PREZIOSI CONSIGLI E INSEGNAMENTI SPIRITUALI DI MADRE CATHERINE MECTILDE DE BAR “Nostro Signore cerca anime vuote per riempirle di sé, e non ne trova…Il martirio della vita interiore è senza tregua: finisce solo con la morte”

“Indubbiamente colei che istituì la Congregazione monastica delle Benedettine del SS. Sacramento è una grande maestra di vita spirituale e, per tanti aspetti, una delle più grandi, non solo nella Francia del suo secolo d’oro, ma di tutta la Chiesa”

(Don Divo Barsotti)

Caterina di Bar, in religione madre Matilde del Santissimo Sacramento (Saint-Dié-des-Vosges, 31 dicembre 1614 – Parigi, 6 aprile 1698), è stata una religiosa francese, fondatrice delle monache Benedettine dell’Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento.

«Quando Dio vuole possedere interamente un cuore, sa come trovare i mezzi per svuotarlo e purificarlo dall’attaccamento alle creature e dalla proprietà di noi stessi. La sua mano onnipotente opera in questo cuore una croce perpetua che si fa sentire in varie modalità di sofferenze: a volte con le tenebre, a volte con i timori, a volte con gli spaventi e le ambasce»

(Madre Catherine Mectilde de Bar “Lettera del 1665”)

ALCUNI ESTRATTI DAL LIBRO “IL SAPORE DI DIO” JACA BOOK 1977

“Le anime che desiderano il regno dell’amor puro desiderano allo stesso tempo, senza pensarvi, una guerra spaventosa che deve ridurle al niente. Ce ne sono molte che desiderano l’amor puro, ma non ce n’è quasi nessuna che voglia sostenere da parte sua assalti, fulmini, rovine, rivolgimenti. Chi parla del puro amore senza conoscerlo nelle sue conseguenze, crede che sia tutto piacere e dolcezza. Ma un’anima che lo possiede conosce benissimo per esperienza che con lui non c’è tregua. Bisogna che tutto gli ceda, e che egli immoli tutto quel che ha vita in noi, per darci vita in lui. L’amor puro non è mai senza sofferenza: la croce, il dolore, il disprezzo sono il suo alimento. Di questo egli si nutre nelle anime. E se volete trattenerlo in voi, bisogna che abbiate di che alimentarlo. Fate provvista di croci e sofferenze, altrimenti non lo terrete a lungo. La croce mantiene l’amor puro e l’amor puro sostiene la croce; sembrano inseparabili,e quando l’anima non sperimenta la croce, soffre di non soffrire. Oh come siamo ancora lontane dall’avere in noi l’amor puro!”

Quante volte purtroppo ci sentiamo spinti interiormente a lasciare tutto, a ritrarre i nostri affetti dalla terra per seguire Gesù nella sua vita povera e sofferente. Ma i nostri attaccamenti sono così forti, che è necessario alla sapienza divina mandarci sconvolgimenti, perdite e incidenti vari, per portarci via a forza quel che non vogliamo proprio dare per amore. Non senza ragione le anime illuminate chiamano le afflizioni della terra visite del Signore ed effetti del suo santo amore. Se poteste penetrare l’amore che Gesù Cristo porta alle anime e il desiderio infinito che ha di santificarle, trovereste gran piacere nelle afflizioni, croci e sofferenze, poiché nella luce della verità di Dio son gli espedienti di cui si serve il suo amore per attirare i suoi eletti e obbligarli, sotto la pressione del dolore, a ritornare a lui, separandosi dalle creature. Bisogna dunque conoscere Gesù Cristo nella vita di sofferenza nella quale egli ci ha meritato la grazia, grazia che avete ricevuto al battesimo e che ricevete attualmente. Per Gesù crocifisso voi siete quello che siete. Unitevi strettamente a lui col desiderio; non fate nulla senza di lui e fate tutto per mezzo di lui. Quando avete qualcosa da soffrire, desiderate che la grazia delle sue sofferenze renda la vostra degna di lui. Nelle umiliazioni, desiderate che la sua umiltà santifichi la vostra abiezione.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

Egli ha trionfato per noi del diavolo, del mondo e di noi stessi: sono questi i nostri più crudeli nemici. Uniamoci alla sua potenza divina e diamoci a lui, affinché egli trionfi in noi, atterri i nostri nemici e soprattutto l’orgoglio della vita, come il più malizioso. Abbiamo motivo di rallegrarci nel vedere Gesù vittorioso del demonio. Ma desideriamo che egli vinca anche tutto quello che trova in noi di opposto alla santità del suo regno. Ritiriamoci con lui nel deserto per esser tentate e abbandonate, per aver fame, per restare nelle tenebre, in penitenza e in povertà estrema; in breve per patire ogni sorta di disagi, privazioni e dolori, e non aver dove posare il capo. Amiamo lo spogliamento e tutto quello che ci introduce agli stati puri e santi di Gesù Cristo. Bisogna che siamo tutte rivestite di lui: San Paolo ce lo raccomanda. Non amate che Gesù Cristo, non desiderate che lui, non stimate nulla all’infuori di lui; nulla possedete se non Gesù Cristo, non gustate null’altro che Gesù, non saziatevi che di lui, non sperate altri che lui, non vogliate null’altro che Gesù Cristo, nulla cercate all’infuori di lui; non pretendete nulla se non Gesù, non compiacetevi in nulla oltre che in Gesù, non riposate che in lui, e mettete la vostra soddisfazione nell’essere tutta riempita di lui e da lui consumata.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

La fede ci insegna che Dio è Dio, che vede tutto, che sa tutto, che può tutto, che penetra tutto; nulla può essere nascosto ai suoi occhi divini; egli ha, da tutta l’eternità, disposto e ordinato le vie della nostra santificazione. La fede ci insegna che dalle nostre teste non cade un capello senza il suo comando, che nella sua mano sono il bene e il male, l’afflizione e la gioia, il riposo e la fatica ecc.; che la sua sapientissima e amabilissima Provvidenza dispone di tutto con soavità e santità , per il bene delle anime che si abbandonano a Dio e vivono di fede. Ora qual è l’esercizio della fede? Credere a queste verità che vi ho appena detto, e a tutte le altre che sono in Dio, anche se non le conoscete affatto. Come per esempio: sono contrariata? Ricevo questa contraddizione dalla mano di Dio senza permettere al mio spirito di ragionare tanto, e mi rassegno alla sua santissima volontà con pazienza credendo che Dio me la mandi per la sua gloria e la mia salvezza. Io credo che Dio mi vede. Credo che egli è pieno di amore e di misericordia per la mia anima. Credo che egli non fa nulla che non sia giusto e santo. E nelle diverse circostanze, potete farne degli atti, come dire: «Mio Dio, credo che voi mi amate di un amore infinito, poiché siete morto per me. Credo che avete cura di tutte le mie necessità e che la vostra grazia mi condurrà a voi. Credo nella vostra santa Provvidenza e che non mi cadrà un capello dal capo senza il vostro comando. Di conseguenza, credo che voi vedete il più piccolo dei miei pensieri e che non ci sia niente di casuale per voi, che tutto quello che mi mandate è buono, e non permetterete mai nulla che non sia per la vostra gloria e per il bene dei vostri eletti, nonostante non lo comprenda affatto. Credo, mio Dio, credo in voi e nei vostri santi misteri, e in tutte le verità che avete rivelato alla vostra Chiesa»…Altre volte potrete dire: «lo lavoro, o mio Dio, perché lo volete; il peccato mi ha ridotto a questa pena, la patisco per vostro amore in spirito di penitenza». Potete bere, mangiare, dormire, e così via, in questa disposizione, facendo sempre quel che Dio vuole, evitando il peccato, perché egli lo odia. L’esercizio della fede è dunque credere in Dio e nelle sue divine parole, e lavorare nella forza di questa fede. Io non conosco altro metodo.


