LETTERE DI PADRE PIO… TENTAZIONI, NOTTE OSCURA E PURIFICAZIONE DELL’ANIMA: “Oh! sì, mio carissimo figlio, beato l’uomo che soffre la prova ed agonizza per la giustizia, dice la Sapienza, e non già beato colui che se ne sta tranquillo ed indisturbato!”

Carissimo Pio, giacché ami dissolverti ed essere in Cristo, non mi dispiace sentirti aggravato, quantunque ardentemente desiderassi di vederti fra noi e per lungo tempo. Neppur m’impensierisce la guerra acuta che ti muove il nemico, giacché lo Spirito Santo dice: Fili, accedens ad servitutem Dei praepara animam tuam ad tentationem. L’essere dunque bersagliato significa che stai nella servitù divina e quanto più divieni amico e familiare di Dio, tanto maggiormente inveirà contro di te la tentazione. Coraggio dunque e non temere.

Dio è fedele e non permetterà che tu sia tentato oltre le tue forze, ma concorrerà con l’anima tua a combattere affinché tu possa sostenere e vincere la battaglia. E non solo devi farti coraggio e rassegnarti, ma esultare scorgendo in te un ineffabile contrassegno di essere accetto a Dio: et quia acceptus eras Deo, necessario fuit ut tentatio probaret te; né la varietà e la molteplicità degli attacchi deve diminuire in te questa santa gioia, perché è scritto ancora: omne gaudiun existimate, fratres, cum in tentationes varias incideritis.

Oh! sì, mio carissimo figlio, beato l’uomo che soffre la prova ed agonizza per la giustizia, dice la Sapienza, e non già beato colui che se ne sta tranquillo ed indisturbato! Beatus vir qui suffert tentationem. Purtroppo tutte queste sante verità sono dure per la nostra povera ed inferma natura la quale fugge la croce e teme ad ogni ombra di male; ma pure, così è e il premio del godere non si dà se non a chi avrà sostenuto le ombre, le ansie, gli scrupoli e i timori della tentazione: cum probatus fuerit, accipiet coronam vitae.

Non sai come possono stare insieme volontà ferma e risoluta di amare Dio senza offenderlo, e debolezza in contrario di sentirsi proclive al male. Ma niente di più facile che lo spiegare questa contraddizione. In noi vi sono agenti contrari: lo spirito informato dalla fede e la carne con le sue voci naturali ed istinti bestiali; la grazia divina e l’istigazione diabolica. Stante dunque la simultanea esistenza di queste forze avverse, si sperimenta il fenomeno da te accennato. Lo spirito collegato con la grazia, combatte per la difesa della sua incolumità contro la carne collegata col demone e sostenendo alta la sua sovranità, pur sente le molestie e gl’insulti della sua avversaria.

(Lettera di Padre Benedetto, direttore spirituale, al giovane Padre Pio, San Marco la Catola, 27 giugno 1911)

Faccia in fine scendere un po’ di celeste rugiada nei cuori di quelle afflitte anime! Presentemente non ho per esse parole da suggerir loro, solo dico che la loro sorte è invidiabile. Nel vederle così sbattute ne godo nello spirito e sento per esse una invidia santa, quella dell’emulazione. Il loro stato, massime di quell’una, caro padre, è tale al presente che non sono in grado da sentire più alcun conforto per qualunque buona parola possa loro essere suggerita. Iddio ha piombato il loro intelletto nelle tenebre, la loro volontà è posta nell’aridità, la memoria nel vuoto, il cuore nell’amarezze, nell’abbattimento, in una estrema desolazione; e tutto questo è grandemente invidiabile, perché tutto concorre a disporre ed a preparare il loro cuore a ricevere in se stesso la forma vera dello spirito, che altro non costituisce che l’unione d’amore.

lddio è con esse e dovrebbe loro bastare per convincersene quella volontà sempre pronta di dedicarsi tutta a Dio e di compiere opere di suo servigio ed onore. Non si curino affatto di ciò che una volta questa volontà di dedicarsi a Dio e di compiere opere di gloria ed onore di sua divina maestà produceva loro un certo effetto dolce e soave, ora nello spirito ed ora anche nell’appetito sensitivo, essendo tutto questo una pura accidentalità e che Iddio concede alle anime deboli ed ancora bambine nello spirito, ma che poi toglie alle anime di già fortificate nello spirito. lddio vuole sposarsi coll’anima in fede e l’anima che deve celebrare questo celeste connubio in fede pura deve camminare, la quale soltanto è mezzo adatto ed unico per quest’unione d’amore.

