GESÙ ALLA BEATA ALEXANDRINA MARIA DA COSTA: “Il dolore con l’amore fu e continua ad essere la salvezza delle anime” Il vero segreto della perfezione e dell’amore…

Beata Alexandrina Maria da Costa fotografada em 1939 – Foto: Reprodução

Il dolore accende nel cuore e nell’anima il fuoco più bruciante che produce una sete tanto struggente che solo in Gesù può essere saziata.

(Beata Alexandrina Maria da Costa)

Gesù è allietato, Gesù è consolato da coloro che soffrono salvando anime. Il dolore è la maggior prova d’amore di Gesù verso l’anima e dell’anima verso Gesù. Il dolore è la salvezza dei peccatori… Figlia mia, unisci il tuo dolore al mio, soavizzalo con l’amore del mio Cuore divino; io soavizzo il mio con il tuo. Tu mi ami e sei da me amata… Unite, o Gesù, al vostro amore i desiderii che io ho di amarvi; unite il mio dolore al vostro e utilizzate tutto per le anime…

Gesù esorta Alexandrina :

Soffri e dà amore. Il dolore e l’amore sono il trionfo di ogni combattimento. Coraggio! Il dolore, per le anime amanti della croce, è la vita reale, è la vera vita. Così è la tua, sposa fedele del mio Cuore divino… La tua vita è di amore, la tua vita è di purezza. Con l’amore, la purezza ed il dolore nascerà una generazione nuova, generazione pura, generazione casta, generazione di cuori infiammati d’amore per Me…

Sapessi tu il valore della tua sofferenza! II dolore rassegnato è potente; quando però è accompagnato dall’amore ad ogni croce e dall’amore più puro e forte al mio Cuore divino, come è il tuo, figlia mia amata, è tutto e tutto vince perché ha potere infinito. Sì, figlia mia, infinito perché sono io rivestito di te…

Nulla vi è che mi consoli e mi dia sollievo come il dolore, il dolore rassegnato, il dolore sofferto con gioia, perché è accompagnato dall’amore. Il dolore con l’amore fu e continua ad essere la salvezza delle anime… Il tuo dolore è vita, vita che dà vite; il tuo dolore è salvezza, salvezza, salvezza dell’umanità. Il tuo dolore mette in evidenza l’amore e ne dà tutta la prova. È nell’amore che ti voglio infiammata, è nel dolore che ti voglio immersa. Non negarmi queste armi che vincono il mondo; non negarmi la tua sofferenza!… Figlia mia, dove sta la croce, la vera croce, la croce reale, lì sta l’amore; e dove sta l’amore, sta Cristo.

Chi ama soffre, chi soffre è ricco; il dolore arricchisce, dà nobiltà al cuore e all’anima. Oh, se il mondo sapesse, oh, se le anime comprendessero il segreto, il vero segreto della perfezione e dell’amore! Oh, se il mondo sapesse, se le anime comprendessero il mezzo più facile per attrarre a sé le misericordie del Signore! Amare e soffrire; soffrire e amare: è il segreto della perfezione, è il più grande mezzo di salvezza…

Io ho fatto sì, figlia mia cara, che tu comprendessi i miei segreti: il dolore e l’amore. Io ho fatto e faccio che col dolore tu ti purifichi e con l’amore mi salvi le anime…

(in un’estasi pubblica): -Imparate, imparate da questo calvario! Imparate da Gesù che è puro, mansueto e umile di cuore. Imparate, imparate, figli miei, imparate ad amare, imparate a soffrire, imparate a portare la vostra croce! Io sono il Maestro, io sono il Modello che dovete imitare… (Alexandrina canta): -Nuotare nel Tuo amore, nuotare nel Tuo amore, è forza della croce, è forza della croce. Voglio amarti sempre, voglio amarti sempre, voglio sempre soffrire, sempre soffrire, sempre soffrire per Te, Gesù, per Te, Gesù!

Conclusione: Per sopportare il dolore bisogna spremersi in amore.

(Beata Alexandrina Maria da Costa, da “Figlia del dolore madre di amore” edizioni Mimep)

-TEMPO DI AVVENTO- MADRE CATHERINE MECTILDE DE BAR; DISPOSIZIONI PER FAR NASCERE GESÙ NELLE NOSTRE ANIME: “La prima è il vuoto in voi stessi delle creature. Nell’albergo non c’era posto per ospitare Gesù”

Non potendo dormire a causa della tosse insistente, penso desideriate che trascorra un quarto d’ora con voi in spirito per dirvi alcuni piccoli pensieri sulle disposizioni che la vostra anima deve avere per ricevere in sé la nascita di Gesù. (…)

La prima è il vuoto in voi stesse delle creature. Nell’albergo non c’era posto per ospitare Gesù. Le creature hanno occupato tutti i posti e gli interessi del nostro amor proprio sono stati anteposti all’accoglienza di Gesù e della sua santissima Madre. Se desiderate che Gesù venga a nascere in voi, fategli posto nel vostro cuore, svuotatelo di tutte le creature e dei vostri interessi. La stalla di Betlemme si trova vuota, Dio vi alloggia come nel suo palazzo e vi fa la sua entrata nel mondo.

La seconda disposizione è la fede. Gesù nasce nel mezzo della notte, nelle tenebre, senza altra luce di quella della divinità. Distaccatevi dai vostri sensi e dimorate nella fede, se volete ricevere la grazia di questo mistero. Bisogna essere nelle tenebre riguardo ai vostri sensi e al vostro spirito proprio, se volete ricevere la luce divina, e Gesù nascerà spiritualmente in voi.

La terza è il silenzio. Gesù è entrato nel mondo in un tempo di pace, in un’ora in cui tutte le creature erano immerse nel silenzio per indicarci che Lui è il Re della Pace, che ama il silenzio e che solo nella calma delle nostre passioni e potenze egli si comunica all’anima raccolta nella solitudine interiore, dove egli fa sentire la sua voce divina.

Quanto è felice l’anima che ordina così bene tutte le cose in se stessa, da far sì che il suo adorabile Signore la renda il luogo della sua nascita!

Ci sono tre tipi di silenzio che dobbiamo imparare e praticare secondo le nostre capacità:

-Primo: il silenzio delle nostre passioni che è una fedeltà attuale al rinnegamento di se stessi, in modo che le passioni mortificate non facciano più rumore.

-Secondo: il silenzio dei nostri sensi, che vorrebbero sempre vedere e sentire ciò che avviene. Questi fanno rumore e turbano il riposo di un’anima che deve consistere in una profonda attenzione a Dio. E’ per questo che bisogna farli tacere senza ascoltarli, ne metterci dalla loro parte.

