fedele di Sant’Alfonso Maria de Liguori)

“La Fede è la credenza nella Verità fondata sull’autorità del Dio della Rivelazione” Beato Fulton J. Sheen

Lo scopo della fede non è di assicurarci che le nostre pene non sono penose, che i nostri nemici non sono reali, e che se abbiamo un po’ più di fiducia in noi stessi “tutto, con il tempo, si metterà per il meglio”; e neppure di spiegarci sempre “perché” l’avversità ci colpisca, dato che neppure Dio rispose ai “perché” di Giobbe.

Dio, invece, cominciò a far domande a Giobbe, e da parte sua Giobbe scoprì che le domande di Dio erano più soddisfacenti delle risposte degli uomini.

La Fede è bensì la credenza nella Verità fondata sull’autorità del Dio della Rivelazione. Quando considera le prove della vita, la fede ripropone al nostro spirito la massima vittoria dell’Amore nella Resurrezione del Nostro Divin Signore Gesù.

Se le prove e la persecuzione non rientrassero nello schema della vita, Dio non avrebbe permesso neppure che il Suo Divin Figliuolo incarnatosi Si volgesse a guardare le sbarre della contraddizione, ossia della Croce.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Pensieri per la vita di ogni giorno”)

“La Felicità comincia quando il nostro Ego muore” Beato Fulton J. Sheen

“La Felicità comincia quando il nostro Ego muore”

Giacché è così difficile sbarazzarsi dell’orgoglio, della lussuria, dell’avarizia, dell’ira, del peccato della gola e dell’ignavia, il processo di conseguimento della felicità terrena è molto lento. Raramente la pace interiore si raggiunge di colpo: dobbiamo avanzare gradatamente attraverso la porta della felicità.

Nella vita spirituale non ci sono pianure…le siepi, le spine e i roveti si trovano tuttora lungo il nostro cammino per graffiarci e ferirci le carni; sussiste sempre il pericolo di mettere, di tanto in tanto, un piede in fallo e scivolare indietro. Disse Gesù Nostro Signore: “Prendete OGNI GIORNO la vostra Croce e rinnegate voi stessi”…

Ma, per quanto difficile sia, la ricerca della Divina Felicità comporta una pace e una gioia che l’egotista non può comprendere. Ogni prova e battaglia ha la sua forza perché la Grazia vi si riversa copiosa dall’alto dei Cieli…

Tutti vogliono essere felici. Se i più non lo sono è perché vogliono essere felici a modo loro e senza pagare il prezzo di acquisto. Per quanto possa sembrare paradossale, la felicità comincia quando il nostro Ego muore.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Pensieri per la vita di ogni giorno”)

“Le anime devono abbracciare la Croce per diventare prima felici e poi sante” Beato Fulton J. Sheen

“Le anime devono abbracciare la Croce per diventare prima felici e poi sante”

In realtà, la religione non è una stampella: è una Croce. Non è un’evasione, ma un fardello; non è una fuga, ma una risposta. Su una stampella siamo noi ad appoggiarci, ma una croce si appoggia su di noi. Un codardo può usare una stampella, ma occorre un eroe per abbracciare la Croce.

La Croce viene posta sulle spalle del nostro orgoglio e della nostra invidia, della nostra lussuria, della nostra ira e della nostra avarizia, fino a logorarli col suo attrito, portandoci quindi alle grandi gioie costanti della vita.

Le fonti d’acqua dolce scaturiscono in origine dall’acqua salata del mare; i più bei fiori alpini sbocciano nei più aspri passi montani; e i canti più nobili sono il prodotto della più profonda agonia dell’anima.

L’alcolismo è la stampella di chi non può vivere con la propria coscienza; la religione è la Croce di chi purifica la propria coscienza e non ha più bisogno della droga.

Come la neve, pur essendo fredda, riscalda e rafforza la terra, così le afflizioni e gli sforzi intesi alla rigenerazione morale riscaldano e perfezionano l’anima.

Coloro che si appoggiano sulle stampelle imputridiscono nel miele; coloro che portano la croce si salvano nell’oceano del mare.

Le anime devono abbracciare la Croce per diventare prima felici e poi sante.

I codardi definiscono la religione una stampella.

Dopo che Gesù, il Nostro Divino Eroe, fu inchiodato alla Sua Croce, quelli che la consideravano una stampella Gli dicevano di scenderne. Essi sapevano che quella specie di Amore era la morte dell’amor proprio.

Da allora, il mondo si è diviso in quelli che chiamano la religione una “stampella” perché essendo zoppi credono che tutti gli altri siano zoppi, e quelli che chiamano la Religione una Croce e hanno Fede in Colui che disse: “Prendete ogni giorno la vostra Croce e seguitemi”.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Pensieri per la vita di ogni giorno”.)