Dalle rivelazioni di Gesù a Santa Brigida di Svezia
Risposte ad alcune domande
Il giudice rispose: «Amico mio, da molto tempo la superbia degli uomini è tollerata grazie alla mia pazienza, affinché l’umiltà sia esaltata e la mia virtù manifesta; e poiché la superbia non è una creazione mia bensì del diavolo, bisogna evitarla. Occorre mantenersi umili, perché l’umiltà conduce in cielo; è grazie a questa virtù che ho insegnato con la parola e l’esempio. Ho dato all’uomo i beni temporali perché ne faccia un uso ragionevole e le cose create siano tramutate in onore, ossia in me, loro Dio; l’uomo, perciò, deve lodarmi, ringraziarmi e onorarmi per tutti i beni di cui l’ho colmato, e non vivere e abusarne secondo i desideri della carne. Sono io che ho stabilito la giustizia e la legge, perché fossero compiute nella carità suprema e nella compassione mirabile, e affinché tra gli uomini si consolidassero l’unità divina e la concordia. Se ho dato all’uomo il riposo del corpo, l’ho fatto per rinvigorire la carne inferma e perché l’anima fosse più forte e più virtuosa. Ma, poiché la carne diventa spesso insolente, occorre sopportare le tribolazioni, le angosce e tutto quanto concorre alla correzione». Libro V, 1, Interrogazione 2
«Ho dato all’uomo il libero arbitrio, affinché abbandonasse la propria volontà per amore mio, che sono il suo Dio e per questo avesse più merito. Ho dato all’uomo il cuore, perché io, Dio, che sono ovunque e incomprensibile, possa essere contenuto per amore nel suo cuore e l’uomo, pensando di essere in me, ne ricavi piaceri indicibili». Libro V, 1, Interrogazione 3
«Chiunque goda del libero arbitrio, deve temere e capire veramente che nulla conduce più facilmente alla dannazione eterna di una volontà priva di guida. Per questo chi abbandona la propria volontà e l’affida a me, che sono il suo Dio, entrerà in cielo senza fatica». Libro V, 1, Interrogazione 4
«Tutte le cose che ho creato non sono semplicemente buone, ma buone in sommo grado e sono state fatte per essere impiegate dall’uomo, o per metterlo alla prova, o ancora per l’utilità degli animali e affinché l’uomo stesso serva ancora più umilmente il suo Dio, che eccelle in felicità. Ma, poiché l’uomo, peccando, si è rivoltato contro di me, suo Dio, tutte le cose si sono rivoltate contro di lui». Libro V, 1, Interrogazione 5
«Alla domanda perché le avversità assalgono il giusto, rispondo con le seguenti parole. La mia giustizia desidera che ogni uomo giusto ottenga ciò che desidera; ma non è un uomo giusto chi non è disposto a soffrire per l’amore dell’obbedienza e per la perfezione della giustizia, così come non è un giusto colui che non ha la carità di fare del bene al prossimo. Per questo motivo i miei amici – considerando che sono il loro Dio e Redentore, pensando a ciò che ho fatto e promesso loro e vedendo la perversità che anima il mondo -, chiedono con maggior decisione di sopportare le avversità temporali, per evitare i peccati, essere più avveduti ed avere la salvezza eterna. Per questa ragione permetto che le loro tribolazioni siano frequenti, sebbene alcuni non le tollerino con sufficiente pazienza; tuttavia ammetto le loro sofferenze a ragion veduta, e li aiuto a sopportarle. Infatti, io sono come la madre che, colma di carità, corregge il proprio figlio adolescente e questi non la ringrazia nemmeno perché non comprende le motivazioni materne e tuttavia raggiunta la maturità la ringrazia, cosciente che la guida della madre lo ha distolto dalle cattive abitudini educandolo ai buoni costumi; ebbene io mi comporto nello stesso modo con i miei eletti, poiché essi rimettono la loro volontà alla mia, e mi amano sopra ogni cosa. Perciò permetto che talvolta siano afflitti da tribolazioni e, sebbene al momento essi non capiscano completamente la grandezza di tale beneficio, compio cose di cui in futuro trarranno dei vantaggi». Libro V, 1, Interrogazione 6
