NON È SOLTANTO LO SGUARDO DI CRISTO CHE PORTA AL PENTIMENTO MA ANCHE LA NOSTRA REAZIONE: “Nessun uomo comprende pienamente il peccato se non quando lo vede alla luce del Volto di Cristo”

Amici di Fulton John Sheen

“Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro”. (Lc 22, 61).

Può anche darsi che Gesù Cristo abbia udito Pietro alzare la voce, a Lui ben nota, per imprecare e giurare ai presenti di non conoscere Gesù di Nazareth. Nostro Signore non gli rinfacciò: «Te lo avevo detto!». Nessuna parola di bruciante condanna uscì dalle sue labbra. Ebbe appena uno sguardo, un unico sguardo di amore ferito. Tale è la misericordia di Nostro Signore quando Gli siamo infedeli e sleali! Egli cerca di riconquistarci con privilegi maggiori e misericordia moltiplicata! Non sono soltanto i febbricitanti, i paralitici, i lebbrosi a conoscere il tenero sguardo del Figlio Incarnato, ma sono, soprattutto, i Sacerdoti e i peccatori.

Non è soltanto lo sguardo di Cristo che porta al pentimento, ma anche la nostra reazione. Il sole che splende, irradiando tanto calore, scioglie la cera, ma indurisce il fango. Al richiamo della Misericordia Divina, il peccatore…

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DON DOLINDO RUOTOLO: “Beato chi vive nella Chiesa e non si scandalizza delle miserie umane… Restiamo fedeli alla Chiesa, anche quando ci sembra ch’Essa ci tartassi”

Pochi ponderano l’essenza della vita della Chiesa e pochi ne vivono; pochi sanno vederla in quell’aspetto essenziale della sua natura nel quale veramente Essa è pura, immacolata e senza rughe. È questa una considerazione di massima importanza, e forse la più vitale di tutte per poter apprezzare la Chiesa Cattolica per quello che Essa è veramente innanzi a Dio. In qualunque modo la si vegga infatti, l’ombra delle miserie umane ne offusca la magnifica gloria, e ci vuole una grande fede per riconoscerla pura, immacolata, e senza rughe.

Il suo capo, il Papa, è una meraviglia stupenda; la sua potestà dà le vertigini, la sua infallibilità lo pone quasi nell’armonia dell’eterna ed essenziale Verità. Egli può chiudere o aprire il Cielo, può sciogliere e legare, può disporre di tutte le ricchezze della Redenzione, quasi arbitro di Dio stesso; ma se può tanto, egli è anche un uomo, un uomo al quale Dio ha lasciata integra la libertà, senza che il pontificale ammanto possa dargli un solo atto di perfezione personale. È possibile quindi incontrarsi nella storia, anche in un Papa cattivo, disordinato nella sua vita privata, vittima del fasto e dell’orgoglio umano. Possiamo trovare nel Papa, magari anche spiccatamente, i difetti del proprio carattere, e quindi possiamo vederlo impaziente, eccitabile all’ira, irremovibile nei suoi propositi, in una parola, poco santo. L’anima rimane turbata e crede che quelle imperfezioni ridondino nel carattere del Papa in quanto è tale, mentre non è cosi.

È un fenomeno comunissimo nella nostra vita quello di riguardare le cose e le persone dal nostro punto di vista egoistico e personale; una persona che ci fa atti di benevolenza e di cortesia, per noi è ottima, un’altra che ci fa uno sgarbo, per noi è cattiva. Non sappiamo misurare l’umana debolezza nella giusta bilancia, ma la valutiamo nelle nostre mani, e la vediamo pesante se ci dà fastidio e leggera se non ce ne dà; anche il Papa quindi può d’un tratto apparirci senza alcuna aureola di grandezza quando urta col nostro egoismo. Così si spiega come Lutero concepì un odio feroce per il Papa, mentre prima ne sollecitava la benevolenza e le grazie.

Se si guarda la Chiesa nei suoi Pastori e nel suo Sacerdozio, ahimè, quante macchie ne offuscano la grandezza! Dove sta l’uomo lì sta anche la miseria e la debolezza, e quindi nel medesimo Sacerdozio possiamo trovarci di fronte a figure ripugnanti che ci scuotono nella stessa nostra fede, massime se crediamo di averne ricevuto qualche torto. Allora una nube si distende sulla potestà soprannaturale che riveste il Ministro di Dio, e la Chiesa ci appare piena di rughe.

