Papa Benedetto XVI: “La vita di preghiera consiste nell’essere stabilmente alla presenza di Cristo, averne coscienza, avere un rapporto con Dio come si vivono i rapporti abituali della nostra vita, quelli con i familiari più cari, con i veri amici; anzi quella con il Signore è la relazione che dona luce a tutte le altre nostre relazioni” “Pregare significa elevarsi all’altezza di Dio, mediante una necessaria graduale trasformazione del nostro essere.” “liturgia: essa è l’atto nel quale crediamo che Dio entra nella nostra realtà e noi lo possiamo incontrare, lo possiamo toccare.È l’atto nel quale entriamo in contatto con Dio: Egli viene a noi, e noi siamo illuminati da Lui”

 

Papa Benedetto XVI Preghiera e Liturgia:

“La vita di preghiera consiste nell’essere stabilmente alla presenza di Cristo, averne coscienza, avere un rapporto con Dio come si vivono i rapporti abituali della nostra vita, quelli con i familiari più cari, con i veri amici; anzi quella con il Signore è la relazione che dona luce a tutte le altre nostre relazioni”. “Per questo la preghiera cristiana consiste nel guardare costantemente e in maniera sempre nuova a Cristo, parlare con Lui, stare in silenzio con Lui, ascoltarlo, agire e soffrire con Lui. Il cristiano riscopre la sua vera identità in Cristo, «primogenito di ogni creatura», nel quale sussistono tutte le cose (cfr Col 1,15ss). Nell’identificarmi con Lui, nell’essere una cosa sola con Lui, riscopro la mia identità personale, quella di vero figlio che guarda a Dio come a un Padre pieno di amore.” “Pregare significa elevarsi all’altezza di Dio, mediante una necessaria graduale trasformazione del nostro essere.”

Cari amici, la Chiesa si rende visibile in molti modi: nell’azione caritativa, nei progetti di missione, nell’apostolato personale che ogni cristiano deve realizzare nel proprio ambiente. Però il luogo in cui la si sperimenta pienamente come Chiesa è nella liturgia: essa è l’atto nel quale crediamo che Dio entra nella nostra realtà e noi lo possiamo incontrare, lo possiamo toccare. È l’atto nel quale entriamo in contatto con Dio: Egli viene a noi, e noi siamo illuminati da Lui” “E dove si rende attuale per noi, per me oggi il Mistero della Morte e Risurrezione di Cristo, che porta la salvezza? La risposta è: nell’azione di Cristo attraverso la Chiesa, nella liturgia, in particolare nel Sacramento dell’Eucaristia, che rende presente l’offerta sacrificale del Figlio di Dio, che ci ha redenti; nel Sacramento della Riconciliazione, in cui si passa dalla morte del peccato alla vita nuova; e negli altri atti sacramentali che ci santificano” “l’Incarnazione ci dice che non siamo mai soli, Dio è entrato nella nostra umanità e ci accompagna.”

 

BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro Mercoledì, 3 ottobre 2012

 

Cari fratelli e sorelle,

nella scorsa catechesi ho iniziato a parlare di una delle fonti privilegiate della preghiera cristiana: la sacra liturgia, che – come afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica – è «partecipazione alla preghiera di Cristo, rivolta al Padre nello Spirito Santo. Nella liturgia ogni preghiera cristiana trova la sua sorgente e il suo termine» (n. 1073). Oggi vorrei che ci chiedessimo: nella mia vita, riservo uno spazio sufficiente alla preghiera e, soprattutto, che posto ha nel mio rapporto con Dio la preghiera liturgica, specie la Santa Messa, come partecipazione alla preghiera comune del Corpo di Cristo che è la Chiesa?

Nel rispondere a questa domanda dobbiamo ricordare anzitutto che la preghiera è la relazione vivente dei figli di Dio con il loro Padre infinitamente buono, con il Figlio suo Gesù Cristo e con lo Spirito Santo (cfr ibid., 2565). Quindi la vita di preghiera consiste nell’essere abitualmente alla presenza di Dio e averne coscienza, nel vivere in relazione con Dio come si vivono i rapporti abituali della nostra vita, quelli con i familiari più cari, con i veri amici; anzi quella con il Signore è la relazione che dona luce a tutte le altre nostre relazioni. Questa comunione di vita con Dio, Uno e Trino, è possibile perché per mezzo del Battesimo siamo stati inseriti in Cristo, abbiamo iniziato ad essere una sola cosa con Lui (cfr Rm 6,5).

In effetti, solo in Cristo possiamo dialogare con Dio Padre come figli, altrimenti non è possibile, ma in comunione col Figlio possiamo anche dire noi come ha detto Lui: «Abbà». In comunione con Cristo possiamo conoscere Dio come Padre vero (cfr Mt 11,27). Per questo la preghiera cristiana consiste nel guardare costantemente e in maniera sempre nuova a Cristo, parlare con Lui, stare in silenzio con Lui, ascoltarlo, agire e soffrire con Lui. Il cristiano riscopre la sua vera identità in Cristo, «primogenito di ogni creatura», nel quale sussistono tutte le cose (cfr Col 1,15ss). Nell’identificarmi con Lui, nell’essere una cosa sola con Lui, riscopro la mia identità personale, quella di vero figlio che guarda a Dio come a un Padre pieno di amore.

Ma non dimentichiamo: Cristo lo scopriamo, lo conosciamo come Persona vivente, nella Chiesa. Essa è il «suo Corpo». Tale corporeità può essere compresa a partire dalle parole bibliche sull’uomo e sulla donna: i due saranno una carne sola (cfr Gn 2,24; Ef 5,30ss.; 1 Cor 6,16s). Il legame inscindibile tra Cristo e la Chiesa, attraverso la forza unificante dell’amore, non annulla il «tu» e l’«io», bensì li innalza alla loro unità più profonda. Trovare la propria identità in Cristo significa giungere a una comunione con Lui, che non mi annulla, ma mi eleva alla dignità più alta, quella di figlio di Dio in Cristo: «la storia d’amore tra Dio e l’uomo consiste appunto nel fatto che questa comunione di volontà cresce in comunione di pensiero e di sentimento e, così, il nostro volere e la volontà di Dio coincidono sempre di più» (Enc. Deus caritas est, 17). Pregare significa elevarsi all’altezza di Dio, mediante una necessaria graduale trasformazione del nostro essere.

Così, partecipando alla liturgia, facciamo nostra la lingua della madre Chiesa, apprendiamo a parlare in essa e per essa. Naturalmente, come ho già detto, questo avviene in modo graduale, poco a poco. Devo immergermi progressivamente nelle parole della Chiesa, con la mia preghiera, con la mia vita, con la mia sofferenza, con la mia gioia, con il mio pensiero. E’ un cammino che ci trasforma.

Penso allora che queste riflessioni ci permettano di rispondere alla domanda che ci siamo fatti all’inizio: come imparo a pregare, come cresco nella mia preghiera? Guardando al modello che ci ha insegnato Gesù, il Padre nostro, noi vediamo che la prima parola è «Padre» e la seconda è «nostro». La risposta, quindi, è chiara: apprendo a pregare, alimento la mia preghiera, rivolgendomi a Dio come Padre e pregando-con-altri, pregando con la Chiesa, accettando il dono delle sue parole, che mi diventano poco a poco familiari e ricche di senso. Il dialogo che Dio stabilisce con ciascuno di noi, e noi con Lui, nella preghiera include sempre un «con»; non si può pregare Dio in modo individualista. Nella preghiera liturgica, soprattutto l’Eucaristia, e – formati dalla liturgia – in ogni preghiera, non parliamo solo come singole persone, bensì entriamo nel «noi» della Chiesa che prega. E dobbiamo trasformare il nostro «io» entrando in questo «noi».

Vorrei richiamare un altro aspetto importante. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica leggiamo: «Nella liturgia della Nuova Alleanza, ogni azione liturgica, specialmente la celebrazione dell’Eucaristia e dei sacramenti, è un incontro tra Cristo e la Chiesa» (n. 1097); quindi è il «Cristo totale», tutta la Comunità, il Corpo di Cristo unito al suo Capo che celebra. La liturgia allora non è una specie di «auto-manifestazione» di una comunità, ma è invece l’uscire dal semplice «essere-se-stessi», essere chiusi in se stessi, e l’accedere al grande banchetto, l’entrare nella grande comunità vivente, nella quale Dio stesso ci nutre. La liturgia implica universalità e questo carattere universale deve entrare sempre di nuovo nella consapevolezza di tutti. La liturgia cristiana è il culto del tempio universale che è Cristo Risorto, le cui braccia sono distese sulla croce per attirare tutti nell’abbraccio dell’amore eterno di Dio. E’ il culto del cielo aperto. Non è mai solamente l’evento di una comunità singola, con una sua collocazione nel tempo e nello spazio. E’ importante che ogni cristiano si senta e sia realmente inserito in questo «noi» universale, che fornisce il fondamento e il rifugio all’«io», nel Corpo di Cristo che è la Chiesa.

In questo dobbiamo tenere presente e accettare la logica dell’incarnazione di Dio: Egli si è fatto vicino, presente, entrando nella storia e nella natura umana, facendosi uno di noi. E questa presenza continua nella Chiesa, suo Corpo. La liturgia allora non è il ricordo di eventi passati, ma è la presenza viva del Mistero Pasquale di Cristo che trascende e unisce i tempi e gli spazi. Se nella celebrazione non emerge la centralità di Cristo non avremo liturgia cristiana, totalmente dipendente dal Signore e sostenuta dalla sua presenza creatrice. Dio agisce per mezzo di Cristo e noi non possiamo agire che per mezzo suo e in Lui. Ogni giorno deve crescere in noi la convinzione che la liturgia non è un nostro, un mio «fare», ma è azione di Dio in noi e con noi.

Quindi, non è il singolo – sacerdote o fedele – o il gruppo che celebra la liturgia, ma essa è primariamente azione di Dio attraverso la Chiesa, che ha la sua storia, la sua ricca tradizione e la sua creatività. Questa universalità ed apertura fondamentale, che è propria di tutta la liturgia, è una delle ragioni per cui essa non può essere ideata o modificata dalla singola comunità o dagli esperti, ma deve essere fedele alle forme della Chiesa universale.

Anche nella liturgia della più piccola comunità è sempre presente la Chiesa intera. Per questo non esistono «stranieri» nella comunità liturgica. In ogni celebrazione liturgica partecipa assieme tutta la Chiesa, cielo e terra, Dio e gli uomini. La liturgia cristiana, anche se si celebra in un luogo e uno spazio concreto ed esprime il «sì» di una determinata comunità, è per sua natura cattolica, proviene dal tutto e conduce al tutto, in unità con il Papa, con i Vescovi, con i credenti di tutte le epoche e di tutti i luoghi. Quanto più una celebrazione è animata da questa coscienza, tanto più fruttuosamente in essa si realizza il senso autentico della liturgia.

Cari amici, la Chiesa si rende visibile in molti modi: nell’azione caritativa, nei progetti di missione, nell’apostolato personale che ogni cristiano deve realizzare nel proprio ambiente. Però il luogo in cui la si sperimenta pienamente come Chiesa è nella liturgia: essa è l’atto nel quale crediamo che Dio entra nella nostra realtà e noi lo possiamo incontrare, lo possiamo toccare. È l’atto nel quale entriamo in contatto con Dio: Egli viene a noi, e noi siamo illuminati da Lui. Per questo, quando nelle riflessioni sulla liturgia noi centriamo la nostra attenzione soltanto su come renderla attraente, interessante bella, rischiamo di dimenticare l’essenziale: la liturgia si celebra per Dio e non per noi stessi; è opera sua; è Lui il soggetto; e noi dobbiamo aprirci a Lui e lasciarci guidare da Lui e dal suo Corpo che è la Chiesa.