Come non dimenticare i peccati veniali, affinché non ci inducano in peccati mortali
Il Figlio di Dio eterno parlò alla sua sposa, dicendole: «Perché sei inquieta e provi ansia?» Ella rispose: «Perché sono assalita da una moltitudine di pensieri vari e inutili che non riesco a scacciare; e sentir parlare dei tuoi terribili giudizi mi turba». Il Figlio di Dio rispose: «È questa la vera giustizia: così come prima godevi degli affetti del mondo contro la mia volontà, allo stesso modo ora permetto che svariati pensieri ti importunino contro la tua volontà. Tuttavia, temi con moderazione e abbi fiducia in me, tuo Dio, sapendo con certezza che quando la volontà non prova piacere nei pensieri del peccato ed anzi li scaccia perché li detesta, essi fungono da purificazione e da corona per l’anima. Se provi piacere nel commettere qualche piccolo peccato che sai essere tale e malgrado questo lo compi, nutrendo fiducia nell’astinenza e nella presunzione della grazia, senza pentirti né dare altra soddisfazione, ebbene sappi che ciò ti dispone al peccato mortale. Se, dunque, la tua volontà si diletta in un qualsiasi peccato, pensa subito alle conseguenze e pentitene, perché nel momento in cui la natura è debilitata dal peccato lo commette più di sovente; non c’è uomo, infatti, che non pecchi almeno venialmente.
Ma Dio, nella sua immensa misericordia, ha fornito all’uomo il rimedio della vera contrizione di tutte le colpe, anche quelle che abbiamo scontato, per paura che non siano state espiate a sufficienza; il Padre, infatti, non odia nulla quanto il peccato e quanto l’insensibilità di chi non si cura di abbandonarlo e crede di meritare più degli altri; tuttavia Dio ti permetterà di compiere il male, perché fai anche del bene; quand’anche tu stessa compissi mille buone azioni per ogni peccato, non potresti compensare uno dei mali minori commessi, né soddisfare Dio, l’amore che nutre nei tuoi confronti e la bontà che ti ha trasmesso. Se non riesci a scacciare i pensieri, sopportali dunque con pazienza e sforzati di opporti ad essi con la volontà, anche se si insinuano nella tua mente; sebbene tu non possa impedire loro di entrarvi, puoi comunque fare in modo di non trarne diletto. Evita con timore che la superbia, tuo malgrado, sia causa della tua rovina, perché chiunque resiste senza cadere, permane nella virtù dell’unico Dio.
Il timore, quindi, permette di accedere al cielo; molti, infatti, sono caduti nei precipizi e nella morte perché avevano abbandonato questa paura, e hanno avuto vergogna di confessare i loro peccati davanti agli uomini, mentre non si sono vergognati di commetterli davanti a Dio: essi, infatti, non si sono preoccupati di chiedere perdono per un piccolo peccato. Poiché non mi degnerò di rimettere e perdonare la loro colpa, i peccati si moltiplicheranno in ogni loro azione; quindi ciò che era veniale e remissibile con la contrizione, sarà aggravato dal disprezzo, come puoi vedere in quest’anima giudicata ora. Ella, infatti, dopo aver commesso un atto veniale e remissibile, lo ha acuito con la consuetudine, fidando in qualche buona azione compiuta, senza considerare che io giudico ogni minima cosa; così l’anima, lasciandosi andare ai piaceri sregolati che le erano consueti, non li ha corretti, né ha represso la volontà del peccato, finché non ha visto approssimarsi il Giudizio e la fine dell’esistenza. Per questo, al volgere della vita, d’un tratto la sua coscienza è caduta in uno stato di sciagurata confusione: da una parte le doleva essere prossima alla morte, non volendo