-Terzo: il silenzio delle potenze della nostra anima, che devono essere annientate: – l’intelligenza deve essere in silenzio, senza ragionamenti superflui e produzioni inutili che procedono solo da una ricerca di se stessi. Deve restare in silenzio, contemplando Dio con rispetto; – la memoria deve essere in silenzio, non ricevendo volontariamente alcuna immagine o ricordo di creatura, restando semplificata alla presenza di Dio; – la volontà deve essere in silenzio, senza desideri, inclinazioni, senza ardore, costrizioni, priva di affetto e attacco a qualsivoglia cosa che non sia Dio solo. In una parola la più santa e migliore disposizione verso la quale la mia anima si sente più portata è la profonda morte in noi stesse, che chiamo il “vero annientamento”.

E’ questa santa disposizione che ha tratto il Verbo dal seno del suo divin Padre per farlo incarnare nel cuore verginale di Maria. Dio si è compiaciuto dell’umiltà della sua serva, della bassezza e del nulla nel quale la SS. Vergine era annientata al di sotto di tutte le cose. Un’anima immersa nel suo nulla rapisce lo sguardo di Dio e si può dire che egli ne resta talmente invaghito che dimentica la sua grandezza e coll’abbassarsi in lei l’innalza fino a Sé. Siate in una disposizione di vuoto, di silenzio, di fede e di annientamento perché solo Dio sia. O adorabile Gesù, nascete, vivete e regnate perfettamente in noi, e tutto quello che in noi vi è contrario sia perfettamente consumato dalla potenza del vostro amore divino.

(Madre Catherine Mectilde de Bar, da “Il sapore di Dio, scritti spirituali 1652-1675”)

GESÙ ALLA BEATA CONCHITA: “Non è Dio che condanna, ma è l’uomo che rinnega Dio e sceglie l’inferno con assoluta libertà”

Appena sono arrivata ai suoi piedi prese a dirmi:

«E se sapessi perché come Dio sono paziente? Perché sono eterno, perché per Me tutto è presente. Vedo i peccati e il pentimento nelle anime; vedo ciò che nel presente mi offende e l’avvenire che redime. Gli avvenimenti, che per l’uomo sono futuri, per Me sono presenti, in cui ogni cosa si muove ed esiste nella mia pace immutabile, in cui si schianta l’inferno stesso. Perciò, la mia bontà non concede alle anime ciò che può essere dannoso anche se me lo chiedono; per l’uomo, è un bene ciò che chiede, ma lo so che quello è un male che lo nuoce. Quanto è ingrato l’uomo che non si china davanti alla mia Volontà che è sempre amorevole nei suoi confronti. Quanti mi chiamano ingiusto, senza conoscere i benefici che hanno ricevuto! Sono paziente nei confronti dei peccatori e delle anime perché so misurare la debolezza dell’uomo, e la mia infinita bontà non ha misura. Questo Dio è la misericordia stessa! E quando castiga, obbligato dall’uomo, quegli stessi castighi sono misericordia sulla terra».

«Dunque, se tutto per Te è presente, sai in anticipo chi si salva e chi si danna?».

«Come Dio, che vede tutto al presente, sì, perché non può essere diversamente; ma tra vedere chi sarà dannato e volere la sua dannazione c’è un abisso. Per salvarsi o dannarsi, l’uomo ha la libertà di scegliere, libertà che è stata data da Me. Questa libertà è una soddisfazione per Me, la volontà amorosa dell’uomo che per amore sceglie di essere mio. Se lo avessi fatto in modo che tutti si salvassero senza condizioni, la mia giustizia sarebbe di troppo e il mio amore non avrebbe la scelta dell’uomo che tanto mi soddisfa. Ciò che Dio fa è ben fatto. L’ uomo ha la mia Chiesa con i suoi Sacramenti, ha le mie leggi che recano felicità a chi le compie e la dannazione eterna a chi volontariamente le rifiuti. Dio non condanna, ma è l’uomo che condanna se stesso, per sua volontà, trasgredendo e contrastando la Legge divina nei suoi precetti. Nessuno innocentemente si condanna; per condannarsi occorre la malizia, la piena consapevolezza e la volontà di calpestare i miei comandamenti. Non è Dio che condanna, ma è l’uomo che rinnega Dio e sceglie l’inferno con assoluta libertà; nessuno che si pente, nessuno che torna a Me, nessuno che mi invoca e che mi ama, può condannarsi».

«Ma Tu vedi chi sono quelli che ti amano e quelli che non ti ameranno mai».

«Certamente, perché non posso non vedere l’avvenire e il passato in quanto Dio, in virtù della Divinità, una con quella del Dio-Uomo. Fino all’ultimo istante offro alle anime il cielo, la mia Passione, il mio Sangue e i miei meriti infiniti per lavarli e salvarli».

«Ma devi soffrire nel vedere l’avvenire di coloro che non corrisponderanno e si dannano».

«Come Dio non soffro, perché nella mia Giustizia in tutti i modi ricevo gloria. Come Dio-Uomo, soffrii molto e ora il mio Cuore soffre misticamente a causa delle ingratitudini e delle offese fatte alla mia Divinità, in cui si trovano le altre divine Persone e a causa del disprezzo del mio Sangue, dell’amore e delle grazie di un Dio-Uomo. Ma anche mi duole molto il male nelle anime, negli uomini che sono la mia Carne e il mio Sangue, i miei fratelli, eredi del cielo e incorporati alla Divinità in Me, che per la loro nefanda volontà si perderanno eternamente».

«E quale, mio Gesù, è il rimedio per tutto questo?».

«C’è la preghiera, il sacrificio, la comunione dei santi, per ottenere luce per quelle anime e forzarle mediante la grazia a pentirsi e a raggiungere il cielo. Hanno il ricorso infinito alla mia Misericordia e ai miei meriti; ma tocca a loro rifiutarli o utilizzarli. Hanno Maria. Se tu sapessi quale è il numero (mi trattengo a dirtelo) dei sacerdoti che sono la mia stessa vita e che rifiutano nel loro cuore il Dio-Uomo che pazientemente e umilmente offre loro il perdono, la misericordia e il cielo? Questo mi strazia il Cuore perché chi più di loro ha il ricorso al mio Sangue nelle Messe, ai miei meriti messi a loro disposizione e al mio infinito, eterno e speciale amore? Io vedo la fine di ogni anima, perché non posso non vederla, ma raddoppio, soprattutto, nei miei sacerdoti, i miei divini ricorsi, le mie grazie straordinarie, i santi ricordi e il mio infinito amore di Vittima con il quale possono, fino all’ultimo istante della loro vita, saldare tutti i debiti».

«Signore, ma non permettere loro di ordinarsi se devono offenderti con la loro impenitenza finale».

«E la libertà che lo ho dato all’uomo [dov’è]?».

«Dicono giustamente, mio Gesù!, che qualche volta ti sei pentito di creare l’uomo» (cfr. Gen 6,6).

«Prega instancabilmente per i sacerdoti e sacrificati per loro in Mia unione per scuotere i loro cuori…».