La dottrina della Chiesa è mirabile, ma quante discussioni inutili la rendono a volte pesante, e quante eresie ne offuscano la luminosità! L’organizzazione della Chiesa è un capolavoro di ordine, ma in quante cose all’umanità appare deficiente per gli abusi delle persone che debbono custodirla e svilupparla! (…)

Beato chi vive nella Chiesa e non si scandalizza delle miserie umane che come nebbia pesante ne offuscano gli splendori; beato chi riposa sul materno suo cuore, per sentire solo i palpiti della vita divina che la vivificano. Chi si ferma alla miserie degli uomini che la formano è simile a colui che non distingue il terriccio dalla gemma preziosa e la disprezza, andando poi in cerca di cocci di vetro che gli sembrano più rifulgenti.

Restiamo fedeli alla Chiesa, anche quando ci sembra ch’Essa ci tartassi. Sicuro, ci sono anime che sono a volte percosse dall’autorità della Chiesa, anche a torto, per calunnie o per intrighi. In questi casi la Chiesa può apparire brutta, deformata, avvilita, perchè noi riguardiamo con orrore quello che ci dà pena. Siamo fedeli anche in questi oscuri momenti che sono le supreme prove dell’amore, e serriamoci di più al cuore della Chiesa, e lavoriamo per Lei anche se ci percuote e ci annienta.

Che importa che Essa ci disprezzi? Il suo disprezzo medesimo è come acido che corrode le nostre miserie e rende più luminosa l’anima nostra, il suo rigore è come colpo di martello che raddrizza le nostre stortezze, la sua severità è come cesello che ci rende opera d’arte preziosa innanzi a Dio. Tutto ciò che viene dalla Chiesa è vivificante, anche quando per la sensibilità delle nostre piaghe ci appare castigo; sappiamo riposare tacendo anche sotto i tagli del suo ferro chirurgico, e pensiamo che allora Essa ci è maggiormente madre. Non guardiamo agli uomini che sono solo strumento nelle mani di Dio, strumenti di espiazione e di purificazione per noi, guardiamo più in alto, e diamo a Dio la massima testimonianza del nostro amore adorando la sua volontà e tacendo nelle mani della Chiesa come cagnolini frustati ma sempre accucciati ai piedi del padrone.

(Don Dolindo Ruotolo dal commento al libro delle Cronache)

MARIA È LA NOSTRA SPERANZA: “Alla fine il mio cuore immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, ed essa si convertirà, e al mondo verrà garantito un certo periodo di pace”

Amici di Fulton John Sheen

L’uomo occidentale si è liberato di Dio per farsi Dio; poi si è stancato della sua stessa divinizzazione. L’Oriente non può ancora comprendere l’amore incarnato di Gesù Cristo per l’eccessiva importanza che attribuisce agli spiriti maligni. L’Occidente non è preparato ad accettarlo perché paventa la penitenza, condizione etica del suo ritorno. Chi non ha mai conosciuto Cristo ha timore, ma chi lo ha conosciuto e lo ha perduto, ha paura. Siccome gli uomini non sono preparati a una rivelazione dell’immagine celeste dell’amore che è Gesù Cristo Nostro Signore, Dio, nella sua Misericordia, ha preparato sulla terra un’immagine d’amore che non è divina, ma che può condurre al divino. Ecco il compito di sua madre.

Lei può togliere il timore perché il suo piede ha schiacciato il serpente del male; può allontanare la paura perché è stata ai piedi della croce quando la colpa degli uomini fu cancellata e noi rinascemmo…

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CONSIGLI DI DON DOLINDO RUOTOLO AD UN’ANIMA CHE COMINCIA A CAMMINARE PER LA VIA DELLA SANTITÀ: “La pietà superficiale è tutta impregnata di soddisfazioni e di dolcezze; la pietà vera è tutta cosparsa di spine e di tenebre”

CONSIGLI AD UN’ANIMA CHE COMINCIA A CAMMINARE PER LA VIA DELLA PERFEZIONE:

“Se ci volessimo offrire a Dio come vorremmo, non ci offriremmo mai”

