PERCHÉ PAPA FRANCESCO È IL PONTEFICE LEGITTIMO DELLA CHIESA?

Dato che molti fedeli negano che il Papa vero sia Francesco e rischiano di essere oggettivamente scismatici separandosi dalla comunione con la Chiesa, ho deciso di postare alcuni pezzi trovati online per fare chiarezza sulla questione.

BUONA LETTURA E RIFLESSIONE!

Gli eretici Giovanni Wycliffe e Jan Hus respinsero numerosi Papi sulla base del fatto che erano troppo malvagi per essere veri successori di San Pietro. In risposta, il Concilio di Costanza ha formalmente condannato le seguenti definizioni dei due eretici:

-Articoli condannati di Giovanni Wicleff:

  1. Se il papa è predestinato e malvagio, e, quindi, membro del diavolo, non ha potere sui fedeli, se non forse quello che gli sia stato dato da Cesare.
  2. Non si deve temere la scomunica del papa o di qualsiasi prelato perché è una censura dell’anticristo.
  3. La chiesa romana è la sinagoga di Satana. Il papa non è vicario immediato e diretto di Cristo e degli apostoli.

(Il concilio dichiara eretico Giovanni Wicleff, ne condanna la memoria e ne ordina di esumare le sue ossa)

-Articoli condannati di Giovanni Huss (Jan Hus):

  1. Non si è tenuti a credere che questo – chiunque esso sia – particolare romano pontefice sia il capo di qualsiasi santa chiesa particolare, se Dio non lo ha predestinato.
  2. Nessuno fa le veci di Cristo o di Pietro, se non ne segue i costumi: nessun’altra sequela, infatti, è più pertinente né si riceve diversamente da Dio il potere di suo rappresentante, perché per quell’ufficio di vicario si richiede sia la conformità dei costumi, sia l’autorità di colui che lo istituisce.
  3. Il papa non è il successore certo e vero del principe degli apostoli, Pietro, se vive in modo contrario a quello di Pietro. E se è avido di denaro, allora è vicario di Giuda Iscariota. Con uguale chiarezza i cardinali non sono certi e veri successori del collegio degli altri apostoli di Cristo, se non vivono come gli apostoli, osservando i comandamenti e i consigli del signore nostro Gesù Cristo.
  4. Se il papa è cattivo, e specie se è predestinato, allora, come Giuda, l’apostolo, è diavolo, ladro e figlio della perdizione; e non è capo della santa chiesa cattolica militante, non essendo neppure suo membro.
  5. Il papa o il prelato indegno e predestinato, è solo equivocamente pastore; nella realtà è ladro e predone.
  6. Se il papa vive contrariamente a Cristo, anche se è stato scelto con regolare e legittima elezione secondo la costituzione umana vigente, la scelta invece è avvenuta per altra via che per Cristo, anche se si ammettesse che è stato eletto principalmente da Dio. Anche Giuda Iscariota, infatti, regolarmente e legittimamente eletto all’apostolato da Gesù Cristo, Dio, tuttavia salì per altra via nel recinto delle Pecore.
  7. Non perché gli elettori o la maggioranza di essi si sono trovati d’accordo secondo l’uso comune su una persona, per questo essa è legittimamente eletta, o per ciò stesso è vero e certo successore o vicario dell’apostolo Pietro, o di un altro apostolo in un ufficio ecclesiastico. Quindi, l’abbiano eletto bene o male gli elettori, noi dobbiamo guardare alle opere di chi è stato eletto. Infatti, per questo stesso che uno lavora di più, meritoriamente, al progresso della chiesa, ha anche da Dio, a questo fine, una maggiore potestà.
  8. Cristo reggerebbe meglio la sua chiesa mediante i suoi veri discepoli, sparsi sulla terra, senza questi capi mostruosi.