«Tu sei destinata alla santificazione delle anime, specialmente dei sacerdoti. Attraverso di te, molti si infiammeranno dell’amore e del dolore… fa’ amare la croce per mezzo dello Spirito Santo. Verrà una pleiade di sacerdoti santi, che incendieranno specialmente il mondo con il fuoco della croce».

(Beata Conchita Cabrera de Armida, da “Il Riposo di Gesù, esercizi spirituali 1933” edizioni OCD)

GESÙ ALLA BEATA CONCHITA: “Non fu tanto la Croce del Calvario il mio vero martirio, quanto piuttosto i miei dolori intimi che i miei sacerdoti devono far conoscere…Bisogna far conoscere alle anime la profondità dei dolori del mio Cuore, gli insondabili abissi di quella amarezza”

Le Opere della Croce, inviate opportunamente sulla terra, devono insegnare ad amare più profondamente il mio Cuore con tutte le sue specificità: il suo amore umano che proviene dall’amore divino. È necessario insegnare alle anime le intimità del mio Cuore pieno d’amore, i suoi intimi dolori, uno ad uno, quei suoi dolori che divinizzati diventano dolori che salvano.

Del mio Cuore solo la forma e i battiti sono quelli dell’uomo, sono umani, anche se divinizzati. Ma i suoi dolori redentori sono divini, le sue pene intime provocate dall’umana ingratitudine sono divine, la vergogna che prova davanti al Padre celeste, quando cerca di coprire l’umanità peccatrice, è divina; le sue ansie, le sue pene nel vedere offesa e disprezzata la Trinità sono divine; i suoi dolori morali, i suoi dolori mistici nella celebrazione della Messa, che soffre nella sua parte più delicata e intima, a causa dei sacerdoti cattivi, indegni o indifferenti, sono divini. E sono proprio i miei dolori che redimono e salvano, perché uniti in Me alla Divinità del Dio-Uomo, dell’Uomo-Dio; solamente per questo ho salvato il mondo e ho aperto il cielo per mezzo della Redenzione di un Dio-Uomo. (…)

È giunto il tempo in cui non è più sufficiente spiegare al mondo le insegne con cui si è presentato, ma il valore di quelle insegne, il loro profondo significato divino e umano per elevare le anime da ciò che è materiale a ciò che è spirituale, da ciò che è umano a ciò che è divino. Bisogna far capire che il Crocifisso non rappresenta solo un Uomo inchiodato ad una croce, ma che in lui bisogna ricercare e adorare anche ciò che c’è di divino, la sua Divinità.

Bisogna far conoscere alle anime, ripeto, la profondità dei dolori del mio Cuore, gli insondabili abissi di quella amarezza, quella Croce che portai nel mio intimo, fin dall’Incarnazione, e che fu causa di martirio interiore durante tutta la mia vita. È necessario che le anime amino Dio, ma in spirito e verità, che conoscano più profondamente quel mare senza fondo che è lo Spirito Santo in Me e adorino la Divinità. Ciò che nell’uomo è materia, tende alla materia, e da questa sua inclinazione proviene l’idolatria. Per questo Io sono venuto ad assumere un corpo in Maria, proprio affinché le anime attratte da ciò che è materiale potessero elevarsi alle cose spirituali.

Nonostante i tanti secoli trascorsi, il mio Cuore non è conosciuto in tutte le sue fibre: ci sono in lui regioni ignorate dagli uomini, tesori nascosti e una sorgente di amore divino e umano che non si esaurisce mai. I miei sacerdoti trasformati in Me conosceranno, in tutta la sua estensione, il dolore e la tenerezza del mio Cuore divino per farla gustare alle anime. Non fu tanto la Croce del Calvario il mio vero martirio, quanto piuttosto i miei dolori intimi che i miei sacerdoti devono far conoscere.

Che mi si capisca, che mi si studi, che mi si comprenda, che in Me si ami più la Divinità che l’Umanità che il mondo tende a separare, quando invece sono indissolubilmente unite. Allora soltanto mi ameranno in spirito e verità; Dio in Me, Dio-Uomo, il Dio Spirito, il Dio Verità, il Dio Luce, e la Trinità in tre Persone Divine. Ebbene, tutto questo è compito dei sacerdoti che se si trasformano in Me saranno inondati di splendori divini, di una conoscenza oggi nascosta ai loro occhi, di abissi di luce, con la cui splendente chiarezza potranno adempiere ciò che Io voglio.

(Beata Conchita Cabrera de Armida, da “Sacerdoti di Cristo” Città Nuova Editrice)

GESÙ ALLA BEATA CONCHITA: “L’INVIDIA FRA I SACERDOTI OFFENDE GRAVEMENTE IL MIO CUORE E PRODUCE DANNI INCALCOLABILI ALLA CHIESA”

“Quante mormorazioni, quanta malevolenza, quanti odi, perfino scandali, lagnanze e ingiustizie per l’invidia fra i miei sacerdoti! Quanta gelosia, quanti litigi e accuse manifeste, e quante amarezze, superbia e odi, covati nell’intimo, provoca questo vizio che addirittura può diventare passione che offusca!”

Un’altra realtà che mi offende, gravissima e molto diffusa, è l’invidia che molti dei miei sacerdoti nutrono verso altri sacerdoti loro confratelli. Sorgono sentimenti d’invidia per coloro che sono particolarmente dotati per la predicazione, o esercitano il ministero della confessione, per chi ha amicizie con persone di alto rango, per le preferenze accordate da vescovi e superiori, per gli incarichi assegnati ad altri, per i gradi gerarchici che si pensa di meritare, per gli studi, le doti, gli affetti, ecc., ecc..

Tutto ciò è molto comune, perché i sacerdoti sono uomini, hanno passioni da uomini, camminano sulla terra e la polvere si attacca anche ai loro piedi. Ma poiché sono sacerdoti, anime predilette e vasi di elezione, devono vivere, pur essendo sulla terra, una vita di cielo; devono rifuggire da certe passioni banali e non lasciare che s’impossessino dei loro cuori, poiché in questo modo perderanno la pace e resteranno coinvolti in mille altre passioni, che formeranno una catena che li trascinerà a mali peggiori.

Queste invidie reciproche, fra coloro che si dicono miei, hanno delle conseguenze incalcolabili e arrecano danni molte volte irreparabili, che mi offendono gravemente! Questo vizio è molto sottile in coloro che si dedicano al mio servizio, e la mia Chiesa ne risente le conseguenze: i Vescovi soffrono per questi dissensi, i fedeli ne restano scandalizzati e Io ne sono offeso.