Chiediamo al Signore di imparare ogni giorno a vivere la sacra liturgia, specialmente la Celebrazione eucaristica, pregando nel «noi» della Chiesa, che dirige il suo sguardo non a se stessa, ma a Dio, e sentendoci parte della Chiesa vivente di tutti i luoghi e di tutti i tempi. Grazie.

 

 

BENEDETTO XVI

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro Mercoledì, 26 settembre 2012

[Video]

 

La Liturgia, scuola di preghiera: il Signore stesso ci insegna a pregare

Cari fratelli e sorelle,

in questi mesi abbiamo compiuto un cammino alla luce della Parola di Dio, per imparare a pregare in modo sempre più autentico guardando ad alcune grandi figure dell’Antico Testamento, ai Salmi, alle Lettere di san Paolo e all’Apocalisse, ma soprattutto guardando all’esperienza unica e fondamentale di Gesù, nel suo rapporto con il Padre celeste. In realtà, solo in Cristo l’uomo è reso capace di unirsi a Dio con la profondità e la intimità di un figlio nei confronti di un padre che lo ama, solo in Lui noi possiamo rivolgerci in tutta verità a Dio chiamandolo con affetto “Abbà! Padre!”. Come gli Apostoli, anche noi abbiamo ripetuto in queste settimane e ripetiamo a Gesù oggi: «Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11,1).

Inoltre, per apprendere a vivere ancora più intensamente la relazione personale con Dio abbiamo imparato a invocare lo Spirito Santo, primo dono del Risorto ai credenti, perché è Lui che «viene in aiuto alla nostra debolezza: da noi non sappiamo come pregare in modo conveniente» (Rm 8,26), dice san Paolo, e noi sappiamo come abbia ragione.

A questo punto, dopo una lunga serie di catechesi sulla preghiera nella Scrittura, possiamo domandarci: come posso io lasciarmi formare dallo Spirito Santo e così divenire capace di entrare nell’atmosfera di Dio, di pregare con Dio? Qual è questa scuola nella quale Egli mi insegna a pregare, viene in aiuto alla mia fatica di rivolgermi in modo giusto a Dio? La prima scuola per la preghiera – lo abbiamo visto in queste settimane – è la Parola di Dio, la Sacra Scrittura. La Sacra Scrittura è un permanente dialogo tra Dio e l’uomo, un dialogo progressivo nel quale Dio si mostra sempre più vicino, nel quale possiamo conoscere sempre meglio il suo volto, la sua voce, il suo essere; e l’uomo impara ad accettare di conoscere Dio, a parlare con Dio. Quindi, in queste settimane, leggendo la Sacra Scrittura, abbiamo cercato, dalla Scrittura, da questo dialogo permanente, di imparare come possiamo entrare in contatto con Dio.

C’è ancora un altro prezioso «spazio», un’altra preziosa «fonte» per crescere nella preghiera, una sorgente di acqua viva in strettissima relazione con la precedente. Mi riferisco alla liturgia, che è un ambito privilegiato nel quale Dio parla a ciascuno di noi, qui ed ora, e attende la nostra risposta.

Che cos’è la liturgia? Se apriamo il Catechismo della Chiesa Cattolica – sussidio sempre prezioso, direi indispensabile – possiamo leggere che originariamente la parola «liturgia» significa «servizio da parte del popolo e in favore del popolo» (n. 1069). Se la teologia cristiana prese questo vocabolo del mondo greco, lo fece ovviamente pensando al nuovo Popolo di Dio nato da Cristo che ha aperto le sue braccia sulla Croce per unire gli uomini nella pace dell’unico Dio. «Servizio in favore del popolo», un popolo che non esiste da sé, ma che si è formato grazie al Mistero Pasquale di Gesù Cristo. Di fatto, il Popolo di Dio non esiste per legami di sangue, di territorio, di nazione, ma nasce sempre dall’opera del Figlio di Dio e dalla comunione con il Padre che Egli ci ottiene.

Il Catechismo indica inoltre che «nella tradizione cristiana (la parola “liturgia”) vuole significare che il Popolo di Dio partecipa all’opera di Dio» (n. 1069), perché il popolo di Dio come tale esiste solo per opera di Dio.

Questo ce lo ha ricordato lo sviluppo stesso del Concilio Vaticano II, che iniziò i suoi lavori, cinquant’anni orsono, con la discussione dello schema sulla sacra liturgia, approvato poi solennemente il 4 dicembre del 1963, il primo testo approvato dal Concilio. Che il documento sulla liturgia fosse il primo risultato dell’assemblea conciliare forse fu ritenuto da alcuni un caso. Tra tanti progetti, il testo sulla sacra liturgia sembrò essere quello meno controverso, e, proprio per questo, capace di costituire come una specie di esercizio per apprendere la metodologia del lavoro conciliare. Ma senza alcun dubbio, ciò che a prima vista può sembrare un caso, si è dimostrata la scelta più giusta, anche a partire dalla gerarchia dei temi e dei compiti più importanti della Chiesa. Iniziando, infatti, con il tema della «liturgia» il Concilio mise in luce in modo molto chiaro il primato di Dio, la sua priorità assoluta. Prima di tutto Dio: proprio questo ci dice la scelta conciliare di partire dalla liturgia. Dove lo sguardo su Dio non è determinante, ogni altra cosa perde il suo orientamento. Il criterio fondamentale per la liturgia è il suo orientamento a Dio, per poter così partecipare alla sua stessa opera.

Però possiamo chiederci: qual è questa opera di Dio alla quale siamo chiamati a partecipare? La risposta che ci offre la Costituzione conciliare sulla sacra liturgia è apparentemente doppia. Al numero 5 ci indica, infatti, che l’opera di Dio sono le sue azioni storiche che ci portano la salvezza, culminate nella Morte e Risurrezione di Gesù Cristo; ma al numero 7 la stessa Costituzione definisce proprio la celebrazione della liturgia come «opera di Cristo». In realtà questi due significati sono inseparabilmente legati. Se ci chiediamo chi salva il mondo e l’uomo, l’unica risposta è: Gesù di Nazaret, Signore e Cristo, crocifisso e risorto. E dove si rende attuale per noi, per me oggi il Mistero della Morte e Risurrezione di Cristo, che porta la salvezza? La risposta è: nell’azione di Cristo attraverso la Chiesa, nella liturgia, in particolare nel Sacramento dell’Eucaristia, che rende presente l’offerta sacrificale del Figlio di Dio, che ci ha redenti; nel Sacramento della Riconciliazione, in cui si passa dalla morte del peccato alla vita nuova; e negli altri atti sacramentali che ci santificano (cfr Presbyterorum ordinis, 5). Così, il Mistero Pasquale della Morte e Risurrezione di Cristo è il centro della teologia liturgica del Concilio.

Facciamo un altro passo in avanti e chiediamoci: in che modo si rende possibile questa attualizzazione del Mistero Pasquale di Cristo? Il beato Papa Giovanni Paolo II, a 25 anni dalla Costituzione Sacrosanctum Concilium, scrisse: «Per attualizzare il suo Mistero Pasquale, Cristo è
sempre presente nella sua Chiesa, soprattutto nelle azioni liturgiche. La liturgia è, di conseguenza, il luogo privilegiato dell’incontro dei cristiani con Dio e con colui che Egli inviò, Gesù Cristo (cfr Gv 17,3)» (Vicesimus quintus annus, n. 7). Sulla stessa linea, leggiamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica così: «Ogni celebrazione sacramentale è un incontro dei figli di Dio con il loro Padre, in Cristo e nello Spirito Santo, e tale incontro si esprime come un dialogo, attraverso azioni e parole» (n. 1153). Pertanto la prima esigenza per una buona celebrazione liturgica è che sia preghiera, colloquio con Dio, anzitutto ascolto e quindi risposta. San Benedetto, nella sua «Regola», parlando della preghiera dei Salmi, indica ai monaci: mens concordet voci, « la mente concordi con la voce». Il Santo insegna che nella preghiera dei Salmi le parole devono precedere la nostra mente. Abitualmente non avviene così, prima dobbiamo pensare e poi quanto abbiamo pensato si converte in parola. Qui invece, nella liturgia, è l’inverso, la parola precede. Dio ci ha dato la parola e la sacra liturgia ci offre le parole; noi dobbiamo entrare all’interno delle parole, nel loro significato, accoglierle in noi, metterci noi in sintonia con queste parole; così diventiamo figli di Dio, simili a Dio. Come ricorda la Sacrosanctum Concilium, per assicurare la piena efficacia della celebrazione «è necessario che i fedeli si accostino alla sacra liturgia con retta disposizione di animo, pongano la propria anima in consonanza con la propria voce e collaborino con la divina grazia per non riceverla invano» (n. 11). Elemento fondamentale, primario, del dialogo con Dio nella liturgia, è la concordanza tra ciò che diciamo con le labbra e ciò che portiamo nel cuore. Entrando nelle parole della grande storia della preghiera noi stessi siamo conformati allo spirito di queste parole e diventiamo capaci di parlare con Dio.

In questa linea, vorrei solo accennare ad uno dei momenti che, durante la stessa liturgia, ci chiama e ci aiuta a trovare tale concordanza, questo conformarci a ciò che ascoltiamo, diciamo e facciamo nella celebrazione della liturgia. Mi riferisco all’invito che formula il Celebrante prima della Preghiera Eucaristica: «Sursum corda», innalziamo i nostri cuori al di fuori del groviglio delle nostre preoccupazioni, dei nostri desideri, delle nostre angustie, della nostra distrazione. Il nostro cuore, l’intimo di noi stessi, deve aprirsi docilmente alla Parola di Dio e raccogliersi nella preghiera della Chiesa, per ricevere il suo orientamento verso Dio dalle parole stesse che ascolta e dice. Lo sguardo del cuore deve dirigersi al Signore, che sta in mezzo a noi: è una disposizione fondamentale.

Quando viviamo la liturgia con questo atteggiamento di fondo, il nostro cuore è come sottratto alla forza di gravità, che lo attrae verso il basso, e si leva interiormente verso l’alto, verso la verità, verso l’amore, verso Dio. Come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica: «La missione di Cristo e dello Spirito Santo che, nella Liturgia sacramentale della Chiesa, annunzia, attualizza e comunica il Mistero della salvezza, prosegue nel cuore che prega. I Padri della vita spirituale talvolta paragonano il cuore a un altare» (n. 2655): altare Dei est cor nostrum.

Cari amici, celebriamo e viviamo bene la liturgia solo se rimaniamo in atteggiamento orante, non se vogliamo “fare qualcosa”, farci vedere o agire, ma se orientiamo il nostro cuore a Dio e stiamo in atteggiamento di preghiera unendoci al Mistero di Cristo e al suo colloquio di Figlio con il Padre. Dio stesso ci insegna a pregare, afferma san Paolo (cfr Rm 8,26). Egli stesso ci ha dato le parole adeguate per dirigerci a Lui, parole che incontriamo nel Salterio, nelle grandi orazioni della sacra liturgia e nella stessa Celebrazione eucaristica. Preghiamo il Signore di essere ogni giorno più consapevoli del fatto che la Liturgia è azione di Dio e dell’uomo; preghiera che sgorga dallo Spirito Santo e da noi, interamente rivolta al Padre, in unione con il Figlio di Dio fatto uomo (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2564). Grazie.


