“A misura che va svanendo dalla vita la spinta derivante dalla Fede in Dio e nella salvezza dell’anima, anche la gioia svanisce e noi ritorniamo alla disperazione dei pagani” Beato Fulton J. Sheen

Nessuna felicità terrena sarebbe completa né permanente se non fosse associata ad una buona coscienza.

La gioia spirituale è una serenità di umore in mezzo ai cambiamenti della vita, come una cima montana intorno alla quale imperversino le tempeste. Per un uomo che non ha mai radicato la sua anima nel Divino, ogni turbamento acquista proporzioni esagerate, ed egli non può riporre in nessuna singola cosa la pienezza delle sue energie perché è turbato da troppe cose.

Gioia non è sinonimo di allegria. Quest’ultima è un atto, mentre la gioia è un abito. L’allegria è simile a una meteora, la gioia è come una stella fissa; l’allegria è come una girandola, la gioia è come un fuoco. La gioia, in quanto è più permanente, rende più facili le azioni difficili.

Nessuno può essere esteriormente felice se è già infelice nel suo intimo. Se un senso di colpevolezza pesa sull’anima, non c’è somma di piacere esteriore che possa compensare la perdita di gioia interiore. Come il dolore è ausiliare inseparabile del peccato, così la gioia è la compagna della santità.

La gioia si può provare tanto nella prosperità quanto nell’avversità. Nella prosperità essa non consiste nei beni di cui godiamo, ma in quelli in cui speriamo; non già nei piaceri che andiamo sperimentando, ma nella promessa di quelli in cui crediamo senza mai averli visti. Le ricchezze possono abbondare, ma quelle che noi speriamo son quelle che i tarli non rodono, che la ruggine non attacca, che i ladri non possono rubare.

Perfino nell’avversità può esserci la gioia, ove si abbia consapevolezza che Lo Stesso Divino Maestro è morto sulla Croce per poter risorgere. A misura che va svanendo dalla vita la spinta derivante dalla Fede in Dio e nella salvezza dell’anima, anche la gioia svanisce e noi ritorniamo alla disperazione dei pagani.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Il Sentiero della Gioia”).

“La Vita della Chiesa è la Vita di Cristo” Don Divo Barsotti

-La Vita della Chiesa è la Vita di Cristo-

Può sembrare che quello che ho detto sia molto semplice, molto facile, ma è grande: la vita della Chiesa è la vita stessa di Gesù; la Chiesa non vive che la sua vita, non vive che quello che Cristo ha vissuto.

La vita di Gesù si inizia nella tentazione del deserto e termina con la morte di croce: la vita della Chiesa si inizia con le persecuzioni di Roma e termina con la lotta furibonda di tutta quanta la creazione che è a servizio del maligno per opprimerla e soffocarla. Nella prima persecuzione la Chiesa vive nel deserto; al termine invece, conoscerà anche lei l’agonia dal Gethsemani, l’abbandono e la croce.

Ma sarà proprio l’atto della sua morte che la farà risorgere; sembrerà essa morire e invece, nella sua morte, si compirà l’atto di una glorificazione finale e definitiva, nella gloria del Cristo; perché essa non è che il suo medesimo Corpo.

(Don Divo Barsotti, Meditazioni sull’Apocalisse, pag. 251)

“Odi il peccato? Allora ami Dio” Beato Fulton J. Sheen

Non è l’odio che è sbagliato, è odiare la cosa sbagliata che è sbagliato. Non è la rabbia che è sbagliata, è arrabbiarsi con la cosa sbagliata che è sbagliato.

Dimmi il tuo nemico e ti dirò chi sei. Dimmi il tuo odio e ti dirò il tuo carattere.