Che importa se alcuni sacerdoti hanno più talento, godono di maggiori simpatie e brillano più di altri? Per Me la vera grandezza non consiste in ciò che brilla, in ciò che passa, in ciò che si vede, in ciò che è umano, ma in ciò che si nasconde nel segreto di un cuore puro, umile e pieno d’amore. Io non vengo ripagato dai successi clamorosi e la mia maggior gloria non consiste nel commuovere le folle, ma nella santità e perfezione interiore delle anime. Io sono padrone di distribuire i miei talenti a chi Mi piace, ma trovo la mia consolazione nel sacerdote puro, umile, nel sacerdote che ha un cuore di apostolo, che non cerca la propria gloria negli applausi, ma la mia gloria con i suoi sacrifici nascosti, con la sua abnegazione silenziosa, con la sua carità verso gli altri sacerdoti, che si reputa da meno di loro, li rispetta, li loda e li ama con cuore sincero.

Il danno che proviene da quanto ho detto è grave, ferisce la mia Chiesa e il mio Cuore; è qualcosa di molto doloroso che mi rattrista, e che desidero ardentemente sia eliminato. Quante mormorazioni, quanta malevolenza, quanti odi, perfino scandali, lagnanze e ingiustizie per l’invidia fra i miei! Quanta gelosia, quanti litigi e accuse manifeste, e quante amarezze, superbia e odi, covati nell’intimo, provoca questo vizio che addirittura può diventare passione che offusca! Sei miei sacerdoti si preoccupassero di trasformarsi in Me, tutto ciò sparirebbe e la mia carità risplenderebbe in loro con un Sole radioso che fa dileguare le tenebre nelle quali il Maligno nasconde le sue perverse astuzie e intenzioni!

Che importanza ha che alcuni mi diano più gloria, o almeno così sembri, in alcune opere od Associazioni che in altre? Se tutti i sacerdoti formassero un unico Corpo, il cui Capo sono Io, con una sola anima che è lo Spirito Santo, cosa potrebbe importare che alcuni sono i piedi o le mani di quel corpo mistico, dal momento che tutto sarebbe uno nella mia unità; tutto, pur in forme diverse, tenderebbe allo stesso fine? Se tutti fossero parte di un’unica croce, se tutti fossero frammenti di essa, cosa potrebbe importare l’essere in alto o in basso, dal momento che tutti formerebbero la mia croce?

Voglio i miei vescovi e i miei sacerdoti puri, molto luminosi, senza quelle macchie che li rendono spiacevoli ai miei occhi. Essi vivono sulla terra ed è inevitabile che la polvere delle umane miserie li contamini. Ma hanno Me e Maria, che sono più premurosi verso di loro che verso le altre creature. Essi ogni giorno nel sacrificio della Messa si trasformano in Me; nel loro ministero vengono a trovarsi in un contatto quasi continuo con la Trinità, scoprono la mia presenza in tante anime; nelle loro preghiere, nel Breviario e nell’esercizio dei loro doveri sacerdotali hanno la mia intima presenza. Tutto ciò li mette al riparo, li aiuta e li eleva sopra le mille passioni della terra. Se, come è loro dovere, possiedono nella preghiera una vita di unione e un rapporto intimo con Me, è un controsenso che con queste armi potenti, con questi scudi che li difendono, diano adito a simili umane miserie, che possono condurli, e li conducono, a quei peccati che impediscono l’effusione delle grazie per le loro anime.

(Beata Conchita Cabrera de Armida, da “Sacerdoti di Cristo” Città Nuova Editrice)

GESÙ ALLA BEATA CONCHITA: “CHIEDO PUREZZA! IL PECCATO D’IMPURITÀ È SPAVENTOSAMENTE DILAGATO, STRAZIANDO IL MIO CUORE!”

Chiunque s’innamora della purezza e la possiede, verrà trasformato, entrerà cioè in quegli stadi fecondi e ascendenti di trasformazione in Gesù. Si deve insistere molto nella vita interiore, e questa vita aprirà i cuori sacerdotali per ricevere il Sole divino, e insieme a Lui, la purezza che è necessaria per la loro trasformazione. Questa purezza implica il sacrificio dell’uomo vecchio insieme alle concupiscenze che porta con sé; ma allora nascerà e rinascerà il sacerdote santo, capace di darmi gloria.

Un sacerdote non puro nel corpo e nell’anima potrà pure fare molto chiasso, ma non possiederà e, quindi, non potrà donare Gesù, la stessa purezza, né a sé né alle anime. Dio può irradiarsi soltanto in ciò che è puro, e il Figlio non può riflettersi senza riflettere il Padre e lo Spirito Santo. E ciò che un sacerdote, per santificarsi e per santificare gli altri, deve avere è sempre e soprattutto la purezza del cuore in cui Dio si riflette, si comunica e salva.

Quanto è importante la purezza per il sacerdote! È il fondamento della santità, perché mediante la purezza si vede Dio, si sente Dio e si comunica con Dio. Questo è il primo dovere del sacerdote: vedere Dio, sentire Dio e comunicare Dio tramite Me, Gesù. E non puó vedere, sentire, e comunicare luce chi non riflette Dio, chi non vede Dio con gli occhi limpidi e puri della sua anima. Soltanto i puri, soltanto i casti riflettono in se stessi il candore eterno, colui che è Luce da Luce, il divino Sole che riscalda, illumina e santifica, purificando.

Ma ci sono molti gradi di purezza come ci sono molti gradi di luce. La purezza è proporzionale all’intensità dell’amore, e l’amore si accende con la vita interiore, le virtù e la preghiera, che sono le lenti attraverso le quale soltanto si può vedere Dio e l’unico mezzo per ripulire il candido specchio delle anime. E se questo è vero per tutte le anime che vivono nel mondo, quanto più per coloro che hanno il sacro e imprescindibile dovere di essere puri? Fate di tutto per impetrare in unione con Me la conversione, la crescita spirituale, la trasformazione dei sacerdoti in Me, offrendomi al Padre e offrendovi. Fatelo con impegno santo, se volete procurarmi sollievo, consolazione, cioè offrirmi tutti i sacerdoti trasformati in Me. Solamente in cielo si capirà cosa è la purezza, perché solamente in cielo si contemplerà Dio senza veli. (…)

Coloro che hanno a che fare con la mia Chiesa, immacolata e senza macchia, devono essere puri! I cuori di coloro che la formano devono avere il candore della neve, una limpidezza maggiore di quella degli angeli! Le mani che mi toccano e le labbra che pronunciano le parole divine della Consacrazione devono essere purificate da ogni macchia! Quelle mani devono spargere benefici! Quelle labbra non devono aprirsi se non per glorificarmi sugli altari e nelle anime! E soprattutto quei cuori devono, come tersi cristalli, far trasparire la Trinità: devono essere più preziosi delle pissidi che mi contengono. Devono essere altri Me, immacolati e puri, limpidi e santi, profondamente uniti alla Trinità!

Per questo i sacerdoti, più di ogni altro, devono ricorrere molto frequentemente al sacramento della penitenza, poiché in ogni atto del loro ministero devono essere come angeli, e così puri di cuore da riflettere quel Dio che rappresentano. Quale profonda emozione Io provo nel sognare una legione di sacerdoti che realizzino questi ideali del mio Cuore! Se saranno altri Me, il Padre mio li ascolterà compiaciuto, e gli sorriderà, perché in ognuno vedrà Me; e invece di fare loro la volontà di Dio, sarà Dio a fare la loro, poiché allora vi sarà un’unica volontà, un solo volere e amore in Lui!