Fonte per il Concilio di Costanza: https://web.archive.org/web/20080604162004/http://www.totustuus.biz/users/concili/costanza.htm

-Di seguito alcuni pezzi, tradotti velocemente, da 2 articoli di un sito americano. Invito a leggere i due articoli interamente per chi conosce l’inglese:

1) Fatto dogmatico: l’unica dottrina che prova che Francesco è papa: https://onepeterfive.wpengine.com/dogmatic-fact-francis-pope/

2) Ad ogni obiezione una risposta. Perché Francesco è papa: https://onepeterfive.com/objection-answer-francis-pope/

-Ecco alcuni pezzi dei 2 articoli:

Il cardinale Louis Billot (che ha scritto l’enciclica Pascendi di Papa San Pio X), spiega tutte le condizioni che sono necessarie per un uomo a diventare un papa legittimo dal momento in cui la Chiesa accetta lui come papa:

“[Un] punto deve essere considerato assolutamente incontrovertibile e posto saldamente al di sopra di ogni dubbio: l’adesione della Chiesa universale sarà sempre, di per sé, segno infallibile della legittimità di un determinato Pontefice, e quindi anche dell’esistenza di tutte le condizioni richieste per la legittimità stessa. Non è necessario cercare lontano la prova di ciò, ma la troviamo subito nella promessa e nella provvidenza infallibile di Cristo: “Le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa”, ed “Ecco io sarò con voi tutti i giorni” … Dio può permettere che a volte una vacanza nella Sede Apostolica si prolunghi a lungo. Può anche permettere che sorgano dubbi sulla legittimità di questa o quella elezione. Non può però permettere che tutta la Chiesa accetti come Pontefice colui che non lo è così veramente e legittimamente. Pertanto, dal momento in cui il Papa è accolto dalla Chiesa e unito ad essa come capo del corpo, non è più permesso dubitare di un eventuale vizio di elezione o di un’eventuale mancanza di qualsiasi condizione necessaria per la legittimità. Infatti la suddetta adesione della Chiesa sana alla radice ogni colpa nell’elezione e prova infallibilmente l’esistenza di tutte le condizioni richieste.”

Nota l’ultima parte. Dal “momento” in cui è accettato come Papa dalla Chiesa, non è più consentito dubitare della sua elezione, né della presenza di eventuali condizioni richieste per la legittimità. Poiché Francesco è stato accettato come papa da tutta la Chiesa il giorno della sua elezione, nessuno degli argomenti attualmente in circolazione contro la sua legittimità sono validi, né per un vizio nell’elezione né per l’assenza di qualsiasi condizione (come la condizione che l’ufficio pontificio era vacante all’epoca).

Giovanni di san Tommaso spiega che la certezza che tutte le condizioni fossero soddisfatte è una conclusione teologica derivata dalla verità de fide che l’uomo è papa.

Lui scrive:

“È subito di fede divina che quest’uomo in particolare, legittimamente eletto e accettato dalla Chiesa, è il sommo pontefice e successore di Pietro… poiché è de fide che quest’uomo… è il Papa, si trae la conclusione teologica che erano veri elettori, e una reale intenzione di eleggere, così come gli altri requisiti ( condizioni ) senza i quali la verità de fide non potrebbe reggere. …

Prima dell’elezione esiste la certezza morale che tutte queste condizioni richieste nella persona siano effettivamente soddisfatte. Dopo il fatto dell’elezione e della sua accettazione, il compimento di queste condizioni è conosciuto con la certezza di una conclusione teologica, poiché esse hanno, di per sé, un’implicazione logica con una verità certa, e certificata dalla fede [cioè, che è il vero Papa]. … [T]che sia battezzato e soddisfi gli altri requisiti … si deduce di conseguenza[.] …”

Abbiamo quindi la certezza della fede, per una rivelazione implicitamente contenuta nel Credo e nella promessa fatta a Pietro, e resa più esplicita nella definizione di Martino V, e applicata e dichiarata in atto ( in exercitio ) dall’accettazione della Chiesa, che quest’uomo in particolare, eletto canonicamente secondo l’accettazione della Chiesa, è Papa.