(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

Perché andiamo all’orazione? Senza dubbio per rendere a Dio i nostri omaggi di adorazione, di sacrificio e di amore. In breve, con l’intenzione di darci tutte a Gesù Cristo, nel desiderio che abbiamo di essere rivestite del suo Spirito e di diventare una sola cosa con lui. Ora, per raggiungere il fine dell’orazione, bisogna che l’anima patisca grandi e aspri sacrifici. Bisogna che accetti di essere spogliata dalle sue abitudini e privata di tanti sostegni. In una parola, bisogna che subisca quasi un rovesciamento e poi sia tutta rinnovata . È il motivo per cui tante anime soffrono nell’orazione, a volte aridità, a volte disgusti, tenebre e mille altre pene che noi sentiamo e che ci insegnano che in queste sofferenze Dio distrugge il nostro amor proprio e stabilisce segretamente il suo regno. Ma bisogna che l’anima si abbandoni alla sofferenza e si sottometta umilmente fra le mani di nostro Signore per essere vittima del suo beneplacito. Vi ho detto una volta che dobbiamo fare sulla terra quel che i beati fanno nel cielo. Essi guardano Dio in pura contemplazione e sono consumati nel suo amore. Noi dobbiamo avere una vista attuale di Dio nella fede e tendere sempre al suo amore. Ora, il perfetto amore non consiste nell’essere commossi nei sensi, ma consiste in una conformità totale. Resa perfetta, la fede realizza l’unione attuale di amore con Dio, come per i beati, unione che noi possiamo mantenere anche nelle azioni e nel trambusto dei nostri doveri, facendo tutte le cose per amore e sottomissione a Dio. C’è molta differenza fra meditazione e orazione. La meditazione è uno studio devoto, nel quale si apprendono i misteri e le verità cristiane; l’orazione li assapora, li gusta e si riempie della grazia che contengono. La prima contempla e considera la bellezza di Dio o le sue grandezze; l’altra lo adora, lo ama e si unisce a lui. La prima è complicata da molte considerazioni, argomenti, discorsi; l’altra è più pura, più semplice e porta maggiormente a unirsi a Dio. Nella prima l’intelletto umano ha di che occuparsi: la luce, i gusti, i ragionamenti nutrono l’intelletto e spesso il nostro amor proprio. Nell’altra noi siamo immolati e la nostra attività è ridotta al niente, o per lo meno è maggiormente purificata e semplificata. In quella ci appoggiamo sul nostro lavoro; in questa riceviamo l’azione divina, aprendoci con molta semplicità, in spirito di abbandono e di consenso amoroso. Nella prima è l’intelletto che agisce; nella seconda è Dio che conduce. E se un’anima ha solo un po’ di coraggio per perseverare nell’orazione, benché si senta piena di ogni sorta di miserie, sono sicura che nostro Signore l’aiuterà e l’introdurrà nella santa unione. Ma occorre molta costanza, poiché il demonio e la natura sono nemici dell’orazione,e fanno il possibile per distoglierne l’anima. Siate perseverante, figlia mia, non patirete sempre così dure lotte, ma dovete passarne ancora. Abbiate molto coraggio; tutto è per la gloria del vostro divin maestro e per l’edificazione del suo regno in voi. Io lo supplico di sostenervi e di unirci perfettamente a lui per sempre. Un grande segreto per fare molto progresso nell’orazione è il sapere ben custodire il silenzio alla presenza di nostro Signore. Col silenzio ci si annienta davanti a questa adorabile maestà, ed è nel silenzio profondo che Dio si fa intendere in modo mirabile.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

“Da quando mi sono ridotto al nulla ho trovato che nulla mi manca” Sono le parole di un gran santo, che l’aveva ben sperimentato. Vi ingannate, mia cara figlia, la vita interiore non consiste nelle luci, ma nel puro abbandono alla guida e allo Spirito di Gesù. E’ bello vedere quel che Dio ci mostra, come la nostra miseria, il nostro nulla, la nostra impotenza, per tenerci nell’umiltà e convincerci che noi non siamo nulla se non per la sua grazia. Queste conoscenze sono buone perché ci sono date da Dio. Ma quelle che sono ricercate dall’attività, dalla forza e dalla sollecitudine del nostro spirito, sono molto aride davanti a Dio, perché non hanno l’unzione della sua grazia. L’unico mezzo per fare un grande progresso nella vita spirituale, è conoscere davanti a Dio il nostro nulla, la nostra indigenza e la nostra incapacità. In questa visuale e in questa convinzione che abbiamo tante volte sperimentata, bisogna abbandonarsi a Dio, affidandosi alla sua misericordia, per essere condotti come a lui piacerà: sia nella luce che nelle tenebre; e poi semplificare il proprio spirito senza permettergli tanto di vedere e ragionare. Bisogna che vi contentiate di quel che Dio vi dà, senza cercare di possederlo in altro modo. Non è a forza di braccia che si acquistano la grazia e l’amore divino, ma a forza di umiliarsi davanti a Dio, di confessare la propria indegnità e di contentarsi di ogni povertà e estremità. Bisogna accontentarsi di non essere nulla, e “sarete tanto più quanto meno vorrete essere”. La vita di grazia non è come la vita del secolo. Nel mondo bisogna farsi avanti e farsi conoscere per comparire ed esser qualcosa secondo la vanità; ma nella vita interiore si avanza facendosi indietro. Ossia: fate fortuna non volendo essere nulla, e comparite tanto più agli occhi di Dio, quanto meno splendore e apparenza avete agli occhi vostri e a quelli delle creature. “Per essere qualcosa in tutto bisogna essere niente del tutto”.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

Siate ben contenta che Nostro Signore vi faccia la grazia di tirarvi fuori dalle tenebre della vostra ignoranza e vi faccia vedere e sentire la dipendenza attuale dalla sua bontà, e come senza il suo particolarissimo soccorso non potete far nulla. Questa verità è importante e fondamentale per il nostro edificio spirituale. La tendenza naturale che abbiamo ad elevarci, cioè alla nostra esaltazione e alla vanità, obbliga Nostro Signore a tenerci a lungo, e qualche volta per tutta la vita, nella conoscenza e nei sentimenti della nostra bassezza. E benché noi proviamo, con una esperienza fin troppo palpabile, l’abisso della nostra misera corruzione, e benché la nostra coscienza ci rimproveri a ogni istante le nostre impurità e infedeltà, siamo così attaccati alla stima di noi stessi, da non poter sopportare che ci si condanni o disprezzi. Non possiamo sostenere i rifiuti che meritiamo. Siamo abbastanza convinte di non far nulla che abbia valore; tuttavia accettiamo e abbiamo una contentezza segreta in noi, quando gli altri approvano quel che facciamo. Siamo abominevoli davanti a Dio, e spesso ce lo diciamo interiormente; eppure, nelle occasioni in cui siamo un poco disprezzate, ci sentiamo morire. È cosa molto rara vedere anime che vivano nella verità. Tutti viviamo, ma purtroppo la maggior parte conduce una vita di menzogna e si nutre di vanità. Si prende l’ombra per il corpo e dell’accessorio facciamo ciò che è principale. Deploriamo il nostro accecamento, e riconosciamo come fino ad ora voi e io siamo vissute nelle tenebre e nella menzogna. L’anima che non è nella conoscenza di sé non è nella verità. Per vivere nella verità bisogna vivere nell’umiltà, o per meglio dire nel nulla… O beata perdita, o perdita salutare! Figlia mia, perché non ci siamo perdute così da non ritrovarci più che in Dio! Se conosceste questa somma felicità, vorreste patire mille e mille morti per possederla.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

