GESÙ SPIEGA ALLA BEATA CONCHITA LA GRAZIA DELL’INCARNAZIONE MISTICA NELLE ANIME

GESÙ SPIEGA ALLA BEATA CONCHITA LA GRAZIA DELL’INCARNAZIONE MISTICA NELLE ANIME

Dal “Diario spirituale di una madre di famiglia”:

L’incarnazione mistica è una grazia di trasformazione in vista di una assimilazione della creatura al suo modello Gesù, che sono io. È una grazia trasformante di unione che non ripugna in nulla alle mie infinite misericordie. Il Verbo incarnato prende intimo possesso del cuore della creatura. Prende vita in essa per realizzare questa unione trasformante. Tuttavia è sempre lui che comunica la vita, questa vita di grazia assimilatrice, soprattutto attraverso la via dell’immolazione. Gesù s’incarna, cresce e vive nell’anima, non nel senso materiale ma con la grazia santificante, unitiva e trasformante. È un favore specialissimo. L’anima che la riceve sente, più o meno a periodi, le tappe della vita di Gesù in lei. Queste tappe sono sempre segnate dalla sofferenza, dalle calunnie e dalle umiliazioni, in sacrificio e in espiazione, come fu la vita del tuo Gesù sulla terra. Quando lo Spirito Santo s’impadronisce di un’anima in questo modo, modella in essa, a poco a poco, la fisionomia di Gesù, nel senso in cui te l’ho indicato. Parlare d’incarnazione mistica è dunque considerare l’anima in quanto entra in una fase di grazie trasformanti che la condurranno, se corrisponde, all’identificazione della sua volontà con la mia e a semplificarsi, affinché la sua unione con Dio raggiunga la più perfetta rassomiglianza possibile. Questo è il fine dell’incarnazione mistica, di cui lo Spirito Santo fa dono ad alcune anime. In concreto, l’incarnazione mistica non è altro che una grazia molto potente di trasformazione che semplifica e unisce a Gesù, attraverso la purezza e l’immolazione, rendendo tutto quanto l’essere, per quanto possibile, simile a lui. A causa di questa rassomiglianza dell’anima col Verbo incarnato, il Padre eterno si compiace in essa, e le viene comunicato il ruolo di Sacerdote e Vittima che Gesù ebbe sulla terra, affinché essa ottenga grazie dal cielo per il mondo intero. Ecco perché quanto più un’anima mi rassomiglia, tanto più il Padre eterno la esaudisce, non per il suo valore, ma a causa della sua rassomiglianza e della sua unione con me e in virtù dei miei meriti, che costituiscono ciò che conta per ottenere le grazie . (D. 11 dicembre 1913)

Il Verbo non si è incarnato e ancora non s’incarna nelle anime che per essere crocifisso. È il fine di tutte le incarnazioni mistiche… Il tuo Verbo si è incarnato misticamente nel tuo cuore… per esservi continuamente sacrificato, non su di un altare di pietra, ma in un tempio vivente dello Spirito Santo, da un sacerdote e una vittima che, per una grazia inconcepibile, ha ottenuto di poter partecipare all’amore del Padre. In effetti, il Padre vuole che io stesso, unito alla tua anima di vittima, faccia sì che tu mi sacrifichi e mi immoli con l’amore stesso del Padre, in favore di un mondo che ha bisogno di questo choc spirituale e di una grazia di questo genere per convertirsi, abbracciare la croce e salvarsi. (D. 22 ottobre 1907).

L’incarnazione mistica, dichiarava il Signore, ha per fine l’offerta di me stesso nel tuo cuore, come vittima espiatoria, la quale ferma a ogni istante la giustizia divina e ottiene le grazie dal cielo. (D. 2 febbraio 1911).

Il fine principale di questa grazia è una trasformazione che unisca i tuoi voleri ai miei, la tua volontà alla mia, la tua immolazione alla mia. Tutta pura e tutta sacrificata nel corpo e nell’anima, tu devi offrirti e devi offrirmi al Padre celeste a ogni istante, a ogni respiro, a favore prima dei miei sacerdoti e della mia Chiesa, poi delle Opere della Croce, del mondo intero, dei buoni e dei cattivi. Devi trasformarti in carità, cioè in me, che sono tutto Amore, uccidendo l’uomo vecchio, essendo con me un sol cuore e una sola volontà. “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”. Ripeto questo al Padre eterno, a ogni istante, sugli altari. Renditi degna, il piú possibile, di offrire il tuo corpo, il tuo sangue, la tua anima e tutto quello che sei, come ti ho detto, in unione con questa immolazione continua in favore del mondo. Riproduci in te la mia vita col segno del sacrificio, divenendo un olocausto vivente per la sua gloria. Sola, non vali nulla, ma in unione con me compierai la tua missione sulla terra salvando le anime in un olocausto segreto, conosciuto da Dio solo. Il fine dell’incarnazione mistica è la fusione della mia vita con te, in tutto il suo svolgimento sulla terra. Lasciati fare, ti ho detto un giorno, e oggi ti ripeto: lascia ch’io venga a te, e t’identifichi con me e ti trasformi mediante la mia vita divina nel tuo cuore. Lascia ch’io ti possegga, che ti semplifichi in Dio, nella nostra indivisibile unità per lo Spirito Santo. Attendo tutto questo da te per la realizzazione dei miei altissimi disegni. Se corrispondi, sarai il canale di numerose grazie per il mondo, poiché non sarai piú tu sola che domandi e che t’immoli ma io in te, attirando doni e carismi per le anime. Devi salvare molte anime, condurle alla perfezione, attirare vocazioni, ottenere per i sacerdoti molti favori celesti, ma tutto questo col mezzo che io ti ho dato, cioè col Verbo assieme allo Spirito Santo. (D. 30 giugno 1914).