separarsi dalle misere cose temporali che amava; dall’altra sapeva che Dio soffriva e che l’avrebbe attesa sino all’ultimo momento. Ella, infatti, avrebbe voluto abbandonare la volontà libertina che la spingeva a commettere il peccato, ma poiché tale volontà non si correggeva, l’anima era tormentata in modo incessante. Il diavolo, sapendo che ognuno viene giudicato secondo la propria coscienza e la propria volontà, cerca particolarmente di illudere l’anima, per farla deviare dalla retta via; e Dio lo permette perché l’anima non ha voluto vegliare su di sé quando invece avrebbe dovuto farlo». Libro III, 19
Chi non vuole abbandonare il peccato, non è degno della grazia dello Spirito Santo
La Santa Vergine Maria dice: «Sei abituata a dare qualcosa a chi viene a te con una borsa pura e pulita, e a giudicare indegno di ricevere qualcosa da te chi non vuole aprire né pulire la sua borsa piena di fango e di sporcizia. Lo stesso succede nella vita spirituale: quando la volontà non intende abbandonare le sue offese, la giustizia non vuole che goda dell’influenza dello Spirito Santo; e quando una persona è priva della volontà di correggere la propria vita, non merita il cibo dello Spirito Santo, che si tratti di un re, di un imperatore, di un sacerdote, di un povero o di un ricco».
Disposizione interiore dell’anima
Così come il corpo esternamente è composto da membra, allo stesso modo interiormente l’anima deve essere disposta in senso spirituale. Il corpo è provvisto di ossa, midollo e carne e nella carne scorre il sangue e il sangue è nella carne; similmente l’anima deve avere tre cose: la memoria, la coscienza e l’intelletto. Alcuni, infatti, comprendono cose sublimi sulle sacre Scritture, ma non hanno la ragione: manca loro una parte preziosa. Altri hanno una coscienza assennata, tuttavia sono privi dell’intelligenza. Altri ancora hanno l’intelletto ma non la memoria, e ciò li rende molto infermi. Invece sono fiorenti nell’anima coloro che hanno la ragione sana, la memoria e l’intelletto. Del resto, il corpo ha tre ricettacoli: il primo è il cuore, rivestito da una membrana fragile che lo protegge da qualsiasi cosa immonda, perché, se anche avesse la minima macchia, l’uomo morirebbe in men che non si dica. Il secondo ricettacolo è lo stomaco. Il terzo sono le viscere, tramite cui viene espulsa ogni cosa nociva.
Allo stesso modo l’anima deve avere tre ricettacoli di tipo spirituale: il primo è un desiderio divino e ardente come un cuore acceso, in modo che essa non desideri nulla al di fuori di me che sono il suo Dio; diversamente, se la colpisse una qualche affezione perniciosa, benché piccola di per sé, ne sarebbe subito macchiata. Il secondo ricettacolo è lo stomaco, ossia una segreta disposizione del tempo e delle opere, poiché ogni cibo viene digerito nello stomaco: similmente i pensieri e le opere devono sempre essere assimilati e disposti secondo l’ordine della divina Provvidenza, con saggezza e utilità. Il terzo ricettacolo sono le viscere, ossia la contrizione divina attraverso cui vengono purificate le cose immonde e il cibo della saggezza divina viene gustato meglio. D’altra parte, il corpo ha tre cose mediante cui progredisce: la testa, le mani e i piedi. La testa rappresenta la carità divina; infatti, così come la testa custodisce i cinque sensi, allo stesso modo l’anima assapora nella carità divina tutto ciò che è vista e udito e compie con grande costanza tutto ciò che viene ordinato. Di conseguenza, così come l’uomo privo della testa muore, allo stesso modo muore l’anima priva di carità nei confronti di Dio, che è la vita dell anima. Le mani dell’anima simboleggiano la fede: la mano è una ma composta da varie dita e allo stesso modo la fede, benché