-Non possiamo evitare Dio- Beato Fulton J. Sheen

-Non possiamo evitare Dio-

Dio ci ha dotati di una qual certa affinità nei Suoi confronti, ossia di un nostalgico desiderio di Lui che ci rende scontenti dei furtivi allettamenti della carne, della ricchezza, del potere, finché non obbediamo al nostro innato bisogno di Lui e non ci rifugiamo tra le Sue amorevoli braccia. Ragione e libero arbitrio sono le nostre facoltà: onde il nostro ritorno a Dio è frutto di libera scelta…
Il Divino invasore non può restar fuori dalla nostra vita, dato che il Suo amore determina ogni gioia e ogni dolore. Ma, pur impotenti come siamo a vietarGli l’accesso alle nostre anime, abbiamo la possibilità di impedire che Egli vi resti. Dio, che desidera dimorare in noi, può sempre essere espulso…
Dobbiamo preparare l’anima a dare il benvenuto a Dio prima di poter constatare la Sua presenza. L’uomo che ama i beni terreni non riconoscerà Dio se non quando si accorgerà di desiderare la Bontà più di qualsiasi bene del Creato; colui che è stanco della vita non riconoscerà il Divino Risanatore fin quando non desidererà ardentemente di essere guarito.
San Tommaso d’Aquino ci dice che l’opera iniziale di Dio sulle nostre anime può diventare la nostra cooperazione, purché noi lo vogliamo. Per dirla con San Bernardo: “L’opera Divina e la responsabilità umana procedono tenendosi per mano”…
Non possiamo evitare Dio: possiamo tutt’al più accoglierLo con odio invece che con amore. Perché non possiamo tenerLo lontano dalle nostre vite. L’ateo deve nominare Dio ogni volta che cerca di spiegare la sua incredulità. Il persecutore della fede deve pronunciare il nome del Divino Figliuolo ogni volta che vuol dar ragione del suo odio. Tra i negatori di Dio, i meno scalmanati Lo confessano in ogni desiderio insoddisfatto, in ogni aspirazione all’amore, in ogni delusione amorosa. Il povero che desidera avere di più, lo studioso che desidera sapere di più, il libertino che desidera godere di più agitano confusamente le braccia verso di Lui sempre che aspirano alla pienezza infinita dei loro obbiettivi.
Non c’è anima alla cui porta Dio non abbia bussato migliaia di volte..
La Sua Voce può anche identificarsi nella nausea che segue il peccato, nel disprezzo di noi stessi, nello scontento della vita, nella delusione e nella sofferenza..
Se in simili circostanze, piuttosto che lamentarsi, recriminare e ribellarsi, l’anima aprisse la sua porta alla Grazia di Dio, troverebbe la pace e la felicità che preludono al Paradiso. La vera tragedia non sta nella sofferenza dell’anima, ma nel fatto che l’anima ignora la vicinanza della felicità. Colui che respinge Dio può essere paragonato al cercatore d’oro che non trova il filone che il suo successore scoprirà. Ma non già di Dio è la colpa, bensì nostra. Se respingiamo la Grazia di Dio dalle nostre anime, è perché non vogliamo staccarci dal nostro egotismo per affrontare quelle esigenze morali che l’unione con Dio può richiedere..
Ma Dio ci ritiene degni di amore perfino nella nostra ribellione contro di Lui. Egli ci ama non perché siamo in noi stessi meritevoli di essere amati, ma perché in noi ha riposto il Suo Amore. Non attende nemmeno che siamo noi ad amare: è il Suo Amore che ci perfeziona. LasciarLo operare in questo senso, senza opporre resistenza, senza temere la resa incondizionata del nostro egotismo, è l’unico mezzo per conseguire quella pace che il mondo non può né dare né togliere.

(Beato Fulton J. Sheen, da “La felicità del cuore”)

“UN MATRIMONIO INDISSOLUBILE” Io vedo il Suo sangue nella rosa. Joseph Mary Plunkett

UN MATRIMONIO INDISSOLUBILE

C’è un po’ di cielo e arriva dal passato: è una storia d’amore finita con un matrimonio all’alba del 4 maggio 1916. Lei si chiama Grace Gifford, è un’artista e la fidanzata di un poeta. Hanno deciso di sposarsi presto ma non tutto fila liscio intorno a loro. Poeta e patriota, il fidanzato Joseph Mary Plunkett è tra coloro che nei moti di Pasqua per primi proclamano la Repubblica d’Irlanda. Ha ventotto anni. Viene condannato a morte e decidono di giustiziarlo il 4 maggio 1916. Lei va a comprare le fedi. Prima di consegnarsi al boia, quando il sole non è ancora apparso in cielo, nella cappella della prigione di Kilmainham, Joseph sposa Grace. E Grace sposa Joseph: poche ore dopo è la vedova Plunkett.
Una storia che apre uno squarcio dentro. Color del cielo.
Arriva grazie a una poesia bellissima di Joseph. Parla di amore umano e amore di Dio, li fonde con un vincolo indissolubile. Forte come la morte.

Eccola:

“Io vedo il Suo sangue nella rosa
e nelle stelle la gloria dei Suoi occhi,
il Suo corpo tra le nevi eterne splende,
dai cieli cadono le Sue lacrime.
Scorgo il Suo viso in ogni fiore.
E tuono e canti d’uccelli son la Sua voce.
Dalla Sua forza scolpite
le rocce son parole che Lui scrisse.
Percorsi dai Suoi piedi sono i sentieri,
il forte Suo cuore agita l’irrequieto mare.
La Sua corona di spine è sorella
di ogni spina. Ogni albero è la Sua Croce.”

-I see His blood Upon the Rose- Poesia di Joseph Mary Plunkett (1887 – 1916), poeta irlandese.

http://blog.ilgiornale.it/cottone/2014/05/15/un-matrimonio-indissolubile/

“Una porta segreta attraverso la quale Dio penetra nell’anima” Beato Fulton Sheen

Una porta segreta attraverso la quale Dio penetra nell’anima che fugge da Lui è il tedio, la stanchezza, il senso di sazietà, la solitudine, la malinconia, la disperazione. Non c’è libidine, non c’è passione, non c’è esigenza fisica che non sia “finita”, carnale: onde gli appetiti della carne, quando sono appagati, non riescono a soddisfarci. Invano ci sforziamo di trovare soddisfazione nei beni temporali e carnali. Perché, come il pesce ha bisogno dell’acqua, l’occhio della luce, l’uccello dell’aria e l’erba della terra, così l’anima ha bisogno di un Dio Infinito. Essa ha fatto i conti senza Dio, unico fine della nostra vita: avverte un profondo senso di vuoto, l’insoddisfazione di ciò che possiede, un acuto desiderio di ciò che non possiede. Questo senso di tedio e d’inquietudine è la presenza negativa di Dio nell’anima, allo stesso modo che una malattia è la presenza negativa della salute nel corpo, e la fame è la presenza negativa di cibo nello stomaco. Una mancanza indica sempre l’esistenza di qualche cosa che potrebbe colmarla. Dalla porta segreta di questo nostro vuoto spirituale Dio entra in noi. Se sulle prime non Lo accettiamo, Egli acuisce la nostra solitudine e insoddisfazione, finché non Lo accogliamo come l’Eterno Ospite della nostra anima.

(Beato Fulton J. Sheen, da “La felicità del cuore”)