È dunque indispensabile che tutti i sacerdoti prendano sul serio la propria trasformazione in Me in questo momento della storia nella quale, più che mai, devono somigliarmi! Quanto è necessaria la loro unità: questa deve fare di loro un insieme di cuori puri, di mani immacolate che mi innalzano verso il cielo, implorando misericordia! Questa schiera di sacerdoti santi, con la loro unione a Me e con la purezza dei loro cuori sarà in grado di trasformare il mondo. Ho sete di quella purezza che fa diventare più simili a Me. Ho sete di sacrifici che, uniti al mio Sacrificio, vengano offerti al Padre come incenso di espiazione infinita. Voglio che i miei sacerdoti, dimentichi di se stessi, puri e vittime con Me Vittima, mi offrano e si offrano per la salvezza del mondo.

Chiedo e imploro oggi dai miei vescovi e dai sacerdoti che diano, con l’aiuto di Maria, un nuovo impulso alla loro ricerca di purezza, per la mia Chiesa e per la gloria della Trinità vergine. Chiedo purezza!… Chiedo purezza! Potranno negarmela i cuori dei miei, che Io amo con la tenerezza di mille madri, con il candore di un Dio? Per il mio Sangue, per la loro sublime vocazione, per quella predilezione ineffabile che ho per loro, chiedo loro purezza e Unità nella Trinità. Chiedo loro che ravvivino nella propria anima l’amore per la mia Chiesa, e che la sostengano, la difendano, la proteggano e diano ad essa gloria insieme a migliaia di anime pure.

II peccato d’impurità è spaventosamente dilagato, straziando il mio Cuore. Per questo invoco: purezza, purezza! E a chi devo chiederla in primo luogo, se non ai miei, sui quali ho diritti d’amore e di predilezione?

(Beata Conchita Cabrera de Armida, da “Sacerdoti di Cristo” Città Nuova Editrice)

GESÙ SPIEGA ALLA BEATA CONCHITA COME DOVREBBERO PREDICARE I SUOI SACERDOTI: “La missione dei sacerdoti è quella di seminare la mia parola, muovere a pentimento, istruire gli spiriti, convertire le anime, scuotere i cuori”

Che vuoto profondo lascia negli spiriti un predicatore mondano e vanitoso! Ma quale sarà la resa dei conti di un sacerdote che usa così i pulpiti, lasciando solo gelo in quelli che lo ascoltano e amarezza nel mio Cuore!

La missione dei sacerdoti è quella di seminare la mia parola, muovere a pentimento, istruire gli spiriti, convertire le anime, scuotere i cuori e non gettare l’amo per trarne lodi. Il predicatore deve avere buon senso e discrezione con l’uditorio e deve adattarsi alle circostanze: la sua parola dev’essere semplice con i semplici. Ma se è brillante ed efficace deve essere anche piena di modestia e carità verso tutti. Deve cercare non di abbagliare, ma di convertire, e solo chi è santo santifica.

È necessario che per questo ministero, il sacerdote sia uomo di preghiera, perché per dare alle anime bisogna ricevere dall’alto, e non si riceve se non si prega e se non ci si mortifica. Il sacerdote non deve nemmeno trattare con superficialità ciò che è sacro, salendo sul pulpito senza aver prima studiato e senza essersi preparato, perché le anime percepiranno il soprannaturale dalle sue labbra, ed egli depositerà il germe delle sante realtà nei cuori.

Che non ci sia mai un’omelia nella quale non si nomini Maria: esaltino le sue eccelse prerogative, parlino delle sue virtù e stimolino le anime ad imitarle; facciano conoscere, meditare e amare le sofferenze della sua solitudine così poco considerate e conosciute dalle anime. Che facciano ardere i cuori per colui che è Amore e così poco conosciuto e ancor meno predicato: lo Spirito Santo; che parlino dei suoi Doni, dei suoi Frutti, della sua grandezza, della sua azione così intima nelle anime. Che predichino Me, il Verbo fatto carne, crocifisso; le bellezze del dolore, le ricchezze del patire, la necessità della sofferenza che purifica, redime e salva; l’inutilità dei patimenti, se non sono uniti ai miei. La mia dottrina è vastissima, i Vangeli sono ricchissimi e inesauribili.

Perché allora cercare argomenti estranei alla mia gloria? Il pulpito, le prediche sono poco valorizzati nella mia Chiesa, quando invece sono una risorsa potentissima, sulla quale i sacerdoti possono contare per la salvezza e la perfezione delle anime. Quanti sacerdoti si fanno pregare per una predica! Su questo punto la tiepidezza è grande; lo zelo per la mia gloria molto limitato e la preparazione, in molti dei miei sacerdoti, certamente mediocre.

Se i sacerdoti mi amassero, arderebbero di zelo per la mia gloria e non si concederebbero riposo per procurarmela in tutti i modi, rinunciando a se stessi. Che questa celeste scintilla divampi e accenda il fuoco santo nelle anime sacerdotali, che scompaia dai cuori l’inerzia, l’egoismo, l’apatia, la pigrizia e il tedio. Scuotendo il letargo che invade tanti, si lancino senza altro interesse se non quello di darmi anime, e in esse consolazione; si mettano a lavorare per puro amore nella mia Vigna: Io nella mia grande liberalità saprò ricompensarli.

(Beata Conchita Cabrera de Armida, da “Sacerdoti di Cristo” Città Nuova Editrice)

GESÙ RIVELA ALLA BEATA CONCHITA LA “DEBOLEZZA” DI DIO: “Qual è questa divina debolezza? È l’amore, l’amore che mi sconfigge, mi sottomette, che va oltre la mia stessa Giustizia; fa in modo che Io mi abbassi e dimentichi e cancelli, e perdoni e baci, e stringa al mio Cuore ardente le anime peccatrici, le anime ingrate, quelle che mi hanno offeso e dimenticato, e persino odiato!”

Un’altra dimensione della mia carità, della tenerezza del mio Cuore che soffre quando vede soffrire, è nella mia Chiesa questa risorsa di valore infinito: le indulgenze, moneta della quale il tesoro della Chiesa dispone a favore di tutte le anime, che la possono lucrare per sé e per le anime del purgatorio. La Chiesa si avvale dei miei meriti infiniti, che vivificano tutto, delle opere buone, dei sacrifici e delle sofferenze delle anime e dei corpi (molte volte innocenti come quelli dei bambini). Non spreca neanche una briciola che contenga un germe soprannaturale e lo utilizza per il bene delle anime, come una specie di moneta o frutto della comunione dei santi.