Ammetto che il martirio che si soffriva anticamente era crudele; ma non era di lunga durata. La vista della ricompensa li animava. Ma il martirio della vita interiore è senza tregua: finisce solo con la morte. E bisogna avere una costanza invincibile per non scoraggiarsi e non perdersi d’animo negli assalti di tante tentazioni violente che vengono ad assalirci, sia da parte del demonio, sia da parte nostra, sia da Dio stesso per provare l’anima. Ci vuole fermezza, ci vuole pazienza; e per meglio riportar vittoria bisogna annientarsi. È una guerra in cui bisogna perdere se stessi per vincere.. Voglio che nelle vostre miserie vi separiate dalla colpa, ossia odiate le vostre debolezze, la malizia e quello che disonora Dio. Ma non vi è permesso di sottrarvi alla pena e alla umiliazione. Ecco come bisogna fare: cado in un’infedeltà? subito la natura vorrebbe rattristarsene, e io provo un po’ di amarezza nel cuore, che tenderebbe a vedermi liberata da questa malizia. Noi possiamo esser messe in queste circostanze da Dio o da noi stesse. Quanto a me, ho riconosciuto per esperienza che la maggior parte dei gemiti dell’anima sono unicamente prodotti dalla fonte del nostro amor proprio. E noi abbiamo una tendenza insaziabile a liberarci dalla croce e dall’umiliazione. A questo dobbiamo un poco fare attenzione. Non c’è niente che umilia di più un’anima che le sue frequenti cadute, poiché bisogna necessariamente che essa confessi le sue debolezze, e ammetta di aver bisogno di un soccorso più potente di quello che l’orgoglio e la sufficienza penserebbero di trovare in noi. E’ quindi assolutamente necessario sperimentare il poco che siamo da noi stessi, avere diffidenza di sé e tendere a separarci continuamente dal nostro io.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

Comprendete una buona volta la fortuna racchiusa nelle vostre debolezze. Vedete se, in certo modo, le vostre miserie non siano amabili. Esse vi sono così utili che, senza i sentimenti che ne avete, non potreste mai possedere solidamente la conoscenza di voi stessa. Dovete dunque odiare le vostre infedeltà perché disonorano Dio, ma non turbarvene né inquietarvene.Odiate la colpa, ma amate con affetto la pena. Doletevi di essere contraria a Dio, ma siate contenta che questo vi umilii e vi faccia conoscere il vostro fondo cattivo. Voglio si che gemiate sotto il peso di questa carne di peccato con San Paolo, ma desidero che entriate nella sua profondissima umiltà. Giacché le miserie che egli avvertiva lo gettavano in un abbassamento così estremo, che egli si diceva un piccolo aborto e indegno del nome di apostolo. Non dice forse che si gloria nelle sue infermità? E quali sono le infermità di San Paolo? Sono i pungiglioni dei peccati che egli portava e provava continuamente in sé. E mentre ne chiedeva la liberazione, ha imparato che attraverso tutte queste miserie, la sua anima si perfezionava. Mia carissima figlia, non turbatevi, il vostro stato è buono; ma non datevene tanto pensiero. Siate più abbandonata e più fiduciosa in Dio. La vostra perfezione è opera del Cristo. Siate sicura che egli la coronerà con le sue benedizioni. Ma dovete restar ferma, accettando che il suo amore distrugga in voi tutto quello che è opposto al suo regno. Compiango la vostra anima che si tormenta nelle tenebre e nell’ignoranza. E per il fatto che non comprende la via in cui nostro Signore l’attira per farla sua, si tormenta e si affatica molto inutilmente. Diventate un bimbo piccolo, più sottomessa che mai e più semplificata nei vostri pensieri. Vi assicuro che la vostra via è buona e santa, camminate con fiducia.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

La bontà di Nostro Signore non permetterà che siate tentata al di sopra delle vostre forze. Affidatevi alla sua misericordia al di là delle vostre ripugnanze e della malizia del vostro intimo che vi ritrae, per quanto può, dal vostro caro abbandono. Non rinunciate alla lotta, non cedete se non per inabissarvi nel nulla profondo. E’ il vostro rifugio, ma non l’avete ancora ben considerato. Non vi accorgete ancora come potete vivere morendo e morire vivendo. Oh, come sono pochi quelli cui Gesù diceva nella sacra Scrittura: «Vuoi essere perfetto? Dà i tuoi beni ai poveri, rinuncia a te stesso, prendi la tua croce e seguimi». Si trova anche chi dà i propri beni ai poveri, ma non si trova quasi nessuno che segua Gesù. Felice l’anima che riconosce la sua chiamata e lo segue con fedeltà. Cosa temete? di perdere voi o le creature? Ma no, non abbiate paura, giacché questa perdita è il principio della vostra felicità eterna. Abbandonando noi stessi troviamo Dio e riceviamo la grazia di seguirlo. Non abbiate più rimpianto di perdere tutto, poiché è questo l’unico mezzo di possedere Gesu. State attenta che le creature non vi trascinino e vi sottraggano a voi stessa. Non datevi premura per alcuna cosa umana, e guardatevi bene dal preferire qualcosa a Gesù Cristo. Oh, è un gran segreto sapersi abbandonare davvero, in un profondo silenzio, davanti a nostro Signore! Rimanete in pace, nella parte superiore della vo- stra anima, e acconsentite di buon grado che Egli vi purifichi come gli piacerà. Guardatevi bene dal voler dare leggi a Dio riguardo al modo con cui vi conduce. Gli stati umilianti sono i più santi e i più utili. Se fossimo illuminate con la pura luce della fede, non vorremmo più uscire dallo stato di impotenza e di abbassamento.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

Com’è bello che siate ridotta nel vostro niente senza accorgervene, come dice il profeta. L’anima annientata diviene pura capacità di Gesù Cristo, non gli si oppone più. Figlia mia, quando sarà che vi vedrò in questo annientamento? Allora vedrete diversamente tutte le cose, perché i vostri sensi non vi inganneranno più. Lasciatevi condurre in segreto e quasi a vostra insaputa, al fine di evitare gli ostacoli che potreste frammettere. La mano di Dio ha una potenza infinita per introdurvi fin là, ma non le resistete. Acconsentite a tutti gli spogliamenti che la Sapienza eterna farà in voi, sia per l’attività della vostra anima, sia per le creature che ancora possedete, alle quali potete avere attaccamenti segreti. Esponetevi in assoluto spogliamento alla forza dell’Amore divino, e sperimenterete la sua potenza. Nostro Signore cerca anime vuote per riempirle di sé, e non ne trova. Siamo così meschine nei riguardi di Dio. Quando voi gli date un piccolo istante della vostra vita, o sopportate un quarto d’ora di pena, vi sembra che egli ve ne sia molto debitore! Non avete abbastanza riconoscenza per quel che Nostro Signore ha fatto per voi, né per l’amore che vi porta. Avete anche questo di cattivo, di essere troppo umana, di voler troppo conciliare la grazia con la prudenza della carne: mirate troppo in basso, e qualche volta addirittura a niente per considerazioni o timori umani. Non semplificate abbastanza il vostro spirito e non vi abbandonate abbastanza alla guida divina. Vi smarrite nelle creature. Non siete fedele, negli eventi, a vederli nel piano di Dio e nella dispensazione divina…E’ l’esercizio che dovete praticare attualmente, tenendo dolcemente il vostro spirito alla briglia, per paura che vi sfugga, come un cavallo non domato. Umiliatevi dunque a dovere. Gradite in spirito di umiltà tutta la povertà e miseria che la Provvidenza vi fa provare. Le privazioni, le tenebre e le impotenze: tutto è buono, poiché è Dio, la sapienza eterna, che le dona. Rimanete soltanto costantemente abbandonata e non preoccupatevi affatto del resto; Dio provvederà a tutti i vostri bisogni: la vostra santificazione è opera sua.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