La nostra miseria non deve mai allontanarci dalla più completa ed illimitata fiducia in Dio. Il più bell’atto di amore vero a Dio, è il riconoscimento di tutto l’ammasso di putredine che è in noi. Perché gemere nella miseria, quasi che essa ci meravigliasse, e non piuttosto pigliarne occasione per essere tutti di Dio nell’umiltà? Se siete tiepida dite a Gesù: «Signore, ecco quello che ti sa dare questo cuore, e tu abbracciami nella tua misericordia e nel tuo amore ed abbi pietà di me!». Amore! È la prima grazia che nasce da questo sentimento di umiltà e di annientamento, e noi possiamo domandarla a Dio anche pretendendola. E sì, perché che cosa sarebbe questo amore senza il soffio di quella divina onda di amore che sola può dargli la vita? Dunque è una grazia che Dio ci fa quando noi gli sappiamo offrire il nostro nulla e la nostra miseria! Se ci volessimo offrire a Dio come vorremmo essere, non ci offriremmo mai! Non complicate l’anima in molte cose, o, peggio, in preoccupazioni di spirito; spesso la freddezza, l’indifferenza, la volubilità sono effetti di esagerazioni. Poche cose, e tutte fatte semplicemente. La santa Comunione è la vita del cuore, ed è la fonte di quell’amore vero che non istà tanto nella sensibilità quanto nell’apprezzamento di Dio. Andate dunque a Gesù sicuramente, con fiducia! Gesù vi vuole bene assai e vi desidera. Oh, come è amabile e buono Gesù con noi! Gli faremo il torto di credere che la nostra miseria sia superiore alla sua misericordia? Innanzi alla luce di Gesù voi distinguete meglio i vostri difetti. Fuggite una volta al giorno almeno un piccolo difetto che potete commettere avvertitamente. Questi piccoli difetti sono lacci che paralizzano la vita dell’anima Se non sapete meditare, umiliatevi. Vale più una meditazione fatta sulla propria miseria, che cento meditazioni studiate sui libri. Una esclamazione fatta di cuore a Gesù, vale un volume per Lui che è padre tanto amoroso e buono. Gesù buono vi trasforma nel dolore intimo dell’anima, e vi mette tutta nel suo Cuore, attraendovi a Sé per la prova ed il dolore. Sentendovi nulla innanzi a Lui, siete più agile a volargli nel Cuore. Siate dunque viva in Gesù e morta fuori di Lui. Pregate per i peccatori perché essi ritornino a Gesu, farete così un bello apostolato nascosto. Desiderate assai di amare Dio, ma non desiderate le gioie sensibili di questo amore. L’amore puro e desolato è il più accetto al Cuore di Gesù ed il più meritorio per voi. Siate tranquilla e in pace, riposando sul Cuore infinito del Re della pace. Amen. (…)

È nel sonno che l’organismo si rifà tutto a nuovo… ed è nella oscurità fitta dello spirito che in noi resta annullata la natura, e resta fortificata la grazia! (…)

Io so più di voi, figlia mia, perché ho esperimentato di più, e vi posso dire che mai ho avuto tanta ragione di ringraziare Dio di avermi legato alla Chiesa come quando sono stato percosso e annientato dalla Chiesa stessa! E sì, perché la Chiesa è sempre la fonte pura della verità, e chi sta con la Chiesa sta con Gesù che disse: «Io sono la via, la verità e la vita». Amate assai la Chiesa, e se vedeste tutti i suoi membri, anche porporati, traviare, ricordatevi che Gesù non travia, e che Gesù è l’unica ragione sufficiente del nostro amore alla Chiesa! (…)

Sono un istrumento semplice e nullo, che dalle opere di Dio piglia occasione di glorificarlo, sono una povera lente che a volte concentra i suoi raggi e pare un sole… in realtà è sempre un poco di vetro. Così in tutto rimane glorificato Dio solo, perché nessuno si glori di sé. Questa è la più grande attività che possa avere una creatura: diventare tanto inutile, tanto povera, tanto stolta, tanto meschina, da rendersi capace di essere sostituita dalla bontà di Dio. (…)

Gesù non può farci grazia maggiore che quando ci opprime nell’intimo dell’anima, perché è allora che il nostro piccolo io si schiaccia e svanisce in una amarezza che è salutare e che è sempre il principio di un passo novello nel compimento della sua santissima volontà… Oh!, veramente, questo poco di desolazione che mi opprime è nulla in confronto alla miseria mia. Gesù dovrebbe amareggiarmi assai di più per stampare nel mio rozzo cuore un bacio più caldo di amore e di carità! (…)