 

 

VISITA PASTORALE A LORETO NEL 50° ANNIVERSARIO DEL VIAGGIO DI GIOVANNI XXIII
(4 OTTOBRE 2012)

SANTA MESSA

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Piazza della Madonna di Loreto
Giovedì, 4 ottobre 2012

Signori Cardinali, Venerati Fratelli nell’episcopato, cari fratelli e sorelle!

Il 4 ottobre del 1962, il Beato Giovanni XXIII venne in pellegrinaggio a questo Santuario per affidare alla Vergine Maria il Concilio Ecumenico Vaticano II, che si sarebbe inaugurato una settimana dopo. In quella occasione, egli, che nutriva una filiale e profonda devozione alla Madonna, si rivolse a lei con queste parole: «Oggi, ancora una volta, ed in nome di tutto l’episcopato, a Voi, dolcissima Madre, che siete salutata Auxilium Episcoporum, chiediamo per Noi, Vescovo di Roma e per tutti i Vescovi dell’universo di ottenerci la grazia di entrare nell’aula conciliare della Basilica di San Pietro come entrarono nel Cenacolo gli Apostoli e i primi discepoli di Gesù: un cuor solo, un palpito solo di amore a Cristo e alle anime, un proposito solo di vivere e di immolarci per la salvezza dei singoli e dei popoli. Così, per la vostra materna intercessione, negli anni e nei secoli futuri, si possa dire che la grazia di Dio ha prevenuto, accompagnato e coronato il ventunesimo Concilio Ecumenico, infondendo nei figli tutti della Santa Chiesa nuovo fervore, slancio di generosità, fermezza di propositi» (AAS 54 [1962], 727).

A distanza di cinquant’anni, dopo essere stato chiamato dalla divina Provvidenza a succedere sulla cattedra di Pietro a quel Papa indimenticabile, anch’io sono venuto qui pellegrino per affidare alla Madre di Dio due importanti iniziative ecclesiali: l’Anno della fede, che avrà inizio tra una settimana, l’11 ottobre, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e l’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, da me convocata nel mese di ottobre sul tema «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana». Cari amici! A voi tutti porgo il mio più cordiale saluto. Ringrazio l’Arcivescovo di Loreto, Mons. Giovanni Tonucci, per le calorose espressioni di benvenuto. Saluto gli altri Vescovi presenti, i Sacerdoti, i Padri Cappuccini, ai quali è affidata la cura pastorale del santuario, e le Religiose. Rivolgo un deferente pensiero al Sindaco, Dott. Paolo Niccoletti, che pure ringrazio per le sue cortesi parole, al Rappresentante del Governo ed alle Autorità civili e militari presenti. E la mia riconoscenza va a tutti coloro che hanno generosamente offerto la loro collaborazione per la realizzazione di questo mio Pellegrinaggio.

Come ricordavo nella Lettera Apostolica di indizione, attraverso l’Anno della fede «intendo invitare i Confratelli Vescovi di tutto l’orbe perché si uniscano al Successore di Pietro, nel tempo di grazia spirituale che il Signore ci offre, per fare memoria del dono prezioso della fede» (Porta fidei, 8). E proprio qui a Loreto abbiamo l’opportunità di metterci alla scuola di Maria, di lei che è stata proclamata «beata» perché «ha creduto» (Lc 1,45). Questo Santuario, costruito attorno alla sua casa terrena, custodisce la memoria del momento in cui l’Angelo del Signore venne da Maria con il grande annuncio dell’Incarnazione, ed ella diede la sua risposta. Questa umile abitazione è una testimonianza concreta e tangibile dell’avvenimento più grande della nostra storia: l’Incarnazione; il Verbo si è fatto carne, e Maria, la serva del Signore, è il canale privilegiato attraverso il quale Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi (cfr Gv 1,14). Maria ha offerto la propria carne, ha messo tutta se stessa a disposizione della volontà di Dio, diventando «luogo» della sua presenza, «luogo» in cui dimora il Figlio di Dio. Qui possiamo richiamare le parole del Salmo con le quali, secondo la Lettera agli Ebrei, Cristo ha iniziato la sua vita terrena dicendo al Padre: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato…Allora ho detto: “Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà”» (10,5.7). Maria dice parole simili di fronte all’Angelo che le rivela il piano di Dio su di lei: «Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). La volontà di Maria coincide con la volontà del Figlio nell’unico progetto di amore del Padre e in lei si uniscono cielo e terra, Dio creatore e la sua creatura. Dio diventa uomo, Maria si fa «casa vivente» del Signore, tempio dove abita l’Altissimo. Il Beato Giovanni XXIII cinquant’anni fa, qui a Loreto, invitava a contemplare questo mistero, a «riflettere su quel congiungimento del cielo con la terra, che è lo scopo dell’Incarnazione e della Redenzione», e continuava affermando che lo stesso Concilio aveva come scopo di estendere sempre più il raggio benefico dell’Incarnazione e Redenzione di Cristo in tutte le forme della vita sociale (cfr AAS 54 [1962], 724). E’ un invito che risuona oggi con particolare forza. Nella crisi attuale che interessa non solo l’economia, ma vari settori della società, l’Incarnazione del Figlio di Dio ci dice quanto l’uomo sia importante per Dio e Dio per l’uomo. Senza Dio l’uomo finisce per far prevalere il proprio egoismo sulla solidarietà e sull’amore, le cose materiali sui valori, l’avere sull’essere. Bisogna ritornare a Dio perché l’uomo ritorni ad essere uomo. Con Dio anche nei momenti difficili, di crisi, non viene meno l’orizzonte della speranza: l’Incarnazione ci dice che non siamo mai soli, Dio è entrato nella nostra umanità e ci accompagna.

Ma il dimorare del Figlio di Dio nella «casa vivente», nel tempio, che è Maria, ci porta ad un altro pensiero: dove abita Dio, dobbiamo riconoscere che tutti siamo «a casa»; dove abita Cristo, i suoi fratelli e le sue sorelle non sono più stranieri. Maria, che è madre di Cristo è anche nostra madre, ci apre la porta della sua Casa, ci guida ad entrare nella volontà del suo Figlio. È la fede, allora, che ci dà una casa in questo mondo, che ci riunisce in un’unica famiglia e che ci rende tutti fratelli e sorelle. Contemplando Maria, dobbiamo domandarci se anche noi vogliamo essere aperti al Signore, se vogliamo offrire la nostra vita perché sia una dimora per Lui; oppure se abbiamo paura che la presenza del Signore possa essere un limite alla nostra libertà, e se vogliamo riservarci una parte della nostra vita, in modo che possa appartenere solo a noi. Ma è proprio Dio che libera la nostra libertà, la libera dalla chiusura in se stessa, dalla sete di potere, di possesso, di dominio, e la rende capace di aprirsi alla dimensione che la realizza in senso pieno: quella del dono di sé, dell’amore, che si fa servizio e condivisione.

La fede ci fa abitare, dimorare, ma ci fa anche camminare nella via della vita. Anche a questo proposito, la Santa Casa di Loreto conserva un insegnamento importante. Come sappiamo, essa fu collocata sopra una strada. La cosa potrebbe apparire piuttosto strana: dal nostro punto di vista, infatti, la casa e la strada sembrano escludersi. In realtà, proprio in questo particolare aspetto, è custodito un messaggio singolare di questa Casa. Essa non è una casa privata, non appartiene a una persona o a una famiglia, ma è un’abitazione aperta a tutti, che sta, per così dire, sulla strada di tutti noi. Allora, qui a Loreto, troviamo una casa che ci fa rimanere, abitare, e che nello stesso tempo ci fa camminare, ci ricorda che siamo tutti pellegrini, che dobbiamo essere sempre in cammino verso un’altra abitazione, verso la casa definitiva, verso la Città eterna, la dimora di Dio con l’umanità redenta (cfr Ap 21,3).

C’è ancora un punto importante del racconto evangelico dell’Annunciazione che vorrei sottolineare, un aspetto che non finisce mai di stupirci: Dio domanda il «sì» dell’uomo, ha creato un interlocutore libero, chiede che la sua creatura Gli risponda con piena libertà. San Bernardo di Chiaravalle, in uno dei suoi Sermoni più celebri, quasi «rappresenta» l’attesa da parte di Dio e dell’umanità del «sì» di Maria, rivolgendosi a lei con una supplica: «L’angelo attende la tua risposta, perché è ormai tempo di ritornare a colui che lo ha inviato… O Signora, da’ quella risposta, che la terra, che gli inferi, anzi, che i cieli attendono. Come il Re e Signore di tutti desiderava vedere la tua bellezza, così egli desidera ardentemente la tua risposta affermativa… Alzati, corri, apri! Alzati con la fede, affrettati con la tua offerta, apri con la tua adesione!» (In laudibus Virginis Matris, Hom. IV, 8: Opera omnia, Edit. Cisterc. 4, 1966, p. 53s). Dio chiede la libera adesione di Maria per diventare uomo. Certo, il «sì» della Vergine è frutto della Grazia divina. Ma la grazia non elimina la libertà, al contrario, la crea e la sostiene. La fede non toglie nulla alla creatura umana, ma ne permette la piena e definitiva realizzazione.

Cari fratelli e sorelle, in questo pellegrinaggio che ripercorre quello del Beato Giovanni XXIII – e che avviene, provvidenzialmente, nel giorno in cui si fa memoria di san Francesco di Assisi, vero «Vangelo vivente» – vorrei affidare alla Santissima Madre di Dio tutte le difficoltà che vive il nostro mondo alla ricerca di serenità e di pace, i problemi di tante famiglie che guardano al futuro con preoccupazione, i desideri dei giovani che si aprono alla vita, le sofferenze di chi attende gesti e scelte di solidarietà e di amore. Vorrei affidare alla Madre di Dio anche questo speciale tempo di grazia per la Chiesa, che si apre davanti a noi. Tu, Madre del «sì», che hai ascoltato Gesù, parlaci di Lui, raccontaci il tuo cammino per seguirlo sulla via della fede, aiutaci ad annunciarlo perché ogni uomo possa accoglierlo e diventare dimora di Dio. Amen!

Messaggi di Gesù rivelati a Benedetta: “La preghiera ti mette in contatto con il tuo Dio, ti apre il cuore a ricevere la sua grazia” “Che il Regno di Dio venga nel vostro cuore e in tutti i cuori. Altro non serve.” “Nel centro del vostro cuore abita la vostra volontà e in quello stesso centro abito Io, con il Padre e lo Spirito Santo” “La croce è sofferenza, è prova, privazione, è tutto ciò che è contrario ai tuoi desideri.”

 

Messaggi divini rivelati a Benedetta

 

Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno

 

Anima mia, che tu lo sappia o no, la tua fede viene messa continuamente alla prova. Spesso infatti non ti accorgi della tua incredulità. Ti è capitato di chiedermi una grazia e di rimanere delusa perché non ti è stata concessa? Sì, è successo molte volte e tu, come una bimba capricciosa, mi hai fatto il broncio. Nel segreto del tuo cuore hai messo in dubbio l’efficacia della tua preghiera, perché le ipotesi che si sono affacciate alla tua mente per il mancato risultato ottenuto erano due: o la mia scarsa Bontà, oppure la tua indegnità. E se Io ti dicessi che nessuna delle due ipotesi era vera?