unica, custodisce diversi articoli; per questo motivo la fede perfetta permette il compimento della divina volontà, e deve partecipare a ogni opera di bene; infatti, così come esteriormente si compiono le opere con la mano, allo stesso modo, grazie alla fede perfetta, lo Spirito Santo opera a livello intimo nell’anima, essendo la fede il fondamento di ogni virtù; infatti, là dove non c’è fede, la carità e le opere di bene sono svilite. I piedi dell’anima sono la speranza, in quanto attraverso essa l’anima va verso Dio; il corpo cammina grazie ai piedi e similmente l’anima si avvicina a Dio con il passo dei desideri ardenti e della speranza. La pelle che copre tutte le membra rappresenta la consolazione divina, che placa l’anima turbata. E benché talvolta al diavolo sia permesso turbare la memoria, oppure altre volte le mani o i piedi, Dio difende sempre l’anima come un lottatore, la consola come un padre pio e la cura come un medico, perché non muoia». Libro IV, 115
Come nostro Signore sarebbe pronto a morire nuovamente per i peccatori
«Io sono Dio. I miei poteri sono infiniti. Ho creato tutte le cose perché fossero utili agli uomini e servissero tutte a istruire l’uomo; ma questi abusa di ognuna di esse a suo svantaggio. E del resto si preoccupa poco di Dio e l’ama meno degli altri uomini. Durante la Passione, gli ebrei adirati mi inflissero tre tipi di pena: una fu il legno sul quale venni inchiodato, flagellato e incoronato; l’altra fu il ferro con cui mi legarono i piedi e le mani; la terza fu il fiele che mi diedero da bere. Inoltre bestemmiarono contro di me dicendo che ero uno stolto, poiché in tutta libertà mi ero esposto alla morte, e mi accusarono di dire menzogne. Quante persone di questa fatta ci sono al giorno d’oggi, persone che mi danno ben poche consolazioni poiché mi legano al legno con la loro volontà di peccare; mi flagellano con la loro impazienza, perché non una di loro tollera una parola per amore mio; e mi incoronano con spine di superbia, in quanto desiderano essere più grandi di me. Mi trafiggono le mani e i piedi con il ferro della loro insensibilità, poiché si gloriano di aver peccato e diventano duri in modo da non temermi. Con il fiele mi offrono tribolazioni insopportabili; per la dolorosa Passione che avevo accettato con gioia, mi credono uno sciocco e dicono che sono un bugiardo. In realtà sono così potente da sommergerli, e l’intero mondo con loro, per via dei loro peccati, se solo lo volessi; e se li sommergessi, quelli che resterebbero mi servirebbero per timore; ma ciò non sarebbe giusto ed equo, poiché in realtà dovrebbero servirmi fedelmente per amore. Ora, se apparissi loro in modo visibile e di persona, i loro occhi non mi potrebbero guardare, né le loro orecchie sentirmi. Infatti, come può un mortale vedere un immortale? Certo che morirei senza tirarmi indietro, se fosse necessario e possibile, spinto dall’incomparabile amore che provo per l’uomo». Allora apparve la Beata Vergine Maria, e suo Figlio le disse: «Cosa desideri, amatissima Madre mia?» Ed ella rispose: «Ahimè! Figlio mio, abbi misericordia degli uomini per amore del tuo amore». E nostro Signore riprese: «Avrò misericordia di loro ancora una volta per amore tuo». Poi lo Sposo, nostro Signore, parlò alla sposa dicendo: «Sono Dio e Signore degli angeli. Sono Signore della morte e della vita. Io in persona desidero restare nel tuo cuore. Ecco quanto amore nutro per te: il cielo, la terra e tutto quello che contengono non può contenere me, eppure desidero rimanere nel tuo cuore, che è un semplice brandello di carne. E allora chi dovrai temere? Di chi potresti avere bisogno dopo aver ricevuto dentro di te il Dio onnipotente che custodisce in sé ogni bene?