Odi la religione? Quindi la tua coscienza ti disturba. Odi i ricchi? Allora sei avaro e vuoi essere ricco. Odi il peccato? Allora ami Dio. Odi il tuo odio, il tuo egoismo, il tuo temperamento impulsivo, la tua malvagità? Allora sei una buona anima, perché come disse Gesù Nostro Signore:

“Se qualcuno viene a Me … e non odia la propria vita, non può essere Mio discepolo” (Luca 14:26)

(Beato Fulton J. Sheen, da “Vittoria sul Vizio”)

“Satana non guadagna mai così tante anime come quando, nella sua astuzia, diffonde la voce che è morto da tempo e che non esiste” Beato Fulton J. Sheen

Non deridere Dio e i Vangeli dicendo che non c’è Satana. Il male è troppo reale nel mondo per dirlo. Satana non guadagna mai così tante anime come quando, nella sua astuzia, diffonde la voce che è morto da tempo e che non esiste.

Non respingere il Vangelo, perché dice che Gesù Nostro Salvatore è stato tentato. Satana tenta sempre i puri, gli altri sono già suoi. Satana colloca più diavoli e demoni sulle mura di un monastero che nei covi di iniquità, perché questi ultimi non fanno nessuna resistenza.

Non dire che è assurdo che Satana appaia a Gesù Nostro Signore, perché Satana deve sempre avvicinarsi ai devoti e ai forti mentre gli altri soccombono da lontano.

(Beato Fulton J. Sheen)

“Parole di Gesù a Santa Matilde di Hackeborn”

-Parole di Gesù a Santa Matilde di Hackeborn-

Un giorno la Santa, pensando che la sua malattia la rendeva inutile e che le sue sofferenze rimanevano senza frutto, il Signore Gesù le disse:

“La Mia Passione ha portato frutti infiniti in Cielo e sulla terra; così le tue pene, le tue tribolazioni rimesse a Me stesso e unite alla Mia Passione, saranno talmente fruttuose che procureranno agli eletti maggior gloria, ai giusti un nuovo merito, ai peccatori il perdono, alle anime del Purgatorio l’alleggerimento delle loro pene. Che cosa c’è, infatti, che il Mio Cuore Divino non possa rendere migliore, poiché ogni bene in Cielo e sulla terra sgorga dalla Bontà del Mio Cuore?”

“L’umiltà è la verità circa noi stessi” Beato Fulton J. Sheen

Solo una scatola vuota può essere riempita: solo quando il nostro ego è svuotato, Dio può riversarvi le Sue benedizioni. Alcuni sono già così pieni di sè che l’amore del prossimo o l’Amore di Dio non può penetrarvi. Poiché ricercano costantemente se stessi, tutti gli altri si disinteressano di loro.

L’umiltà, invece, ci rende recettivi verso gli altrui doni. Tu non potresti dare se io non prendessi! È colui che accetta a fare colui che dà. Così Dio, prima di poter essere Donatore, deve trovare chi prenda. Ma se non si è abbastanza umili per ricevere da Dio, allora non si riceve niente.

Chiedete a un uomo: “Siete un Santo?”…Se vi risponde affermativamente potete essere ben sicuri che non lo è.

L’umile guarda ai propri errori e non a quelli degli altri: non vede nel suo vicino se non quello che c’è di buono e virtuoso. Non si butta i propri difetti dietro le spalle, ma li ha sempre davanti a sé; sulle spalle porta, in un sacco, i torti del prossimo, per non vederli. Al contrario, l’uomo orgoglioso e superbo si lamenta di tutti e crede che gli sia stato fatto torto oppure che non sia stato trattato come merita. Quando l’umile è trattato malamente, non se ne lamenta, perché sa di essere trattato meglio che a lui non si convenga.

Da un punto di vista spirituale, chi va orgoglioso della propria intelligenza, del proprio talento o della propria voce, e non ne ringrazia mai Dio è un ladro; ha preso i doni di Dio senza riconoscere il Donatore.

Le spighe d’orzo che contengono i grani più ricchi sono quelle che pendono più basse. L’umile non si scoraggia mai, ma l’orgoglioso cade nella disperazione. L’umile ha sempre Dio da poter invocare; l’orgoglioso ha soltanto il suo ego che ha subìto un collasso.