La vera vita dello spirito non è quella che sognano tante divote… è assai più profonda e misteriosa; non è un succedersi di esperienze dolci e soavi, ma piuttosto un alternarsi di tenebre, di incertezze, di umiliazioni, miste a quel senso di pace che lascia sempre nel cuore lo spirito di Dio! La pietà superficiale è tutta impregnata, dirò, di soddisfazioni e di dolcezze; la pietà vera è tutta cosparsa di spine e di tenebre. Sono spine dolci perché rappresentano lo storzo della meschinità della creatura a raggiungere il suo Creatore. Siate perciò benedetta, cara figlia, in questa novella via nella quale siete entrata senza accorgervene; abbiate un abbandono filiale e totale nelle mani di Dio, affidatevi alla sua grande misericordia e ditegli spesso: «Gesu mio, fa’ di me quello che vuoi». (…)

E venendo allo stato del vostro spirito vi dirò che voi vi sentite di andare indietro non perché sia realmente così, ma perché riflettete di più sulle miserie del vostro cuore. A misura che la luce di Dio si irradia, il cuore scopre i suoi nei, come il pulviscolo atmosferico si scopre quando nella stanza penetra il raggio di sole. A me reca conforto il sapere che voi vi sentiate sempre più piccola e miserabile, perché questo è il vero segno della presenza di Dio e dell’azione sua in un’anima. Non vi scoraggiate mai, quando vi sentite irritata, punta, impaziente, stizzosa, umiliatevi e frenatevi. Non date mai sfogo all’ira, e se qualche momento scattate, sappiate depositare nel Cuore di Gesù la vostra miseria, sappiate abbandonarvi da figlia nelle braccia della sua misericordia e bontà! (…)

Alle tenebre del mio spirito si è unita una forte tensione nervosa; ho un povero mio fratello che soffre di nervi e che spesso si agita e si adira; pregai Gesù che passasse in me quegli urti, e mi ha esaudito. Provo col fatto che i nervosi debbono soffrire assai, ma veggo che i nervi sono una fonte preziosa di umiltà. Come si sente profondamente il proprio nulla quando ogni cosa ci urta e quando bisogna mantenersi sempre vigilanti per non cadere in irruenze di carattere! In questo stato di nervi verrebbe la voglia di piangere e nella irrequietezza del carattere il cuore si accosta di più a Dio senza accorgersene. (…)

-Raramente nel fervore glorifichiamo Dio, apprezzandolo-

Coraggio, buona figlia! Io non vi parlo per dire parole, ma perché sento profondamente quello che vi dico: Non è il fervore che vi rende apostola, non è la soddisfazione di vedervi più buona; no! È l’umiltà e l’aridità dello spirito! ln questa aridità voi dovete stare innanzi a Gesù pregandolo solo per la sua gloria: «Oh! Gesù caro, glorifica il tuo nome, venga il tuo regno in tutto il mondo»…Voi mi direte che il vostro cuore è freddo proprio per questa gloria di Dio, ed io vi rispondo che voi con la ragione arrivate certamente a capire che Dio solo è tutto e che a Lui solo si deve onore e gloria! Basta la ragione per farci desiderare solo la gloria di Dio, per farcela apprezzare; poco conta se il nostro cuore rimane arido, freddo e senza fervore alcuno. Non è il fervore sensibile la via per glorificare Dio; il fervore può dare a noi la soddisfazione di noi stessi, può farci sentire con Dio, ma vi assicuro che raramente noi nel fervore glorifichiamo Dio, apprezzandolo! Il più delle volte sentiamo appagamento vanitoso di quel poco di fervore e ci smarriamo nel nostro egoismo! Desideriamo solo la gloria di Dio, vi ripeto, e non pensiamo ai nostri interessi, fossero pure spirituali. È tempo ormai di prestare a Dio l’omaggio completo del nostro povero cuore, ed io desidero che voi entriate in questo novello ordine di vedute spirituali che veramente vi trasformeranno e vi faranno intimamente familiare con Dio. Dunque, quando vi vedrete povera, meschina, irritata e piena di stizza, dite a Gesù: «Caro Gesù, queste sono le gemme che sa produrre la mia vita; ma io non desidero che la tua gloria!». È così che l’anima in Dio vive davvero e senza miserie reali di spirito! (…)