 

Vediamo se credi alla Parola. Sta scritto: .…” il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.” (Matteo 6,8)

Ora, se voi sapete dare ai vostri figli quello di cui hanno bisogno, tanto più il Padre vostro Celeste darà a voi, figli suoi, tutto quello di cui avete bisogno. Dio non fa differenze, piuttosto siete voi che fate la differenza e le differenze. Mi spiego meglio: fate la differenza, perché, a causa di quello che ti ho detto, potresti pensare che la preghiera non è necessaria. Potresti pensare che Dio fa quello che vuole e non ti ascolta; potresti pensare che comunque Lui concede quello che vuole e la tua preghiera non serve a nessuno.

E se fosse così perché Io ho detto di pregare senza stancarsi? Perchè Io ho pregato ed ho insegnato a pregare? Perché la Madre mia e vostra continua a chiedere la preghiera nelle sue Apparizioni? Perché la Santa Chiesa insegna a pregare?

 

La preghiera ti mette in contatto con il tuo Dio, ti apre il cuore a ricevere la sua grazia, ti unisce alla Fonte di ogni bene, ti rende canale di grazia per i fratelli, ti ottiene quello di cui hai bisogno veramente, anche quando non porta esaudimento alla tua richiesta specifica. Dio sa quello di cui hai bisogno prima ancora che lo chiedi e ti dona molto di più, ma più preghi e più ricevi, perché la sua grazia è infinita e tu devi accostarti alla sua Mano per riceverla: ecco, la preghiera ti unisce al Bene che Dio E’. Dio dona Se stesso sempre e in Lui tu ricevi tutto quello che ti necessita, anzi, molto di più, perché Lui è immensamente Generoso.

 

Tu fai le differenze, perché hai in te la Sorgente della Vita e della Grazia, ma puoi anche decidere di non attingere ad Essa e soffrire la sete. Dio è Mistero e anche tu, anima mia, sei mistero a te stessa. Tu non ti conosci e non sai valutare i tuoi bisogni, ma Dio che ti ha creata ti conosce perfettamente e non ti fa mancare nulla. Lo stesso vale per i tuoi fratelli, ai quali sei unita, e la tua preghiera è utile anche a loro, così come la loro preghiera è utile per te.

 

Se credi alla Parola di Dio, non sarai mai delusa di quanto Egli vuole o permette che accada nella tua vita, perché credi che ti ama ed ha cura di te. Anzi, dovresti essere certa, nella fede, che Lui ti nega sul momento quanto hai chiesto, per donarti molto di più, secondo la sua Sapienza, che è molto più grande della tua intelligenza. Credere in Dio significa chinare umilmente il capo davanti a Lui e gioire per il suo Amore infinito che a tutti provvede. Se non ottieni subito la grazia che hai chiesto, ricorda che potresti riceverla in un momento successivo, in un’occasione più favorevole, perché Dio non dimentica i tuoi desideri. Oppure può anche accadere, e accade spesso, che tu abbia chiesto troppo poco e il Padre tuo abbia deciso di darti molto di più. Se tuo figlio avesse fame e ti chiedesse un boccone di cibo, tu gli daresti solo quello che ha chiesto o, piuttosto, lo chiameresti a una tavola imbandita di ogni leccornia?

In questa ipotesi, ti farebbe piacere vedere il figlio deluso perché non ha ricevuto esattamente quanto aveva chiesto?

 

Anima mia bella, chiedi al tuo Dio quello che desideri e, se Lui lo riterrà un bene, porterà a compimento la tua volontà, ma, se non lo farà, sottomettiti umilmente e gioiosamente alla sua Volontà, credendo che è il massimo bene per te e per i tuoi fratelli.

 

Anima cara, non lasciarti ingannare dalle apparenze, ma abbi fede nel tuo Dio.

 

Ti amo e ti benedico

                                                                                              Gesù Maestro.

 

 

Sacrificio di lode

 

 

Amico mio, mio amato, ascolta: a tutti Io dissi: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. (Luca 9,23)

 

Quante volte ci sono stati interrogativi nel tuo cuore su queste mie Parole!

 

Perché i miei Pastori non sanno sbriciolare la Parola, affinchè tutte le anime riescano a nutrirsene e ad assimilarla? Prega per i miei sacerdoti, perché siano fedeli al loro mandato.

 

Anche oggi Io vengo a te per istruirti: ascoltami.

“Venire dietro a Me” significa dare a Me il primo posto nella tua vita, preferire Me a te stesso, permettere che Io ti stia davanti, per prepararti il cammino, giorno dopo giorno, istante dopo istante. Significa fidarsi di Me e permettere che Io ti provveda in tutto, secondo la mia Volontà; significa, quindi, accogliere la mia Volontà, riconoscendola buona e giusta.

 

Fai attenzione: poi dico “rinnegare se stesso” e con questo voglio mettere l’accento sulla dipendenza che il discepolo deve avere da Me, rinnegando la propria volontà, le proprie preferenze, i propri desideri e i propri progetti, perché Io porti a compimento i Miei Progetti, secondo la mia Volontà.

 

Fino a qui sembra non ci siano difficoltà, ma subito Io continuo “prenda la sua croce ogni giorno”, il che significa non rifiutarla, bensì accoglierla. L’accoglienza che si chiede è con rendimento di grazie al Signore, che la porge come dono di eternità, infatti è solo per mezzo della croce che puoi compiere il cammino di santificazione.

 

La tua croce non è piacevole, altrimenti non si chiamerebbe croce. La croce è sofferenza, è prova, privazione, è tutto ciò che è contrario ai tuoi desideri. Ecco, Io ti chiedo di prenderla per amor mio e di portarla per amor mio. L’amore infatti ha la caratteristica di rendere dolce ogni amarezza e ogni dolore. Il rinnegare te stesso qui significa rinnegare il tuo sentire e la tua volontà, che sei chiamato ad immolare sull’altare del sacrificio.

 

Proprio nel portare la tua croce ogni giorno puoi fare la mia Volontà, offrendomi un sacrificio di lode.

 

La lode, infatti, consiste nel ringraziare Dio per ciò che Lui E’ e non solo per i suoi doni. E’ l’espressione di un amore disinteressato, che crede nell’infinita Bontà di Dio, nonostante le contrarietà del momento presente e tutte le avversità della vita. E’ credere che Lui dispone per te e per tutti secondo un sapiente Progetto d’Amore. E’ credere nella Luce, anche quando si vedono solo tenebre. E’ credere che Dio ti ama ed ha cura di te e di tutti, anche se quello che vedi sembrerebbe dimostrare il contrario.

 

Se riesci a lodare il Signore nonostante tutto, potresti vedere miracoli compiersi nella tua vita, perché Dio abita nelle lodi del suo popolo. E’ scritto infatti:” Eppure tu sei il Santo, tu siedi in trono fra le lodi d’Israele” (Salmo 22,4)

 

Ohhh…..hai scoperto la mia fissa Dimora, il trono della mia Gloria??

 

Piccolo mio, sei tu il trono della mia gloria, quando, in verità, proclami le tue lodi a Dio.

 

E’ scritto anche: “ I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano” (Salmo 22,27)

 

Il versetto che ho sottoposto alla tua attenzione, quindi, dice che, se vuoi venire dietro a Me, devi rinnegare te stesso, prendere la tua croce ogni giorno e seguirmi. Similmente a Me, che tutto ti dono, anche tu sei chiamato a donarmi tutto quello che sei e che hai. Donami la tua croce, accompagnata dalla piena fiducia in Me, insieme al sacrificio della lode, credendo che Io ti amo e mi prendo cura di te. Portiamo insieme la tua croce, tu dietro a Me e Io con te. La nostra relazione sia di dono totale e reciproco, di dono disinteressato, di amore incondizionato, perché tu possa vedere la Mano di Dio agire nella tua vita.

 

Amico mio, molti sono capaci di lodare il mio Nome Santo quando vedono esaudire i desideri del loro cuore, molti mi cercano solo per i loro interessi, molti dicono di amarmi e poi nel momento della prova mi tradiscono. E poi piangono come fece Pietro.

 

Ma tu non fare così, sii coerente con la fede che dici di avere e sii forte nel combattimento contro la tentazione, perché Dio è sempre la tua salvezza. Attendi nella pace il tuo Signore, anche quando ti sembra tardare: il tuo Signore arriverà nel momento opportuno e ti libererà. Combatti l’avversario, lodando il tuo Signore, e lui non potrà resistere, ma dovrà allontanarsi da te, perché dove c’è verità non può resistere la menzogna.

 

E’ scritto ancora:” Chi offre il sacrificio di lode, questi mi onora; a chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio”. (Salmo 50,23)

 

Offrimi sacrifici di lode, perché così mi onori; segui Me, che sono la Via, e vedrai e gusterai quanto è Buono il tuo Dio e la gioia crescerà in te, perché “ Io cambierò il loro lutto in gioia,
li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni.” (Geremia 31,13)

 

 

Non dimenticare che ti ho creato per la gioia, ma non è facile né breve il cammino.

Pratica la via della lode e vivi in Me, perché fuori di Me non c’è salvezza.

 

Ti amo e ti benedico

 

                                                                                              Gesù Maestro.

 

 

A voi che mi amate e cercate la mia Volontà.

 

Io, che tutti vi amo, cerco sempre la vostra volontà, i vostri desideri, i vostri sogni nascosti persino a voi stessi e, mentre voi non sapete se comprendete quale sia la mia Volontà in ogni determinata situazione, Io, invece, so sempre cosa desidera il vostro cuore. Io vi scruto e vi conosco. Molto spesso in voi ci sono desideri contrastanti, di modo che voi stessi non sapete con esattezza cosa volete. Molte volte la vostra razionalità entra in conflitto con i vostri sentimenti e anche la vostra preghiera ne risulta confusa. Come farò Io ad esaudirvi di fronte a richieste contrastanti?

 

Prima di tutto vi prego di credere che Io, che vi ho donato libertà e libero arbitrio, vi amo e in onore del mio Amore e della vostra libertà desidero assecondare i desideri del vostro cuore. Poiché faccio sempre quello che voglio Io, assecondo sempre i desideri veri del vostro cuore.

 

Questo può risultare difficile per voi da comprendere, ma potete credere a quanto vi dico e, credendo, potrete comprendere. Come vi ho anticipato poc’anzi, in voi può esserci confusione, o meglio, poca chiarezza e questo è dovuto alla frattura che ci può essere tra i desideri profondi del vostro cuore, che sono i più veri, e le elucubrazioni mentali che vi allontanano da essi.

Ma voi, cioè il centro del vostro essere e quindi la vostra volontà, dove abitate?

Nel centro del vostro cuore abita la vostra volontà e in quello stesso centro abito Io, con il Padre e lo Spirito Santo. Sì, piccoli miei, abitiamo nella stessa Casa, che è la Dimora del Dio con voi. In questa Casa meravigliosa voi siete i figli amati e coccolati di Dio, vostro Padre.

Questa Casa è come un Paradiso che voi non potete ancora vedere. C’è pace e gioia incessante e qui voi vedete Dio e Dio vede voi. Lui per Primo, in virtù del suo Immenso Amore, esaudisce i vostri desideri e compie la vostra volontà sulla vostra vita. Ugualmente voi, unitamente allo Spirito Santo, cercate la volontà di Dio e, per quel che vi compete, la portate a compimento. Cosicchè in questa Dimora beata c’è solo una Volontà, solo un Amore, perché voi e Dio siete UNO pur rimanendo persone distinte.