Figliola cara, non scoraggiatevi per questo stato di morte totale di sé. Non è opera delle creature, ma opera della mano onnipotente di Dio, che vi fa entrare l’anima a misura che essa si spoglia e si spropria di tutto quel che occupa e riempie il suo intimo. E’ lo stato puro e santo che avete votato nel battesimo. È quello che ci fa cessare di essere quel che siamo per far essere e vivere Gesù Cristo in noi. Questa morte appare crudele e molto dura alla natura e ai sensi; ma è piena di sapore per lo spirito. E un’anima che ha appena un po’ di stima, amore, rispetto per Dio, sacrifica di buon cuore la vita e l’essere alla divina grandezza, per un intimo desiderio di vederlo vivere e regnare in noi, di glorificarsi in noi secondo il suo beneplacito. Più vi conosco, più sono confermata sulla vostra chiamata a questa via di purezza. Non che occorra che vi siate introdotta subito ora; ma dovete sempre conservare il desiderio di arrivarvi e tendervi secondo la vostra grazia e la vostra capacità. E se ci vediamo lontane dalle disposizioni di Gesù, non dobbiamo stancarci di aspirarvi, ma fare perciò tutto quello che la Provvidenza del nostro buon Dio ha messo in nostro potere, abbandonando tutto il resto alla sua misericordia e al suo amore. La lontananza in cui vi trovate ora da questo stato beato, procede da una luce più grande che vi manifesta le vostre miserie e indegnità. Non dovete conoscere il vostro progresso in questa via; ma dovete camminarvi nell’accecamento, sottomettendovi alla guida che Dio vi ha dato, senza permettere al vostro spirito di ripiegarsi per vedere il suo avanzamento… So bene che siete ancora lontana da questo stato; ma la pazienza e la grazia portano con sé ogni cosa, e Nostro Signore vi ci farà entrare per una via che non pensate. Restate sempre molto abbandonata. Non uscite dallo stato di sacrificio in cui vi tiene. Lasciatevi guidare dal suo Spirito divino.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

Sono molto consolata dalla vostra fiducia in Dio e dalla pace e quiete che possedete nel vedere la vostra lontananza e i tanti ostacoli che incontrate in questa via di purezza. Colui che da tutta l’eternità vi ha fatto l’onore e la grazia di destinarvi a questa perfezione, sarà la vostra forza e la vostra virtù per entrarvi. Non vi scoraggiate mai. Continuate a sacrificarvi, dal momento che a questo vi sentite spinta, vedendo i vostri contrasti e le vostre croci. Ecco il tempo della fedeltà; bisogna essere costante con la costanza e fermezza di Gesù Cristo… Adorate la mano preziosa e adorabile che vi crocifigge, e state bene attenta di non considerare nulla nella condotta delle creature. Guardate tutti gli eventi nel piano di Dio e sottomettetevi con rispetto. Bisogna che la sua opera si compia. Non sarete mai una vera cristiana se non siete in croce e se non consumate su di essa la vita come il vostro divino maestro. Che cosa temete, figlia mia? Un po’ di vergogna e confusione da parte delle creature? E non temete il disprezzo che avete per Dio e la sua grazia? Per una vanità ci mettiamo in pericolo di perdere un’eternità beata? Ahimé! se le creature ci potessero santificare, bisognerebbe averle in considerazione; ma esse ci fanno perire e sono attualmente opposte alla nostra santità… Lasciamole di buon cuore, non preferiamole più all’amore di Gesù. Non possiamo servire due padroni: a Dio e a noi stessi. Bisogna necessariamente lasciare l’uno o l’altro. Non è forse giusto lasciare tutto per Gesù? Colui che non rinuncia a se stesso non è degno di essere suo discepolo. Mio Dio! figlia mia, come desidero vedervi perfettamente sottomessa alla guida di Dio e tutta ricolma del suo divino Spirito; siate molto generosa nelle vostre croci, che i timori e le considerazioni umane non vi facciano per nulla desistere dal santo proposito di essere tutta di Dio.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

L’amor puro è bello, colmo di attrattive, ma noi siamo ancora troppo impure per possederlo; non potrebbe dimorare un istante in noi. Si riposa nelle anime totalmente annientate, e fino a che voi non lo siate, sopportate con pazienza di vedervi in questa dura e crudele privazione. Dovete essere persuasa che non siete degna di possederlo; e per rendervene degna bisogna che stiate nell’abisso dell’umiliazione. Poiché, fintanto che la superbia regnerà in voi, il puro amore non vi potrà inabitare. Lasciatevi dunque distruggere, umiliare e consumare nel centro del vostro niente, e dopo vedrete l’amor puro riposarsi in voi come nel suo letto di riposo. Ma sappiate che l’amor puro non potrebbe tollerare la minima impurità, il minimo interesse personale, vanità e compiacimento. E’ amabile nel suo possesso, ma rigorosissimo nella sua operazione. È un monarca così potente che riduce tutto sotto il suo impero, e non lascia un’anima in riposo senza aver fatto in essa un capovolgimento totale. È senza pietà e senza misericordia: spezza tutto, distrugge tutto. Va ancora più in là, giacché consuma tutto. Non può tollerare la minima resistenza. Ha armi molto potenti, e arriva fino a fare dei martiri. Finalmente è un grande conquistatore. Vuole assoggettare le anime al Cristo, strappandole alla tirannia in cui il peccato le ha tenute così a lungo. Le anime che desiderano il regno dell’amor puro desiderano allo stesso tempo, senza pensarvi, una guerra spaventosa che deve ridurle al niente. Ce ne sono molte che desiderano l’amor puro, ma non ce n’è quasi nessuna che voglia sostenere da parte sua assalti, fulmini, rovine, rivolgimenti. Chi parla del puro amore senza conoscerlo nelle sue conseguenze, crede che sia tutto piacere e dolcezza. Ma un’anima che lo possiede conosce benissimo per esperienza che con lui non c’è tregua. Bisogna che tutto gli ceda, e che egli immoli tutto quel che ha vita in noi, per darci vita in lui. L’amor puro non è mai senza sofferenza: la croce, il dolore, il disprezzo sono il suo alimento. Di questo egli si nutre nelle anime. E se volete trattenerlo in voi, bisogna che abbiate di che alimentarlo. Fate provvista di croci e sofferenze, altrimenti non lo terrete a lungo. La croce mantiene l’amor puro e l’amor puro sostiene la croce; sembrano inseparabili,e quando l’anima non sperimenta la croce, soffre di non soffrire. Oh come siamo ancora lontane dall’avere in noi l’amor puro! Tuttavia abbiamo qualche motivo di consolarci, giacché egli ha già inviato i suoi ufficiali a contrassegnare i suoi appartamenti. Sono sicura ch’egli vi vuole prendere alloggio, ma bisogna ch’egli li faccia ripulire e mettere in ordine. È quello che sta facendo in voi. Lasciatevi dunque purificare. E se mi dite che non ve ne rendete conto affatto, vi rispondo che i vostri occhi sono troppo impuri per vederlo, e che Dio vuole da voi non i sensi ma la fede pura. Per questo dovete esercitarla. È molto che vi predico questa lezione. Ma il vostro spirito è talmente abituato al ragionamento, a vedere e a sentire, e questa parola di fede gli è così nuova, che non la sa accettare. Tuttavia è questa la vostra via e, se non camminate in essa, non gusterete Dio, e non lo adorerete mai in spirito e verità.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