E considerate anche più quanto si effonde la mia tenerezza. Quando salvo un peccatore negli ultimi momenti della sua vita malvagia, la mia carità infinita, dinanzi alla grande pena che ha meritato per le sue colpe, anche per quelle già perdonate, faccio in modo che le indulgenze gli condonino o comunque gli diminuiscano tale pena, cosicché possa arrivare in purgatorio con meno debiti da pagare, e possa essere accolto, appena risarcita la mia Giustizia, fra le braccia del suo Salvatore, di Gesù Redentore, del Cuore che non perdona a metà, ma apre il suo immenso seno di misericordiosa bontà per introdurlo in cielo come trofeo delle vittorie della sua Redenzione.

La mia tenerezza verso le anime va aldilà della morte. Quante volte, per così dire, chiudo gli occhi della mia Giustizia e apro solo quelli della mia bontà infinita. Perché la tenerezza del mio Cuore per le anime, l’amore che ho non solo per i giusti ma anche per i peccatori mi tradisce. Questa è, per così dire, la debolezza di Dio: è il suo amore, il suo infinito ed eterno amore, che creò le anime per il cielo, piange per quelle traviate, come Pastore le chiama con accenti amorevoli, e le cerca in mille modi senza stancarsi mai, le insegue fino all’ultimo istante, ed infine, terminata questa vita mortale mediante le indulgenze, diminuisce le pene meritate.

L’amore del Dio-Uomo ha mille risorse! La debolezza, chiamiamola così, del Cuore di un Dio Salvatore, di Gesù Redentore. Qual è questa divina debolezza? È l’amore, l’amore che mi sconfigge, mi sottomette, che va oltre la mia stessa Giustizia; fa in modo che Io mi abbassi e dimentichi e cancelli, e perdoni e baci, e stringa al mio Cuore ardente le anime peccatrici, le anime ingrate, quelle che mi hanno offeso e dimenticato, e persino odiato!

Perché hai permesso che mi facessi uomo?, domando all’amato Padre mio! Perché mi hai dato questo Cuore di carne con palpiti di un Dio, che è bontà infinita? Perché, Padre mio, hai regalato il tuo Figlio all’umanità caduta? Perché mi hai fatto Gesù Salvatore, e della stessa carne di coloro che ho tanto amato sulla terra? E se questo dico al Padre mio, mentre il mio Cuore trema d’amore per tutti i peccatori, che gli dirò a favore dei miei sacerdoti traviati, dei miei sacerdoti caduti, o tiepidi, o indifferenti, o tentati, o stanchi, o in pericolo più o meno incombente di perdersi? Allora raddoppio le mie carezze di Figlio; faccio valere le mie sofferenze del Calvario; gli pongo innanzi la mia santa missione di Eterno Sacerdote; metto davanti ai suoi occhi di Padre l’unione che essi hanno con Me grazie alla loro vocazione santa fin dal seno di Maria.

IO Lo prego, Lo invoco e Lo intenerisco come Dio-Uomo, con tutta la pienezza, la tenerezza e la forza del mio Cuore di uomo, e… trionfo, trionfo su quel Padre amato, su quel Giudice giusto (uno con Me nella Divinità) e riesco a farlo aspettare, e mi compiaccio quando posso ritardare la sentenza e mi interpongo alle punizioni, e strazio il mio cuore sacrosanto con il fuoco intensissimo del mio amore per l’uomo, presentandolo così al Padre mio fino a quando Egli finisce per guardarmi disarmato, sorridendomi con bontà, stringendomi al suo seno amoroso: Io, l’Uomo-Dio, il Gesù Salvatore, a cui permise di assumere un Corpo umano per diventare Vittima e lavare con tutto il suo sangue i crimini del mondo, aprendo il cielo!

Gli presento, a favore dei sacerdoti e della mia Chiesa, il mio Cuore ferito; gli faccio sentire ciò che Io sento per i miei ministri colpevoli; in loro favore gli offro ciò che mi chiede, ciò che vuole: anche un’altra Redenzione, un’altra Croce. Ma Egli chiede solo amore! E Io mi riverso nell’abisso infinito del Suo stesso Essere! e… trionfo, trionfo sul mio adorato Padre, e come Dio-Uomo ottengo, dall’infinita carità del Padre e dello Spirito Santo, proroghe, grazie, pazienza.

(Beata Conchita Cabrera de Armida, da “Sacerdoti di Cristo” Città Nuova Editrice)

GESÙ ALLA BEATA CONCHITA: “SE IL MONDO VA MALE È PERCHÉ MANCANO SACERDOTI SANTI – UN SACERDOTE CHE NON SIA INNAMORATO DELLA CHIESA, NON DEVE APPARTENERLE”

Che i vescovi si diano da fare e abbiano a cuore l’opera di risanamento della mia Chiesa, opera che deve cominciare dai suoi sacerdoti. C’è molta paglia e poco grano. Molta apparenza e poca realtà; molta facciata e poca sostanza; molte foglie e scarso frutto. Anche se numerosi, sono pochi quelli che soddisfano il mio Cuore. Certo, nella mia Chiesa c’è anche molto bene che fa da contrappeso al male; ma sono stanco della mediocrità.

Il mondo affonda, non perché manchino operai nella mia Vigna, ma perché mancano buoni e santi operai, che vivano solo per i miei interessi e per la gloria di Dio. Anche nelle Comunità molto lascia a desiderare, e lo voglio, a favore della mia Chiesa tanto amata, un cambiamento radicale che sia avvertito da tutti. E ciò avverrà. Sì, avverrà per mezzo dello Spirito Santo, di Maria, e per mezzo mio, il Verbo Divino. Si realizzerà nelle Opere della Croce soprattutto per dare onore al Padre mio.

È arrivato il tempo di scuotere profondamente molti cuori di Vescovi e di sacerdoti. Basta con gli indugi perché ho a cuore la salvezza delle anime. Se il mondo va male e la tiepidezza soggioga i cuori, è perché purtroppo mancano sacerdoti santi, zelanti e innamorati della mia Croce, che la portino, che la predichino, che incendino le anime con questo santo legno. Un’ondata di iniquità e di sensualità sommerge il mondo, e -devo dirlo?-, è penetrata fino al santuario e ferisce intimamente le fibre del mio Cuore.

II Maligno guadagna terreno, crede di aver trionfato, e non è giusto che i miei sacerdoti dormano e si occupino di tutto tranne che di Me. Perciò dalla radice deve venire il rimedio: dai sacerdoti d’oggi e da quelli della nuova generazione, che dia alla Chiesa sacerdoti degni, apostoli di fuoco che ardano d’amore e che, per mezzo dello Spirito Santo e con lo Spirito Santo e Maria, accendano il fuoco divino nel mondo paganizzato dal Maligno. (…)

Un sacerdote che non sia innamorato della Chiesa, non deve appartenerle; un sacerdote che posponga i santi interessi della Chiesa amata a quelli del mondo, non ha capito la sua vocazione; un sacerdote infedele, che getti fango sulla veste immacolata della mia Chiesa, non è degno di Essa e il cielo stesso lo ripudierà se non si converte, non si umilia e si pente.