Bisogna dunque che ci siano tre cose nel cuore che deve essere la mia dimora: il letto su cui riposarsi, la sedia su cui sedersi, la luce per essere illuminati. Quindi, che nel tuo cuore ci sia un letto per il riposo e la quiete, affinché tu possa abbandonare i pensieri perversi e i desideri del mondo, e pensare incessantemente alla gioia eterna. La sedia deve essere la volontà di abitare con me, sebbene a volte tu ne abbia in eccesso: infatti è contro l’ordine naturale delle cose essere sempre nella medesima condizione. Ora, rimane sempre nella stessa condizione chi desidera stare al mondo e non sedersi mai con me. La luce deve essere la fede, con la quale tu credi che io possa tutto e sia onnipotente al di sopra di ogni cosa». Libro 1, 30
(Dalle rivelazioni di Gesù a Santa Brigida di Svezia)
DIO NON È MAI TANTO VICINO A NOI PER CONSOLARCI COME QUANDO SEMBRA PIÙ LONTANO: Quante volte scambiamo le misericordie di Dio per disgrazie! Il Signore ci ammonisce con le angustie, ci purifica, ci distacca da tutto col dolore. Adoriamo la giustizia di Dio nelle nostre pene, ed invece di lamentarcene, espiamo le nostre colpe passate. CONSIGLI SPIRITUALI DI DON DOLINDO RUOTOLO
Così sono anche le tribolazioni della nostra vita; noi le crediamo un’irruenza di sfortuna cieca e spietata, e ci sentiamo oppressi da un perfido destino, eppure se potessimo vedere il retroscena di certe pene, quanti ricami di amore vedremmo tra le linee oscure!
Le anime tribolate, nei momenti nei quali i dolori incalzano come raffiche di tempesta, non veggono più una disposizione di Dio in quello che avviene, ed è questa la più pericolosa delle tentazioni diaboliche; sembra loro che il Signore non possa volere tanti strazi, guardano solo alle cause seconde dei loro affanni, e si smarriscono in un dolore cupo e senza conforto.
Ma è proprio in questi oscuri momenti che bisogna di più riguardare la Divina Volontà e confidare nel Signore, poiché è proprio in questi momenti che nelle vie della Provvidenza si svolgono i piani delicati di amore. Dio non è mai tanto vicino a noi per consolarci come quando sembra più lontano; quello che ci appare fosco, è luminoso, quello che ci appare disordinato è armonico, quello che ci appare spietato è delicatezza di particolarissimo amore.
Abbiamo fede in Dio, abbiamo fede nella sua dolcissima paternità, riposiamo nelle sue braccia, affidiamoci a Lui; perché quando la tempesta si fa più violenta, è allora che già soffiano i venti che spazzano il cielo e fanno riapparire il sereno. (…)
Anche noi, vedendoci tribolati da Dio, vedendoci vessati dai malanni, dalle contraddizioni e dalle persecuzioni, crediamo sempre di non meritare quello che soffriamo, e ci esaminiamo non sulle colpe commesse, ma su quelle delle quali ci crediamo innocenti, senza pensare che le pene ci vengono dalla giustizia di Dio per i peccati commessi, dei quali purtroppo ci dimentichiamo facilmente.
Nei momenti di angustia andiamo rievocando le preghiere fatte, le opere di carità, gli atti di bontà, la vita ritirata che conduciamo, e non ricordiamo le impurità passate, i libri perversi letti avidamente, le Messe perdute, le Comunioni di precetto tralasciate, la superbia, le mormorazioni, gli atti di avarizia, d’ira, di gola, d’immodestia e simili peccati che sono quelli che ci rendono tribolati.
Ancora: quante volte scambiamo le misericordie di Dio per disgrazie! Il Signore ci perdona e ci fa scontare un poco le nostre colpe; ma ce le fa scontare avvolgendoci con le fiamme del suo Amore, e noi crediamo che Egli sia spietato…Se vedessimo lo sguardo di Dio, ed il suo amore per noi mentre siamo tribolati, moriremmo di gioia e di riconoscenza. Quando Dio sembra corrucciato con noi, proprio allora dobbiamo pensare che ci cura con paterno amore, e sta per darci grandi consolazioni.