 

La vostra mente, invece, è stata inquinata dal mondo e ora segue il mondo, ora segue la fede, cosicchè voi siete divisi in voi stessi e, proprio perché siete divisi in voi stessi, il vostro regno non può durare. Ma, se voi cercate la volontà di Dio, ogni vostra ribellione sarà sottomessa al Figlio – CHE IO SONO – e, quando tutto sarà sottomesso, anche la morte, il Figlio – CHE IO SONO – consegnerà al Padre ogni cosa e Dio sarà TUTTO in voi. Ma ancora non potete sapere cosa sarete voi in Lui! Grande sarà la vostra sorpresa ed immensa la vostra gioia.

 

Il peccato vi ha corrotti in tutte le vostre dimensioni umane e spirituali, ma Io non ho permesso che la mia Dimora fosse profanata, tuttavia solo il centro del vostro cuore è completamente Mio. Il centro di ogni uomo mi appartiene, sia esso credente o no, sia esso buono o cattivo.

Ma voi, spiritualmente, siete infinitamente grandi e completamente liberi. Cosicchè solo nel centro del vostro essere voi siete perfettamente in accordo con la mia Volontà, mentre in tutto il resto del vostro essere siete ancora divisi, perché la vostra natura è stata corrotta dal peccato. Ecco perché non sempre sapete quello che volete e la vostra preghiera può essere falsata da errate convinzioni. E’ necessario il lungo cammino della vita perché ritorniate, se lo volete, ad appartenere completamente al vostro Dio. Durante questo cammino Dio vi attira a Sé e voi tendete a Lui, più o meno consapevolmente. E’ un lungo tempo, suddiviso nelle varie fasi della vita, in cui voi, che cercate la Volontà di Dio, pregate e chiedete ogni cosa che vi possa sembrare necessaria sia in ordine spirituale che temporale.

 

E’ giusto che ammettiate di esservi sentiti delusi ogniqualvolta non ho esaudito le vostre richieste specifiche perché Io ho detto : “Chiedete e vi sarà dato”. Ma chi di voi darebbe veleno da bere a un figlio folle che glielo chiedesse? C’è forse qualche genitore pazzo che aiuterebbe il figlio a suicidarsi? No, anche voi che siete cattivi cercate sempre di fare il meglio per i vostri figli. Tanto più il Padre vostro Celeste darà ogni bene a voi, perché Lui sa di cosa avete bisogno prima ancora che glielo chiediate. E il Padre sa anche che il tentatore stesso, che è padre della menzogna, cercherà di far orientare la vostra preghiera verso richieste non opportune, proprio perché non riceviate la risposta che sperate e incolpiate il Padre vostro, perdendo così la poca fiducia che avete in Lui. Sì, l’avversario fa di tutto per farvi del male e voi non avete spesso la capacità di discernere. L’avversario è molto più furbo di voi e cerca in ogni modo e in tutti i vostri giorni di allontanarvi da Dio. Vuole che siate sudditi del suo regno in questo mondo e che perdiate la speranza del paradiso futuro. Molti di voi pregano e non pensano che nella loro preghiera potrebbe esserci l’inquinamento del tentatore. Come ovviare a questo?

 

Vi ho insegnato il “padre nostro”: è la preghiera perfetta che Io prego con voi ed in voi.

Che il Regno di Dio venga nel vostro cuore e in tutti i cuori. Altro non serve.

Che la Volontà di Dio si compia nel vostro cuore e in tutti i cuori. Altro non serve.

 

Cercate la Volontà di Dio e credete che tutto il resto vi sarà dato in aggiunta. Ricordate che il cammino è lungo, ma siete certi di giungere a destinazione se rimanete uniti al vostro Gesù.

E sappiate e ricordate che la preghiera è sempre esaudita nel modo e nel tempo più favorevole per voi. La Volontà di Dio è quella di assecondare la vostra volontà, perché Lui vi ama e desidera farvi felici molto di più di quanto possiate desiderarlo voi. Se il Buon Dio non vi dà quanto chiedete, state certi che vi dà molto di più perché vi ama e, se non risponde alle vostre richieste specifiche, è perché non è conveniente per voi. A volte per il vostro bene si rendono necessari dei tempi di attesa che possono anche essere lunghi, ma Dio, vostro Padre, dispone ogni cosa con Divina Sapienza ed è attento ad ogni attimo della vostra vita in tutti i suoi aspetti, persino nei più piccoli particolari.

 

Abbiate fede in Dio e chiedete che la sua Volontà si compia in voi.

 

Vi amo e vi benedico

 

                                                                                     Gesù Risorto

 

 

Pregare bene

 

Miei piccoli figli,

accade che taluni si pongano delle domande sulla preghiera e siano persuasi che pregare bene sia cosa difficile, ma non è affatto vero. Sono infatti convinti di pregare male e per questo credono di non essere ascoltati, ma non è così.

 

Per prima cosa non pensiate, nel pregare, di imitare qualcuno che secondo voi prega bene.

No, tutti sono in grado di pregare bene, esprimendo semplicemente se stessi. Ognuno ha un carattere diverso e questo influisce su tutto quello che fa, anche sulla preghiera. Quello che vi dico è di essere veri, cioè come siete. Non dimenticate che, nella preghiera, vi rivolgete al Dio che chiamate Padre, a Gesù che chiamate Fratello, a me che chiamate Mamma. Quando pregate, vi rivolgete ai vostri Familiari del Cielo e questo esige spontaneità e libertà d’espressione del cuore. Questo per quanto riguarda la preghiera personale, che, anche se precostituita come il Santo Rosario, assume in ciascuno delle caratteristiche diverse. Nella preghiera comunitaria, invece, bisogna essere attenti all’unione degli oranti, perché tante voci siano una sola voce e tanti cuori siano un cuore solo davanti a Colui che si prega.

 

Taluni dicono le preghiere del Rosario, ma non pregano né me né Dio: fanno una ripetizione meccanica delle formule, ma il loro cuore rimane lontano. Il Cielo è presente per ascoltarli, ma loro sono assenti all’incontro, perché il loro cuore non si innalza, ma rimane ancorato alle faccende e preoccupazioni in cui sono immersi.

 

Dice Gesù: “Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.” (Matteo 6,21) Lasciatevi giudicare da questa Parola. Dov’è il vostro tesoro? E’ forse legato alle cose materiali e non riesce a distaccarsene?

 

Se pregate me, volgete il vostro cuore verso di me e rimanete nella mia presenza fino a che non avete terminato la preghiera. Le distrazioni ci saranno e non dovete turbarvi, ma piuttosto allontanarvi pacificamente da esse per ritornare alla preghiera. La preghiera è un incontro: pensate a due persone che si amano e che si trovano insieme. Così quando venite a me, datemi il vostro cuore con tutti gli affanni che contiene. Sì, datemi il vostro cuore e fidatevi di me, perché sono vostra Mamma e so bene di cosa avete bisogno. Affidatemi le intercessioni e date disponibilità a servire il Signore. Non sono necessarie tante parole, perché io vi conosco più di quanto voi conosciate voi stessi.

 

Volgete il vostro cuore a me quando mi pregate, altrimenti pregherete l’aria e non riceverete, perché molti sono i buoni frutti della preghiera e sono a vostra disposizione.

Se, invece, vi accostate e rimanete uniti a me, troveranno ristoro le anime vostre, perché io vi abbraccio e vi dono il mio Cuore. Tra me e voi ci sarà scambio d’amore: un meraviglioso scambio in cui la mia grazia e i vostri bisogni si uniscono e molti sono i benefici che ricevete.

Forse potrete sentire le anime vostre che si nutrono, così come un bimbo allattato da sua mamma sente la dolcezza di essere nutrito da colei che lo ama. Forse non riuscirete a sentire questo fluire di vita che penetra in voi, ma vi assicuro che ogni preghiera in cui c’è il contatto del vostro cuore con il mio Cuore, voi siete nutriti dell’Amore del mio Cuore Immacolato.

 

Quando pregate cercate di correggere i vostri difetti e questa è cosa buona, ma non siate troppo severi con voi stessi. Io sono una Mamma Buona e vi amo, ciascuno come siete.

Sarà l’Amore a trasformarvi, non certo i vostri sforzi, anche se sono apprezzabili.

Ognuno mi ami come è capace e non pretenda da sè stesso di amarmi come mi ama qualcun altro. Vi accorgete, figli miei, come la tentazione dell’avversario è sempre diretta a portarvi fuori strada? Siete chiamati a perfezionare voi stessi nella vostra unicità.

Ognuno mi ami come è capace. La preghiera è amore, anzi è scambio d’amore.

 

Vi amo e vi benedico. Pregate senza stancarvi. Pregate per tutti.

                                                       

Maria, Mamma di Gesù e Mamma vostra.

 

“La vita come Vocazione” Messaggi di Gesù rivelati a Benedetta: “C’è il reale e l’ideale: io sono il Dio del reale, che viene nella tua vita quotidiana ed agisce in essa.” “l’incarnazione non è solo un evento storico che è finito, ma è una verità perenne, che in modo misterioso si concretizza continuamente.” “è la fede che consente al tuo cuore di “vedere” Colui che è e deve essere Invisibile ai tuoi occhi mortali.”

 

Messaggi di Gesù rivelati a Benedetta

 

Anima mia,

spesso ti sorprendo ripiegata su te stessa, ad osservare, con minuzia, le tue debolezze e le tue inclinazioni. Ci sono momenti in cui sei particolarmente abile ad ingrandire quelli che credi essere i tuoi difetti. Ti sorprendo perché, che te ne accorga o meno, cerco di allontanarti da pensieri che ti fanno soffrire inutilmente. Allora dico al tuo cuore che ti amo come sei e non come vorresti essere. C’è il reale e l’ideale: io sono il Dio del reale, che viene nella tua vita quotidiana ed agisce in essa.

 

Altre volte ti piace abbandonarti all’immaginazione e costruisci i cosiddetti “castelli in aria”. Sono divagazioni apparentemente innocue ma, certamente, non sono utili per te. Sono forse un modo per fuggire un presente che non gradisci. Forse questo tuo cercare di eludere la realtà, per nasconderti in un ideale immaginario, non è un passatempo così innocuo come pensi. Di fatto, elabori il tuo vissuto e fai delle proiezioni che poi si riveleranno essere ben distanti dalla realtà futura.

 

Ti meravigli perché dico “forse” e te ne chiedi la ragione. E’ presto detto: voglio indurti a riflettere, perché tu stessa faccia luce dentro di te.

 

Diciamolo francamente: non ti piaci. Non ti piaci come carattere, temi di essere stata poco dotata di talenti o di non averli saputi riconoscere. Oppure, se li hai riconosciuti, temi di non averli trafficati in modo adeguato. Non ti piaci come persona. Ti sei costruita dei modelli mentali secondo i tuoi gusti e, in base ad essi, vorresti raggiungere la perfezione, ma ti sembra impossibile e per questo ti rattristi.

 

Non ti senti capita e amata da chi ti sta intorno. E quelli che ti amano non lo fanno come tu vorresti. A dire il vero il tuo umore varia spesso e così pure le tue reazioni a quanto ti circonda. In ogni caso, se stai centrata su te stessa, non puoi a tua volta capire e amare chi ti sta intorno.

 

E’ difficile la vita: lo so. Vorresti cambiarla: so anche questo.

 

Ora guardiamo, in specifico, al tuo cammino spirituale. Tu sei ancora tentata di scinderlo dalla vita concreta e reale di ogni istante. C’è ancora in te un muro di divisione che Io vengo ad abbattere, se me lo consenti. Cosa è per te la fede? Non ti sembra una domanda pertinente?