La mia Chiesa è cosi buona che accoglie tutti nel suo seno. Con la sua carità, che è la mia stessa carità, perdona gli spergiuri pentiti, i traditori che si convertono, gli infedeli e gli sleali che tornano al suo ovile e li accoglie nuovamente nel suo grembo per purificarli con il mio Sangue, del quale Essa è depositaria. Ma Essa piange con Me i loro smarrimenti e le loro vergognose offese, e lo piango con Lei e per Lei. Piango in Lei per tanti sacerdoti disertori che, pur restando apparentemente al suo servizio, non vivono in santa e pura intimità con questa amata Sposa, come sarebbe loro dovere.

Come posso rivolgere a questi sacerdoti ribelli, ipocriti e infedeli alla loro vocazione quelle parole che stanno alla base del loro sacerdozio: «Mi ami più di costoro?». Con che faccia mi possono rispondere coloro che si comportano così, coloro che macchiano o cercano di macchiare il candore immacolato della mia Chiesa? Non è adulterio solo quello che si commette contro di Lei, quando chi non è puro, le getta addosso il suo fango ma l’offende anche con tutto ciò che è contrario o non è in consonanza con i suoi insegnamenti e con la sua dottrina. La si macchia con l’avarizia, con la superbia, con i peccati capitali in generale e con tutto ciò che la Chiesa condanna. Si manca di fedeltà alla Chiesa con tutto ciò che è contrario alla Legge di Dio e alla carità verso il prossimo.

Queste continue macchie che molti dei miei sacerdoti arrecano alla santa Chiesa, lo, il Sacerdote che tutti rappresento, cancello incessantemente con il mio Sangue, con le mie lacrime, offrendo sempre ai miei sacerdoti redenzione, facendomi continuamente vittima per loro, supplicando continuamente il Padre al culmine dei miei dolori mistici: «Padre, perdonali poiché non sanno quello che fanno». E in realtà i sacerdoti che commettono tali abomini verso la mia Chiesa non sanno quello che fanno, non sono ancora rientrati in se stessi, nel loro cuore, non hanno tenuto conto dei loro doveri, non sono consapevoli della gravità delle loro colpe, non hanno compreso nemmeno che vivono in Me!

Come pretendere amore divino e fedeltà verso la Sposa che lo Spirito Santo ha dato loro, se sono ormai sordi e non sanno più ascoltare ciò che unicamente può salvarli? Ma lo sto sempre qui per difendere e consolare la mia Chiesa amata con un rinnovato slancio di salvezza, perché divino, rivolto a tutti i sacerdoti, dal primo all’ultimo al fine di trasformarli in Me. (…)

Io sono il primo Sacerdote, e cerco di coprire le mancanze dei miei, benché il mio Cuore ne sia amareggiato e afflitto. Cosi devono essere i Vescovi: devono coprire con carità le mancanze dei loro figli, perdonandoli misericordiosamente con cuore di padre; ma, nello stesso tempo, devono esortarli con fermezza e allontanarli dalle occasioni pericolose. A volte però, ci sono negligenze riprovevoli nell’ordinare coloro di cui si vedevano le cattive inclinazioni e la poca virtù. Da qui hanno origine mali senza numero e in seguito sofferenze, lamenti, abusi e crimini perpetrati sull’altare che tanto mi offendono.

È meglio che ci siano pochi sacerdoti ma puri, piuttosto che molti, ma che non lo sono. I Seminari devono essere vivai di santi o germi di santità. Bisogna chiedere molta luce per coloro che operano in questi vivai di virtù. Nei luoghi di formazione non è mai troppa la vigilanza e la sollecitudine, nei confronti di quelle anime destinate ad essere mie. Bisogna pregare anche per i Noviziati. Che nessuno salga all’altare senza le condizioni perfette per questo: che coloro che devono formare quei cuori siano santi, siano idonei, siano specchi dove essi si possano guardare. Che lo Spirito Santo regni in quei luoghi come primo artefice, e l’Immacolata sia il loro amore e la loro vita.

I Seminari e i Noviziati sono il futuro della Chiesa e delle anime; e i Vescovi fanno bene a preoccuparsi dedicando ad essi, tutti i loro sforzi, sacrificando ogni cosa in loro favore. In questo modo quante future sofferenze e quanti castighi del cielo mi eviteranno! Ci sono sempre però, nel fondo di certe anime, tendenze non sante che i formatori devono saper scoprire; ma soprattutto con la preghiera, e con la luce soprannaturale dello Spirito Santo. E in caso di dubbio, meglio niente che un futuro disastroso e terribile. (…)

Molto delicato è il ruolo dei sacerdoti nei riguardi delle anime, e quindi, più di ogni altro, hanno bisogno di abnegazione, di dominio di sé, di dolcezza, di carità e di molte virtù nell’esercizio del loro ministero e nel loro porsi verso le anime.

Quanto difficile è il ruolo del sacerdote, ma Io lo aiuto in tutto. Deve essere gentile senza abbassarsi; dolce ma forte, attirare le anime, ma ponendo i limiti opportuni, discretamente paziente, mite senza eccedere e sempre, sempre prudente. Quello che fa molto male ai miei sacerdoti è la mancanza di studio; essi non devono mai mettere da parte lo studio che permette approfondimenti inesauribili.

I libri buoni e santi sono la salvezza dei sacerdoti e l’amore per loro li libererà da molti mali. A parte il fatto che gli studi permettono al sacerdote di essere colto, competente e aggiornato per poter consigliare convenientemente e servire soltanto Dio e le anime, questo studio costante -ripeto- lo libererà da un’infinità di pericoli. Ma nella scienza vi sono innumerevoli scogli e pericoli per l’orgoglio, come anche nella poca scienza. Per dedicare tempo agli studi c’è bisogno di raccoglimento, virtù questa imprescindibile per il cuore del sacerdote e per le sue relazioni con il mondo.

(Beata Conchita Cabrera de Armida, da “Sacerdoti di Cristo” Città Nuova Editrice)

GESÙ ALLA BEATA CONCHITA: LA SALVEZZA DELLE ANIME NEGLI ULTIMI ISTANTI DI VITA…”Molte anime si salvano, ripeto, nell’ultima lotta tra il Maligno e la grazia mediante la comunione dei santi”

Nella mia infinita Bontà ho anche una risorsa potentissima (unita ovviamente ai miei meriti) per salvare le anime peccatrici e ostinate, anche nell’ultimo istante di vita. Questa risorsa è “la comunione dei santi”. I miei sacerdoti spiegano poco questo mistero, importantissimo tra le molte risorse che la mia Chiesa possiede. Vorrei che lo facessero conoscere sempre di più e che le anime ne apprezzassero l’efficacia. È questo un mezzo di salvezza che ottiene risultati non indifferenti e -a volte- infallibili, perché Dio non resiste alla preghiera. I peccatori hanno nella comunione dei santi una grande risorsa, una miniera, un filone che la misericordia e l’infinita carità di Dio sfrutta a loro favore.

