Dio rivela la visione dell’inferno a Santa Ildegarda di Bingen: “Nella Geenna c’è ogni genere di pena, perché essa è il regno degli spiriti malvagi, che infondono ogni vizio negli uomini che sono consenzienti” “Le cose che vedi sono vere, e sono così come le vedi, e sono moltissime. Infatti, nelle tenebre che hai visto c’è pianto e stridore di denti”

 

Visione dell’inferno di Sant’Ildegarda di Bingen

 

Riguardo all’inferno, nel suo secondo testo di visioni, “Liber vitae meritorum”, la badessa benedettina scrive:

 

“In quel momento vidi l’uomo e mi sembrò che si muovesse insieme alle quattro regioni della terra. Ed ecco che vicino alla sua coscia sinistra apparve un unicorno. Mentre era intento a leccargli le ginocchia, disse: “Ciò  che è stato fatto sarà distrutto, e ciò che non è stato fatto sarà realizzato. Verranno esaminati i peccati dell’uomo e la bontà delle sue giuste opere sarà portata a perfezione ed egli accederà all’altra vita”. Io mi chiedevo se si manifestassero delle immagini di vizi, che avevo visto prima o qualcos’altro di simile; ma non mi è stato mostrato  nulla di questo genere. Fu allora che sentii una voce dal cielo che mi diceva: Dio Onnipotente, il cui potere si estende su tutte le creature, mostrerà la sua potenza alla fine del mondo, quando trasformerà il mondo in qualcosa di meraviglioso. Infatti, l’uomo che vedi ruotare insieme alle quattro regioni del mondo indica Dio il quale, alla fine del mondo, mostrando la sua potenza insieme alle virtù celesti, percuoterà i confini della terra. È così che ogni anima potrà prepararsi al giudizio.

Allora anche l’uomo che è beato, purificato negli elementi, verrà assorbito nel cerchio dorato della ruota, brucerà nella carne e nello spirito ed ogni segreto nascosto sarà reso manifesto. Così gli uomini saranno vicini a Dio ed Egli darà loro una gioia perfetta. […] Gli uomini non saranno più afflitti dal dolore che nasce dal sapore del peccato, dalla brama di possesso e dal timore di perdere ciò che si possiede, e non saranno turbati da ogni altro possesso temporale, ma saranno al sicuro da ogni male: queste furono le cose che scomparvero per prime, poiché furono nel mondo temporale e nei tormenti del tempo. Chi desidera la vita, nel suo desiderio deve prestare attenzione a queste parole, e deve nasconderle nel luogo più segreto del suo cuore.

Vidi tenebre con diversi supplizi, diffuse come se fossero una nebbia senza limiti. In esse però non vedevo tormenti di fuoco o di vermi o altre atroci sofferenze. C’erano solo alcune anime, che erano prive del segno del battesimo, senza il peso di altri peccati ma con la condanna di Adamo; tra queste, nelle medesime tenebre, alcune erano avvolte da un certo fumo, altre no. Queste anime non soffrivano gravi tormenti, ma sopportavano le tenebre dell’infedeltà: perché durante la vita terrena, erano state prive del battesimo, e non avevano altri peccati da scontare; il fumo spettava a quelle che erano afflitte da peccati lievi o pesanti, ma non avevano il segno della fede cristiana, non erano avvolte dal fumo di quelle tenebre, ma erano avvolti dalle tenebre dell’incredulità. Ne vedevo altre, di tenebre, vicine a quelle di prima: scurissime, orribili e infinite. Bruciavano tutte nella loro oscurità, ma non c’era traccia di fiamma. E questa era la Geenna che ha in sé ogni genere di tormenti, di miserie, di fetori ed di pene. Ma non potevo vedere niente di quello che c’era dentro le tenebre, perché le vedevo dall’esterno e non dall’interno. Di fatto, non potevo vedere nemmeno la stessa Geenna. Sentivo però le urla delle anime che si lamentavano, fortissime e indistinte, e le grida delle anime che piangevano, e i rumori delle pene: sembrava di sentire il suono del mare quando inonda le terre o quello dei fiumi quando sono ingrossati.

 

Nella Geenna c’è ogni genere di pena, perché essa è il regno degli spiriti malvagi, che infondono ogni vizio negli uomini che sono consenzienti. Ci sono tante cose, quante l’anima, gravata dal peso del corpo non può scorgere e capire, perché sono al di sopra delle capacità umane; ma grazie allo Spirito vivente vidi e compresi tutto questo. E di nuovo sentii la voce della luce vivente che mi diceva: “Le cose che vedi sono vere, e sono così come le vedi, e sono moltissime. Infatti, nelle tenebre che hai visto c’è pianto e stridore di denti, ma nel luogo nel quale non vedi le pene dei gravi tormenti, sono tenute le anime di uomini che hanno vissuto prima della vittoria del Figlio di Dio. E tra queste vi sono alcune anime che non sono della sacra fonte, perché non hanno la visione della vera fede: alcune subiscono le pene dello stesso fumo perché hanno gustato alcuni mali secolari, altre per la semplice ignoranza della fede sopportano le tenebre”.