Figlia mia cara, va bene così soffrite in pace tutto quello che Dio vi manda: tenebre, oscurità, impotenze.Tutto è buono, poiché lo dà Dio: egli stesso ne farà in voi l’uso che vuole. Quando dico che vi abbandoniate, intendo dire: rimanete nella vostra miseria e impotenza, e attendete con fiducia che il Signore ve ne liberi. C’è ben altro da soffrire: non siete che agli inizi. Non vi scoraggiate, vi assicuro che Nostro Signore sarà la vostra forza e non vi abbandonerà. Nostro Signore ordinò ai suoi discepoli, dopo l’ascensione, di ritirarsi, riposare e attendere di essere rivestiti del suo Spirito Santo. Fate lo stesso, vi prego, e abbandonatevi interamente a Nostro Signore, affidatevi alla sua bontà. II vostro stato presente non sarà di lunga durata; dopo il dolore viene la gioia. Non desiderate nulla, non cercate nulla, non amate nulla se non il beneplacito di Dio in tutte le cose, accontentandovi di tutti gli stati d’animo, di tutte le disposizioni interiori, in breve di tutto quello che la divina Provvidenza vi farà provare. Siate la vittima divorata e consumata e godete di essere nelle tenebre, nell’impotenza,in prigionia: tutto questo è buono e produce buoni effetti, se continuate ad essere abbandonata. Voi non vedete quel che Dio opera in voi. Sentite il vostro dolore e il gemito della natura, ma non vedete che Dio la purifica distruggendo le vostre soddisfazioni. Oh! se la vostra anima avesse abbastanza coraggio per abbandonarsi in preda all’amor puro, quali effetti meravigliosi esso produrrebbe! Ma poiché é fa soffrire e rovina il nostro amor proprio per stabilire il suo impero divino, questo ci ritrae dal nostro abbandono e ci priva di un possesso così santo. Tutta la beatitudine e felicità dell’anima è amare Dio, ed è l’occupazione dei beati nella gloria. Perché non incominciare fin da questo mondo, giacché possiamo amare, e Dio ce lo comanda? Amiamo come Dio desidera e come vuole esser da noi amato. Ora, amarlo come si deve, è amarlo in tutti i modi, riconoscere che tutto quello che fa va bene, approvare e consentire a tutti i suoi disegni, segreti e manifesti, su di noi, sottomettere ogni nostra volontà alla sua, non preferire nulla al suo amore, guardare a lui in tutte le cose, ricevere immediatamente tutto dalla sua santa mano, gradire le nostre perdite, umiliazioni e croci; insomma è esser fatta, grazie a questo amore una cosa sola con lui, con una perdita totale di noi stessi.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

Alla Croce è legata la nostra santificazione, poiché è impossibile essere santi senza essere in croce. La purezza della vita è nella croce, tutte le virtù sono nella croce, la profonda umiltà è nella croce, il sacro annientamento è nella croce, la morte è nella croce, e perfino vi si incontra la vita. O croce preziosa, o croce tanto adorabile, che mortifica, vivifica, santifica! Croce potente che ha la grazia di fare i santi, di convertire i peccatori, in una parola di consumare le anime nell’amore di Gesù. Quale anima vorrebbe esser senza croce, conoscendo la sua eccellenza? Un’anima che non volesse la croce deve rinunciare alla salvezza, poiché solo nella croce la trova. Questo nome della Croce è cosi amabile alle anime che vivono di grazia, che lo portano inciso nel cuore e, se si facessero vivere senza croce, sarebbero terribilmente crocifisse di non essere in croce. Seguiamo queste anime grandi, anche se da lontano, però secondo le nostre forze e la capacità che Gesù mette in noi. Se non avete per la croce un amore così grande, almeno non ne abbiate ripugnanza; poiché è il tesoro che Nostro Signore ha posseduto sulla terra e ha lasciato in eredità ai suoi eletti. Se abbandoniamo la nostra parte, rinunciamo alla nostra eterna felicità. Perciò vi amo nella croce e nell’amore della croce vi abbraccio, stringendovi ad essa con Gesù, e offrendovi in sacrificio per esser unita e consumata sulla croce. Là vi lascio senza separarmi da voi.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

Gesù Cristo ci ama con un amore troppo santo per amarci in tal modo. Ci ama per farci aver parte alla sua gloria. Ci ama per l’eternità e per farci gustare la verità divina. Ci ama per unirci a sé e farci, con la sua grazia, una cosa sola con lui. E noi non vogliamo aver riguardo al suo amore. Perché? Perché è un amore che non soddisfa l’impurità del nostro amor proprio, il quale s’immerge nella vanità di questa vita come in una felicità eterna. L’amor proprio si sazia con tutto ciò che è umano e non stima se non quel che accontenta la natura e soddisfa il nostro spirito. La luce di verità non brilla ai nostri occhi: la vanità, la menzogna sono la fiaccola che ci guida e che insensibilmente ci conduce al peccato. Ma poiché l’amore di Gesù Cristo crocifigge i nostri sensi, non lo possiamo stimare né sopportare, e così preferiamo la creatura e il piacere del peccato alla purezza e santità dell’amore di Gesù Cristo. Figlia mia, giudicate se non siamo proprio ciechi.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

E voi, carissima, cercate di ottenermi lo Spirito Santo. Ne ho molto bisogno; lo desidero e lo temo, poiché quando egli si impossessa di un cuore lo spoglia in modo tale che non si può più parlar d’altro che di morte e di spada, di croce e di supplizio; egli dà la morte [all’anima] senza misericordia, e non dà tregua: bisogna o non accoglierlo affatto o cedergli in tutto e per tutto, perché vuole regnare da sovrano assoluto; dispone di tutto a sua discrezione e si fa obbedire per bene; ma bisogna anche dire che le sue prerogative sono così divine ed è così adorabile, così santo, che per possederlo si stima vera gloria il perdere tutto, e volentieri si accetta di essere infelici secondo il mondo, per esser felici nel possesso di un bene così inestimabile, che peraltro è invidiato solo dalle anime molto illuminate dalla sua luce divina. La natura e lo spirito umano non possono trovar piacere alcuno in tutto ciò, ma bisogna lasciarli urlare e disperarsi, perché noi dobbiamo appartenere interamente a Dio, ed essere ricolmi del suo Spirito. Io lo prego che operi in voi un così potente e divino sconvolgimento che ne siate tutta trasmutata in lui e che mi otteniate la conversione.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

Lo so che Egli spesso ci conduce attraverso prove assai dolorose, ma è necessario accettarle con abbandono, o altrimenti rinunciare al cristianesimo. Ah, non pensiamo di poter mettere d’accordo il nostro amor proprio con l’amore divino: bisogna che l’uno o l’altro abbia dominio assoluto. Ora, siete troppo illuminata per non preferire Gesù e per non amare gli interessi di lui più dei vostri: davvero, dobbiamo perder tutto per guadagnare lui, perché egli non si dà interamente se non a chi si dà a lui senza riserva alcuna; e fino a quando non saremo in questo reale abbandono non sperimenteremo la pura vita della grazia, perché I’anima non può gustare veramente Dio se non ha perduto il gusto delle creature. La naturale tenerezza che nutriamo per noi ci è spesso di grande ostacolo; se non siamo capaci di immolarci in modo totale, dobbiamo almeno lasciar da parte il nostro io e far di tutto perché la nostra miseria non ci impedisca di tendere a questo abbandono assoluto. Vi prego di imprimervi fortemente nell’animo una verità essenziale: vedete tutte le cose in Dio, il bene e il male, il dolce e l’amaro, la fatica e il riposo, la perdita e il guadagno, l’inquietudine e la calma, la povertà e la ricchezza, l’indigenza e l’abbondanza, la fortuna e la sfortuna, gli onori e i disprezzi: insomma ogni cosa, tranne la malizia del peccato che in Dio non può esistere; ma tutto il resto è in lui, come la fede c’insegna, e quindi dobbiamo considerare tutto come opera della sua mano adorabile e santa. È sommamente importante porre questa convinzione come fondamento, onde stabilirci nella verità e al tempo stesso svincolarci dalle creature, che di solito nelle diverse circostanze ci invadono lo spirito e prendono il posto di Dio; dobbiamo invece ritenere lui solo autore di tutte queste cose.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