Non temete, non temete, il Signore non vi abbandona mai, e nella sua bontà utilizza tutte le vostre afflizioni per la sua gloria. Alle volte noi crediamo di essere oziosi; ma non è vero! Siamo più attivi quando siamo crocifissi insieme con Gesù, quando insieme con Lui agonizziamo nel Getsemani! Le vie della Divina Provvidenza sono tante, e tutti gli sforzi della nostra povera attività sono un nulla di fronte ad un solo dolore sofferto con pazienza e con piena rassegnazione.

(Don Dolindo Ruotolo, da “Epistolario 1, lettere a Laura de Rosis”)

SAN GIUSEPPE IL “GIUSTO” ERA DAVVERO COSÌ VECCHIO CON POCHE ENERGIE, QUANDO SPOSÒ MARIA? NON ERA PIUTTOSTO GIOVANE, BELLO, CASTO, VIRILE E PIENO DI FORZA?

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IL MATRIMONIO PIÙ FELICE DELLA STORIA: QUELLO TRA SAN GIUSEPPE E LA VERGINE MARIA! SAN GIUSEPPE IL “GIUSTO” ERA DAVVERO COSÌ VECCHIO CON POCHE ENERGIE, QUANDO SPOSÒ MARIA? NON ERA PIUTTOSTO GIOVANE, BELLO, CASTO, VIRILE E PIENO DI FORZA?

NON È VERO CHE NON ABBIAMO TEMPO PER PREGARE! Quanto meno pensiamo a Dio, tanto meno tempo avremo per Lui – La preghiera è un’attivissima collaborazione tra l’anima e Dio.

Amici di Fulton John Sheen

Il più delle volte la preghiera procede parallelamente alla vita morale. Più la nostra condotta si attiene alla Volontà Divina, più facile ci riesce pregare; più la nostra condotta si distacca dalla Divinità, più ardua diventa la preghiera… quando il peccatore non vuol trarsi dal pantano della vita perversa, allora manca la condizione essenziale alla preghiera.

Per essere efficace, una preghiera deve esprimere uno schietto desiderio di redenzione, senza né riserve né condizioni… L’uomo che, dopo aver pregato di esser liberato dalla lussuria e poi vi si abbandona deliberatamente, distrugge con la sua riserva l’efficacia della sua preghiera. Tutte le preghiere implicano un atto di volontà, un desiderio di sviluppo, una disposizione al sacrificio; perché la preghiera è un’attivissima collaborazione tra l’anima e Dio…

Non possiamo conoscere Dio se non abbiamo consapevolezza di ciò che realmente siamo.
Meno un uomo pensa a se stesso, più pensa a Dio… La meditazione…

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GUERRA E BOMBA ATOMICA: “Divorziate da Dio, natura e scienza diventano tiranne, e la bomba atomica è il simbolo di questa tirannide… Se le forze del mondo che si oppongono a Dio avranno il sopravvento, cultura e civiltà scompariranno”

Amici di Fulton John Sheen

Nelle guerre d’altri tempi i combattenti non si contendevano il fine dell’uomo, ossia l’unione con Dio, ma soltanto i mezzi per raggiungere tale fine. Oggi tutto è cambiato. Non ci sono più lotte di dei contro dei, né di religioni inferiori contro il cristianesimo, bensì il fenomeno del tutto nuovo di una forza antireligiosa che si oppone a qualsiasi religione. Il comunismo non è un ateismo che nega Dio intellettualmente come potrebbe negarlo uno studente che avesse appena finito di leggere le prime quindici pagine di un libro di biologia. Il comunismo è la volontà di distruggere Dio. Più che negare l’esistenza di Dio, lo sfida, muta in male la sua essenza, e fa dell’uomo, sotto forma di un dittatore, il signore e padrone del mondo.

Volenti o nolenti, ci troviamo di fronte non già a una scelta tra religioni, bensì alla suprema alternativa tra Dio e l’anti-Dio. Mai prima…

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GESÙ ALLA BEATA ALEXANDRINA MARIA DA COSTA: “Il dolore con l’amore fu e continua ad essere la salvezza delle anime” Il vero segreto della perfezione e dell’amore…

Beata Alexandrina Maria da Costa fotografada em 1939 – Foto: Reprodução

Il dolore accende nel cuore e nell’anima il fuoco più bruciante che produce una sete tanto struggente che solo in Gesù può essere saziata.