L’anima, dico, per assorgere alla divina contemplazione, deve essere purificata di tutte le imperfezioni non solo attuali, che si ottiene con la purga sensitiva, ma sibbene da tutte le imperfezioni abituali,che sono certe affezioni, certe abitudini imperfette che la purga del senso non è riuscita ad estirpare e che rimangono nell’anima come allo stato di radice; e che si ottiene con la purga dello spirito, colla quale Iddio con una luce altissima penetri tutta l’anima, intimamente la trafigga e tutta la rinnovi. Questa luce altissima, che Iddio fa scendere in dette anime le investe in modo penale e desolante il loro spirito, in modo da cagionare alle anime afflizioni estreme e pene interiori di morte.

Esse non sono presentemente in grado di comprendere questa divina operazione, questa altissima Iuce; e questo avviene ad esse per due ragioni; la prima per parte della stessa luce, la quale è si eccelsa e sì sublime da sorpassare siffattamente la capacità delle loro anime, da essere causa ad esse piuttosto di tenebre e di tormento, che di luce. La seconda ragione è per la bassezza ed impurità delle stesse anime, per cui non solamente loro diventa oscura quest’altissima luce, ma penosa ed afflittiva, e quindi in luogo di consolarle, le addolora, riempiendole di pene grandi nell’appetito sensitivo, e di gravi angustie e pene orrende nelle potenze spirituali.

Tutto questo avviene in sul principio, trovando la divina luce indisposte le anime alla divina unione, e quindi investe le anime in modo purgativo, e quando poi questa luce le ha purgate, le investe allora in modo illuminativo, innalzandole alla vista ed all’unione perfetta di Dio. Quindi si rallegrino nel Signore dell’alta dignità a cui Egli le va innalzando e confidino pienamente nello stesso Signore, come faceva il santo Giobbe che posto anch’egli da Dio in tale stato, sperava di veder la luce dopo le tenebre.

(Lettera di Padre Pio a Padre Agostino, Pietrelcina, 19 Dicembre 1913)

San Pio da Pietralcina: “La preghiera è il pane e la vita dell’anima, il respiro del cuore, un INCONTRO raccolto e prolungato con Dio” “Pregate spesso durante la giornata. Fate anche un po’ di meditazione. Troverete e vedrete Dio.”

 

“Non voglio essere che questo,

un frate che prega.”

(Padre Pio)

 

“Si cerca Dio nei libri, si trova nella preghiera se oggi non si crede più, si deve alla mancanza di preghiera. Dio non si trova nei libri, ma nell’orazione; più si prega, più aumenta la fede e si trova Dio. Voi figlioli, non tralasciate mai la preghiera: pregate spesso durante la giornata. Fate anche un po’ di meditazione. Troverete e vedrete Dio.”

“La preghiera è il pane e la vita dell’anima, il respiro del cuore, un incontro raccolto e prolungato con Dio. La Bibbia è piena di colloqui col Creatore, Gesù ha pregato ed esortato a pregare; i cristiani nei primi tempi venivano chiamati uomini di preghiera”.

 

Raccolto: “non posso pregare senza prepararmi alla preghiera e se sono pieno di tanti miei problemi, ansie e preoccupazioni”.

Prolungato: “non posso pregare in un attimo; occorre del tempo per entrare nella preghiera, purtroppo succede che quando stiamo incominciando a pregare lasciamo lì, dobbiamo andare e con noi se ne va anche la preghiera”.

 

La preghiera è indispensabile nella vita di ogni giorno.

“Quando si è presi dalla sfiducia, dal dubbio, dall’angoscia, dal dolore, allora più che mai bisogna ricorrere al Signore nella preghiera e trovare in essa sostegno e incoraggiamento.”

“La preghiera è la migliore arma che abbiamo: è una chiave che apre il cuore di Dio.”

 

Pregare è amare.

“Non illudiamoci: come non c’è amore senza sofferenza,

non c’è preghiera senza sofferenza, perché pregare è amare.

Prega chi ama Dio e non chi dice delle parole a Dio.

Per chi ama Dio tutto diventa preghiera.

Perché? Perché in ogni momento il pensiero va all’Amato, a Colui che cerca e desidera: tutte le occasioni sono buone per significare questo amore con una lode, con un canto, con un’azione e così via”.

 

San Pio da Pietralcina