Causa principale dell’infelicità interiore è l’egotismo o egoismo. Colui che si dà importanza vantandosi presenta, in realtà, le credenziali del suo poco valore. L’orgoglio altro non è che il tentativo di creare negli altri l’impressione che siamo ciò che in realtà non siamo.

Quanto sarebbe più felice la gente se invece di esaltare all’infinito il proprio ego lo riducesse a zero! Troverebbe allora il vero infinito mediante la più rara tra le virtù moderne: l’umiltà.

L’umiltà è la verità circa noi stessi. Un buon scrittore non è umile se dice: “Sono uno scribacchino”. Affermazioni simili si fanno soltanto per provocare una smentita, e così procurarsi la lode. Sarebbe invece più umile se dicesse: “Ebbene, quale che sia il mio talento, è un dono di Dio di cui io Lo ringrazio”.

Quanto più alto è l’edificio, tanto più profonde sono le fondamenta; quanto più alte sono le vette morali a cui aspiriamo, tanto maggiore è la nostra umiltà.

Disse San Giovanni Battista quando vide Gesù Nostro Signore: “Bisogna che Egli cresca e che io diminuisca”.

I fiori, umilmente, svaniscono d’inverno per vedere le radici loro madri: morti al mondo essi eleggono la loro dimora sotto terra in profonda umiltà, invisibili agli occhi degli uomini. Ma per aver umiliato se stessi, vengono poi esaltati e glorificati nella nuova primavera.

Gesù disse: “Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 18, 9-14)

(Beato Fulton J. Sheen, da “Il Sentiero della Gioia”)

“La condizione della nostra soddisfazione sta nell’essere contenuti, nel riconoscere dei limiti” Beato Fulton J. Sheen

Uno degli errori più gravi che facciamo sta nel credere che l’appagamento, la felicità, provenga da qualcosa al di fuori di noi anziché da una qualità dell’anima. Né l’appagamento si può ottenere cambiando luogo. Taluni credono che se fossero in un’altra parte della terra, maggiore sarebbe la pace della loro anima.

La condizione della nostra soddisfazione sta nell’essere contenuti, nel riconoscere dei limiti: tutto ciò che si trova entro dei limiti è suscettibile di tranquillità. Se l’anima di un uomo è contenuta in alcuni limiti (cioè se non è avara, né avida, né predace, né egoista, né gelosa, né invidiosa, né impura) allora è racchiusa nella calma, nella quiete di un appagamento luminoso.

L’uomo soddisfatto, limitato e contenuto dalle circostanze, fa di quei limiti stessi la cura della sua irrequietezza. L’appagamento, quindi, viene in parte dalla Fede: ossia dal conoscere lo scopo della vita e dall’esser sicuri che, quali siano le prove, esse ci vengono da un Padre Amoroso.

In secondo luogo, per sentirsi contenti bisogna anche avere una buona coscienza. Se l’io interiore è infelice a causa di mancamenti morali e di colpe non riparate, nulla di esteriore può dar pace allo spirito.

Una terza e ultima necessità sta nella mortificazione dei desideri, nella limitazione dei piaceri. Ciò che amiamo eccessivamente, spesso ci è causa di eccessiva sofferenza, mentre l’accontentarci accresce il nostro godimento e diminuisce la nostra miseria.

Un uomo che si accontenta, per poco, per pochissimo che abbia, non è mai povero; ma l’uomo scontento non è mai ricco, per molto che possa mai possedere.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Il Sentiero della Gioia”)

-IL SENTIERO DELLA GIOIA- Beato Fulton J. Sheen

Nel ricercare la sorgente dell’amore, della luce, della verità, quale la conosciamo quaggiù, dobbiamo andare oltre i limiti di questo mondo ottenebrato – verso una Verità non mischiata alla propria ombra, ossia l’errore – verso una Vita non mescolata alla propria ombra, ossia la morte – verso un Amore non frammisto alla propria ombra, ossia l’odio.