(Beata Alexandrina Maria da Costa)

Gesù è allietato, Gesù è consolato da coloro che soffrono salvando anime. Il dolore è la maggior prova d’amore di Gesù verso l’anima e dell’anima verso Gesù. Il dolore è la salvezza dei peccatori… Figlia mia, unisci il tuo dolore al mio, soavizzalo con l’amore del mio Cuore divino; io soavizzo il mio con il tuo. Tu mi ami e sei da me amata… Unite, o Gesù, al vostro amore i desiderii che io ho di amarvi; unite il mio dolore al vostro e utilizzate tutto per le anime…

Gesù esorta Alexandrina :

Soffri e dà amore. Il dolore e l’amore sono il trionfo di ogni combattimento. Coraggio! Il dolore, per le anime amanti della croce, è la vita reale, è la vera vita. Così è la tua, sposa fedele del mio Cuore divino… La tua vita è di amore, la tua vita è di purezza. Con l’amore, la purezza ed il dolore nascerà una generazione nuova, generazione pura, generazione casta, generazione di cuori infiammati d’amore per Me…

Sapessi tu il valore della tua sofferenza! II dolore rassegnato è potente; quando però è accompagnato dall’amore ad ogni croce e dall’amore più puro e forte al mio Cuore divino, come è il tuo, figlia mia amata, è tutto e tutto vince perché ha potere infinito. Sì, figlia mia, infinito perché sono io rivestito di te…

Nulla vi è che mi consoli e mi dia sollievo come il dolore, il dolore rassegnato, il dolore sofferto con gioia, perché è accompagnato dall’amore. Il dolore con l’amore fu e continua ad essere la salvezza delle anime… Il tuo dolore è vita, vita che dà vite; il tuo dolore è salvezza, salvezza, salvezza dell’umanità. Il tuo dolore mette in evidenza l’amore e ne dà tutta la prova. È nell’amore che ti voglio infiammata, è nel dolore che ti voglio immersa. Non negarmi queste armi che vincono il mondo; non negarmi la tua sofferenza!… Figlia mia, dove sta la croce, la vera croce, la croce reale, lì sta l’amore; e dove sta l’amore, sta Cristo.

Chi ama soffre, chi soffre è ricco; il dolore arricchisce, dà nobiltà al cuore e all’anima. Oh, se il mondo sapesse, oh, se le anime comprendessero il segreto, il vero segreto della perfezione e dell’amore! Oh, se il mondo sapesse, se le anime comprendessero il mezzo più facile per attrarre a sé le misericordie del Signore! Amare e soffrire; soffrire e amare: è il segreto della perfezione, è il più grande mezzo di salvezza…

Io ho fatto sì, figlia mia cara, che tu comprendessi i miei segreti: il dolore e l’amore. Io ho fatto e faccio che col dolore tu ti purifichi e con l’amore mi salvi le anime…

(in un’estasi pubblica): -Imparate, imparate da questo calvario! Imparate da Gesù che è puro, mansueto e umile di cuore. Imparate, imparate, figli miei, imparate ad amare, imparate a soffrire, imparate a portare la vostra croce! Io sono il Maestro, io sono il Modello che dovete imitare… (Alexandrina canta): -Nuotare nel Tuo amore, nuotare nel Tuo amore, è forza della croce, è forza della croce. Voglio amarti sempre, voglio amarti sempre, voglio sempre soffrire, sempre soffrire, sempre soffrire per Te, Gesù, per Te, Gesù!

Conclusione: Per sopportare il dolore bisogna spremersi in amore.

(Beata Alexandrina Maria da Costa, da “Figlia del dolore madre di amore” edizioni Mimep)

Il Salvatore verificherà se abbiamo i segni della Croce su di noi: “Oh, che gioia è per me il mio costato ferito, che mi permette di imitare la Sua sofferenza sulla Croce!”

Amici di Fulton John Sheen

Ricordo che – dopo aver trascorso quattro mesi in ospedale – iniziai lentamente a riprendermi. Ho celebrato la Santa Messa su un altare costruito sopra il mio letto, alla presenza di alcuni sacerdoti e amici. Ho fatto un sermone spontaneo che ricordo molto bene.