-Risposta all’obbiezione: Se un pretendente al papato usurpasse illecitamente l’ufficio papale, senza diventare il papa legittimo, non sarebbe mai universalmente accettato come papa dalla Chiesa. D’altra parte, se la sua pretesa al papato è universalmente accettata, fornisce la certezza infallibile che è diventato papa. Il cardinale Billot spiega il motivo come segue:

“Dio può permettere che a volte una vacanza nella Sede Apostolica si prolunghi a lungo. Può anche permettere che sorgano dubbi sulla legittimità di questa o quella elezione. Non può però permettere che tutta la Chiesa accetti come Pontefice colui che non lo è così veramente e legittimamente”

-Obiezione: il Vaticano I ha definito che il papa è infallibile e quindi non può perdere la fede o insegnare l’eresia. Francesco chiaramente non ha la Fede, e ha insegnato l’eresia. Ciò dimostra che gli manca la protezione dell’ufficio pontificio e quindi è un segno che non è il papa.

Risposta: Da nessuna parte il Vaticano I ha definito che un papa non può perdere la Fede o insegnare personalmente l’eresia. Ciò che ha definito è che non può sbagliare quando definisce una dottrina, ex cathedra . Il cardinale Camillo Mazzella, che tenne la cattedra di teologia alla Gregoriana nel decennio successivo al Concilio Vaticano I, scrisse quanto segue nel De Religione et Ecclesia (1905):

” una cosa è che il Romano Pontefice non può insegnare un’eresia parlando ex cathedra (ciò che ha definito il Concilio Vaticano); ed è un’altra cosa che non può cadere nell’eresia, cioè diventare eretico come un privato. Su quest’ultima questione il Concilio non ha detto nulla ( De hac question nihil dixit Concilium ); e i teologi ei canonisti non sono d’accordo tra loro al riguardo.”

Più di un secolo dopo il Vaticano I, il cardinale Stickler scrisse:

“Nessun teologo oggi, pur accettando incondizionatamente l’infallibilità del romano pontefice, afferma con ciò che il papa, parlando in astratto, non può diventare personalmente eretico.”

-Obiezione: anche se Francesco è diventato papa dopo la sua elezione, chiaramente non ha la fede ora, quindi non può essere il papa. San Roberto Bellarmino diceva che un eretico è ipso facto deposto.

Risposta: Nel De Ecclesia Militante (Capitolo X), Bellarmino mostra quale sia la sua vera posizione riguardo alla perdita dell’incarico per eresia. Spiega che un papa che cade nell’eresia non perde il pontificato a meno che 1) non si separi pubblicamente dalla Chiesa o 2) sia condannato per eresia dalla Chiesa:

“È certo che, checché ne pensi l’uno o l’altro, un eretico occulto, se fosse Vescovo, o anche Sommo Pontefice, non perde la giurisdizione, né la dignità, né il nome del capo nella Chiesa, finché o non si separa se stesso pubblicamente dalla Chiesa , o essendo condannato per eresia, viene separato contro la sua volontà.”

Francesco non si è separato pubblicamente dalla Chiesa, né è stato condannato per eresia. Pertanto, secondo Bellarmino, non ha perso il suo ufficio. E il fatto che egli rimanga papa è confermato dall’infallibilità del Magistero ordinario e universale, che continua a riconoscerlo come papa, fornendo così «una chiara testimonianza della legittimità della sua successione» (Van Noort).

-Obiezione: Conosco molti cattolici che rifiutano Francesco come papa, quindi nego che sia “universalmente accettato” come papa.

Risposta: Anche se qualcuno nega che Francesco sia “universalmente accettato” ora , non può negare che Francesco sia stato universalmente accettato nelle settimane e nei mesi successivi alla sua elezione. Basta questo a dimostrare che è diventato papa. Come spiega il cardinale Billot, la legittimità di un pontefice romano è infallibilmente certa «dal momento in cui il Papa è accolto dalla Chiesa» . Lo stesso insegna Giovanni di S. Tommaso: “Appena gli uomini vedono o sentono che è stato eletto un Papa, e che l’elezione non è contestata , sono obbligati a credere che quell’uomo è il Papa, e ad accettarlo”.