Che madre è la Chiesa! E quanto grande la bontà di Dio che non permette che neanche una briciola delle opere buone, fatte soprannaturalmente, cada o si sprechi! Molte anime si salvano, ripeto, nell’ultima lotta tra il Maligno e la grazia mediante la comunione dei santi; grazie alla catena ininterrotta e potente delle grazie ottenute che Dio distribuisce secondo la sua sovrana volontà. Che i miei sacerdoti spieghino ai fedeli, questo affascinante e fecondo mistero della comunione dei santi. Questa grande verità è poco apprezzata e ancor meno predicata, nonostante i grandi e numerosi trionfi che riporta tra le anime peccatrici, che senza sapere da dove provenga la grazia, profondamente colpiti, si convertono.

È una risorsa di cui mi servo per i peccatori impenitenti; è una moneta che, nella mia grande carità verso i peccatori, prelevo da questo Tesoro della Chiesa, con la quale pago i debiti e acquisto grazie straordinarie per salvare le anime negli ultimi istanti di vita. Se si potesse vedere la sorpresa di quelle anime peccatrici nell’incontrarsi con la misericordia infinita del mio Cuore! Se si potesse contemplare come, dopo una vita di crimini inauditi, di odio verso la Religione, di avversione verso la Chiesa e di migliaia di offese fatte a Me, in un istante, nell’ultimo istante, diventano contrite e umili davanti alla mia Bontà misericordiosa. Riconoscenti vorrebbero acquistare a qualunque prezzo il più grande amore e la più grande riconoscenza per riparare e cancellare la loro vita passata, mentre si gettano confuse tra le mie braccia e in esse trionfa la grazia! Per questo nel cielo c’è grande festa per un peccatore che si converte!

Queste conquiste ignote si verificano giorno per giorno, conseguite dalla comunione dei santi, cioè, dai miei meriti infiniti che danno valore a quell’insieme di buone e sante azioni compiute dai suoi figli fedeli, di cui la mia Chiesa dispone. Quante volte atti eroici, ma ignoti, che soltanto lo vedo, fatti per amore di Dio in un angolo del mondo, Mi servono per salvare un’anima, per ottenerle grazie e farla uscire da questo mondo purificata per presentarla al Padre mio quale trofeo della vittoria della grazia.

Come potrebbe la mia Chiesa non avere risorse per i suoi figli che sono ancora in vita, per quelli che stanno morendo, e per quelli che si trovano in Purgatorio? Se è nata dal mio costato, se è la Sposa di colui che è tutto amore e Carità? Pensate forse che, per esempio, nelle guerre dove muoiono migliaia e migliaia di persone lo non sia presente accanto a tutte e ad ognuna, per applicare loro le grazie della comunione dei santi, per bagnarle con il mio Sangue e dare loro il cielo mediante un atto di contrizione? Per Me basta un solo attimo di contrizione amorosa per cancellare anni e anni di crimini, di odi implacabili e di migliaia di peccati.

E Maria? È un’altra risorsa immensa di cui le anime dei peccatori dispongono per salvarsi. Ella con le sue suppliche e i suoi gemiti ottiene per i peccatori migliaia e migliaia di grazie dell’ultima ora: suscita in loro la contrizione e li salva. lo non so negare nulla a questa Madre di misericordia. Quando Ella s’interessa di un peccatore che la chiama e mette davanti al tribunale di Dio la sua intercessione amorosa, ottiene la salvezza di molti. Maria è il più grande aiuto per tutte le anime. (…)

Studiando la mia Chiesa, e approfondendo la sua essenza che è carità, si potrà capire qualcosa dell’infinita Bontà di Dio che l’ha voluto stabilire come riflesso della carità divina per santificare e salvare. Solo colui che vuole dannarsi, si danna, perché in lei può trovare tutti i mezzi necessari per salvarsi. Se permetto lotte e se concedo al Maligno una certa libertà di tentare le anime, è solo con il fine di mettere nelle mani dei miei la possibilità di guadagnare dei meriti, perché nelle lotte si riportano le vittorie che più mi glorificano. Se permetto le tentazioni non è per nuocere alle anime, ma per rendere più preziosa la loro corona nel cielo.Mai abuso delle forze di un’anima e, nella mia Sapienza e Carità infinita, misuro le tentazioni per trarre del bene e mai del male.

Se si studiasse, se si approfondisse, se si capisse almeno un po’ della Carità di Dio! Se i miei sacerdoti elevassero le anime sì da permettere loro di vedermi, non come un Nerone, ma come un Padre tutto amore, sempre pronto a perdonare, a dimenticare e a salvare! Predicare la mia giustizia è molto utile e anzi necessario, ma instaurare nelle anime il regno della fiducia, della misericordia e dell’amore lo è ancora di più! Questo faranno i miei sacerdoti trasformati in Me.

l cuori mai oppongono resistenza all’amore, perché hanno in sé una fibra d’amore che risponderà sempre, prima o poi, all’amore di un Dio, perché Dio fa tutto ciò che può per salvarli. Io sono lo stesso Gesù in cielo e in terra, e il mio Cuore ha gli stessi sentimenti d’amore e di tenerezza anche verso gli uomini ingrati. Facilmente mi lascio commuovere dalle suppliche di Maria di riversare le mie grazie; ma per salvare le anime ricorro spesso anche ai mezzi ordinari della mia Chiesa, alla comunione dei santi. Ma prometto ancora di lasciarmi commuovere dalle preghiere e dalle richieste dei miei sacerdoti trasformati in Me, di portare, fino al trono del Padre mio, le suppliche dei sacerdoti nel Sacerdote eterno, e di lì tornare con le mani piene di grazie, ordinarie e straordinarie per le anime, che poi si riverseranno, attraverso i sacerdoti altri Me, nelle anime peccatrici e indurite.

lo, il Verbo del Padre, sono la più grande possibilità salvatrice, Colui che dal Padre può ottenere ciò che nessuno è capace di ottenere. Se i miei sacerdoti saranno altri Me, se si presenteranno davanti al Padre mio come se fossero Me, con la mia umiltà amorosa, i miei meriti e la mia carità, il Padre mio, grazie alla forza della loro trastormazione in Me, mai tralascerà di ascoltare favorevolmente le loro richieste, perché vede Me in loro. Allora, se i miei sacerdoti saranno altri Me, potranno anche servirsi del tesoro della comunione dei santi per chiedere la conversione e le grazie di cui hanno bisogno tanti peccatori. È una miniera di grazie che i sacerdoti trasformati in Me avranno a loro disposizione per trarne profitto e così aiutarmi a salvare le anime ribelli e a far trionfare lo Spirito Santo sull’inferno.

(Beata Conchita Cabrera de Armida, da “Sacerdoti di Cristo” Città Nuova Editrice)