Invece lo è, perché la fede va vissuta, quindi diventa reale, non un ideale in cui rifugiarsi in determinate circostanze.

 

Io ti amo concretamente e non idealmente. Io ti amo come sei e tu fai fatica a credere a questo, perché, se lo credessi realmente, anche tu ameresti te stessa come sei e gli altri come sono. Io amo la vita di ciascuno sulla terra: l’incarnazione non è solo un evento storico che è finito, ma è una verità perenne, che in modo misterioso si concretizza continuamente.

Io amo le piccole cose della tua vita: la cura della famiglia, del lavoro e di te stessa.

 

Io amo anche molte cose che tu detesti. Tutto amo, tranne il peccato.

E tu? Sei più selettiva, vero?

Sei meticolosa nel giudicare quello che è bello o brutto, quello che buono e quello che è cattivo, ma alla fine torni sempre ad esaminare minuziosamente te stessa e non ti piaci.

 

Non ti piaci: questo è il punto di partenza dal quale prendono vita le tue azioni, e questo è il punto di arrivo, quando ti trovi a riflettere. E qui sta l’errore: sei incentrata su te stessa.

Io sono l’alfa e l’omega, l’inizio e la fine: in Me devono prendere vita le tue azioni e in Me devono trovare il loro compimento.

 

Anima bella, ti sei donata a Me, quindi sei Mia. Sei d’accordo su questo? Allora perché continui a comportarti come se non fosse vero? Io ho accolto la tua offerta e tu mi appartieni.

Non parliamo di ideale, ma di reale, quindi comportati di conseguenza.

 

Quando Io ho libertà di azione, trasformo la mia creatura, portandola alla perfezione reale e personale e non ideale. Forse non diventerai mai come desideri, perché non conosci il prodigio che è nascosto in te. Sei un prodigio, perché sei figlia di Dio e lo sei per grazia, perché tu non te ne possa vantare.

 

Ieri mi piacevi com’eri, oggi mi piaci come sei e domani mi piacerai come sarai.

Ieri ti amavo com’eri, oggi ti amo come sei e domani ti amerò come sarai. Questa suddivisone di tempi è per farti riflettere sul mio Amore che è eterno e fedele. Ti amo perché sono Amore; ti amo perché mi piace amarti. Ti amo realmente, costantemente e pazientemente.

Non mi stanco di correggerti, di perdonarti, di benedirti.

 

Quando ti svegli al mattino Io ti amo,

quando ti lavi e ti vesti, Io ti amo,

quando fai colazione, Io ti amo,

quando scambi le prime parole, Io ti amo,

quando inizi le tue occupazioni, Io ti amo,

durante tutte le tue attività, Io ti amo,

in tutte le tue relazioni personali, Io ti amo,

nelle tue solitudini, Io ti amo,

nelle tue fatiche, Io ti amo,

nel tuo riposo, Io ti amo,

nella tue gioie, Io ti amo,

nelle tue sofferenze, Io ti amo,

nelle tue debolezze, Io ti amo,

nelle tue infedeltà, Io ti amo

in tutta la tua vita, Io ti amo.

 

IO TI AMO SEMPRE E COMUNQUE

 

L’Amore di Dio, infatti, è gratuito, preveniente e misericordioso.

E’ l’Amore del tuo Dio che ti trasforma e ti porterà alla perfezione, ma tu sei chiamata a collaborare, accogliendo umilmente il tuo Dio che viene a vivere con te e in te le tue giornate, fino all’ultima ora.

 

Io sono Amore e non è troppo difficile accogliermi, ma non è neppure facile.

Anima mia, devi uscire da te stessa. Per andare dove? Devi venire a Me e andare verso il prossimo con amore. Più amore riceverai da Me e più amore donerai al prossimo. Nell’amore troverai la gioia, perché sei stata creata per amore: per riceverlo e per donarlo. Cerca l’umiltà.

In questa vita trovi anche tribolazioni, ma sono nulla in confronto della gioia che puoi trovare nell’amore.

 

Anima mia, ricorda le parole che Dio disse ad Abramo:

“Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione” (Genesi 12,1-2)

 

Oggi dico a te, anima mia: esci da te stessa e seguimi. Ricevi la benedizione che farà grande il tuo nome e tu stessa diventerai una benedizione. Ricevi e dona con pienezza del cuore.

 

Anima mia, perché tu non abbia dubbi, ti ripeto che queste mie Parole sono per tutti coloro che le vorranno accogliere: sono per te che mi leggi, se lo vuoi.

 

Ora e sempre ti amo come sei, anima cara.

 

                                                                                     Gesù Amore

 

Vieni e vedi.

 

Anima mia bella, che mi cerchi, che cerchi la mia Dimora e la tua stessa dimora, ti amo.

Dove abito Io e dove abiti tu? Ti sorprende questa domanda e la tua intelligenza sembra fornita di molte risposte, ma conosci la risposta del tuo cuore? Io parlo al tuo cuore e da esso attendo le risposte. Mi sembra giusto, non trovi?

Anima mia bella che soffri e che cerchi il mio Volto ascolta: i passi del tuo vagare sono da Me contanti e le tue lacrime sono da me raccolte nell’otre, una ad una. (cfr Salmo 55,9)

 

Ma tu mi stai cercando, vero? Tu stai cercando la mia Volontà e il mio Volto, che non è nascosto, ma è dove tu non stai cercando. Eppure non ti lasci trovare perché, in verità, sono Io che incessantemente ti cerco per stare con te. Sempre. Ma che strano, Io ti cerco e tu mi cerchi, eppure sembra che non ci troviamo. Dov’è il luogo dell’incontro e l’ora dell’appuntamento?

L’appuntamento è dove tu sei adesso. Ora e qui. Sì, Io ti trovo ma tu sembra che stai cercando non Me, bensì qualcun altro. Forse te stessa? La cosa non mi meraviglia, perché potrai constatare anche tu, leggendo il Santo Vangelo, che non fui riconosciuto nelle mie Apparizioni di Risorto. Ci fu chi mi scambiò per l’ortolano, chi per un viandante…. Non ti ha sorpreso questo fatto? Dopo la Risurrezione avevo cambiato aspetto e i miei erano chiamati a riconoscermi per fede. Così anche tu, che mi cerchi e non mi trovi.

 

A volte pensi che se Io facessi un’Apparizione straordinaria nella tua vita, tutto cambierebbe.

Si, ti piacerebbe avere una visione della mia Persona e pensi che questo ti aiuterebbe a credere. Non è affatto così. Se mi vedessi, ancora non crederesti, ma se crederai mi vedrai, perché è la fede che consente al tuo cuore di “vedere” Colui che è e deve essere Invisibile ai tuoi occhi mortali.

 

Anima mia bella, continua a cercarmi e, come un buon investigatore, cerca di raccogliere gli indizi che trovi nelle tue giornate feriali e festive. Io sono sempre Presente: giorno e notte.

 

Eccomi a darti un indizio importante e prendo riferimento dalle parole che dissi al mio caro Pietro:“ In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». (Giovanni 21,18)

Ora a te dico: quando, nella tua vita passata, non mi cercavi, andavi dove volevi e facevi quello che potevi, ritenendoti responsabile del tuo destino e padrona della tua vita. Poi hai incontrato l’Amore mio ed hai cominciato a conoscermi, ad amarmi e a cercare la mia Volontà.

Sì, sono Io che ti voglio portare dove tu non vuoi. Non volermene per questo, perché ti amo e quando contrario i tuoi desideri è solo per il tuo bene.

Tu fuggi le croci, seguendo il tuo istinto naturale, ma Io ti invito ad abbracciarle per portarti oltre e ti dico: seguimi!

 

Anche il mio buon Pietro, da giovane, credeva di amarmi e, per questo, non voleva che Io accettassi il supplizio della croce. Ho rimproverato Pietro perché Io sono Verità, ma il mio Cuore Divino si è commosso di fronte al suo povero amore umano. Se tu sapessi come si intenerisce il mio Cuore per le più piccole manifestazioni del tuo amore per Me!

Sia benedetto il tuo misero amore, anima mia. Lo rendo sacro come le due monetine della povera vedova. Ma questo non basta, mia diletta. Se tu mi ami per quello che sei, cioè piccola creatura, è ben giusto che Io ti ami per quel che sono, cioè Dio Onnipotente.

Ed è proprio perché ti amo con tutto Me stesso, che ti voglio innalzare a Me e, per fare ciò, è necessario che Io ti conduca dove tu non vuoi.

 

Sai la cosa strana qual’ è? Il mio buon Pietro voleva rimanere sul Tabor perché era bello per lui stare lì (cfr Marco9,5) e fu dispiaciuto quando dissi che dovevamo scendere. Tu non lo sai, ma mi disse ancora che “era bello per lui stare lì” molto tempo dopo, quando lo condussi dove lui non avrebbe mai voluto andare. Ho condotto alla croce tutte le anime che hanno voluto seguirmi ed esse mi hanno ringraziato, riconoscendo il mio Amore e il Bene immenso a cui le ho portate. Ho portato le croci insieme a loro, li ho portati alla gioia per mezzo della croce.

 

E’ difficile credere? Sì, lo so che è difficile. Nella tua vita ci sono state tante croci e ancora ce ne saranno. Se ti chiedi il perché, non troverai risposta esaustiva in questa vita, ma già da ora ti dico che alcune te le costruisci da sola, altre ti sono caricate dagli uomini, altre dalle potenze delle tenebre. In fondo, però, risultano solo due forze contrapposte: il bene e il male. Tu da che parte stai?

 

Quando dico che Io ti conduco alla croce, intendo dire che ti insegno a portarla come figlia di Dio. Io porto te e la tua croce, ma anche tu devi fare la tua parte, collaborando con Me che sono il tuo Redentore.

 

Avevamo iniziato questo discorso parlando di dimore, cioè di stabili abitazioni, vero?

E avevamo fatto un accenno alle lacrime. Forse anche tu ne stai versando in questo periodo della tua vita. Sono Io che ti ho condotto dove tu non volevi. Non indaghiamo ora sull’origine della tua sofferenza, perché non è utile per il mio scopo, che è la tua santificazione, ma sappi che Io abito anche nella tua croce e anche tu, volente o nolente, ci abiti. Sulla croce siamo insieme. Sii certa di questo e non prendertela con Me come fece il cattivo ladrone.

 

Sei abbastanza salda nella fede per non adirarti con Me? Sì, lo sei. E’ sufficiente che tu lo voglia. Lo vuoi? Anche se lo so, mi piace sentirlo da te, perché voglio portarti alla riflessione.

 

Tu mi chiedi di guarire le tue ferite, tu mi chiedi di aiutarti nelle difficoltà, tu mi chiedi di fortificare la tua fede, tu mi chiedi di salvarti, di condurti alla vita eterna, di compiere in te la mia Volontà? E’ vero tutto questo? Ebbene, Io lo sto facendo, ma lo sto facendo a modo Mio e non a modo tuo. Non sentirti delusa, se credi in Me. Saresti in contraddizione con te stessa.

 

La prova che stai attraversando, piccola o grande che sia, è giusta e proporzionata a te.

Tu puoi attingere da Me tutto l’aiuto che ti serve, sempre che tu non voglia portare da sola il tuo carico. Meglio sarebbe se il tuo peso fosse portato da Me e da te insieme: devi volerlo e devi accettarmi per quello che sono: tuo Dio e tuo Redentore.