Voglio che tu sia la mia ostia e che tu abbia l’intenzione, rinnovata il piú sovente possibile di giorno e di notte, di offrirti con me su tutte le patene della terra. Voglio che, trasformato in me per la sofferenza, l’amore e per la pratica di tutte le virtù, salga verso il cielo questo grido della tua anima in unione con me: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue.” Così essendo soltanto uno per l’amore e la sofferenza col Verbo incarnato, con le sue stesse intenzioni d’amore, tu otterrai grazie per il mondo intero, offrirai me e offrirai anche te, con lo Spirito Santo e attraverso Maria, al Padre eterno. Questo è il fine e l’essenza delle mie Opere della Croce: una unione di vittime unite alla grande Vittima, io stesso, tutte pure, senza il lievito della concupiscenza; esse saranno segnate dal riflesso della mia passione, affinché s’innalzi verso il cielo un grido unanime: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue.” Trasformate in sacerdoti in unione col Sacerdote eterno, esse offriranno al cielo, per la Chiesa e i sacerdoti loro fratelli, i loro corpi crocifissi formando un solo corpo col mio, perché sono le membra di colui che è il Capo, Cristo Redentore… una sola Ostia, una sola Vittima, un solo Sacerdote che s’immola e m’immola nel tuo cuore per il mondo intero. Il Padre riceverà compiacendosi questa offerta presentata dallo Spirito Santo, e le grazie del cielo discenderanno come una pioggia sulla terra. Ecco il nucleo centrale, il centro, l’insieme concreto e l’essenza delle mie Opere della Croce. È evidente che la mia immolazione, da sola, basta e in sovrabbondanza per soddisfare la giustizia di Dio. Il più puro cristianesimo, il fiore del Vangelo, è forse una cosa diversa dall’unire tutte le vittime in una sola, tutte le sofferenze, tutte le virtù e tutti i meriti nell’UNO, cioè in me, perché tutto questo ottenga valore e acquisti grazie? A che cosa mira lo Spirito Santo nella mia Chiesa se non a formare in me l’unità delle volontà, delle sofferenze e dei cuori nel mio cuore? Quale fu il desiderio del mio cuore durante la mia vita, se non quello di realizzare l’unità in me mediante la carità e l’amore? Perché il Verbo è disceso in questo mondo, se non per formare con la sua carne e il suo sangue purissimo un solo sangue al fine di espiare e di guadagnare anime? L’Eucaristia ha uno scopo diverso da quello di unire i corpi e le anime con me, trasformandoli e divinizzandoli?… Non è soltanto sugli altari di pietra, ma nei cuori, templi viventi dello Spirito Santo, che bisogna offrire al cielo questa Vittima che raccoglie in sé, mentre le anime si offrono anch’esse come ostie, vittime… Dio ne sarà profondamente commosso. (D. 6 giugno 1916).

Questa dottrina della croce è salvatrice e santificatrice…di una prodigiosa fecondità. In essa si trova il germe di numerose vocazioni e di un’altissima santità, ma non è sfruttata. Eppure questa dottrina della croce non è stata data per restare velata e sepolta, ma perché si estenda, perché infiammi e salvi…La mia bontà ha deposto in essa dei tesori. Forse perché questa luce resti nascosta sotto il moggio? No, questa santa dottrina della croce, che è il mio Vangelo, deve spargere il suo seme fecondo. Ti prometto che fiorirà e porterà frutti per il cielo… Questa preziosa dottrina mistica, sgorgata dal mio cuore, eliminerà un gran numero di errori spirituali e illuminerà dei punti oscuri, proiettando su di essi una luce piena. (D. 18 novembre 1929).

(Beata Conchita Cabrera de Armida, dal “Diario spirituale di una madre di famiglia” Città Nuova editrice)