Ho detto che ero contento di essere stato operato a cuore aperto perché – quando il nostro Salvatore verrà – verificherà se abbiamo i segni della Croce su di noi. Guarderà le nostre mani per vedere se sono state crocifisse dal dono sacrificale; guarderà i nostri piedi per vedere se sono stati feriti dalle spine e trafitti dai chiodi mentre cercavamo la pecorella smarrita. Egli guarderà i nostri cuori per vedere se si sono aperti per ricevere il Suo Cuore Divino. Oh, che gioia è per me il mio costato ferito, che mi permette di imitare, almeno in minima parte, la Sua sofferenza sulla Croce. Forse…

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GIOVANNI TAULERO: Non devi scoraggiarti nella sofferenza né diffidare del cuore paterno, dicendo: “Dio mi ha dimenticato, Dio mi ha abbandonato”. Sappi che Dio castiga chi ama e flagella chi elegge per figlio.

-L’abbandono nella sofferenza è davanti a Dio come un’arpa che suona dolcemente in un soave tocco di corde-

Se ti agita qualche impazienza nelle tue sofferenze, resisti e sopportati. Come Cristo, il più perfetto di tutti gli uomini, che fu così scosso dalla sua imminente passione da dire nell’angoscia del suo cuore: «L’anima mia è triste sino alla morte. E cosa dirò io? Padre, salvami». Ah, come fu scosso il suo spirito, tanto da sprizzare nella sua agonia sudore di sangue! Così nel tuo patire devi raccogliere quanto rapidamente puoi le tue facoltà, rigenerare la sofferenza nella sua origine, essa è infatti scaturita dall’amore che è Dio, offrirla spiritualmente a Dio come un’oblazione dorata, elevarla umilmente al Padre e dire:

«O Padre di ogni paternità, io, tua povera e inferma figlia, ricevo oggi dalla tua mano paterna questa sofferenza come un nobile e prezioso dono d’amore. Padre amorevole, se devo bere il calice di questa sofferenza come un malato beve una pozione amara per vincere la sua malattia, sia fatta, Padre, la tua volontà e non la mia. Ma ti prego, dammi forza di sopportarla secondo la tua volontà, perché senza di te non posso nulla».

E quando fai questo, sappi che gli occhi dell’eterno e clementissimo Padre sono aperti e rivolti alle tue necessità, per aiutarti a tempo opportuno, se vuoi aspettare. Proprio come un padre non può sopportare a lungo il suo diletto figlio nelle angustie senza venire ad aiutarlo e paternamente ricrearlo nella sua sofferenza. Non devi scoraggiarti nella sofferenza né diffidare del cuore paterno, dicendo: “Dio mi ha dimenticato, Dio mi ha abbandonato”. Sappi che Dio castiga chi ama e flagella chi elegge per figlio (Eb 12,6).

Il Padre vide il Figlio suo sudare dolorosamente sangue, lo vide flagellare alla colonna, amaramente inaridire nelle pene sulla croce come fieno, o come un orrore nella sua ignominiosa passione, e per questo non lo amò di meno; gli era così caro sulla croce come oggi in cielo nel suo seno paterno. Allo stesso modo ne è stato di tutti i suoi cari amici i quali hanno dovuto patire tutti amaramente: gli uni furono bolliti, gli altri arrostiti, i terzi ridotti in polvere, i quarti inceneriti. Così è pure per te, o nobile anima. Se vuoi piacere particolarmente a Dio ed essere amata familiarmente da lui, devi pure accettare da lui in singolare carità una particolare sofferenza. Se persevererai sino alla fine, sarai perfetta e salva, come ha detto Cristo, la bocca stessa della verità.