-Obiezione: Anche se l’abdicazione di Benedetto fosse valida, l’elezione di Francesco era nulla a causa della congiura della mafia di San Gallo, vietata dall’Universi Dominici Gregis, n. 81.

Risposta: Il canonista Ed Peters ha fornito una risposta canonica a questa e ad altre obiezioni canoniche. Teologicamente, tutte queste obiezioni si rivelano false dall’accettazione universale di Francesco, che non avrebbe avuto luogo se eventuali atti illeciti dei cardinali avessero invalidato l’elezione. Rilevante anche qui è il seguente insegnamento di Sant’Alfonso:

“Non importa che nei secoli passati qualche Pontefice sia stato eletto illegittimamente o si sia impossessato del Pontificato con l’inganno; è sufficiente che sia stato poi accettato da tutta la Chiesa come Papa, poiché alla luce di tale accettazione è già diventato il Papa legittimo e vero…”

Va anche notato che l’elezione è semplicemente il meccanismo con cui la Chiesa sceglie un papa, ma è sempre Cristo che fa papa l’uomo conferendogli l’autorità pontificia. Ora, Cristo non è limitato dalla legge umana o impedito di agire a causa di atti illeciti o fraudolenti dell’uomo. Mentre è certo che Cristo sarà agente unendo l’uomo eletto (materia) al pontificato (forma) quando le leggi elettorali sono seguite, Egli non è ostacolato dal farlo a causa di un difetto nelle elezioni. Questo spiega perché alcuni uomini illecitamente eletti divennero papi legittimi.

Ciò si applicherebbe logicamente anche al contrario. Ad esempio, se un papa fingesse di dimettersi dal papato e ingannasse la Chiesa facendogli credere di averlo fatto (che è essenzialmente ciò che gli attribuiscono coloro che negano la validità delle dimissioni di Benedetto), non c’è dubbio che Cristo avrebbe spogliato il tale del pontificato. Ciò è implicitamente confermato dagli esempi storici di veri papi che furono illecitamente deposti ma che tuttavia persero l’ufficio papale quando vi si assoggettarono.

Ora, poiché è certo che solo Cristo può autorevolmente togliere dal pontificato un vero papa, se lo ha fatto nei casi di papi illegalmente deposti ma acconsentiti, non farebbe altrettanto nel caso di un papa che ha finto di dimettersi, orchestrando la propria abdicazione illegale e acconsentendovi? Senza dubbio lo avrebbe fatto, e se il prossimo papa fosse stato universalmente accettato, lo dimostrerebbe.

-il rifiuto della legittimità di un papa che è stato universalmente accettato è un “peccato mortale contro la fede”. Giovanni di San Tommaso lo qualifica come un’eresia:

“Chi negherebbe che un determinato uomo è Papa dopo che è stato pacificamente e canonicamente accettato, sarebbe non solo uno scismatico, ma anche un eretico ; poiché, non solo squarcerebbe l’unità della Chiesa… ma vi aggiungerebbe anche una dottrina perversa, negando che l’uomo accettato dalla Chiesa sia da considerare come il Papa e la regola della fede. Pertinente qui è l’insegnamento di san Girolamo (Commento a Tito, capitolo 3) e di san Tommaso (IIa IIae Q. 39 A. 1 ad 3), secondo cui ogni scisma inventa per sé qualche eresia, per giustificare il suo ritiro dalla Chiesa. Così, sebbene lo scisma sia distinto dall’eresia, nel (…) caso in esame, chi negherebbe la proposizione appena formulata non sarebbe uno scismatico puro, ma anche un eretico, come sostiene anche Suarez.”