Bisogna che l’anima vostra riceva tutto come in prestito dalla santa mano di Dio, e che impariate a liberarvi santamente e dolcemente da tutto quello che possedete, quasi riconsegnando di tanto in tanto ogni cosa alla potenza e alla disposizione divina perché tutto si compia secondo il suo beneplacito e non secondo i vostri desideri. Dopo aver cosi rinunziato a tutte le creature quasi riconsegnandole a Gesù, dovete riconsegnargli anche voi stessa. Ed eccoci al secondo passo nella perfezione. Ora, la piena rinuncia a se stessi è la cosa più difficile della vita interiore, poiché daremmo tutto pur di conservare il nostro io; abbiamo in noi e per noi un amore così spaventosamente disordinato che non c’è nulla al mondo che non faremmo per conservare il pieno dominio dell’io. Quest’amore di noi stessi è così astuto nella salvaguardia dell’interesse proprio, che le minime occasioni atte ad annientarlo lo fanno fremere di orrore e gli suggeriscono mille sottigliezze per sfuggire il dolore. Sa, povero infelice, di essere condannato; sa che non può essere in amicizia con Gesù Cristo; sa che deve essere distrutto, perché Dio solo ha diritto di essere e quindi l’esistenza che vorrebbe usurpare non gli sarà mai accordata: per questo appunto fa di tutto per restare in vita più che può; ma insomma si tratta di una rapina fatta a Dio, che solo è e vive in sé, senza dipendere da alcuno, mentre il nostro miserabile io pretenderebbe sussistere da sé. Bisogna perciò annientarlo, in omaggio all’Essere infinito: e proprio questo l’io non vuol sopportare, giacché la brama di essere qualche cosa è così grande e così radicata in noi che, a meno di una grazia specialissima e di un’inviolabile fedeltà, non riusciremo mai a distruggerla completamente. Oh, quanti sacrifici! quante lotte, quante agonie, quanti assalti, quante violenze: insomma, quante volte dobbiamo morire!..e alla fine si è costretti a confessare che occorrono una fede e un coraggio invincibili per venirne a capo. Ma se c’è tanta fatica, c’è anche un bene infinito come ricompensa, perché perdendo noi stessi guadagniamo Cristo Gesù. Vedete dunque che felice trasformazione e che eterna beatitudine essere Gesù con Gesù, vivere e operare solo per lui e in virtù sua. Abbiate infinitamente cara questa gloriosa trasformazione e credete che davvero non esiste sorte più sublime.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

Vi trovo anche troppo timorosa dell’umiliazione. Siete troppo umana, il vostro spirito vuole troppo vedere, troppo sentire, troppo conoscere. È troppo pieno della propria luce e ha soverchia paura di perdersi e di essere privato dei suoi amici. Dovete imparare a vivere di fede e a entrare per suo mezzo nel perfetto abisso del vostro niente. Ricordatevi delle parole di nostro Signore a Nicodemo: «Se uno non rinasce, non può vedere il regno di Dio». Che cos’è il regno di Dio se non il possesso che abbiamo di lui? Che egli viva in noi e ci dia vita in lui. Conoscere Dio e Gesù Cristo, suo Figlio, da lui mandato: non è forse questa la vita eterna? Mia carissima, non potete conoscere Gesù Cristo che uscendo dalle vostre luci personali per rivestirvi della luce della fede…

Dovete amare le vostre debolezze e umiliazioni. Ora, non v’è nulla che confonda di più un’anima quanto il peccato. Dovete gloriarvi nella vostra bassezza, amare il vostro nulla, la vostra impotenza e servitù, nella misura in cui vi fa conoscere il bisogno che avete di Gesù Cristo e del soccorso della sua grazia. Essa vi fa conoscere l’attuale dipendenza che avete dalla sua bontà, senza la quale perireste ogni momento. L’umiltà speculativa è buona, ma quella che è frutto di esperienza vale molto di più. I pensieri svaniscono, ma il sentimento rimane più a lungo. Amate dunque l’annientamento che Dio vuole operare in voi. Egli, volendo farvi sentire il peso della vostra miseria, permette le vostre cadute per obbligarvi a conoscere e vedere quel che potete da voi stessa. Vuol farvi sentire per esperienza che tutta la vostra capacità sta nell’offenderlo ed essergli contraria e, dopo avervi fatto conoscere da voi stessa questa verità, egli vi attira insensibilmente in un profondo abbassamento davanti alla sua maestà. Vi fa riconoscere la vostra impotenza e tutta la vostra miseria e povertà e vi tiene bene avvinta alla sua grazia e al suo amore. E così, voi conoscete per esperienza come la creatura non è che peccato e non può altro se non essere opposta a Dio, distruggendo [in sé] il suo regno e rendendosi attualmente indegna delle sue misericordie. Le anime molto orgogliose cadono assai più spesso delle altre, perché devono gustare l’amaro della loro malizia. Altrimenti non si condannerebbero quasi mai.

Nella disposizione in cui siete, la ripugnanza che sentite a sbagliare procede da un fondo corrotto. Non è il rispetto di Dio che vi trattiene su questo punto, bensì la pena di esserne respinta e umiliata. Non conoscete abbastanza voi stessa, imparate che siete peccato, e che tutta la vostra capacità è di peccare. Se da voi stessa siete così miserabile, perché vi meravigliate tanto delle vostre miserie e infedeltà? Pensate di essere impeccabile? Purtroppo, se lo foste per un verso, la vanità vi consumerebbe dall’altro. Non turbatevi più per i vostri difetti, ma imparate a umiliarvi. Dopo essere caduta, rialzatevi come se non foste caduta e, abbassandovi davanti alla grandezza di Dio, portate alla sua presenza il peso della vostra umiliazione e sopportate che Dio distrugga, per questa via, il fondo della vostra corruzione, l’orgoglio e l’ambizione segreta, la stima e la buona opinione di voi stessa che si alimentano insensibilmente in voi. Siete fatta in tal modo che non sarete mai umile se non cadendo. Ma per evitare le grandi confusioni, umiliatevi profondamente e fate uso delle piccole, per non obbligare Dio ad abbandonare il vostro orgoglio a miserie più grandi.

San Paolo si glorifica nelle sue infermità e voi fate altrettanto. Glorificatevi, non nella malizia del peccato, ma nell’abisso del vostro nulla che vi fa vedere la vostra impotenza e come dipendete dalla grazia e bontà di Dio. Quale gioia ha un’anima, che per quanto poco appartiene a Dio, di vedere per esperienza che è sostenuta da Gesù Cristo, che non ha né forza né virtù se non in lui, che non ha in se stessa né grazia né bontà alcuna. Vi confesso che questo [mi] rapisce di gioia, poiché l’anima, quando concepisce questa verità, si perde, si abbandona e si consegna interamente a Gesù Cristo. Essa prende gran piacere nel vedere lui solo santo, lui solo grande e potente, lui solo indipendente ecc., e come la propria povertà e miseria la fa stare soggetta alla sua grazia, senza la quale non potrebbe far niente. Quando cadete esponetevi davanti a Nostro Signore nel maggior abbassamento possibile, senza turbamento. Dite con grande semplicità: «Mio Dio, ecco la mia capacità e ciò che io posso fare». E dopo, rimanete umiliata davanti a Dio, soffrendo in pace le pene che la sua misericordiosa giustizia vi imporrà, senza lamentarvi, senza ripiegarvi sulla vostra infedeltà; ma abbandonatevi alla sofferenza rimanendo nel vostro niente, senza attività.