 

In verità ti dico, anima mia bella, che prove ne avrai fino all’ultimo giorno, ma dovresti rallegrarti pensando che Io sono con te tutti i giorni, fino alla fine del tuo peregrinare terrestre.

Le prove servono per liberarti, guarirti, santificarti e portarti in paradiso. Concordi con me che questo è lo scopo della tua vita, o no? Se sì, perché tendi a lamentarti? Perché dai ancora ascolto al mentitore, l’avversario Mio e tuo? Convertiti e credi alla Buona Novella del Vangelo.

 

Non ho detto a chi mi seguiva di sopportare la croce, ma ho detto di prendere ogni giorno la sua croce e di seguirmi. Portare e sopportare sono due verbi dal significato molto diverso. Anima mia bella, prendi forza da Me.

 

Ti dicevo prima che gli uomini non riconobbero il Risorto- che Io sono – se non per mezzo della fede, ed ugualmente è per te. Io sono ovunque, sempre Presente nella tua vita. Sono Presente nei tuoi fratelli, sono Presente negli avvenimenti, sono Presente in te e in tutta la creazione.

 

Io parlo al tuo cuore e ti conduco dove tu non vuoi, ma se credi in Me e mi segui, Io ti conduco verso la gioia presente ed eterna. Così, infatti, è il Regno di Dio: “giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo”. (cfr Romani 14,17)

 

Ho anche detto che “stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano” (Matteo 7,14)

Anima mia bella, è la porta della sofferenza che conduce alla vita, è la porta della prova che conduce alla santità e alla gioia presente e futura. Mi dirai: come è possibile questo?

 

Come mia Madre, pronuncia il tuo “Eccomi” accogliendo con fede tutto quello che Dio propone e dispone nella tua vita e vedrai la potenza dello Spirito Santo agire in te. Non dimenticare che nulla è impossibile a Dio.

 

E’ scritto : “Nella tua volontà è la mia gioia, mai dimenticherò la tua parola” (Salmo 118,14)

 

Il salmista ha trovato la Sorgente della Gioia nella mia Volontà ed aggiunge che mai dimenticherà la mia parola, questo significa che la custodisce nel profondo del cuore.

 

E tu? Hai avuto qualche esperienza della gioia che la tua anima trova nella mia Volontà? Quella è la Via da percorrere. E custodisci la mia Parola nel tuo cuore, meditandola e intessendo con essa la trama dei tuoi giorni?

 

Anima mia bella, accogli la mia Volontà per quello che è, cioè come Dono d’Amore, anche se incomprensibile per la tua intelligenza e crocifiggente per i tuoi sensi.

Vivi la fede che professi a parole. Nella tua prova di oggi e in tutte le prove della tua vita Io sono Presente con la mia Potenza d’Amore.

Io sono Colui che trasforma la tristezza in gioia. Io sono Colui che guarisce.

 

E’ scritto, infatti: “Signore degli eserciti, beato l’uomo che in te confida. (Salmo 83,13)

 

Non è beato chi ha tutto quello che desidera secondo i suoi istinti naturali, bensì chi confida in Me. Le difficoltà, le traversie, le sofferenze, le problematiche di cui è costellato il tuo cammino non sono certo per scoraggiarti, per avvilirti, o per renderti la vita dura. No, l’Amore, cioè Dio, ha previsto con Sapienza il mezzo più opportuno per guarirti e santificarti. Questo vuole Dio e questo vuole anche il profondo del tuo cuore.

 

Perciò “non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. (Giovanni 14,1)

 

Anima mia bella, Io ti dico che la vita ti porrà davanti tanti ostacoli, perché tu li possa superare con il mio Aiuto. E, superandoli, gioirà il tuo cuore. Fortificati nella fede ed avanza con coraggio, perché Io sono con te.

 

Voglio farti vincere la paura che ti paralizza. Voglio che tu sia libera da ogni laccio presente o passato che ti ha legato al nemico della tua gioia. Voglio liberarti da tutte le afflizioni.

 

Ti scandalizzi se ti dico che è bene che tu abbia da affrontare tante dolorose prove?

Eppure “è beato colui che non si scandalizza di me.” (Matteo 11,6)

Le beatitudini, secondo la Scrittura, abitano proprio dove tu non vai a cercare, vero?

Ma Io so cosa è bene per te e te lo provvedo ogni giorno con divina precisione.

 

Voglio farti un esempio piccolino: se devi insegnare a un bimbo a leggere e scrivere, lo farai con pazienza, ritornando sempre ad insistere sugli errori che fa, perché possa correggersi e non farli più, vero? Allo stesso modo il tuo Dio insiste sugli errori che fai, ponendoti davanti tutte le tue difficoltà, finchè tu non le abbia superate, una ad una.

 

Se un’esperienza dolorosa ti ha provocato una ferita nel cuore, Io, che sono Medico e Medicina, dovrò trattare quella ferita a modo Mio e, nel trattarla, sentirai dolore, ma non temere di soffrire, perché Io sono capace di rendere dolce anche la sofferenza. Non ti dissi che Io sono la tua Gioia? E’ ben giusto che in Me coesistano dolore e gioia e la gioia può essere ben più grande del dolore, se hai fede in Me. Non avere paura di nulla, neppure della sofferenza, se vuoi trovare la gioia piena.

 

Io voglio la tua guarigione totale. Vieni a Me con fede.

 

“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le anime vostre. Io mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”. (Matteo 11,28-30)

 

Anima mia bella, vieni a Me, vieni con fede, vieni con la preghiera del cuore, vieni sempre e sempre mi troverai.

 

Se comprendi che sei impotente di fronte alle tue difficoltà, vieni a Me.

Se ti rendi conto che non riesci a superare le avversità della tua vita, vieni a Me.

Se ti si ripresenta, in modo diverso, un problema legato al tuo passato, vieni a Me.

Io ti libererò dagli affanni, io ti salverò dalle sconfitte, Io ti guarirò dalle tue infermità.

 

Rinnega te stessa, prendi con coraggio le tue croci e seguimi. Non resterai delusa, perché Io sono Colui che fa nuove tutte le cose.

 

Parlo sempre al tuo cuore ma la mia Voce è dolce e soave, sommessa come una brezza leggera che ti accarezza: non potrai udirla se le voci disordinate dei tuoi pensieri affannosi turbano la quiete che il mio Santo Spirito ti infonde. Io sono Buono con tutti e non faccio violenza a nessuno. Stai attenta a quello che vuoi, perché Io rispetto la tua libertà.

 

Non ti chiedo cose impossibili, non chiedo i tuoi meriti. Chiedo, invece, la tua fede: sono diventato uomo per divinizzarti e il Progetto su di te è perfetto e giungerà a compimento nella misura della tua collaborazione.

 

Anima mia bella, credi alla mia Parola, viva e operante. Credi nel potere della mia risurrezione.

Io regno in Cielo e in terra. Io faccio nuove tutte le cose. Non fermarti, dunque, alla sofferenza sterile, alla rassegnazione, non crogiolarti nella tristezza, non scoraggiarti di fronte all’impossibile, perché Io, il tuo Dio, sono con te e tutto rendo possibile, secondo il mio Progetto di salvezza.

 

Hai mai pensato, anima mia bella, come ti è facile credere al male e come invece ti è difficile credere al bene? Non permettere che l’avversario ti vinca, ma sii vittoriosa nella fede, combattendo la buona battaglia e continuando il tuo cammino nella mia Pace.

 

Ti amo teneramente, ti invito a custodire la mia Parola, e a seguirmi.

 

RICORDA CHE IO SONO COLUI CHE FA NUOVE TUTTE LE COSE.

 

Ascolta: “Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono:

«Ecco la dimora di Dio con gli uomini!
Egli dimorerà tra di loro
ed essi saranno suo popolo
ed egli sarà il “Dio-con-loro”.
E tergerà ogni lacrima dai loro occhi
;

non ci sarà più la morte,
né lutto, né lamento, né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose»; e soggiunse: Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci.
Ecco sono compiute!
Io sono l’Alfa e l’Omega,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete darò gratuitamente
acqua della fonte della vita”. (Apocalisse 21,1-6)

 

Anima mia bella, guarda e imita la Mamma nostra, la Santissima Vergine Maria. Rimani unita a Dio e a Lei, per mezzo della preghiera, della tua buona volontà, delle buone opere.

Impegnati nel cammino che ti conduce alla gioia presente e senza fine.

 

Ti amo, sempre ti ho amato e sempre ti amerò.

 

                                                        Il tuo Gesù, nato, vissuto, morto e Risorto per te.

 

 

Io sono Eucaristia

 

 

Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!».

Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me».(Giovanni 13,8)

 

 

Piccola anima che amo,

ti riconosci? Anche tu, come Pietro, non riesci a accettare un Dio che serve, che si umilia fino alla fine per esaltare te, perché ti ama. Tu mi ami e anche Pietro mi amava e proprio per questa ragione rifiutò, con tanta determinazione, il servizio umiliante che offrivo.

 

Come ho gradito l’amore imperfetto di Pietro, ugualmente gradisco il tuo, ma vengo ad insegnarti ad amare fino alla perfezione perché sono il Maestro. Io ti insegno ad amare come Io amo. Ascoltami.

 

Come ai miei tempi terreni gli uomini si aspettavano un Messia potente e terribile, che avrebbe riportato giustizia e diritto, e non poterono riconoscere il Dio Bambino apparso nella scena del mondo in debolezza, ugualmente, in ogni generazione, gli uomini non sanno riconoscere il Dio che si umilia e serve tutti, anche i traditori.

 

Comprendi cosa significa conversione? Significa rinunciare alle proprie convinzioni.

Comprendi cosa significa credere al Vangelo? Significa accogliere Dio che viene in vesti che umanamente non puoi riconoscere e credere alla sua Parola che, oggi come sempre, tiene salde le fondamenta dell’universo, operando sempre quello che dice.

 

Chi mi riconobbe subito, nelle mie Apparizioni, dopo la Risurrezione? Come mai, in principio, nessuno mi riconobbe? Erano abituati a conoscermi nella carne, ma da Risorto dovevano imparare a riconoscermi per mezzo della fede. Questo insegnai a loro prima della mia ascensione. Così è anche per te, oggi.

 

Io, il tuo Dio vivo e vero, vengo a te in Corpo, Sangue, Anima e Divinità per mezzo della Santissima Eucaristia. Umilmente nascosto nelle specie del pane e del vino vengo a satollarti di vita eterna, portandoti ogni grazia di cui hai bisogno per continuare il tuo cammino verso il Cielo. Ad ogni celebrazione della Santa Messa, Io stesso, per mezzo del sacerdote, pronuncio le Parole sacre della consacrazione. Quelle Parole che compiono immediatamente il prodigio della trasunstanziazione e Io, il tuo Dio, divento cibo per te.

 

Ti invito al banchetto sacro dove Io sono Colui che ti serve in tutto, fino a farsi cibo: riesci a pensare un annichilimento più grande? E riesci a credere che il tuo Dio ti ami talmente tanto da farsi pane per alimentare la tua vita? Questo è un grande mistero che ti chiedo di credere poiché ho detto: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. (Giovanni 6,54)

 

E ho detto anche: “Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?”(Giovanni 11,40)

Il tuo Dio viene a te, per mezzo dell’Eucaristia, per rimanere con te tutti i giorni fino alla fine del mondo e per servirti incessantemente. Se tu credi di ricevere nella Santa Ostia il tuo Salvatore, ti comporterai di conseguenza e vedrai i prodigi che Egli compie nella tua vita. Io ti assicuro che non esiste miracolo più grande su questa terra della Santissima Eucaristia, nella quale Io sono Presente, Vivo e Vero, per accoglierti, per amarti, per servirti e perché tu abbia parte con Me, che sono morto e risorto per te.