Vale la pena notare che il motivo per cui Cartechini lo ha qualificato come “peccato mortale contro la fede”, piuttosto che eresia, è dovuto ad uno sviluppo dottrinale avvenuto negli ultimi secoli. Oggi, in senso stretto, l’eresia si limita al rifiuto di una verità formalmente rivelata (oggetto primario dell’infallibilità), mentre nei secoli passati il ​​rifiuto di qualsiasi dottrina de fide era considerato eresia (cfr ST II q 11, a 2). Ma che sia qualificata come eresia in senso stretto o solo in senso lato, in entrambi i casi, è un peccato mortale contro la fede, che priverà un cattolico dello stato di grazia e meriterà una punizione eterna.

UN FATTO STORICO

PAPA VIGILIO: “la modalità della sua elevazione alla Sede di Roma fu viziata da irregolarità e soprusi.”

Nel frattempo, morto Agapito, grazie all’influenza del re dei goti, era stato nominato papa Silverio (536-537), e non molto tempo dopo il generale bizantino Belisario, in guerra contro i goti, si pose alla difesa di Roma. L’assedio che il re goto Vitige pose alla città suggerì a Teodora il momento propizio per mettere in atto i suoi piani, del cui contenuto Vigilio, rientrato in Italia, aveva già messo al corrente Belisario. Tramite una lettera contraffatta il papa venne accusato di essersi accordato con Vitige. Si affermava che Silverio avrebbe offerto al re di lasciare segretamente aperta una delle porte della città in modo da consentire l’ingresso dei goti e liberare Roma dai bizantini. Convocato l’11 marzo 537 da Belisario per discolparsi, il papa non riuscì a confutare le accuse, quindi fu arrestato, spogliato del suo abito episcopale, vestito con una tonaca da monaco e spedito in esilio a Patara, in Licia. Un suddiacono annunciò al popolo che Silverio non era più papa. Il 29 dello stesso mese, su imposizione di Belisario, Vigilio fu consacrato vescovo di Roma al suo posto.

Liberato successivamente Silverio dall’esilio per intercessione di Giustiniano, venne posto sotto la custodia di Vigilio, che lo relegò nell’isola di Palmarola (mar Tirreno). Ma la sua elezione non poteva ancora considerarsi perfezionata e l’11 novembre 537 Silverio fu indotto a firmare un atto di volontaria abdicazione. Solo allora l’intero clero romano fu costretto ad accettare l’elezione di Vigilio, benché ottenuta con la violenza e con la simonia. Nell’isola in cui era stato deportato, ben presto Silverio morì, forse assassinato, o forse per stenti. Il Liber pontificalis afferma che papa Silverio fu nutrito “del pane della tribolazione e dell’acqua dell’angoscia” fino alla morte[6][7], avvenuta il successivo 2 dicembre.

Molto, in queste accuse contro Vigilio, sembra esagerato, ma sicuramente la modalità della sua elevazione alla Sede di Roma fu viziata da irregolarità e soprusi.

Fonte: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Papa_Vigilio

UN PEZZO DEL CATECHISMO PER CONCLUDERE:

Il primo comandamento ci richiede di nutrire e custodire la nostra fede con prudenza e vigilanza e di respingere tutto ciò che le è contrario.

Ci sono diversi modi di peccare contro la fede:

Il dubbio volontario circa la fede trascura o rifiuta di ritenere per vero ciò che Dio ha rivelato e che la Chiesa ci propone a credere. Il dubbio involontario indica l’esitazione a credere, la difficoltà nel superare le obiezioni legate alla fede, oppure anche l’ansia causata dalla sua oscurità. Se viene deliberatamente coltivato, il dubbio può condurre all’accecamento dello spirito.

L’incredulità è la noncuranza della verità rivelata o il rifiuto volontario di dare ad essa il proprio assenso. « Viene detta eresia l’ostinata negazione, dopo aver ricevuto il Battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa; apostasia, il ripudio totale della fede cristiana; scisma, il rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti ».

(Catechismo della Chiesa Cattolica, 2088-2089)

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