Ci sono altre tenebre, a cui sono vicine le tenebre precedenti, sono entrambe nella perdizione , orrende e che bruciano senza fiamma, poiché mancano l’aria della luce e la fiamma del fuoco brillante. Questa è la Geenna. Sorse con la caduta degli angeli perduti e accolse Satana. Dentro di essa si trovano di tutte le miserie senza consolazione e senza speranza; vi sono le anime perdute e l’inventore antico del peccato. Quanti siano o quanto grandi o quali, l’uomo non può capirlo, perché sono tanti che nessuno se li ricorda e ci saranno per sempre. Coloro che non cercano la Grazia di Dio e non vogliono vedere Dio e non desiderano avere la vita vera, resteranno tra questi. E la morte dell’uomo cosa potrebbe vedere di quelli che di fronte a Dio sono caduti nella dimenticanza, più del fatto che la condanna comporta le pene dell’inferno?

 

Di tutto ciò l’antico serpente gode, perché non desidera e non vuole il bene, essendo l’autore di tutti i mali e i peccati. Infatti, lui per primo vide la lucentezza di Dio, e subito iniziò quel male che non avrebbe né dovuto né potuto essere. Ogni creatura è stata generata; ma il male che ha origine dal serpente,è stato fatto senza l’intervento di Dio. Lucifero era fatto in tutto e per tutto come uno specchio: ma volle essere luce, e non ombra della stessa luce. Allora Dio volle fare il sole, per illuminare tutte le creature contro la luce del demonio; e pose la luna, per illuminare tutte le tenebre contro le sue insidie; e fece le stelle perché offuscassero tutti i vizi. Infatti, Dio è quella pienezza in cui non c’è né può esservi alcun vuoto. Il diavolo è un vaso vuoto: perse la sua luce a causa della superbia e si seppellì nell’inferno, dove resterà senza gloria e senza onore; è lui il predone che denudò il primo uomo e che lo espulse dal paradiso; e fu l’omicida di Abele e uccise gli uomini col primo male, quando si mostrò loro come Dio”. (Liber vitae meritorum, VI, 1-14).

Gesù: «Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 5,26).

Se non ci purifichiamo interiormente, rinnegando noi stessi, attraverso la Grazia, non vedremo Dio qui e neanche dopo la morte.

Allora, nel vecchio testamento, era punito solo l’adulterio; ora, neanche lo sguardo cupido gettato su di una donna resta impunito. Perché ora si riversa su di noi in abbondanza la grazia dello spirito, e perché grande è il dono rappresentato dalla venuta di Cristo! La legge non è più carnale(esteriore) ma spirituale(interiore)!

Dice Gesù: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere e del piatto, affinché anche l’esterno diventi pulito.”

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d’ossa di morti e d’ogni immondizia! Così anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente; ma dentro siete pieni  d’ipocrisia e d’iniquità!”

Scritti tratti dalla “Verginità” di San Giovanni Crisostomo, Dottore della Chiesa

LXXXIII. A noi non viene proposto lo stesso metro di virtù che era stato proposto agli uomini del Vecchio Testamento

1. Ma a parte questo, ripeto ciò che avevo detto al principio: non ci è richiesto lo stesso metro di virtù che veniva richiesto ai patriarchi. Ora infatti non si può essere perfetti se non si vende tutto e se non si rinunzia a tutto – non solo ai beni ed alla casa, ma anche alla propria anima; in quei tempi, invece, non si conoscevano ancora esempi di una moralità così severa. «E allora? – mi si chiede –. Adesso conduciamo una vita più severa di quella del patriarca?». Lo dovremmo e ci è stato ordinato, ma non la conduciamo, e per questo siamo molto inferiori a quel giusto: che a noi vengano richieste prove più difficili, è evidente a tutti. Per questo la Scrittura non esprime la sua ammirazione per Noè in modo assoluto, ma con un’aggiunta limitativa. Dice infatti: «Noè, che era giusto e perfetto nella sua generazione, piaceva a Dio». Non dice semplicemente «perfetto», ma aggiunge «in quel periodo»: molti sono i tipi di perfezione che si determinano a seconda delle differenti epoche, e con il passare del tempo ciò che prima era perfetto diventa imperfetto.

2. Faccio un esempio: allora la perfezione consisteva nel vivere secondo la legge. «Chi mette in pratica le prescrizioni – è detto – vivrà in esse». Cristo però, una volta giunto tra noi, ha mostrato che questa perfezione era in realtà imperfetta. Dice infatti: «Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli». Allora soltanto l’omicidio era ritenuto un misfatto; adesso, l’ira e le offese possono da sole mandare nella Geenna. Allora era punito solo l’adulterio; ora, neanche lo sguardo cupido gettato su di una donna resta impunito. Allora era considerato proveniente dal Maligno solo lo spergiuro; adesso, è considerato tale anche il giuramento. «Ciò che si aggiunge – dice il Signore – proviene dal Maligno». Allora, agli uomini era richiesto solo di riamare chi li amava; adesso, questa cosa così importante ed ammirevole appare così imperfetta, che noi, anche dopo averla realizzata, non possediamo nulla in più dei pubblicani.