Dobbiamo ricercare la Vita Pura, la Verità Pura e l’Amore Puro: e tale è la definizione di Dio. La Sua Vita è tanto personale da essere un Padre; la Sua Verità è tanto personale e comprensibile da essere un Figlio; il Suo Amore è tanto spirituale e profondo da essere uno Spirito.

Quando un buon numero di uomini avrà rinvenuto questo Sentiero della Gioia, l’umanità si ritroverà nella fratellanza, e la pace sociale ne verrà di conseguenza.

(Beato Fulton J. Sheen, dalla prefazione di “Il Sentiero della Gioia”)

“Il pregare consiste nel bussare alla porta di Dio e invocarlo con insistente e devoto ardore del cuore” Sant’Agostino

Il pregare consiste nel bussare alla porta di Dio e invocarlo con insistente e devoto ardore del cuore.

Il dovere della preghiera si adempie meglio con i gemiti che con le parole, più con le lacrime, che con i discorsi.

Dio, infatti, «pone davanti al suo cospetto le nostre lacrime» (Sal 55, 9 volg.), e il nostro gemito non rimane nascosto (cfr. Sal 37, 10) a lui che tutto ha creato per mezzo del suo Verbo, e non cerca le parole degli uomini.

(Sant’Agostino, dalla lettera a Proba)

-Il Cristianesimo è una Religione Cruciale- La Legge Cristiana è inequivocabile: “Coloro che soffriranno con Cristo regneranno con Cristo” Beato Fulton J. Sheen

È stato detto che la nuova fede è la “Religione della Rassicurazione”. Codesta espressione è dovuta alla grande varietà di libri che assicurano l’uomo che egli può sottrarsi al timore, all’ansietà, al terrore, alla melanconia, alla depressione e alla mancanza di sicurezza di sè mediante grosse iniezioni di vitamine psicologiche preparate nel laboratorio della sua stessa mente…

È quanto mai legittimo che la “Religione della Rassicurazione” si autodefinisca una psicologia…ma non è legittimo chiamare Cristianesimo la Religione della Rassicurazione.

Il “Metodo Psicologico” è fondamentalmente un misticismo riposante, nel senso che crede che la vita sia esente da croci. Il Cristianesimo, invece, è una Religione Cruciale. Il Metodo Psicologico dice: “Seguitemi ed evitate una Croce”. Cristo, il Figlio di Dio, ha detto: “Prendete ogni giorno la vostra Croce, rinnegate voi stessi, e seguitemi”.

Il “Metodo Psicologico” nega che la disfatta, la delusione, le prove, lo scoraggiamento e la sofferenza siano gli elementi costitutivi della vita. Il Cristianesimo, invece, dice che lo sono; ma che possono essere accettati, trasmessi, spiritualizzati, mediante l’unione con Cristo sulla Croce. Cristo non nascose mai ai Suoi discepoli ciò che sarebbe costato loro il seguirLo; più volte, quando ci furono segni di defezione, Egli offrì loro l’opportunità di abbandonarLo, se lo desideravano.

Una cosa è promettere all’uomo che egli può esser libero da croci e da sconfitte, e tutt’altra è prometterglielo in nome del Cristianesimo. La Legge Cristiana è inequivocabile: “Coloro che soffriranno con Cristo regneranno con Cristo”. Il che non significa che non vengano assicurate la pace e la speranza, come disse Cristo Nostro Signore: “Io vi dò la pace, non come la dà il mondo”; “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e troverete riposo alle anime vostre”.

Cristo indica l’antitesi costante tra il “mondo” e “Lui”, tra la religione dell’auto-assicurazione e la religione dell’assicurazione Divina. Il “Metodo Psicologico” domanda: “Qual’è la cosa più gradevole e agevole per il mio Ego?”. Il Cristianesimo domanda: “Qual’è il Sentiero Divino, che non tiene conto di ciò che giova al mio Ego?”. Solo questo apporta la Pace dell’Anima.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Pensieri per la vita di ogni giorno”)