 

Cosa significa avere parte con Me?

Significa accogliere il tuo Dio per quello che realmente E’ e lasciarsi trasformare in Lui, nella sua Vita, nella sua Missione, nella sua Gloria di Figlio di Dio: a ognuno secondo il Disegno Divino, nelle diversità personali e nella complementarietà che formano il Corpo Mistico.

Significa accogliere il Mistero dell’unità di Dio con gli uomini e degli uomini tra di loro, e cioè desiderare di amare tutti come Lui ama tutti senza fare differenze.

Significa voler diventare dono per i fratelli perché Dio si è fatto Dono per te.

Significa rinnegare se stessi per seguire il Signore: questa è la Comunione.

Significa renderti conto che sei una pietra viva della Santa Chiesa di Dio.

 

Quando il sacerdote ti offre il Corpo del Signore e tu, ricevendolo, dici: “Amen” sai cosa stai dicendo? Con quella parola tu dai il tuo assenso al Signore a rinnovare il suo mistero in te.

E poi, ricevuto il Corpo e Sangue del tuo Dio, hai in te la forza per operare insieme con Lui, per portare la sua Luce nel tuo vivere quotidiano. La celebrazione non termina quando esci dalla Chiesa, ma deve continuare nella tua vita, perché tu hai ricevuto la Santissima Eucaristia e sei diventata un tabernacolo vivente.

La moltiplicazione dei pani e dei pesci che operai nel mio ministero fu un nulla rispetto alla moltiplicazione della grazia che avviene ad ogni consacrazione e ad ogni santa comunione.

Tu sei chiamata a partecipare con gioia a questo mistero di salvezza, ringraziando il tuo Dio.

 

Avere parte con Me significa portarMi nelle strade del mondo, continuare, insieme a Me, il rendimento di Grazie a Dio, Datore di ogni bene, essere pronti, insieme a Me, ad umiliarsi per innalzare i fratelli. Significa vivere in pienezza la carità per trovare, in essa, la gioia piena a cui anela il tuo cuore. Io servo con gioia perché amo.

 

Ho detto: Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.(Giovanni 13,34)”

Piccola anima mia, da sola questo è impossibile, ma tutto puoi in Colui che ti dà forza. (Filippesi 4,13)

 

Vivere la Comunione significa credere che puoi amare con il mio Cuore, perché Io vengo ad amare con il tuo cuore. Credi alla mia Parola e permettimi di aiutarti a compiere quello che non potresti da sola: amare e trovare nell’amore la tua gioia.

 

Piccola anima, siediti e stai comoda, voglio prendere ancora asciugamano, acqua e catino per lavarti i piedi e lo farò, se tu me lo permetti. Ceneremo insieme e ci rallegreremo e poi Io con te e tu con Me andremo a lavare i piedi ai nostri fratelli e saremo beati, perché faremo la Volontà di Dio, nostro Padre.

 

Queste cose ti ho detto, usando anche similitudini, perché tu possa meglio comprendere la grandezza della tua vocazione: l’Amore eterno.

 

 

Piccola anima, ti amo.                                                                       

  

Gesù Eucaristia 

 

 

                       

Dio: l’Eterno Presente.

 

Scrivi, bambina. E’ il mio Cuore che ti parla.

Ti ho detto: “Fermati per riposare un po’” e tu sei venuta presso il mio altare a cercare riposo. Riposa, piccola, appoggiandoti sul mio Cuore come fece il discepolo prediletto.

Vivo con te le tribolazioni della vita presente e so che oltre non potresti resistere. Per questo ti faccio riposare e ti parlo della vita terrena che per molti fratelli è sempre più tribolata. Io non metto mai alla prova oltre le vostre forze e quando arrivo al massimo della vostra misura è per il vostro bene e un giorno capirete e mi ringrazierete.

Il tempo di Dio è l’Eterno Presente e anche voi che mi seguite dovete sforzarvi di vivere nel tempo presente. Di fatto ora esiste solo il presente e voi vivete solo il momento presente.

Il passato e il futuro sono le conseguenze del presente giacchè se non esistesse il presente non esisterebbero.

Nel presente IO SONO. E’ anche vero che ERO e che SARO’ ma ciò non sarebbe possibile se Io ora non fossi.

Così la vostra vita: una successione interminabile di “ attimo presente.”

Voi siete chiamati a vivere la pienezza dell’attimo presente perché solo il presente è Vita.

Solo il presente è creativo cioè è il tempo della creazione continua. Solo il presente produce i frutti spirituali e materiali che desiderate, anzi, molto di più.

Se poteste comprendere la Parola: “Ad ogni giorno basta la sua pena!” voi vi incamminereste verso quella libertà interiore che desiderate perché sareste liberati da molti pesi e preoccupazioni.

Venite a Me voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed Io vi ristorerò. Non vi dico di venire a Me domani, vi dico di venire adesso a troverete il ristoro per le anime vostre.

Ascoltate!

Riflettete con Me sul passato.

Il passato per voi è un tempo sterile in quanto nulla potete aggiungere e nulla potete togliere a quanto è stato. Rimuginando sul passato voi rendete sterile anche il momento presente che invece potrebbe essere molto fecondo. Perché restate così legati al passato e soprattutto alle esperienze più dolorose? Ebbene, tenete ciò che è buono del vostro passato, ciò che vi è servito per crescere come uomini saggi e affidateMi tutto il resto. Liberatevi delle vostre sofferenze passate, dei travagli e delle tribolazioni, delle offese ricevute e donate tutto e tutti alla Mia Misericordia. Anche voi stessi.

Liberatevi anche dal futuro che ancora non è. Anche il futuro è un tempo sterile per voi. Mentre voi pensate e progettate il futuro rendete sterile il presente che è l’unico tempo creativo in cui potete agire uniti a Me e trarre da Me il potere di cambiare le cose. Il futuro poi vi porta spesso preoccupazioni e tristezze e vi allontana da Me perché si intiepidisce la vostra fede.

IO SONO QUI ADESSO

IO TI AMO QUI ADESSO

Anime care, fissate nella mente e nel cuore queste mie Parole che hanno il potere di farvi riposare come bimbi sul seno della mamma.

Figli miei, convertitevi e credete al Vangelo!

Accogliete il presente nella sua pienezza: accogliete ciò che vi piace e ugualmente ciò che non vi piace.

Accogliete il presente che Dio vi dona istante dopo istante e credete nell’Amore del Padre che vi provvede quanto è meglio per farvi raggiungere la gioia senza fine.

Nell’accoglienza della vita presente giorno dopo giorno e ora dopo ora voi accogliete la Volontà di Dio e per rispondere a quanto Dio desidera che voi facciate rimanete uniti a Lui con amore filiale. Dio non chiede i miracoli agli uomini: è Lui che compie i miracoli nei vostri cuori se trova l’accoglienza che desidera.

La vita che vivete non è mai banale: anche le cose più piccole vissute in unione d’amore con il vostro Dio portano frutti meravigliosi non solo per voi ma per tutti.

CercateMi perché chi cerca trova. CercateMi ora e qui e trovateMi in voi e intorno a voi.

Fuggite il male e cercate sempre ciò che è buono e conforme alla Verità poiché siete figli della luce.

Chiedete al Padre di potare l’albero della vostra vita dai rami che non portano frutto perché la vostra vita possa portare più frutto e la vostra gioia illumini il vostro volto.

Quanto a voi, fuggite la tentazione che vi allontana da Dio e abbiate sempre più fede affinchè la vostra fede sposti le montagne che avete nei vostri cuori diventati duri e tristi.

Confidate nell’amore di Dio e nella sua Provvidenza. Siete figli di Dio, di cosa avete paura?

Vivete il presente nella sua pienezza e lo vedrete dilatarsi perché sarà il vostro cuore che si dilaterà all’Amore di Dio che è Eterno Presente.

Miei amati figli, vi stringo tutti sul mio Cuore.

 

Gesù                                                         

 

 

Padre Marko Ivan Rupnik: “Quando sentirai addosso in tutte le circostanze della tua vita questo sguardo compassionevole e misericordioso di Cristo, sarai una persona veramente spirituale vicino a ciò che possiamo chiamare pace interiore”

Un aneddoto di Padre Marko Ivan Rupnik, gesuita e artista

 

Un giorno stavo parlando con uno studente nel mio studio, e sul cavalletto avevo appena finito di dipingere un volto di Cristo di grandi dimensioni. Era il periodo in cui mi avvicinavo ad una interpretazione bizantina della figura di Cristo, quindi si trattava di un volto luminoso, sofferto, ma maestoso, con due grandi occhi di compassione. Noi due eravamo seduti, ciascuno ad un lato del cavalletto. Ho chiesto allo studente:

– Secondo te, chi guarda Cristo?
– Guarda me.
Poi gli ho detto di alzarsi, di continuare a guardare Cristo e, passo per passo, lentamente, venire dalla mia parte. Gli ho di nuovo chiesto: – Adesso sei da solo, hai la testa piena di pensieri cattivi, violenti. E Cristo?
– Mi guarda, risponde.
Al passo successivo gli dico: – Sei con i tuoi amici, ubriaco, di sabato sera. E Cristo?
– Mi guarda, risponde ancora.
Ancora un altro passo e gli chiedo: – Ora sei con la tua fidanzata, e vivi la sessualità nel modo in cui mi hai parlato, che ti turba la memoria. E Cristo?
– Mi guarda con la stessa benevolenza.
Quando stava già per arrivare dalla mia parte, dico: – E ora sei in chiesa, a messa, e leggi le letture. E Cristo?
– Mi guarda con grande compassione.
Ecco gli dico, quando sentirai addosso in tutte le circostanze della tua vita questo sguardo compassionevole e misericordioso di Cristo, sarai una persona veramente spirituale, sarai di nuovo completamente integro, vicino a ciò che possiamo chiamare pace interiore, serenità dell’anima, felicità di vita. Quando scoprirai nel suo sguardo misericordioso e sentirai che l’Amore ti avvolge come un balsamo, cambieranno tutte le tue situazioni che abbiamo menzionato adesso. L’uomo cambia a causa dell’amore che gli inonda il cuore. Egli pecca infatti per la mancanza di amore, o meglio, per la non accettazione dell’amore che lo attende nel cuore.

 

Marko Ivan Rupnik (Salloga d’Idria, 28 novembre 1954) è  un artista, teologo e presbitero sloveno, appartenente ai Gesuiti.

Marko Ivan Rupnik, S.J.

Artista e mosaicista cattolico, insieme all’Atelier dell’arte spirituale del Centro Aletti di cui è direttore, ha realizzato opere famose in tutt’Europa come i mosaici della Cappella “Redemptoris Mater”[1] in Vaticano, quelli delle basiliche di Fatima e di San Giovanni Rotondo, quelli sulla facciata del Santuario di Lourdes.

Tra le opere minori, diversi cicli musivi in talune chiese parrocchiali: nella parrocchiale di San Pasquale a Bari, nella chiesa dei Ss. Giovanni e Giacomo a Milano sul tema della Trasfigurazione di Gesù, nello splendido panorama sullo Stretto del Monastero della Visitazione di Ortì sul tema del Sacro Cuore di Gesù, nella Cappella della Casa Incontri Cristiani[2] dei Padri Dehoniani a Capiago.