LXXXIV. È giusto che per gli stessi atti virtuosi a noi ed agli uomini dell’Antico Testamento non venga accordata la stessa ricompensa

1. Perché mai dunque per gli stessi atti virtuosi non viene accordata a noi ed agli uomini dell’Antico Testamento la stessa ricompensa, e perché noi, se vogliamo ottenere lo stesso trattamento che è riservato loro, dobbiamo dar prova di una virtù più grande? Perché ora si riversa su di noi in abbondanza la grazia dello spirito, e perché grande è il dono rappresentato dalla venuta di Cristo, che da bambini che eravamo ci ha resi uomini perfetti. Quando i nostri figli arrivano all’adolescenza, noi pretendiamo da loro degli atti virtuosi molto più impegnativi: una volta che sono divenuti adulti, non ammiriamo più allo stesso modo gli atti che lodavamo all’epoca della loro prima infanzia, ma ingiungiamo loro di dar prova di altre virtù, d’importanza ben maggiore. Allo stesso modo, Dio ai primi tempi non pretese dei grandi atti virtuosi dalla natura umana, perché era ancora bambina Dopo avere fatto ascoltare agli uomini i profeti e gli apostoli ed aver concesso loro la grazia dello spirito, Egli accrebbe però l’importanza delle azioni virtuose da compiere: era giusto, giacché assegnò anche dei premi maggiori e delle ricompense molto più fulgide A chi realizza queste virtù non sono infatti riservate la terra e le cose della terra, ma il cielo ed i beni che superano ogni capacità di comprensione.

2. Non è dunque assurdo, dopo che si è divenuti uomini, continuare a rimanere piccoli come prima? Allora la natura umana era lacerata nel suo intimo e vittima di una guerra implacabile. Spiegando questa situazione, Paolo così parlò: «Vedo nelle mie membra un’altra legge che combatte contro la legge della mia mente e che mi cattura con la legge del peccato che si trova nelle mie membra». Ma ora le cose non stanno più così. «Ciò che era impossibile alla legge perché era debole a causa della carne, Dio l’ha reso possibile mandando a causa del peccato il proprio figlio rivestito di una carne simile a quella del peccato e condannando il peccato della carne». Ringraziando Dio di questo, Paolo disse: «O me misero, chi mi libererà da questo corpo di morte? Rendo grazie a Dio tramite Gesù Cristo».

3. La punizione che ci tocca è quindi giusta: pur essendo liberi, non vogliamo correre come le persone legate; ma neanche se corressimo come loro potremmo sfuggire alla punizione. Chi infatti gode di una pace più sicura deve innalzare dei trofei molto più grandi e splendenti di quelli che può innalzare chi è tanto oppresso dalla guerra. Se ci volgiamo verso le ricchezze, il lusso, le donne e la cura degli affari, quando mai potremo diventare uomini, quando mai potremo vivere secondo lo spirito, quando mai potremo pensare alle cose del Signore? Forse quando ce ne andremo via di qui? Allora però non sarà più il momento delle fatiche e delle gare, ma delle corone e dei castighi. Allora anche la vergine se non avrà l’olio nella sua lampada, non potrà farselo dare dalle altre vergini, e dovrà rimanere fuori; e chi si presenterà con indosso un vestito sudicio, non potrà uscire per cambiarlo, ma sarà gettato nel fuoco della Geenna: anche se invocherà Abramo, non otterrà nulla. Quando il giorno del giudizio è giunto, quando la tribuna è pronta, quando il giudice è già seduto, quando il fiume di fiamme già scorre ed ha luogo l’esame delle nostre azioni, non ci è più consentito di deporre i nostri peccati, ma siamo, volenti o nolenti, trascinati al castigo che essi meritano. Nessuno potrà più intercedere per noi, neanche chi possiede la stessa sicurezza di quei grandi e straordinari uomini di allora, neanche un Noè, un Giobbe o un Daniele, neanche chi prega per i propri figli e le proprie figlie: sarà tutto inutile.

4. I peccatori dovranno essere puniti in eterno, così come i virtuosi dovranno essere onorati in eterno. Che non ci sarà fine né per i premi né per i castighi l’ha mostrato Cristo, là dove ha detto che sia la vita che la punizione saranno eterne. Quando accoglierà quelli alla sua destra e condannerà quelli alla sua sinistra, Egli aggiungerà: «Questi ultimi andranno al castigo eterno, mentre i giusti andranno alla vita eterna». Dobbiamo quindi sforzarci mentre siamo ancora qui: chi ha la moglie si comporti come se non l’avesse , e chi non l’ha veramente pratichi assieme alla verginità tutte le altre virtù; solo così non avremo modo di lamentarci inutilmente dopo la nostra dipartita da qui.