Questo perché la maggior parte delle anime credono che, nelle loro cadute, devono fare molti atti e da parte loro usare grandissima diligenza per liberarsene e uscire dalla sofferenza che sentono. Il mio pensiero è tutto al contrario. Occorre custodire il silenzio, dopo aver confessato semplicemente il proprio fallo, e sopportare con rispetto e abbandono la penitenza che Dio ci fa fare, nella misura e per tutto il tempo che a lui piacerà. Poiché nello stato in cui siete, voi non vi appartenete più, non avete più diritti né autorità su voi stessa. Gesù Cristo è il vostro maestro e il suo Santo Spirito vi deve dirigere. E voi dovete essergli soggetta con grande umiltà, lasciandolo agire in voi come a lui piace senza trovare a ridire. Sopportate dunque che egli vi umili, che vi respinga anche talvolta, fino a sentire il peso della vostra impurità, onde conoscere il vostro nulla di essere e di peccato per esperienza personale. Siete ancora molto delicata, mia carissima sorella, nella via dello Spirito. Dovete agguerrirvi in essa in tutt’altro modo: non uccidendo il corpo, ma dandovi in preda al puro amore di Gesù Cristo. Vi prego, lasciatelo fare, soltanto acconsentite ai suoi adorabili disegni e restate ferma. Vedrete che farà meraviglie degne di lui. Bisogna che sia distrutta la tenerezza naturale che avete per voi stessa, e molte altre cose che non vedete. E’ vero che occorre soffrire un po’ poiché la natura non ama affatto la propria distruzione, ma Dio vi ha dato la ragione per farvi conoscere come la vita che egli vuole stabilire in voi è migliore della vostra, e nel battesimo vi ha dato la fede per fortificarvi e darvi vita in questa verità.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

La speranza vi deve rassicurare che Dio opera in voi, e che perció non dovete cercare nelle creature quanto la sua divina maestà si degna di comunicare direttamente alla vostra anima. Non dovete fare altro che abbandonarvi umilmente e amorosamente alla sua potenza: egli compirà dei miracoli mentre la vostra anima sarà immersa nell’abisso della sua piccolezza e del suo nulla. Tutto il segreto della vita interiore e spirituale consiste nel sapersi lasciar annientare come Dio vuole: egli ha mezzi senza numero per farlo e ne usa come gli piace, ma molto spesso sceglie quelli che non piacciono a noi; lo spirito umano non trova dove poggiare il piede, e perciò si agita e fa tanto rumore che ritrae l’anima dalla sua semplicità. Restate in pace più che mai: oso assicurarvi che è quanto il Signore desidera da voi. Non considerate più la condotta che egli usa con gli altri, e vi basti esser sicura della vostra di modo che, sempre più abbandonata, tendiate dolcemente a dargli vita in voi: ecco quel che deve fare un’anima veramente cristiana. Essa non deve risparmiarsi in nulla: si tratti di sofferenze interiori, o di pene e contraddizioni esteriori, tutto serve al Signore per compiere l’opera sua. E’ un maestro così bravo che ogni pietra gli è utile per il suo lavoro. Non v’è croce, per quanto piccola, che non contenga la sua grazia, se noi vogliamo riceverla con fede pura e semplice: tutto serve ottimamente a un’anima che non vive più per se stessa. Perciò essa è sotto la mano di Dio come un oggetto delizioso nel quale egli si compiace infinitamente. Non vi preoccupate mai troppo dei vostri interessi spirituali ed eterni: basta che siate figlia di Dio e riposiate sul suo seno, abbandonandovi alla sua amabile Provvidenza, onde faccia liberamente in voi e di voi tutto quel che le piace. Un’anima che si sacrifica così amorosamente, s’immerge nell’oceano delle divine compiacenze del suo Dio; e per questo non ha bisogno di formulare tanti atti distinti: il suo stato li comprende tutti e ne contiene anche gli effetti, se resta fedele. Tuffatevi mille volte al giorno nel cuore di Dio, che è il suo Verbo fatto carne. Egli è il vostro adorabile centro: là troverete la forza, la grazia e la virtù; perdendovi così in lui, Gesù diventa il vostro tutto e opera talmente per voi da farvi scorgere la sua virtù che vi circonda e vi sostiene, vi purifica e resiste per voi al peccato. Se qualche volta vi sembra di commetterne in tutto ciò che fate, non dovete turbarvi: la corruzione della creatura è estrema ed è impossibile preservarla da mille debolezze e imperfezioni; però queste, non essendo volontarie, non la separano da Dio. Allora la creatura lo glorifica nella propria abiezione, confessando che lui solo è santo. Lasciate ai suoi piedi tutte le vostre miserie ed egli le consumerà a suo tempo. Vi sono anime che bisogna tenere sempre in vista della loro povertà e bassezza, per timore di qualche piccola compiacenza in se stesse e di vanità nei doni di Dio. Oh, come stimo felice un’anima che conosce la sua profonda miseria e che può sostenerne la vista senza turbarsi! Molti si scoraggiano quando si vedono miserabili e pieni di debolezze e di peccati: non convinti che in ciò consista tutta la loro capacità, pretendono di trovare in se stessi la virtù che non c’è, e si credono abbastanza forti a perfezionarsi da sé, operando secondo i suggerimenti del loro proprio spirito. Povero cieco! non conosci dunque che tu vieni dal nulla e non sai che il peccato ti ha spogliato di ogni bene, grazia, virtù e capacità? Più niente tu devi cercare in te stesso, niente sperare da te: Gesù sarà il tuo divino supplemento; in lui troverai tutto quel che ti manca. Mia carissima sorella, impariamo ad allontanarci da noi stessi avvicinandoci a lui. L’anima trova la sua felicità suprema nel constatare la propria dipendenza attuale dal Suo potere e dalla Sua bontà; nel vederlo sempre e al di sopra di tutte le cose come colui dal quale riceviamo continuamente la vita e ogni respiro, la forza di operare e di soffrire. Se l’anima sa tenersi unita a questo tronco adorabile che è il suo centro e la sorgente del suo essere, sarà riempita meravigliosamente di Gesù e sperimenterà ciò che non son degna di esprimere. Oh! quali verità possiederà! quanti lumi nelle sue tenebre! quanta forza nelle sue debolezze! quanti tesori nella sua povertà; quante grazie nella sua miseria! Ma tutto questo è incomprensibile a chi non ne ha fatto l’esperienza.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

Non vi confessate di mancanze nel mangiare, nel bere e così via: bisogna soddisfare con semplicità ai bisogni della natura, dal momento che lo stesso Nostro Signore li ha sofferti nella sua adorabile umanità, benché come Dio avrebbe potuto esentarsene. In queste cose si pecca solo per eccesso o per sensualità. Non crediate di potervi garantire dalle mille imperfezioni che s’infiltrano in ogni vostra azione: l’amor proprio è sempre all’erta per avere la sua parte. Purtroppo, ordinariamente, prende posto per primo e mette la mano nel piatto senza rispetto per Dio; è cosi insolente che, se non lo sorvegliate, lo vedrete spingersi fin sul trono e attirare a sé gli omaggi dovuti a Dio solo. Non si vergogna della sua pretesa di annientare Dio; tanto che, se guardiamo un po’ la nostra vita passata alla luce di Dio, ci accorgiamo come questo maledetto amor proprio ha succhiato tutta la nostra sostanza e disseccato le divine unzioni nella nostra anima, profanando tutti i doni e le grazie che la misericordia di Dio ci aveva dato come mezzi per santificarci. Vedo in me, a questo proposito, abissi spaventosi che mi devono tenere in perpetua confusione. Ma nostro Signore Gesù Cristo è così buono da non respingere un’anima che l’ha tanto misconosciuto e maltrattato; appena torna a lui la riceve e permette che il suo cuore, per quanto corrotto, non cessi di essere il divino tabernacolo di questo adorabile Salvatore, il quale ha detto di non essere venuto per i giusti, ma per i peccatori. Non dobbiamo mai perdere neanche per un momento la fiducia in Dio nonostante qualsiasi caduta, tanto più che la diffidenza gli dispiace infinitamente e ci toglie forza e coraggio di risollevarci. (…)

Continuate i vostri piccoli esercizi di pietà e la santa comunione: essa vi aiuterà non poco a uscire da voi stessa; non trovo nulla di più efficace. Ci sono anime che ricevono tanto da Gesù con la santa comunione. Proprio con questo mezzo così prezioso il Signore trasforma l’anima in sé, imprimendole la sua divina somiglianza. La comunione è un mistero che molto pochi comprendono come merita; con Dio, quanto maggiore è la semplicità, il rispetto, l’abbandono, tanto meglio è; non c’è bisogno di parlare molto: egli penetra il nostro cuore e ne vede il benché minimo movimento. Vi lascio in Dio. Pregate per la sua Chiesa e per il suo regno nelle anime. Chiedetegli la mia conversione e farete una carità di cui egli stesso sarà la ricompensa. Sono tutta vostra in Lui.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

DISPOSIZIONI PER FAR NASCERE GESÙ NELLE NOSTRE ANIME

Non potendo dormire a causa della tosse insistente, penso desideriate che trascorra un quarto d’ora con voi in spirito per dirvi alcuni piccoli pensieri sulle disposizioni che la vostra anima deve avere per ricevere in sé la nascita di Gesù. (…)

La prima è il vuoto in voi stesse delle creature. Nell’albergo non c’era posto per ospitare Gesù. Le creature hanno occupato tutti i posti e gli interessi del nostro amor proprio sono stati anteposti all’accoglienza di Gesù e della sua santissima Madre. Se desiderate che Gesù venga a nascere in voi, fategli posto nel vostro cuore, svuotatelo di tutte le creature e dei vostri interessi. La stalla di Betlemme si trova vuota, Dio vi alloggia come nel suo palazzo e vi fa la sua entrata nel mondo.