Il Signore ci ammonisce con le angustie, ci purifica, ci distacca da tutto col dolore, e rende più bella l’espansione del nostro amore filiale in Lui. La gloria terrena ci dissipa, c’inorgoglisce, ci rende proclivi al peccato, ci fa dimenticare di Dio, ci fa correre pericolo di perderci; il Signore che ci conosce bene ci si mostra severo proprio per prepararci il banchetto dell’eterna vita.
La stessa morte non è per noi la massima delle angustie? Eppure soffrendola in unione con la Divina Volontà, l’anima si trova nel vestibolo dell’eterna gloria, poiché la morte è per noi espiazione, è purificazione, è penitenza ed è l’ultimo merito della vita. (…)
Certe tribolazioni della vita, certe disdette che sembrano un crudele destino, sono come la coppa che il Signore pone nel nostro sacco, per costringerci a detestare i peccati commessi. Noi attribuiamo alla malasorte certi eventi, eppure essi rispondono esattamente alla nostra condotta. Certe calunnie spietate sono la coppa che è posta nella nostra vita affinché ci confessiamo rei di aver tante volte manomessa la gloria di Dio. Ci credono impuri innocentemente, perché lo siamo stati veramente nel segreto del cuore, ci credono calunniatori innocentemente, perché abbiamo veramente manomessa la stima del prossimo, ci credono ladri magari, perché veramente abbiamo rubato a Dio la gloria ed alle anime la virtù coi nostri scandali.
Adoriamo la giustizia di Dio nelle nostre pene, ed invece di lamentarcene, espiamo le nostre colpe passate, poiché senza la riparazione non si può ottenere il perdono. Chi si converte a Dio crede di essersi in un momento mutato in un’altra creatura, e non sa spiegarsi come mai il Signore ancora lo triboli; ma spesso il nostro mutamento non è ancora profondo, ha bisogno di rassodarsi, ha bisogno di nuove purificazioni.
Tu eri creta melmosa, il sole della grazia ti ha disseccato e credi di essere a posto; ma se piovesse un po’ su questa creta, se il mondo cioè ti facesse novellamente sentire i suoi influssi, tu ti dissolveresti nuovamente in creta melmosa. Il Signore ti comprime nella forma e ti getta nel fuoco della tribolazione, perché allora ti rassodi e diventi refrattario ad ogni dissolvimento. Non basta un esercizio di ginnastica per abituare i muscoli a quei determinati movimenti, ma spesso è necessario quasi stancarli nell’allenamento; il Signore sa quando l’anima nostra è veramente allenata nel dolore, alle attività alle quali Egli la ordina. Perciò certe tribolazioni non terminano, nonostante le nostre preghiere; perciò, come avveniva ai fratelli di Giuseppe, certi periodi della vita sembrano maledetti e pieni di sventure insanabili.
Il chirurgo che opera un ascesso, non chiude subito la ferita, vi pone dentro la garza, la tiene apposta aperta, perché il pus non vi ristagni dentro, con pericolo d’infezione generale; eppure un infermo superficiale non saprebbe spiegarsi quell’incrudelire sulla piaga. Abbandoniamoci a Dio, lasciamoci guidare dalla sua Provvidenza, uniamoci alla sua adorabile volontà, poiché in quest’abbandono ed in questa unione sta la nostra pace e la nostra salvezza.
(Don Dolindo Ruotolo dal commento al libro della Genesi)
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Pubblicato da Amici di Fulton Sheen in Maggio 11, 2021
https://perlamaggiorgloriadidio.wordpress.com/2021/05/11/dio-non-e-mai-tanto-vicino-a-noi-per-consolarci-come-quando-sembra-piu-lontano-quante-volte-scambiamo-le-misericordie-di-dio-per-disgrazie-il-signore-ci-ammonisce-con-le-angustie-ci-purifica-ci-di/