L’abbandono nella sofferenza è davanti a Dio come un’arpa che suona dolcemente in un soave tocco di corde. Infatti sulle sue corde -cioè sulle facoltà dell’anima- modula un così dolce canto lo Spirito Santo in intima devozione, che le loro voci penetrano soavemente nelle orecchie del Padre celeste in un misterioso e interiore silenzio. In esso si ode un doppio canto su questa cetra: le corde grosse hanno un tono basso e le piccole un tono acuto; cioè quando le facoltà del corpo sono ricolme di sofferenza, si ode un canto basso. Ma le facoltà dell’anima, piene di devozione, cantano dolcemente nel volontario e paziente abbandono. E al di sopra di questo canto a doppia voce c’è lo Spirito Santo, maestro d’organo. Le facoltà dell’anima sono le piccole e grandi canne dell’organo, e i santi angeli calcano i mantici dell’organo: essi muovono l’aria spirituale della devozione nelle facoltà, così di frequente come lo Spirito Santo vuol modulare l’acuto canto della devozione interiore su queste facoltà dell’anima e del corpo.

O com’è soave il canto dello Spirito Santo! Chi lo sente gusta una gioia interiore ed angelica e un convito di nozze celesti, ed esso è in questo tempo il preludio dello Spirito Santo del puro gaudio che c’è lassù nell’eternità. (…)

In verità se Dio ti lascia senza molte sofferenze, non sei una delle sue più care regine. Qualunque anima vuol essere la prediletta regina dello Sposo eterno, deve diventarlo attraverso infuocate e ardenti afflizioni che penetrano bruciando l’interno midollo, che ti preparano proprio come la cera è preparata dal fuoco affinché diventi ricettiva di qualunque forma l’artista voglia imprimervi. Se il supremo artefice deve imprimere in te la forma della sua deliziosa, essenziale, eterna immagine, deve cadere senza alcun dubbio la tua vecchia immagine, e per la ragione propria di questa sublime trasformazione, devi deporre in tale operazione soprannaturale la tua vecchia forma.

È impossibile infatti per natura e pure per grazia che una cosa possa ricevere una nuova e nobile forma senza che sia rigettata la vecchia e vile forma. Ed a questo cambiamento della suddetta forma nella trasformazione dell’anima, Dio ha preordinato una pura preparazione attraverso sofferenze intensissime e toccanti le interiori midolla della vita. Qualunque anima il Padre celeste vuol altamente favorire, rapire e trasformare in maniera sublime, egli non suole lavarla lievemente, ma le fa il bagno, l’immerge e la sommerge nel mare dell’amarezza, come fece gettare in mare il profeta Giona. E Davide disse: «Signore, hai condotto sopra di me tutti i tuoi flutti». (…)

La sofferenza degli eletti non è sempre una sofferenza comune. È spesso una sofferenza così inaudita che Dio permette improvvisamente nei loro riguardi, che mai hanno pensato ad una cosa simile né mai ne hanno avuto sospetto. Fatti coraggio, anima nobile e sofferente: in tutta questa amarezza Cristo, l’eletto amico del tuo cuore tra mille, sa entrare a porte chiuse, cioè quando tutte le tue facoltà sono serrate per la durezza, e donarti una nuova e non sperimentata dolcezza. E la tua amarezza soffrila come il tuo inferno e il tuo purgatorio.

Un’anima infatti veramente pura, abbandonata e paziente se ne vola nuda e immacolata dalla bocca al cielo. Là mille anni sono più brevi di un giorno. Tu quindi non devi lasciar passare infruttuosamente nessuna sofferenza, ma devi dire nel tuo cuore : “Signore, ti offro la mia meritata benché involontaria sofferenza e la metto insieme alla tua santa Passione, affinché unita alla virtù di questa, diventi accetta al tuo Padre celeste, come la sofferenza del ladrone sulla croce divenne feconda nella tua Passione”.

Guardati nella sofferenza dal disordine. Un disordine infatti ne genera un altro, e il disordine rende l’animo burrascoso; e uno spirito disordinato è interiormente per l’anima una pena più grave della sofferenza esteriore. Sii perciò ordinato nella sofferenza, perché in tal modo Dio prepara i suoi eletti. E così quando essi non sentono che ripugnante sofferenza all’esterno e insopportabile amarezza all’interno, allora opera ulteriormente la grazia di Dio in virtù della Passione, e distacca e rade esteriormente la vecchia ruggine dei peccati, e monda e purifica interiormente l’anima dalla putrida muffa delle inclinazioni animalesche. E intanto lo spirito di Dio denuda la faccia dell’anima e la trasforma di chiarità in chiarità, finché dallo stesso Spirito del Signore non è trasformata nella sua stessa immagine.

(Giovanni Taulero, da le “Divine istituzioni del Dottore Illuminato”)