La seconda disposizione è la fede. Gesù nasce nel mezzo della notte, nelle tenebre, senza altra luce di quella della divinità. Distaccatevi dai vostri sensi e dimorate nella fede, se volete ricevere la grazia di questo mistero. Bisogna essere nelle tenebre riguardo ai vostri sensi e al vostro spirito proprio, se volete ricevere la luce divina, e Gesù nascerà spiritualmente in voi.

La terza è il silenzio. Gesù è entrato nel mondo in un tempo di pace, in un’ora in cui tutte le creature erano immerse nel silenzio per indicarci che Lui è il Re della Pace, che ama il silenzio e che solo nella calma delle nostre passioni e potenze egli si comunica all’anima raccolta nella solitudine interiore, dove egli fa sentire la sua voce divina.

Quanto è felice l’anima che ordina così bene tutte le cose in se stessa, da far sì che il suo adorabile Signore la renda il luogo della sua nascita!

Ci sono tre tipi di silenzio che dobbiamo imparare e praticare secondo le nostre capacità:

-Primo: il silenzio delle nostre passioni che è una fedeltà attuale al rinnegamento di se stessi, in modo che le passioni mortificate non facciano più rumore.

-Secondo: il silenzio dei nostri sensi, che vorrebbero sempre vedere e sentire ciò che avviene. Questi fanno rumore e turbano il riposo di un’anima che deve consistere in una profonda attenzione a Dio. E’ per questo che bisogna farli tacere senza ascoltarli, ne metterci dalla loro parte.

-Terzo: il silenzio delle potenze della nostra anima, che devono essere annientate: – l’intelligenza deve essere in silenzio, senza ragionamenti superflui e produzioni inutili che procedono solo da una ricerca di se stessi. Deve restare in silenzio, contemplando Dio con rispetto; – la memoria deve essere in silenzio, non ricevendo volontariamente alcuna immagine o ricordo di creatura, restando semplificata alla presenza di Dio; – la volontà deve essere in silenzio, senza desideri, inclinazioni, senza ardore, costrizioni, priva di affetto e attacco a qualsivoglia cosa che non sia Dio solo. In una parola la più santa e migliore disposizione verso la quale la mia anima si sente più portata è la profonda morte in noi stesse, che chiamo il “vero annientamento”.

E’ questa santa disposizione che ha tratto il Verbo dal seno del suo divin Padre per farlo incarnare nel cuore verginale di Maria. Dio si è compiaciuto dell’umiltà della sua serva, della bassezza e del nulla nel quale la SS. Vergine era annientata al di sotto di tutte le cose. Un’anima immersa nel suo nulla rapisce lo sguardo di Dio e si può dire che egli ne resta talmente invaghito che dimentica la sua grandezza e coll’abbassarsi in lei l’innalza fino a Sé. Siate in una disposizione di vuoto, di silenzio, di fede e di annientamento perché solo Dio sia. O adorabile Gesù, nascete, vivete e regnate perfettamente in noi, e tutto quello che in noi vi è contrario sia perfettamente consumato dalla potenza del vostro amore divino.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

-TEMPO DI AVVENTO- MADRE CATHERINE MECTILDE DE BAR; DISPOSIZIONI PER FAR NASCERE GESÙ NELLE NOSTRE ANIME: “La prima è il vuoto in voi stessi delle creature. Nell’albergo non c’era posto per ospitare Gesù”

Non potendo dormire a causa della tosse insistente, penso desideriate che trascorra un quarto d’ora con voi in spirito per dirvi alcuni piccoli pensieri sulle disposizioni che la vostra anima deve avere per ricevere in sé la nascita di Gesù. (…)

La prima è il vuoto in voi stesse delle creature. Nell’albergo non c’era posto per ospitare Gesù. Le creature hanno occupato tutti i posti e gli interessi del nostro amor proprio sono stati anteposti all’accoglienza di Gesù e della sua santissima Madre. Se desiderate che Gesù venga a nascere in voi, fategli posto nel vostro cuore, svuotatelo di tutte le creature e dei vostri interessi. La stalla di Betlemme si trova vuota, Dio vi alloggia come nel suo palazzo e vi fa la sua entrata nel mondo.

La seconda disposizione è la fede. Gesù nasce nel mezzo della notte, nelle tenebre, senza altra luce di quella della divinità. Distaccatevi dai vostri sensi e dimorate nella fede, se volete ricevere la grazia di questo mistero. Bisogna essere nelle tenebre riguardo ai vostri sensi e al vostro spirito proprio, se volete ricevere la luce divina, e Gesù nascerà spiritualmente in voi.

La terza è il silenzio. Gesù è entrato nel mondo in un tempo di pace, in un’ora in cui tutte le creature erano immerse nel silenzio per indicarci che Lui è il Re della Pace, che ama il silenzio e che solo nella calma delle nostre passioni e potenze egli si comunica all’anima raccolta nella solitudine interiore, dove egli fa sentire la sua voce divina.

Quanto è felice l’anima che ordina così bene tutte le cose in se stessa, da far sì che il suo adorabile Signore la renda il luogo della sua nascita!

Ci sono tre tipi di silenzio che dobbiamo imparare e praticare secondo le nostre capacità:

-Primo: il silenzio delle nostre passioni che è una fedeltà attuale al rinnegamento di se stessi, in modo che le passioni mortificate non facciano più rumore.

-Secondo: il silenzio dei nostri sensi, che vorrebbero sempre vedere e sentire ciò che avviene. Questi fanno rumore e turbano il riposo di un’anima che deve consistere in una profonda attenzione a Dio. E’ per questo che bisogna farli tacere senza ascoltarli, ne metterci dalla loro parte.

-Terzo: il silenzio delle potenze della nostra anima, che devono essere annientate: – l’intelligenza deve essere in silenzio, senza ragionamenti superflui e produzioni inutili che procedono solo da una ricerca di se stessi. Deve restare in silenzio, contemplando Dio con rispetto; – la memoria deve essere in silenzio, non ricevendo volontariamente alcuna immagine o ricordo di creatura, restando semplificata alla presenza di Dio; – la volontà deve essere in silenzio, senza desideri, inclinazioni, senza ardore, costrizioni, priva di affetto e attacco a qualsivoglia cosa che non sia Dio solo. In una parola la più santa e migliore disposizione verso la quale la mia anima si sente più portata è la profonda morte in noi stesse, che chiamo il “vero annientamento”.

E’ questa santa disposizione che ha tratto il Verbo dal seno del suo divin Padre per farlo incarnare nel cuore verginale di Maria. Dio si è compiaciuto dell’umiltà della sua serva, della bassezza e del nulla nel quale la SS. Vergine era annientata al di sotto di tutte le cose. Un’anima immersa nel suo nulla rapisce lo sguardo di Dio e si può dire che egli ne resta talmente invaghito che dimentica la sua grandezza e coll’abbassarsi in lei l’innalza fino a Sé. Siate in una disposizione di vuoto, di silenzio, di fede e di annientamento perché solo Dio sia. O adorabile Gesù, nascete, vivete e regnate perfettamente in noi, e tutto quello che in noi vi è contrario sia perfettamente consumato dalla potenza del vostro amore divino.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)