RIBELLARSI ALLA CHIESA È MATRICIDIO: “Leghiamoci perciò con vivo amore all’unità della Chiesa, anche se per la miseria e la cattiveria degli uomini che ne fanno parte ciò dovesse costarci sacrificio.” COMMENTO MOLTO ATTUALE E IMPORTANTE DI DON DOLINDO RUOTOLO

La Chiesa cominciava a dare i primi passi nel mondo. Fondata sugli Apostoli, raccolta nella preghiera, sotto la protezione materna di Maria SS., guidata e retta da S. Pietro nell’unità della carità, in attesa dello Spirito Santo, che doveva vivificarla soprannaturalmente santificandola, e doveva diffonderla in tutto il mondo, i suoi caratteri erano già ben definiti e determinati.

Le sette che dolorosamente sarebbero sorte nei tempi futuri con la presunzione di riformarla, si sarebbero fondate non su Pietro e sugli Apostoli, ma su poveri traviati dalla verità e dalla disciplina, che avrebbero rifiutato il materno e dolcissimo appoggio di Maria SS., e sarebbero state fonte e fomite di dissensioni e di rovine.

Leghiamoci perciò con vivo amore alla unità della Chiesa, anche se per la miseria e la cattiveria degli uomini che ne fanno parte ciò dovesse costarci sacrificio. È una forma di martirio che è carissima e graditissima a Dio, il quale avrà cura nella sua carità infinita di farci giustizia.

Morire anche nell’obbrobrio, anche come malfattori, per l’unità e la disciplina della Chiesa, ecco la più grande abnegazione di un’anima cristiana e sacerdotale, posta alle strette dall’ingiustizia e dalla miseria umana.

Ribellarsi sarebbe un matricidio, perché la rivolta non colpisce gli uomini ma la Chiesa, e sarebbe anche un suicidio, perché la ribellione dividerebbe l’anima non dai mestatori ma dalla Chiesa. Che cosa importa la misera vita, la gloria od anche semplicemente la buona riputazione di uno o di pochi di fronte all’interesse della vita della Chiesa?

Difendersi è un diritto e può essere anche un dovere quando la propria difesa implica la difesa della gloria di Dio; ma quando non è possibile la difensiva senza l’offensiva contro i supremi poteri della Chiesa, chi l’ama veramente, per amore di Gesù Cristo che l’ha fondata e l’ha resa intangibile, si raccoglie nel silenzio, si umilia, prega e rimette al Signore la propria causa, che diventa allora causa di gloria divina.

Allontanarsi da questa linea di condotta significa agire da stolti, poiché significa compromettere la salute del corpo per salvaguardare quella di un membro. La rovina del corpo porta anche quella del povero membro offeso.

Per un patereccio punirai il cuore colpendolo? Per una infezione di pelle avvelenerai tutto il sangue? E quale salute puoi sperare da un cuore spezzato o da un sangue avvelenato? La nostra figura storica è un atomo fuggente, che rimane seppellita dall’oblio, mentre la figura della Chiesa è una perennità di sempre freschissima vita. Or tu che farai? Disseccherai l’albero per conservare la piccola pianta che vive nelle sue radici, e che da una stagione all’altra si dissecca e non lascia traccia di sé?

O poveri cuori ulcerati dall’ingiustizia, posti al cimento della malignità umana, sollevatevi al di sopra di essa e vincetela col vostro sacrificio e la vostra immolazione. Qui sta l’eroismo, qui sta la grandezza vera d’un vero e profondo amore alla Chiesa Cattolica.

Chi sente diversamente ha la sorte di Giuda traditore: compra il “campo del vasaio” e lo muta in “akeldamà”, poiché il prezzo della gloria della sua povera argilla diventa prezzo del sangue della vita della Chiesa; “acquista, si, un campo con la mercede della sua iniquità”, un campo ristretto di misera soddisfazione e di più misera vendetta, ma si “appicca” con le sue mani e “crepa nel mezzo, spargendo tutte le sue viscere”, perché rovina se stesso e cade negli orrori della morte interiore e nel disordine dei sensi.

Noi siamo nella vita mortale come in una continua attesa dello Spirito Santo, perché non possiamo vivere ed operare soprannaturalmente senza la grazia del Signore; perseveriamo perciò concordi nell’orazione unendoci alle preghiere della Chiesa, a quelle delle anime sante ed a quella della SS. Vergine Maria, dalla cui materna mediazione possiamo aspettarci gli aiuti particolari dei quali abbiamo bisogno.

Persuadiamoci che tutte le nostre iniziative e la nostra scienza non valgono nulla, e che solo per lo Spirito Santo possiamo essere rivestiti di soprannaturale vigore dall’alto.

Ogni giorno perciò tendiamo le mani allo Spirito Santo, e come piante intristite dalla siccità, imploriamo da Lui la rugiada della grazia che ci faccia rifiorire e ci faccia portare frutti abbondanti.

(Dal commento agli Atti degli Apostoli del Sacerdote Dolindo Ruotolo)

Ascoltiamo don Dolindo Ruotolo:

“La Chiesa è guidata dalla Provvidenza di Dio.
Gli scandali dei membri della Chiesa sono un segno della sua vita, poiché le malattie non colpiscono le statue o le figure dipinte, ma gli esseri vivi. Nella sua anima la Chiesa è invece immacolata, santa, senza macchie e senza rughe.

Le sette che sono un corpo senza vita, hanno spesso un volto incipriato e dipinto, si gloriano della loro apparenza, ma vanamente. Un fiore soverchiamente manierato e simmetrico, è un fiore artificiale, senza profumo e senza vita, mentre quasi sempre il fiore sbocciato da una pianta viva, ha qualche petalo che cade, o qualche foglia intristita dal gelo. La Chiesa non è una vetrina di fiori artificiali, belli solo in apparenza; è un giardino fecondo dove cresce il germe cattivo con quello buono, fino alla raccolta e alla mietitura.

Non ci scandalizziamo dunque quando veniamo a conoscenza di Sacerdoti cattivi o di membra guaste della Chiesa, piuttosto pensiamo noi a consolarla nei suoi dolori con la nostra virtù.

La Chiesa in mezzo alle sue pene dà a Dio le anime privilegiate, formate esse pure dall’angustia e dal dolore; fioriscono in Lei per la lotta fra il bene ed il male gli atti più vivi di amore, le riparazioni, l’apostolato, la virtù. Germinano in Lei i gigli candidi della purezza, i fiori vermigli del martirio, e le gemme profumate della carità in mezzo all’uragano che vorrebbe sradicare da Lei ogni vita, come germinarono dal Corpo piagato del suo Redentore i fiori dell’amore, della riparazione e della vita che salvò il mondo.

Persuadiamoci che la Chiesa è guidata da una specialissima Provvidenza di Dio, e che ogni male in Lei è utilizzato come concime delle piante buone. Essa è tutto un ricamo ammirabile della grazia, dove, proprio come nel ricamo; ci sono anche dei vuoti, che fanno risaltare la bellezza dell’insieme. Giudicarla a modo umano, significa non intendere nulla della sua divina costituzione, significa smarrirsi nelle conclusioni più stolte e più menzognere.”

(Don Dolindo Ruotolo)

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